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Intervista – CLAUDIO VILLA: la mia vita a fianco di Tex

Per andare a trovare Claudio Villa si deve prendere la strada per l’alta Brianza, verso la località di Albavilla. Si arriva in una casa in cima ad una salita tosta, entri, vai nella taverna e trovi lui al lavoro, sul suo storico tavolo da disegno.

Villa, classe 1959, è il più famoso disegnatore, illustratore e fumettista (anzi è pure lo storico copertinista) del più mitico e longevo albo a fumetti della casa editrice Bonelli, ovvero Tex (che di cognome fa Willer), edito da ben 76 anni (un primato questo). Qualcuno certo guarderà magari al settore con la puzza sotto il naso (ah, si, i fumetti, arte minore…), ma quel che fa Villa è arte, con uno stile sempre riconoscibile, con una perfezione tecnica, pittorica e narrativa che lo rende davvero unico. Le sue copertine sono come il trailer di un film: in una sola immagine raccontano quel che si troverà dentro l’albo.

Villa, a quante copertine è arrivato? Ne ha tenuto conto?

Sono arrivato al momento a quota 767 copertine ufficiali. La prima risale al 1994, quando presi il posto del grande Galep, Aurelio Galeppini, che fino ad allora aveva firmato sia le copertine e sia le strisce dell’albo. Ma se devo anche tener conto dei Tex Speciali, degli Almanacchi, dei Tex Magazine e di altro ancora, penso di essere arrivato a quota mille copertine.

Quando ha preso il posto di Galep, cosa ha pensato?

Mi sono chiesto se il mio Tex sarebbe stato accettato e riconosciuto dal pubblico. Ma se dopo  tanti anni sono ancora qui,  si vede che è piaciuto, no?

Mai rischiato di farne una nuova che assomigliasse un po’ troppo ad una vecchia copertina?

E’ un rischio che si corre, ma basta mettere mano all’archivio e vedere cosa ho disegnato anni prima.

Scusi, ma qui nel suo studio, di fianco proprio al tavolo da disegno, vedo riproduzioni perfette di fucili e pistole. A che servono?

Servono a me per disegnare poi nelle esatte dimensioni, e con la stessa postura del personaggio che le maneggia.

Ci sono lettori che la criticano qualche volta?

Può succedere, magari a qualcuno non piace quella certa copertina, oppure la scena è troppo scarna, o non rende bene la storia poi dell’albo, o quella particolare pistola non è di quel periodo. Ma sono i rischi del mestiere. 

Oltre alle copertine, lei però ha disegnato anche diverse avventure di Tex, giusto?

Si, e la mia prima storia risale addirittura al settembre 1986: si intitolava “Il ranch degli uomini perduti” su sceneggiatura proprio di Gianluigi Bonelli.

Però so che non disegna solo il western di Tex e soci…

Ho realizzato storie e copertine su Batman, Capitan America, Superman, ho disegnato auto e piloti per Autosprint. Ho anche disegnato le storie di Peppone e Don Camillo di Guareschi…

A proposito, come deve essere una bella copertina di Tex?

Non basta solo il bel disegno in sé stesso. La copertina deve raccontare qualcosa. Ma non troppo, perché altrimenti si rischia di svelare cose che il lettore invece dovrà scoprire solo pagina dopo pagina.

Chi è stato il suo mito nel campo del disegno?

Al Williamson, che disegnò Agente X-9. Oggi mi piace molto anche l’americano Alex Ross e le sue strisce per la Marvel.

Domandona d’obbligo: cosa c’è di Claudio Villa in Tex?

Di Claudio Villa in Tex c’è… niente.

E di Tex in Claudio Villa?

Ben poco. Mi piacerebbe essere come lui. Mi metto sempre nei panni di Tex per pensare come Tex reciterebbe.  È importante che il disegnatore – cioè il sottoscritto – si trovi profondamente in empatia con il personaggio, ne provi le emozioni e cerchi di esprimerle con il disegno.

In tutta sincerità, dopo tanti anni di storie, fra sparatorie, cavalcate, cattivi, tranelli e bistecche, non ha pensato almeno una volta di “far fuori” Tex?

No, perché lui è più veloce di me, mi farebbe fuori prima lui. E poi non potrei mai uccidere chi mi da il lavoro.

Se non avesse fatto il disegnatore, il suo sogno quale era?

Di fare il pilota di auto. Ma questa intervista oggi non l’avremmo fatta, perché mi sarei già schiantato. Meglio Tex.

LA GALLERY

ph: Claudio Moschin

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