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La Grecia a Roma ai Musei Capitolini

I Musei Capitolini presentano “La Grecia a Roma”, secondo appuntamento del ciclo I Grandi Maestri della Grecia Antica.

Il progetto espositivo, curato da Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, narra la fortuna delle opere greche giunte nella Città Eterna nel periodo tra la fondazione di Roma e l’età imperiale grazie a contatti commerciali, conquiste militari e passione collezionistica. La duratura influenza esercitata dai maestri greci sull’arte romana prende forma nella cornice suggestiva di Villa Caffarelli fino al 12 aprile 2026.

In mostra una raffinata e preziosa selezione di oltre 150 capolavori – sculture, rilievi, ceramiche, bronzi – tutti originali greci, alcuni dei quali esposti per la prima volta e altri ritornati a Roma dopo secoli di dispersione. È questa la cifra distintiva dell’evento, che offre l’eccezionale opportunità di ammirare, in un unico e prestigioso spazio museale come Villa Caffarelli, un insieme così ricco e autorevole di originali, riuniti per restituire la magnificenza dell’arte greca ed esaltarne la bellezza e la purezza materiale. Vedere queste opere accostate significa anche poter ricostruire la storia dei significati che hanno assunto nel tempo: oggetti nati come votivi o funerari diventano simboli politici, entrano nelle domus aristocratiche per rappresentare cultura, prestigio e potere. Il progetto espositivo restituisce anche questa trasformazione, mettendo in evidenza come ogni opera abbia avuto più vite, più usi e più letture; non sono dunque solo testimonianze estetiche ma sono oggetti che, nel loro passaggio dalla Grecia a Roma, hanno cambiato funzione e hanno contribuito a plasmare il linguaggio artistico romano.

La mostra La Grecia a Roma ripercorre l’arrivo dell’arte greca nell’Urbe secondo tre tappe fondamentali – le prime importazioni, il periodo delle conquiste mediterranee, l’età del collezionismo. Parallelamente alle tre diverse fasi dell’arco narrativo, racconta i contesti d’uso delle opere, ossia gli spazi pubblici, quelli sacri e le residenze private. È quest’ultima l’età della diffusione del collezionismo privato, quando si sviluppa l’arte detta neoattica con la produzione di oggetti d’arredo su commissione dell’élite cittadina: i manufatti diventano strumenti di autorappresentazione e simboli di status.

Tra i numerosi capolavori esposti spiccano i grandi bronzi capitolini, eccezionalmente riuniti, affiancati da monumenti chiave come la magnifica stele dell’Abbazia di Grottaferrata e le sculture di Niobidi dagli Horti Sallustiani, che furono disperse tra Roma e Copenaghen. Un ritorno dal forte valore simbolico è rappresentato da una scultura acroteriale femminile della collezione Al Thani di Parigi, che nel Seicento era a Roma. Presenti anche dei reperti inediti, come le ceramiche attiche rinvenute in recenti scavi archeologici presso il Colosseo.

L’allestimento della mostra La Grecia a Roma colpisce non solo per la magnificenza dei numerosi capolavori originali esposti, ma anche per l’efficacia della sua narrazione. Il percorso è arricchito da contenuti multimediali che guidano il visitatore in un viaggio immersivo tra ricostruzioni architettoniche, contesti cerimoniali e apparati decorativi. Questo approccio integrato, che unisce archeologia e tecnologie digitali, offre da un lato un’esperienza di visita coinvolgente e, dall’altro, la possibilità di contestualizzare le opere nel loro spazio originario, avvicinando il pubblico alle più recenti interpretazioni e alle moderne tecniche di studio e restauro dei manufatti antichi.

Oltre ad opere provenienti dal Sistema Musei di Roma Capitale – Musei Capitolini, Antiquarium, Centrale Montemartini, Museo di scultura antica Giovanni Barracco, Museo della Civiltà Romana, Museo dell’Ara Pacis, Teatro di Marcello, Area Sacra di Largo Argentina, Museo dei Fori Imperiali – e da importanti istituzioni italiane, come il Museo Nazionale Romano, le Gallerie degli Uffizi di Firenze e il Museo Archeologico di Napoli, la mostra vanta prestiti provenienti dai più famosi musei del mondo, tra cui la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, il Museum of Fine Arts di Boston, i Musei Vaticani, il Metropolitan Museum of Art di New York, il British Museum di Londra, il Museum of Fine Arts di Budapest. Completano l’esposizione anche opere provenienti da collezioni private, in particolare la Fondazione Sorgente Group di Roma e la Collezione Al Thani di Parigi.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni che guidano il visitatore lungo una narrazione che segue gli sviluppi della profonda contaminazione artistica e culturale tra Roma e il mondo greco. Attraverso numerose testimonianze materiali, il pubblico può comprendere quanto la società romana fosse permeabile agli influssi greci e come l’adozione del modello artistico greco abbia contribuito alla definizione della sua identità, nonché alla trasformazione urbana della città.

La prima sezione, intitolata Roma incontra la Grecia, esplora i primi contatti tra Roma e le comunità greche, – già tra l’VIII e il VII secolo a.C. – facilitati dalla posizione strategica dell’Urbe sulle sponde del Tevere e al centro delle rotte del Mediterraneo. È attraverso questi canali che giungono in città raffinati manufatti, prevalentemente ceramici, destinati a essere collocati in contesti di prestigio come santuari e tombe. Ne sono esempi significativi alcuni frammenti di ceramiche provenienti dalla regione dell’Eubea in Grecia, rinvenuti nell’Area Sacra di S. Omobono, e, ancora, il cosiddetto Gruppo 125, scoperto sull’Esquilino, un ricco corredo funerario aristocratico con pregiate ceramiche di importazione corinzia. L’apertura ai prodotti greci non si evidenzia solo negli scambi commerciali ma anche nella precoce identificazione tra divinità greche e romane, come testimonia il frammento di cratere con il dio Efesto sul mulo rinvenuto nel Foro Romano.

