Dal 30 giugno 2023 nelle sale di Palazzo Dosi Delfini a Rieti รจ aperta IL PANE DEL CIELO, mostra che raccoglie quaranta opere della grande artista Maria Lai (Ulassai 1919 โ Cardedu 2013) in occasione delle celebrazioni per i Centenari Francescani, 1223 – 2023.
Ideata da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento di Firenze, in collaborazione con lโArchivio Maria Lai e organizzata dallโAssociazione Mus.e, la mostra, a cura di Sergio Risaliti e Eva Francioli, รจ stata commissionata dal Comitato Nazionale per lโOttavo Centenario della Prima Rappresentazione del Presepe Greccio 2023, per rendere omaggio al โPoverello di Assisiโ attraverso opere ispirate al creato e allโamore per lโaltro, motivi ancestrali eppure di grande attualitร , che illuminano la vita del santo e trovano una sensibile interpretazione nel lavoro dellโartista sarda.
“La mostra di Maria Lai, nella prestigiosa sede di Palazzo Dosi Delfini, cuore di Rieti, รจ la prima grande iniziativa espositiva di Greccio 2023, e ci porta dentro una riflessione sul “sacro contemporaneo”, ispirato ai segni francescani cosรฌ presenti in Valle Santa ma assolutamente universale. Il Pane del Cielo: il pane, se vogliamo, รจ questa Valle e la sua terra; il cielo invece รจ il nostro pianeta, รจ il dialogo di pace con tutti i popoli che lo abitano e si interrogano sul futuro”. Lo precisa Paolo Dalla Sega, il manager culturale del Comitato Nazionale, Greccio 2023.
Artefice di una ricerca semplice e al contempo profondamente sperimentale, Maria Lai attinge a riti arcaici della sua terra, ai racconti e alla poesia dimessa del quotidiano, per dare corpo a un immaginario fantastico. Nelle sue opere, cariche di storie e di simboli, il divino e lโumano si fondono, rivelandosi con un linguaggio semplice e universale. Come gli insegnamenti di Francesco, le creazioni di Maria Lai sembrano interrogarci sul mistero dellโesistenza, guidandoci con infantile stupore tra le inesauribili meraviglie del mondo.
Il percorso affida a fragili creazioni in terracotta e pietre, stoffa e legno una funzione religiosa e sociale espressa in parole semplici. Poesie fatte di materiali poveri, opere che, come le parole del Cantico delle creature, abbracciano terra e cielo, uomo e natura, mistero e rivelazione, e ci fanno riflettere sulla forza dellโamore universale.
La mostra trae ispirazione dalla capacitร dellโartista di rileggere in chiave contemporanea lโesempio di Francesco, ideatore della narrazione senza tempo del Presepe realizzato per celebrare la nascita di Gesรน, la prima volta, nel Natale del 1223 in una grotta di Greccio. โAmo il presepe โ diceva Maria Lai โ come esperienza di qualcosa che, piรน ne indago lโinesprimibile, piรน trovo veritร , piรน divento infantile e ingenua, e piรน rinasco. (โฆ) Amo il presepio โperchรฉ ci raccoglie intorno alla speranza di un mondo nuovoโ.
Attraverso i suoi presepi, Maria Lai rinnova ogni volta quellโesperienza di avvicinamento al sacro, alla manifestazione di Dio tra noi: minuscole rappresentazioni capaci di riprodurre in unโunica superficie storia, sogni e utopie che resistono tra i popoli. Spesso frammentati e incompleti, chiamano in causa la precarietร della condizione contemporanea, e nello stesso tempo mettono in connessione la finitezza della terra e lโinfinitร del cielo.
In mostra anche Lโofferta, un pane in terracotta, quel โcorpo di Cristoโ offerto a tutti noi come nutrimento spirituale.
Lโinteresse per la panificazione, metafora di arte e vita, attraversa lโintera produzione dellโartista, affascinata sin dallโinfanzia dalla ritualitร e dal mistero del โfarsi da sรฉโ dellโimpasto. Parte di numerosi progetti espositivi, i pani di Maria Lai hanno negli anni trovato casa proprio nel territorio reatino, come nellโintervento di arte pubblica Olio al pane e alla terra il sogno (1999) realizzato per il Museo dellโOlio della Sabina nellโantico forno di Castelnuovo di Farfa. Il pane evoca la vicenda umana di Cristo e il mistero della transustanziazione dellโultima cena, temi centrali della storia umana e religiosa di San Francesco, senza dimenticare anche quel rapporto con le umili cose, i valori antropologici e la loro connessione alla spiritualitร , che caratterizzano lโopera della Lai.
Fondamentale nella produzione matura di Maria Lai รจ il ricorso al filo, al ricamo, allโarte del cucito, che emerge nelle Geografie, teli ricamati su cui si dispiegano imbastiture di complesse โmappe astraliโ che, ricorda lโartista, โrispondevano allโesigenza di un rapporto con lโinfinito, di una dilatazione e proiezione sulle lontananzeโ.
Le carte geografiche di Lai ci invitano a compiere un viaggio oltre la contingenza, disegnando spazi immaginari, evocando mondi, costellazioni e armonie astrali. Le linee curve e quelle oblique conducono il nostro sguardo verso lโaltrove, un vuoto che si carica di mistero e di magia: โCerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi perรฒ tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di lร di essaโ.
Lโartista affida al ricamo anche la sua autobiografia, i suoi pensieri, i suoi aforismi, traducendoli in delicate scritture su stoffa, dove il linguaggio scritto si combina con lโimmagine annullando le distanze tra poesia e arti visive. Riflessione su una pratica antichissima e legata alla figura femminile, il cucito appare un luogo di libertร , in grado di tradurre istanze universali e personali.
