Libri: Angelo Calculli “Da 100 a 10. Un Viaggio nella Musica in Rolls-Royce”. L’intervista

Angelo Calculli pubblica il suo primo libro “Da 100 a 10. Un Viaggio nella Musica in Rolls-Royce”.

Manager musicale di Achille Lauro dal 2018 al 2022, Angelo Calculli è stato artefice del successo mainstream dell’artista, con quattro partecipazioni al Festival di Sanremo, di cui una come super ospite, grazie a una strategia manageriale frutto di visione, studio, esperienza e istinto.
Prendendo le mosse dal suo percorso umano e professionale, Calculli racconta cosa voglia dire essere un manager musicale con un case study tra i più emblematici della storia musicale italiana pop contemporanea. Con passione, sincerità e precisione, offre uno sguardo dietro le quinte ad aspiranti manager, fan e appassionati di musica, analizzando i successi ma senza nascondere le insidie di un ruolo che affascina molti ma che rimane spesso nell’ombra.

Una strada da percorrere tutta d’un fiato, in Rolls-Royce.

I proventi dell’autore derivanti dalla pubblicazione saranno devoluti in beneficienza a Don Angelo Tataranni, Emporio Solidale “Il Granello di Senape” – Parrocchia S. Rocco, Matera.

L’INTERVISTA

Da dove nasce l’idea di scrivere un libro a metà strada tra un’autobiografia e un “manuale di istruzioni” per giovani che ambiscono ad intraprendere la carriera manageriale?

Più che una idea è stata una esigenza, una cura per il mio stato di salute che nel corso di quei quattro anni è stato più volte messo a dura prova fino a culminare in uno stato di “Depressione Endogena in Alexitimico” che è iniziato a germogliare in me nel 2021 ma che ha raggiunto il suo stato di maturazione a maggio del 2022. Nel racconto e nella scrittura ho trovato, grazie al supporto di medici specialisti e di cure, una sorta di valvola di sfogo.
Ho tolto il coperchio ad una pentola che aveva raggiunto una pressione insostenibile. Grazie alle cure e al tempo che ho dedicato a preparare questo lavoro ne sono in parte venuto fuori, anche se non mancano ancora oggi momenti di crisi difficili da gestire. Ma al tempo stesso ho sentito il bisogno di spiegare e raccontare attraverso un case history visioni, strategie, successi ma anche insidie, sbandamenti e insuccessi che un manager può incontrare durante il suo percorso di lavoro specie se si prefissa di raggiungere la vetta in così poco tempo, gestendo un artista così particolarmente ibrido e diverso dagli standard e facendo i conti con due anni di pandemia in cui generare entrate non è stato così facile come invece generare uscite senza un preciso calcolo gestionale di “in & out”.
C’è molto cuore in quello che ho scritto ma anche tante spiegazioni e suggerimenti; quindi, credo di poterlo definire un libro a metà tra una autobiografia e un manuale di istruzioni.

Hai dichiarato più volte di essere un appassionato di lettura. Questo è il tuo primo libro, com’è stata la transizione da lettore a scrittore?

Innanzitutto, non mi definisco uno scrittore. Nella mia vita ho scritto atti e contratti legali, poi anche alcune sceneggiature per cortometraggi e film ma non sono uno scrittore né lo diventerò.
Questo credo resterà un’unica esperienza; l’unico upgrade potrebbe essere scrivere la sceneggiatura del film su questa storia che è difficile racchiudere in poco più di 200 pagine.
Bisognava scrivere un volume da almeno 3000 pagine.

Manager di Achille Lauro dal 2018 al 2022, durante il tuo percorso manageriale al suo fianco, Achille Lauro realizza una mostra al Mudec di Milano, nella quale omaggiando Marina Abramović fa di sé stesso un’installazione vivente ed ancor prima nel 2020 partecipa al Festival di Sanremo con il brano “Me ne Frego”, portando in scena sul palco quattro personaggi (San Francesco, Ziggy Stardust, la Marchesa Luisa Casati Stampa e Elisabetta I Tudor), legati al concept del titolo del suo brano. L’anno successivo ritorna al Festival di Sanremo con nuovi omaggi, tra cui quello a Mina.
Anche l’esibizione dell’artista su un toro meccanico all’Eurovision Song Contest nel 2022 era un omaggio? In questo caso a Madonna, che si era già esibita su un toro meccanico vestita da provocatoria cow-girl sia nel videoclip di “Don’t Tell Me” nel 2000 che durante il suo Drowned World Tour. Da dove nasce l’idea di omaggiare ripetutamente personaggi famosi, performance, outfit ed esibizioni di altri artisti?

Ecco, questo meriterebbe un libro a sé.
Ho preso tanto spunto, come spiego nel libro, da un film, Velvet Goldmine. Se guardi quel film e raffronti i tanti frame del film con tutto quello che si è visto sui palchi fatto da Achille Lauro, tutto diventa abbastanza comprensibile e chiaro. Dalle date della Morte del Cigno al super ospite di Sanremo si possono trovare con facilità tutti i riferimenti.
Marina Abramovich era una idea che avevo avuto già l’anno precedente a quello in cui fu eseguita al Mudec. Avremmo dovuto farla a Sanremo davanti all’ingresso di RTL ma poi un po’ per ragioni di sicurezza, un po’ per non voler sembrare eccessivi a tutti i costi fu una idea messa da parte per poi essere ripresa in occasione della presentazione del libro fotografico. I personaggi visti nel Sanremo di Me Ne Frego furono scelti durante una cena notturna in cucina a casa. Personalmente mi prendo il merito di aver aggiunto, e sostituito con Maria Antonietta di Francia, la Regina Elisabetta I Tudor che poi a mio avviso oltre San Francesco è stato il personaggio più iconico di quel Sanremo. Inoltre, la scelta di Annalisa credo abbia dato molto valore alla rappresentazione della cover. Adoro Annalisa e, se fosse dipeso da me, avrei chiesto la possibilità di pubblicare su disco quella cover unica. Mina non lo ritenevo un personaggio a fuoco con il brano Bam Bam Twist, specie data la presenza di due nomi molto forti come Claudio Santamaria e Francesca Barra.
Su Bam Bam Twist avrei tanto da dire: ho combattuto per far uscire quel brano che ancora oggi è il brano n.1 per streaming dell’artista. Mille e Thoiry non sono brani di Achille Lauro e credo che Bam Bam Twist, come brano senza feat., sarà duro da far passare al secondo posto. Così come anche il video che resterà un video irripetibile. Diciamo che tutti i personaggi rappresentati, il mondo glam, punk, rock io non l’ho sentito raccontare o visto in tv: io l’ho vissuto!
Leggendo il libro credo sia la parte più facile da comprendere.
Sul toro devo essere sincero. A me non piaceva ma era funzionale al brano.
Forse lo sbaglio è stato proprio il brano più del toro. I risultati parlano non io.
A volte si fa fatica a condividere le idee perché le visioni sono differenti. Per esempio la scorsa estate saremmo dovuti uscire con un brano reggae e avevamo chiesto un feat. a Loredana Berté che, purtroppo, aveva già altri impegni e ritenni che quel brano, molto ispirato a “E La Luna Bussò”, solo con l’artista, avrebbe faticato a trovare una strada.

Tra le scelte fatte dall’artista e dal suo team, ci sono delle decisioni o strategie che non hai approvato? Se si, quali?

Team? Abbiamo iniziato che eravamo in tre. Anzi abbiamo iniziato che c’era tanta gente ma tutti senza ruolo o con competenze diverse rispetto al ruolo cui erano preposte. È stata fatta “pulizia” e siamo rimasti in tre. E in tre abbiamo iniziato a lavorare senza sosta e senza orari. In corsa si sono aggregate altre risorse, alcune molto qualificate, altre qualificate per far altri lavori rispetto a quelli cui venivano preposte. Certo se ho deciso di andar via e di lasciare il progetto Achille Lauro certamente è accaduto per mancanza di condivisione. Lustrini e paillettes non sono fatte per durare in eterno e non c’è bisogno, come accade in Velvet Goldmine, di farsi uccidere per finta per cambiare pelle: David Bowie o Renato Zero lo insegnano.
Ma anche in questo caso, seppur senza molti approfondimenti, il libro cerca di spiegare come sono andate le cose. E in ogni caso la colpa di come questa storia si sia involuta è soltanto la mia. Di nessun altro. A me piace viaggiare su un binario fatto di rette parallele. Se una rotaia va a destra e una a sinistra il treno sbanda.

Nel tuo libro racconti la scalata al successo di Achille Lauro come un case history. Quali sono stati i punti di forza e di debolezza del progetto?

Qui la risposta è breve e facile.
Punto di forza: Achille Lauro.
Punto di debolezza: Lauro vs Achille Lauro.
Ma proprio questo passaggio credo che il libro lo spieghi bene anche perché è l’esito delle sedute di analisi che ho sostenuto lo scorso anno.

Quali sono gli artisti italiani che preferisci in questo momento? E perché?

La musica italiana è molto sofferente. Non mi piace un singolo artista. Mi piacciono combinazioni tra artisti e produttori. Questo perché oggi più di ieri è questo insieme che funziona, un pò come fu per Battisti e Mogol. Un bravo cantante è bravo e rende bene se ha alle spalle un bravo produttore, innovativo, creativo, visionario e non un produttore capace solo di generare copie o riferimenti troppo espliciti da essere effettivamente copie. Diciamo che non amo i produttori che passano le giornate su You Tube o sui social a vedere progetti che funzionano e tentare di imitarli. Quelli che hanno eccessivo sguardo alle prod. statunitensi per me sbagliano. Alcuni di quei prodotti funzionano perché sono fatti per quel tipo di ascoltatori e da quel tipo di artisti. Vi immaginate se si tentasse di imitare il canto degli afroamericani nei campi di cotone, in italia?
Poi ci sta da sempre il realizzare cover, dagli anni Sessanta fino alle recenti cover come quella dei Måneskin o del genio Guè. Ma le dichiarano e sono cover. Non ci sta prendere roba di altri e farla passare per roba nuova. Comunque, per rispondere alla domanda: mi piace molto il Guè di questo ultimo album, non posso non nominare Marracash, adoro Lazza nella combine con il “Moroder” italiano Dardust e impazzisco letteralmente per l’ultimo disco di Madame.
Vuoi che ti dica cosa non mi piace? Gli artisti e i produttori che lavorano con il ciclostile. Quelli che sai già chi canta e chi ha prodotto fin dalle prime note ascoltate, perché la loro musica può avere successo come una fiammata di un cerino ma poi stanca e non resta nel tempo: per dirla alla Lazza, “diventeranno Cenere”.
Premetto però che Vasco Rossi, Zucchero, Cremonini e quel che resta del cantautorato “serio” italiano per me non si tocca e amo tanto molti artisti che purtroppo non ci sono più come Battisti e De Andrè. Ma forse per le loro orecchie è stata una fortuna non esserci più.

