Fino al 16 marzo 2025 la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta le mostre: MARY HEILMANN a cura di Chiara Bertola e MARIA MORGANTI a cura di Elena Volpato.
MARY HEILMANN
La prima grande mostra italiana dedicata all’artista americana Mary Heilmann. L’esposizione, curata da Chiara Bertola, direttrice della GAM, è stata realizzata con la collaborazione dell’artista e dello Studio Heilmann di New York.
Mary Heilmann è una delle più importanti pittrici astratte contemporanee. La mostra ripercorre i sessant’anni della sua carriera, dai primi dipinti geometrici degli anni ‘70 fino alle recenti tele sagomate in colori fluorescenti. Le sessanta opere in mostra attraversano la sua gioiosa produzione per offrire uno sguardo ampio sul suo approccio ludico all’astrazione, toccando passaggi fondanti e nuclei tematici della sua opera.
Nata in California, Heilmann ha studiato poesia, ceramica e scultura prima di trasferirsi nel 1968 a New York, dove, arrivata come scultrice, ha iniziato a dedicarsi alla pittura, in risposta alla predominanza degli scultori tra i suoi contemporanei. Questa mostra esplora l’approccio formale di Heilmann alla pittura e all’astrazione, mettendo in luce i temi autobiografici che attraversano il suo lavoro. La sua pratica sovrappone le geometrie analitiche del minimalismo all’etica spontanea della Beat Generation. Si distingue per il suo approccio spesso eterodosso e sempre esplosivo al colore e alla forma. La sua arte è influenzata dalla controcultura degli anni ‘70, dal movimento per la libertà di parola e dallo spirito surfistico della sua nativa California, che seppe anticipare persino la cultura beat e i successivi movimenti di contestazione del sistema.
La semplicità delle forme utilizzate da Heilmann è sdrammatizzata da una particolare nonchalance: i contorni non sono mai chiaramente definiti, e questa imprecisione aggiunge un elemento di freschezza e spontaneità al suo lavoro. In alcune delle sue opere, le forme amorfe sembrano fondersi tra loro come cera liquida, creando un effetto visivo affascinante e quasi ipnotico. Heilmann usa il colore in modo libero e intuitivo: schizzi di colore e bordi che sanguinano senza un motivo apparente sono una caratteristica distintiva del suo stile. Questo approccio disinvolto alla tecnica pittorica maschera una complessità strutturale che si rivela solo gradualmente. Le sue pennellate sono sempre percepibili, dando una sensazione di immediatezza e di presenza fisica del gesto dell’artista. Le opere di Mary Heilmann sono un perfetto esempio di come la semplicità apparente possa nascondere una profondità e una complessità inaspettate, invitando lo spettatore a un’esplorazione più attenta e riflessiva.
IL PERCORSO
Ogni sala è stata pensata per evocare l’emozione e il “suono” cromatico di un determinato periodo, riflettendo sul concetto dell’artista:
ogni mio dipinto può essere visto come un marcatore autobiografico, uno spunto, con cui evoco un momento del mio passato o del mio futuro proiettato.
La mostra comprende i primi dipinti dell’artista risalenti agli anni ‘70, tra i quali troviamo forme come quadrati e griglie; opere ispirate soprattutto a dettagli architettonici degli interni di studi e di case di amici. Il dipinto più storico della mostra è Chinatown del 1976, che prende il titolo dal quartiere dove Heilmann vive i suoi primi anni a New York. L’influenza di maestri moderni come Piet Mondrian è evidente, per esempio, in opere come French Screen (1978), The Rosetta Stone I (1978) e Robert’s Garden (1983). La mostra presenta poi opere dalla fine degli anni ‘80 fino ad oggi, molte delle quali si ispirano a momenti chiave della vita dell’artista, facendo emergere il suo amore per la cultura popolare, per la musica e il cinema che sempre hanno influenzato e animato la pittura di Heilmann. In mostra anche opere più recenti con paesaggi composti da infinite linee autostradali perse nella notte che evocano viaggi su strada, road movie e videogiochi, come Driving at Night (2016), fino alle ultime pitture di soli paesaggi oceanici solcati da onde, con verdi vivaci e blu profondi che si ripetono come un mantra memore dello spirito surfistico praticato in California, come in Pal Al (2011) o Tube at Dusk (2022). Saranno presenti, inoltre, alcune poltroncine disegnate dall’artista, una nuova edizione realizzata appositamente per la GAM.