Lโamore per il creato avvolge tutto il lavoro dellโartista per la quale lโopera รจ โoggetto di indagine scientifica, ma possibilitร di contatto con lโuniversale (โฆ) Il contatto deve essere perรฒ diretto e individuale: non come atto mentale, ma attraverso il corpo, la materiaโ. Maria Lai osserva la vita in tutte le sue forme, dando voce alla sua varietร : le sue opere sono espressione di un amore puro e senza filtri nei confronti della natura e degli esseri viventi. โIo sono una bambina che gioca, una capretta ansiosa di precipizi. Ascolto il silenzio sospesa tra cielo e terraโ. La capretta, umile e caparbia, รจ una sorta di alter ego dellโartista, che con determinazione porta avanti la propria ricerca rivelando la forza generativa dellโarte, che sfida le convenzioni e celebra con linguaggio semplice la meraviglia della creazione.
โLa mostra Maria Lai. Il pane del cielo ribadisce la centralitร del Museo Novecento nel panorama artistico italiano โ dichiara Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento di Firenze โ rilanciando il suo ruolo di istituzione culturale impegnata nella realizzazione di progetti volti a valorizzare tanto le collezioni del Comune di Firenze, quanto gli artisti in esse presenti, attraverso mostre che valicano i confini della cittร metropolitana per aprirsi al territorio nazionale. La presente esposizione si colloca infatti nellโalveo dei progetti ideati negli ultimi anni, che hanno visto presentare un cospicuo numero di opere provenienti dalla raccolta Alberto Della Ragione. In questa occasione abbiamo concentrato lโattenzione sul lavoro di Maria Lai, una protagonista dellโarte italiana del XX e XXI secolo, una cui opera รจ di recente entrata a far parte delle collezioni novecentesche del Comune di Firenze. La sua ricerca, oggi nota ad un pubblico sempre crescente anche grazie allโinfaticabile lavoro dellโArchivio Maria Lai, ci รจ sembrata la piรน adatta a reinterpretare in chiave contemporanea la spiritualitร senza tempo di San Francesco dโAssisi, celebrata oggi grazie allโarticolato e intenso lavoro del Comitato Nazionale Greccio 2023โ.
L’ARTISTA
Maria Lai nasce nel settembre 1919 a Ulassai. Di salute cagionevole, viene affidata alle cure degli zii, con i quali vivrร fino allโetร di nove anni, trascorrendo la propria infanzia a Cardedu. Dopo un breve soggiorno a Ulassai, si trasferisce a Cagliari, dove nel 1932 si iscriverร allโIstituto Magistrale, divenendo allieva dello scrittore Salvatore Cambosu, con il quale instaurerร un profondo e duraturo rapporto di amicizia. Dopo alcuni anni trascorsi Roma, dove si era trasferita nel 1939 per frequentare il Liceo Artistico โ seguendo, tra le altre, le lezioni di Marino Mazzacurati โ nel 1943 si sposta a Venezia, dove si iscrive allโAccademia di Belle Arti. Qui avviene il fondamentale incontro con lo scultore Arturo Martini, i cui insegnamenti influenzeranno radicalmente la sua ricerca successiva. Alla fine della guerra, dopo un viaggio rocambolesco, rientra in Sardegna, dove conosce lo scrittore Giuseppe Dessรฌ. Tornata a Roma (1954), sul finire degli anni Cinquanta riscuote i primi importanti riconoscimenti, sanciti, tra lโaltro, dalla mostra personale organizzata alla Galleria dellโObelisco (1957). Negli anni Sessanta, segnati da una profonda crisi, inizia a sperimentare nuove tecniche e a lavorare con materiali diversi. Nascono cosรฌ i Pani e i Telai, a cui si affiancheranno, dalla fine del decennio successivo, le Geografiee i Libri cuciti. Nel corso degli anni Settanta espone in diversi musei e gallerie, oltre che alla Biennale di Venezia (1978), e la sua ricerca inizia ad aprirsi a una dimensione ambientale (La casa cucita, Selargius, 1979). Nel 1981 realizza a Ulassai la celebre performance collettiva Legarsi alla montagna, spesso ricordata quale primo esempio di arte relazionale in Italia. Le sperimentazioni avviate negli anni Settanta vengono approfondite e sviluppate nel corso dei decenni successivi, durante i quali si intensificano anche le azioni teatrali e gli interventi sul territorio (La disfatta dei Varani, Camerino, 1983; Lโalbero del miele amaro, Siliqua, 1997). Lasciata definitivamente Roma per Cardedu nel 1993, continua a lavorare intensamente, firmando, tra gli altri, il progetto per il Museo dellโolio della Sabina a Castel Nuovo di Farfa (1999-2001). Insignita della Laurea Honoris Causa in Lettere presso lโUniversitร degli Studi di Cagliari (2004) per โlโoriginalitร della sua vasta produzione artistica, riconosciuta e apprezzata in Italia e nel mondoโ, nel 2006 inaugura a Ulassai il Museo di Arte Contemporanea Stazione dell’arte, dove viene raccolto un cospicuo nucleo dei suoi lavori. Presente, con le proprie opere, in prestigiose istituzioni culturali, muore a Cardedu nel 2013.
INFO
Maria Lai – IL PANE DEL CIELO
Dal 30 giugno al 15 ottobre 2023
PALAZZO DOSI DELFINI
Piazza Vittorio Emanuele II โ Rieti