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Quando l’arte chiama, gli artisti rispondono. Un trust per sostenere le opere di giovani italiani under 35

“Mater artium necessitas”. “La necessità è la madre delle abilità”. Proprio come dice il proverbio latino, quando un settore si trova in difficoltà, riesce a fare cose inaspettate trovando mille modi per stare a galla.

Prova ne è l’esistenza di una realtà come Italian Art Trust Onlus, un progetto no-profit davvero ambizioso nato in collaborazione con lo Studio Legale e Tributario Loconte&Partners, durante i primi mesi della pandemia (per la precisione fra febbraio e marzo 2020) da un’urgenza comune e condivisa da un’intera generazione a fronte della mancanza di supporto economico e laboratoriale ai giovani artisti durante il loro percorso accademico e post-accademico. Ci potremmo domandare quali siano le cause di questo stato di cose, di questa paralisi di un intero sistema, di questa negligenza ma non finiremmo più di parlarne. Le cause sono ovviamente molteplici e spesso difficili da localizzare. Sicuramente, da una parte, i vari lockdown a singhiozzo che si sono susseguiti negli ultimi mesi e che hanno bloccato le attività espositive da ottobre 2020 a fine aprile 2021, e dall’altra, un colpevole (e ormai inveterato) silenzio da parte delle autorità governative che non solo non hanno mai fornito un programma chiaro di uscita da questa impasse storica ma, anzi, hanno sempre considerato il mondo della cultura – figurarsi l’arte contemporanea – fanalino di coda di un sistema talmente tortuoso da perdersi tragicamente fra i suoi stessi cavilli.

L’arte appare la grande dimenticata, o meglio rimossa. Troppo spesso si ignora che è proprio dallo stato di “salute” del settore culturale, dalla prontezza dei suoi riflessi vitali e dagli strumenti messi a sua disposizione, che si misura l’andamento di una nazione, il suo benessere, la sua virtuosità, la sua libertà mentale e persino la sua competitività, com’è giusto che sia, rispetto a uno scenario globale. Insomma, come si legge nell’appello inviato al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, dal Comitato Fondazioni Arte Contemporanea nell’aprile dell’anno scorso, l’arte contemporanea ha un ruolo decisamente strategico all’interno della governance culturale di un paese ed è ora di prenderne atto con azioni quanto mai decisive. Eppure ecco che oggi, a distanza di un anno, continua a offrirsi ai nostri giovani artisti un terreno ancora molto limitato per portare avanti la propria ricerca artistica e spazi quasi impraticabili di outlet creativo nei quali “elemosinare” occasioni di crescita professionale (ed economica). I compromessi, poi, sono molti e spesso snervanti, in mancanza di un chiaro disegno progettuale all’orizzonte.

In tutto ciò, come si è detto, la crisi pandemica non ha fatto altro che scoperchiare il vaso di Pandora e rendere ancora più urgente un dibattito sulla figura dell’artista e il suo riconoscimento professionale. Certo, alcuni interventi a sostegno delle arti ci sono stati. Sono sorti gruppi informali di operatori del sistema dell’arte, come ad esempio Art Workers Italia, volti a discutere e a ripensare la tutela fiscale e giuridica del lavoro dell’artista e nel 2020 sono stati inoltrati svariati appelli alla politica per salvaguardare i tanti spazi no-profit dedicati alla creazione contemporanea. Fra questi, Italian Art Trust Onlus ha continuato a muoversi nelle retrovie preparando scrupolosamente le sue carte e ora è pronto a ripartire, sostenendo la produzione di idee che possano poi supportare, a loro volta, la creazione di nuovi contenuti artistici in un ciclo continuo. Proprio come in un ingranaggio pensato dagli artisti per gli artisti, in un curioso capovolgimento logico e dal sapore vagamente marziale del ben noto principio fondante dell’estetismo ottocentesco de “l’art pour l’art (“l’arte per il gusto dell’arte”). Dimenticatevi quindi gli stanchi manierismi di un’arte compiaciuta e anestetizzata, totalmente avulsa dal proprio contesto storico e morale: l’arte non è mai stata così profondamente radicata nelle contingenze storiche in cui ci troviamo gettati. I tedeschi direbbero “zeitgenössich”, ovvero, letteralmente, “compagna del tempo”.

A seguito del lancio del primo bando di Italian Art Trust Onlus, è stata anche inaugurata una campagna di crowdfunding con l’intento di raccogliere risorse per finanziare giovani artisti e consentire la continuità del progetto. La campagna di raccolta fondi prevede il coinvolgimento di una serie di artisti, come Luca Pozzi e il duo Ornaghi&Prestinari, attivi nel settore dell’arte contemporanea che contribuiranno all’iniziativa realizzando un progetto in digitale in tiratura limitata di sole 100 copie. Ogni sostenitore, a fronte di un’erogazione minima di 25 euro, riceverà come ricompensa il file di uno degli artisti coinvolti (il suo preferito), diventando così parte attiva e concreta nella riuscita di questa avventura artistica e tutta italiana.

Per il 2021 Italian Art Trust alla fine del bando ha deciso di premiare la giovane Alice Ronchi per il suo lavoro “Saetta”. Potente, elegante ed evocativa, la scultura rappresenta una grande saetta di quasi due metri che assume le sembianze di un totem e che ad esso si ispira non solo per la sua fisionomia e sviluppo verticale ma anche e soprattutto per il suo significato e definizione. Concepita a grandezza umana (180 cm), “Saetta (Totem)” si configura nello spazio come una presenza importante e un elemento misterioso al quale rivolgersi. Che sia forse questo il fulmine a ciel sereno (ma non troppo) che tutti attendevamo per scuotere lo status quo?

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