La personale italiana di Heilmann, la cui opera è un punto di riferimento per chiunque interessato alla pittura contemporanea, intende sottolineare il ruolo propositivo e di ricerca che la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino intende rimettere al centro. La GAM si impegna a valorizzare la ricerca di quegli artisti la cui opera – diventata “senza tempo” – continua a inspirare e stimolare le nuove generazioni di artisti e il pubblico più curioso. Opere che non sono mai arrivate in Italia e di cui non è stato possibile fino a questo momento apprezzare appieno la grandezza; opere sfuggite alla comprensione e la cui intelligenza non è stata colta, rimanendo così “senza tempo” e “fuori dal tempo”. È il caso della ricerca di Mary Heilmann, la cui forza e gioiosità non sono state sufficientemente vissute dal vivo.
Come dichiarato fin dall’inizio della nuova direzione, la prima Risonanza intende far vibrare tra loro i suoi fulcri: le collezioni, le mostre e gli eventi. Oggi questo si manifesta attraverso tre mostre, l’apertura del secondo piano, l’inaugurazione del “Deposito vivente” e il riallestimento delle collezioni storiche. Collezioni, mostre e progetti devono influenzarsi e rafforzarsi a vicenda all’interno di un disegno organico dell’intera attività del Museo.
La disinvolta tecnica pittorica di Mary Heilmann nasconde una struttura complessa che si rivela gradualmente, proprio come quella dei dipinti impressionisti. Alla rivoluzione ottocentesca della vita moderna di Berthe Morisot risponde la modernità rivoluzionaria di Heilmann, immersa nella luce e nell’istante di vita della West Coast. Il dipingere costante e progressivo di Maria Morganti, che tiene traccia di ogni istante, passo e stratificazione, rappresenta il più eloquente controcanto alla fugacità del colore e della luce impressionista.
Le collezioni, il cui riallestimento è curato da Chiara Bertola, Elena Volpato e Fabio Cafagna, tengono conto degli stimoli provenienti dalle opere e dagli stimoli suggeriti dalle tre mostre: pittura, luce, colore e tempo quotidiano. Le opere delle collezioni, in questo modo, si ritrovano a vivere in intrecci sotterranei e concettuali, inattesi e fuori da una linea cronologica, facendo emergere interpretazioni insolite di fatti abituali. Questo approccio permette ai linguaggi di scivolare uno dentro l’altro, consentendo a soluzioni dimenticate di sorprendere nuovamente.
IL CATALOGO
La mostra è accompagnata da un catalogo che include saggi di Chiara Bertola, Barry Schwabsky e Davide Ferri, un testo storico di Mary Heilmann e apparati bio-bibliografici aggiornati. La parte illustrata del catalogo comprende immagini di tutte le opere esposte in mostra, alcuni scatti dell’allestimento e alcune immagini scattate nello Studio Heilmann.
L’ARTISTA
Nata in California nel 1940, Heilmann studia ceramica e poesia prima di trasferirsi a New York nel 1968 e dedicarsi alla pittura. A New York ha iniziato a esporre alla Holly Solomon Gallery a metà degli anni ’70 per poi esporre regolarmente alla Pat Hearn Gallery negli anni ’80 e ’90. Heilmann ha esposto in Europa e negli Stati Uniti tenendo mostre personali nei pi importanti musei internazionali tra gli altri: l’Institute of Contemporary Art, Boston (1990), il Camden Art Center (2001), il Museo Ludwig di Colonia (2010), la Whitechapel di Londra (2021). Il suo lavoro è stato incluso in importanti mostre collettive alla The Warehouse, Dallas (2015); al Whitney Museum of American Art, New York e all’Hamburger Bahnhof di Berlino (2015); al Kunstmuseum Bonn, Bonn (2013); al Walker Art Center, Minneapolis (2012); al MCA Museum of Contemporary Art, Chicago (2012), etc. È rappresentata da Hauser & Wirth e 303 Gallery.