Manager aziendale, poi sceneggiatore e regista cinematografico, attualmente sei il direttore artistico della società di management MK3 e dell’Oversound Music Festival di Matera. Vuoi parlarci di questi progetti?

Nella vita non ho mai gradito le “comodità” e ho amato fare tante esperienze e grazie a questo credo di avere una visione leggermente differente rispetto alla massa. Con MK3 abbiamo messo in campo tante idee rivolte agli emergenti, per un sistema integrato di servizi utili ad iniziare un percorso e a svilupparlo. Recentemente leggo di grosse, enormi, aggregazioni molto forti e molto meglio inserite di noi che fanno la stessa cosa, anni dopo, ma forse più improntata a gestire artisti già di successo. Noi siamo una realtà messa spesso a dura prova dal sistema, dalle lobby e da ostacoli che hanno l’obiettivo di farci cadere. Ma siamo qui e finché avremo un briciolo di forza lavoreremo per i giovani ragazzi che seguiamo. Il team MK3 è per la maggior parte under 30 e composto da ragazzi molto competenti e affiatati che hanno “sposato” la causa.
Ci sono diversi professionisti seri nel mondo della musica a cui riconosco competenze molto superiori alle mie.
Non fosse altro perché hanno fatto solo questo mestiere da anni con molta serietà.
Per esempio, Jacopo Pesce, Max Brigante, Shablo, Paola Zukar, Fabrizio Ferraguzzo, il gruppo di lavoro di Metatron e altri anche giovani come il manager di Icy Subzero. Ma c’è anche tanta gente che nemmeno sa come si legge un bilancio o come si redige un Business Plan o cosa è il BEP.
Ma è giusto che tutti abbiano una opportunità. Sbagliando si impara e a sbagliare tanto si impara tanto. L’importante è che a farne le spese non siano gli artisti.
I nuovi progetti MK3 sono interessanti e tutti di artisti under 25. Cali, Young Gucci, la fedelissima Nahaze, Candyvan, giusto per citarne alcuni. Il progetto musicale di Claudio Santamaria sia con Orchestra che Unplugged, Joe Bastianich, Lil Manzi sono tutti progetti iper-interessanti. Nel Live la partnership societaria con Salvatore Pagano ci ha portati ad essere membri dell’Oversound Festival. Matera quest’anno avrà la sua prima edizione ma anche il prosieguo su Lecce e Molfetta non sarà da meno. Siamo approdati anche a Paestum con L’Oversound Paestum e iniziamo quest’anno con sole due date. Per il prossimo anno puntiamo molto agli internazionali.

Nel tuo libro fai un accenno ad un recente progetto che stai sviluppando con Michele Monina, il videocast “Bestiario Pop”. Di che si tratta?

Michele è un uomo di grande cultura e intelligenza. Un personaggio scomodo per alcuni, da tenersi buono e amico per altri. In realtà è un vero cultore della musica e proprio grazie alla cultura che ha può permettersi di essere schietto e vero. È stato un avversario per me, ma leale sempre. Oggi come spesso accade, e non solo con lui, siamo buoni amici e abbiamo dato vita ad un progetto molto interessante che presto potrà andare in onda e che spero possa incontrare il consenso degli spettatori. Lo ringrazio per aver accettato di scrivere la prefazione al mio libro. Lo ha fatto ponendomi una condizione: non essere né condizionato né censurato. Io ho rispetto per lui e anche se un giorno dovesse scrivere qualcosa di negativo su di me avrebbe detto solo la verità. Sono poche le persone che con me sono state vere in questa avventura e che si sono comportate da veri amici a prescindere dai rispettivi ruoli. Ometto i nomi tanto sanno a chi mi riferisco. Tutti gli altri sono “amici” a corrente alternata, e in questo momento magari non sono produttivo di energia e l’“amicizia” è sospesa in purgatorio.

Ma onestamente poco mi importa. Io metto il cuore e l’anima in quel che faccio e questo mi fa pensare con onore a mio padre.

INFO

“Da 100 a 10. Un Viaggio nella Musica in Rolls-Royce”
Angelo Calculli
Editore: Readaction
208 p., Brossura
EAN: 9791280844408



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