La-stanza-di-Zurigo-Courtesy-Charlotte-und-Nelly-Dornacher-Stiftung-Svizzera ©Zoran Music, by SIAE 2025

“ZORAN MUSIC. La stanza di Zurigo, le opere e l’atelier” in mostra a Gorizia

C’è un ritorno che non ha il sapore della nostalgia ma quello della sedimentazione, della memoria che si fa forma, spazio, materia viva.

È il ritorno di Zoran Mušič a Gorizia, nella sua terra di confine, quella zona di frontiera che nei secoli ha assorbito lingue, culture e identità in continuo movimento, e che oggi, in occasione di GO! 2025, Capitale Europea della Cultura condivisa con Nova Gorica, celebra uno dei suoi figli più illustri.

A vent’anni dalla scomparsa dell’artista, morto a Venezia il 25 maggio 2005, la mostra Zoran Music. La Stanza di Zurigo, le opere e l’atelier, curata da Daniela Ferretti e allestita al primo piano di Palazzo Attems Petzenstein fino al 31 ottobre 2025, riporta al centro della riflessione l’arte meditativa e struggente di un autore che ha saputo attraversare il Novecento senza mai smarrirsi nei suoi abissi.

©Zoran Music, by SIAE 2025

Un’opera salvata dall’oblio

Il cuore dell’esposizione è un interno domestico e insieme immaginario: la “Stanza di Zurigo”, un’opera ambientale unica, commissionata tra il 1949 e il 1952 dalle sorelle Charlotte e Nelly Dornacher per la loro villa a Zollikon. Affascinate dalle decorazioni dello studio veneziano di Music, le due mecenati chiesero all’artista di trasporre quel linguaggio pittorico in un luogo conviviale. Ne nacque un affresco murale intimo e onirico, in cui Venezia si trasfigura in sogno: cavallini dalmati, barconi carichi di animali, figure femminili dai lunghi abiti colorati, ritratti di familiari e amiche.

Un’opera destinata forse alla dimenticanza, salvata invece da Paolo Cadorin, esperto restauratore e cognato di Music, che intuì la necessità di strappare quei frammenti dalla loro origine fisica per farli diventare un corpo autonomo, trasportabile, leggibile nella sua interezza poetica.

Il viaggio di un’anima inquieta

La mostra si snoda come un viaggio nella parabola biografica e artistica di Music, seguendo un impianto cronologico che parte dagli anni ’30 fino all’ultima stagione creativa. Dagli esordi a Zagabria ai soggiorni in Spagna, dalla luce abbacinante di Venezia al buio assoluto di Dachau, dove fu internato nel 1944, ogni tappa è segnata da un cambiamento stilistico che corrisponde a un’evoluzione interiore.

A Parigi, negli anni ’50 e ’60, Music elabora le Suites Byzantines e le Terre Dalmate, prove di astrazione lirica che preludono al ritorno della figura, scarna e dolorosa, nel celebre ciclo Noi non siamo gli ultimi: un grido trattenuto, un’estetica del trauma. L’ultimo Music si confronta con il tempo e l’identità: autoritratti essenziali, doppi ritratti con l’amata moglie Ida Barbarigo, tele grezze dai colori bruni, come se la pittura si riducesse all’osso per farsi voce muta e necessaria.

L’atelier, ultima soglia

A concludere il percorso, un’installazione di grande potenza evocativa ricostruisce lo studio dell’artista con arredi originali provenienti da Parigi e Venezia: cavalletti, pennelli, libri, pigmenti, e su tutto, l’ultima tela incompiuta. È uno spazio di sospensione, in cui il visitatore percepisce il battito lento del tempo creativo, la fatica e l’incanto del gesto quotidiano.

Penso che nulla sia in grado di ritrarre un artista meglio dell’insieme della sua opera ed è da questo presupposto che ho cercato di sviluppare un impianto narrativo capace di raccontare, dagli esordi fino all’ultimo segno tracciato sulla tela, il percorso di arte e di vita di un uomo puro e di genuino talento. Il punto di partenza della mostra è la “Stanza di Zurigo” un vero e proprio compendio della produzione artistica di Music dopo l’inferno di Dachau. Alcuni frammenti delle pitture murali con cui l’artista aveva decorato il suo studio veneziano nel 1948 testimoniano la genesi di quest’opera straordinaria. Il racconto si sviluppa poi in un percorso cronologico-tematico per giungere alla chicca finale che è la rappresentazione (tutta realizzata con gli arredi originali provenienti dagli atelier di Parigi e di Venezia) dello spazio di lavoro dell’artista in cui, tra pennelli, colori, libri, mobili e tele poste sui cavalletti campeggia l’ultimo abbozzo di un quadro che Music ci ha lasciato prima di andarsene a 96 anni il 25 maggio 2005»

ha dichiarato la curatrice, Daniela Ferretti

Un’eredità da toccare

Accompagnano la mostra oltre cento opere, in larga parte inedite, provenienti dall’ambito privato dell’artista. Ad arricchire il catalogo, contributi critici d’eccezione: tra gli altri, Jean Clair e le interviste inedite di Michael Peppiatt, per la prima volta pubblicate in italiano. Un video documentario integra l’esperienza con materiali visivi e testimonianze.

Info

GO! 2025
ZORAN MUSIC
LA STANZA DI ZURIGO, LE OPERE E L’ATELIER
Fino al 31 ottobre 2025
 Palazzo Attems Petzenstein (Gorizia)

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