EXHIBITION VIEW
MARIA MORGANTI
In mostra l’antologica di Maria Morganti con un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1988 e il 2024.
L’esposizione, a cura di Elena Volpato, traccia un percorso all’interno di una ricerca fortemente unitaria che ha la propria origine nell’essenzialità del gesto pittorico, nella sua ripetizione ed espansione nel tempo, una ricerca sviluppatasi con costanza negli anni, fino a delineare un’architettura di pensiero, uno spazio di lavoro e archiviazione, un luogo fisico e mentale – lo studio dell’artista – dove dare forma al tempo attraverso la semplicità di atti quotidiani che compongono, per lento accumulo, il complesso diario cromatico di un’esistenza.
Il cuore dello studio di Morganti si trasferisce al centro dello spazio espositivo della GAM. È un’opera esso stesso, denominata Luogogesto, si compone del Sedimentario – unastruttura che contiene tutti i dipinti della serie Sedimentazioni – della Diarioteca – in cui si raccolgono tutte le opere denominate Diari – del Quadro infinito – un dipinto che l’artista va realizzando ogni giorno, strato dopo strato, dal 2006 – tutti elementi disposti attorno alla Pedana su cui l’artista si muove durante il lavoro.
L’Ostensione #1 è una mostra nella mostra, un cuore affollato di opere che imprime a tutta l’esposizione un moto centripeto a cui risponde il resto del percorso espositivo, modulato invece in una sorta di pulsazione tra momenti di rarefazione in cui la pittura, i disegni e le altre opere trovano attorno a sé il silenzio di un ampio spazio bianco, e momenti di addensamento, di immersioni dello sguardo e del corpo dei visitatori all’interno della materia pittorica.
Emerge dall’esposizione un tratto distintivo dell’opera di Morganti: un legame profondo con il colore che diventa materia prima del suo animo. Il fondo della ciotola, in cui l’artista crea ogni giorno un nuovo colore senza lasciarlo mai asciugare da anni, ne è lo specchio. I suoi gesti ripetuti sono l’assunzione di una eredità le cui origini affondano nella scuola del colore e nella liquidità della tradizione pittorica di Venezia, dove Morganti ha il suo studio. In mostra e negli spazi espositivi della collezione della GAM si racconterà il suo lavoro di Confronti con i maestri del passato e la sua capacità di rispondere e far risuonare le loro opere con il proprio colore, facendo parlare i suoi Diari e le sue Sedimentazioni del tempo quotidiano e insieme del tempo storico.
L’esposizione prosegue l’attenzione e lo studio che il Museo ha dedicato negli ultimi anni all’arte italiana contemporanea e continuerà a dedicare nella programmazione a venire: la mostra è accompagnata da un catalogo edito da Corraini, Mantova, con testi di Elena Volpato, curatrice della mostra, di Chiara Bertola, Direttrice della GAM, e di Cristina Baldacci, docente di storia dell’arte contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia e studiosa dell’archivio inteso come metafora e forma d’arte.
La mostra dedicata a Maria Morganti è anche l’occasione per presentare l’opera Frammento #1, acquisita grazie ai fondi messi a disposizione dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, attraverso l’avviso pubblico PAC 2024 – Piano per l’Arte Contemporanea. La vittoria della GAM, per il quarto anno consecutivo, ha permesso di acquisire per le proprie collezioni anche 5 Quadri per la Querini, un nucleo unitario di 5 tele con le quali Morganti si è posta in risonanza con i valori pittorici della tradizione coloristica veneziana e che sono esposti in una sala dedicata all’interno del nuovo allestimento delle Collezioni permanenti, al primo piano del Museo.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione Barbara Garatti dell’Archivio Maria Morganti e la Galleria de’ Foscherari di Bologna.
L’ARTISTA
Maria Morganti è nata a Milano nel 1965. Si è formata tra Milano e New York, dove ha studiato presso la New York Studio School e la New York University. Dal 1992 vive e lavora a Venezia.
EXHIBITION VIEW
INFO
MARY HEILMANN
a cura di Chiara Bertola
MARIA MORGANTI
a cura di Elena Volpato
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino