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MICHAEL STIPE alla Fondazione ICA Milano il primo firmacopie del libro

In occasione del finissage della mostra personale “I have lost and I have been lost but for now I’m flying high” di Michael Stipe (USA, 1960) presso Fondazione ICA Milano, venerdì 15 marzo 2024 dalle ore 17.30 alle ore 19.00 Michael Stipe firmerà copie del suo nuovo libro Even the birds gave pause.

Even the birds gave pause è il quarto volume fotografico di Michael Stipe edito con Damiani Books, dopo Volume 1 (2018), Our Interference Times: a visual record (2019) e Michael Stipe (2021). Realizzata in lingua inglese e in collaborazione con Fondazione ICA Milano, la pubblicazione include una selezione di opere presentate in occasione dell’esposizione milanese I have lost and I have been lost but for now I’m flying high, costruendo un approfondimento dedicato alla ritrattistica contemporanea e alle molteplici esplorazioni che l’artista dedica al tema nell’ambito della mostra.
 
Nel corso della serata e alla presenza dell’artista, il pubblico potrà visitare la mostra di Michael Stipe, aperta fino al 16 marzo 2024, e acquistare il volume autografato per l’occasione.

LA MOSTRA

La mostra, un progetto concepito appositamente per Fondazione ICA Milano è curato da Alberto Salvadori, direttore dell’istituzione, propone linguaggi artistici diversi: dalla fotografia alla ceramica, dalla scultura alle opere audio. Negli spazi di Fondazione ICA Milano sono presentate oltre 120 opere, tra cui alcune mai esposte prima e altre di recente produzione. La selezione che ne risulta restituisce nel dettaglio gli ambiti della ricerca artistica di Michael Stipe.

IL CONCEPT

L’impianto espositivo ruota intorno alla celebre poesia Desiderata (1927) di Max Ehrmann. In particolare, le opere che alludono direttamente al poema, Desiderata2027 e Desiderata Teleprompter, destrutturano e riconfigurano il testo originale, ampliando e amplificando generosamente i temi della vulnerabilità al suo interno attraverso la visione personale di Stipe, che invita ad una più ampia interpretazione da parte del pubblico. Il progetto intreccia i concetti di omaggio e vulnerabilità, tematiche insite nella rappresentazione figurativa e non condotta da Stipe sull’essere umano. Il titolo della mostra emerge da una conversazione tra il curatore e l’artista, in cui Stipe identifica la vulnerabilità come forza propulsiva, sfidando radicalmente le considerazioni convenzionali che la connotano negativamente come una responsabilità da assumersi o una debolezza. Al contrario, nel caos accelerato della vita contemporanea, Stipe identifica la vulnerabilità come un potente strumento di sopravvivenza e un approccio filosofico più ampio per tracciare nuovi percorsi.

La vulnerabilità diventa un superpotere… Una mappa che descrive le difficoltà del nostro presente mettendo in luce nuove opportunità e una rinnovata comprensione della nostra importanza, non solo per noi stessi, ma anche per coloro che ci circondano, per le nostre comunità, per il nostro mondo. In questo momento scelgo di concentrarmi sul bene più prezioso, sulla brillantezza, sulla bellezza e sulla giocosità della vita. Ho perso e mi sono perso, ma per ora sto volando alto.”

Concepire e realizzare una mostra ha la stessa adrenalina di un concerto – racconta Stipe -. È da più di una settimana che lavoro alla sua composizione e sono felice di come alla fine siamo riusciti a concepirla.

La mostra non è un mero assemblaggio di opere d’arte, ma sta insieme come un testo. La metodologia e con la quale l’ho progettata e composta è proprio come quello di scrivere una canzone, un progetto unitario.

Il costante interesse dell’artista per la ritrattistica è rappresentato nella mostra attraverso molteplici media. Stipe ha iniziato a scattare fotografie all’età di 14 anni, ritraendo dapprima i suoi eroi, tra cui Freddie Mercury, i Ramones, Tom Verlaine e Patti Smith, e documentando in seguito anche la comunità di artisti e musicisti di Athens, in Georgia, di cui è stato una parte centrale a partire dai primi anni Ottanta. In queste relazioni, che Stipe ha costruito e mantenuto negli ultimi quattro decenni, mentorship, amicizia e collaborazione si mescolano intimamente.