Nonostante i profondi cambiamenti che interessano Roma tra VI e V secolo a.C. – dalla caduta della monarchia all’instaurazione della Repubblica nel 509 a.C. – il desiderio di assimilare forme, modelli e rituali greci non si arresta. Al contrario, si intensifica in una crescente importazione di oggetti di ogni tipo: statuette votive in bronzo, manufatti in marmo e coppe utilizzate nei rituali sacri.

Dall’importazione all’appropriazione. Su questo mutamento di atteggiamento di Roma verso la Grecia – ormai sottomessa nel corso del II secolo a.C. – si fonda l’essenza della seconda sezione della mostra: Roma conquista la Grecia. Con la dominazione del Mediterraneo orientale arrivarono in città statue, dipinti, preziosi manufatti in metallo, che ne rimodellarono il volto urbano e arricchirono templi ed edifici pubblici. La sala di questa sezione restituisce un’idea del bottino artistico trasferito in territorio romano, perlopiù costituito da manufatti bronzei come il celebre cratere con dedica del re Mitridate Eupator, recuperato dai fondali a largo della villa di Nerone ad Anzio.

Passo successivo all’appropriazione è l’integrazione. La terza sezione, La Grecia conquista Roma, mostra come molte delle opere d’arte giunte dalla Grecia al seguito dei generali vittoriosi siano state inserite negli spazi pubblici della città – piazze, porticati, templi e biblioteche –, contribuendo a trasformarne l’aspetto e a nutrire la crescente passione dei Romani per la cultura ellenistica, ormai considerata parte imprescindibile della formazione di ogni uomo colto. Il trasferimento di questi oggetti comportò una loro rifunzionalizzazione: manufatti nati come offerte votive o come monumenti celebrativi dei sovrani greci vennero esposti come simboli del potere romano, assumendo nuove funzioni e nuovi valori all’interno dell’Urbe. Un esempio calzante è rappresentato dal Templum Pacis, il grande complesso voluto da Vespasiano dopo la vittoria in Giudea (75 d.C.), che sintetizza perfettamente il sottile confine tra potere e arte: nato come simbolo della pace ristabilita, il tempio divenne presto una sorta di museo dell’arte greca nel cuore dell’Impero.

Questa sezione ospita il cuore tecnologico della mostra, ossia una scenografica videoinstallazione che permette di ritrovare – attraverso una videoproiezione con illuminazioni sincronizzate – il mondo perduto a cui molte delle opere appartenevano. Grazie a tale ricostruzione digitale il visitatore può osservare come le sculture dialogavano con gli spazi antichi ed esplorare alcuni processi complessi come la ricomposizione dei frammenti scultorei.

Non solo i luoghi pubblici, anche le dimore private potevano essere arricchite da opere d’arte greca. La quarta sezione, Opere d’arte greca negli spazi privati, si articola in due sottosezioni con raggruppamento delle opere per area di provenienza. In un primo momento si presentano le sculture greche che decoravano gli horti, ovvero i sontuosi complessi residenziali immersi nel verde di ninfei e fontane ai margini del centro di Roma. Così, tra il Pincio e il Quirinale, si estendevano gli horti Sallustiani, celebri per l’ingente raccolta di sculture che li adornavano – di cui è possibile ammirare una selezione di capolavori qui eccezionalmente riuniti. Tra essi spiccano le sculture del frontone che raffigurano il mito della strage dei figli di Niobe, uccisi per mano di Apollo e Artemide. Queste sculture sono state da tempo accostate a quelle con Amazzonomachia del Tempio di Apollo Sosiano, per ragioni di stile. Presenti anche significativi reperti dagli horti di Mecenate e quelli Lamiani, che si estendevano sul colle Esquilino. A seguire, nel secondo raggruppamento, rientrano le opere collegate a ville di età imperiale in buona parte dislocate nel suburbio, segno della persistente ammirazione dei Romani per l’arte ellenica, considerata simbolo di prestigio e raffinatezza culturale.

A partire dal II secolo a.C. molti scultori greci immigrarono a Roma e vi installarono fiorenti atelier, specializzandosi anche nella creazione di statue di culto in stile classicistico destinati ai templi romani. In seguito, nel I secolo a.C. la crescente domanda di arte greca incentivò la nascita di botteghe, perlopiù attive a Delos e ad Atene, specializzate in raffinate creazioni di stile eclettico. Questa produzione viene raccontata nella quinta e ultima sezione, Artisti greci al servizio di Roma. Le opere riprendevano spesso soggetti mitologici o dionisiaci della tradizione, come è rappresentato nella fontana monumentale a forma di corno potorio (rhyton), decorata con Menadi e firmata dall’artista Pontios. Rispetto alla realizzazione di semplici copie, l’intento dell’arte neoattica era quello di rielaborare i modelli greci, riadattandoli alle nuove funzioni, prevalentemente decorative, negli spazi pubblici e privati del mondo romano. L’arte greca era ormai diventata un duttile strumento piegato alle esigenze romane: il profondo sentimento religioso che permeava la migliore produzione artistica di età arcaica e classica si era perduto a favore della qualità estetica dell’opera d’arte.

EXHIBITION VIEW

INFO

La Grecia a Roma
Dal 29 novembre ai Musei Capitolini – Villa Caffarelli

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