LE OPERE

Per la mostra, l’artista ha creato opere che incarnano e riflettono la molteplicità dei ruoli che queste persone hanno avuto nella sua vita, dalla loro rappresentazione come soggetto al loro coinvolgimento nella creazione fisica delle opere stesse. Le artiste Angie Grass e Libby Hatmaker sono fondamentali per la creazione dei lavori multimediali che interpretano Desiderata, mentre l’artista Michael Oliveri, direttore di produzione di Stipe, e la ceramista Caroline Wallner hanno lavorato con lui alla realizzazione delle sculture. Il fotografo David Belisle, da sempre responsabile dello studio di Stipe, ha stampato meticolosamente a mano ogni fotografia inclusa nella mostra attraverso una serie di processi analogici. I ritratti fotografici in mostra ricostruiscono la sua pubblicazione più recente, che cattura spesso momenti molto sinceri della sua vita ad Athens Georgia, a New York, nel sud della Francia e a Berlino.

Queste opere sono un atto di devozione verso i suoi cari, tra cui la madre, le due sorelle e la figlioccia, il fidanzato, -l’artista Thomas Dozol -, e gli amici di lunga data, i registi Tom Gilroy e Jim McKay.

La celebrazione dei suoi amici si traduce in una serie di omaggi ai suoi eroi, resi attraverso l’approccio idiosincratico di Stipe alla ritrattistica non figurativa. Queste opere assumono la forma di complesse sculture composte da copertine di libri senza pagine, realizzate in collaborazione con la stampatrice Ruth Lingen, ognuna delle quali porta il nome di un soggetto come titolo, utilizzando improbabili scelte tipografiche e cromatiche come mezzo per incanalare l’essenza del carattere di una data persona.

Grazie alla vulnerabilità, la mostra nel suo complesso diventa un autoritratto in cui la vita personale e pubblica di Stipe sono in grado di esistere in una miriade di forme che rispecchiano le modalità in cui l’artista si è mosso e ha visto il mondo durante la sua vita. Di conseguenza, le opere incluse rappresentano una testimonianza della sua comprensione dell’esperienza umana: una serie di collisioni significative di energie apparentemente diverse, allo stesso tempo trovate e realizzate, analogiche e digitali, generative e permeabili, misteriose e rivelatrici.

LA MUSICA

Non ci sarà una colonna sonora che accompagnerà la mostra ma solo una installazione sonora dove lo stesso Stipe recita il poema asse portante di tutta la mostra.

IL LIBRO

La mostra è accompagnata da un libro edito da Damiani Books e realizzato in collaborazione con Fondazione ICA Milano. Intitolato Even the birds gave pause, si tratta del quarto volume fotografico di Michael Stipe e include una serie di lavori in essere che approfondiscono l’esplorazione della ritrattistica contemporanea avviata dalla mostra.

PROGRAMMA DI DONAZIONI

La mostra è accompagnata anche da un programma di donazioni ideato per l’occasione che si integra al programma Membership preesistente di Fondazione ICA MILANO, il cui ricavato andrà a sostenere le attività di Fondazione ICA Milano. Tra i benefit offerti ai donatori che desiderano sostenere la programmazione culturale dell’istituzione vi sono un cofanetto numerato firmato dall’artista e contenente le due più recenti monografie di Michael Stipe e una stampa fotografica in bianco e nero a tiratura limitata realizzata dall’artista, firmata e numerata.

INFO

Michael Stipe: primo firmacopie del volume
Even the birds gave pause
Pubblicato da Damiani Books
Venerdì 15 marzo 2024
dalle 17.30 alle 19.00 
In occasione del finissage della mostra
Michael Stipe. I have lost and I have been lost but for now I’m flying high
Fondazione ICA Milano, Via Orobia 26
Ingresso libero

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