Presentata la 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano UNKNOWN UNKNOWNS. AN INTRODUCTION TO MYSTERIES

Presentata oggi alla stampa la 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano che aprirà al pubblico dal 15 luglio e sarà visitabile fino al 11 dicembre.

La 23ª Esposizione Internazionale è concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti. Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries cercherà di rispondere ad una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall’evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all’astrofisica. Un’esperienza profonda, che coinvolgendo designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti, darà la possibilità di rovesciare la nostra idea di mondo.

Al suo interno diverse mostre che raccontano la concettualità dell’esposizione.

UNKNOWN UNKNOWNS

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La mostra tematica, curata da Ersilia Vaudo (astrofisica e chief diversity officer dell’Agenzia spaziale europea), sarà il centro nevralgico della 23ª Esposizione Internazionale, concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti. Unknown Unknowns cercherà di rispondere ad una serie di domande su quello che ancora “non sappiamo di non sapere” in diversi ambiti: dall’evoluzione della città agli oceani, dalla genetica all’astrofisica. Un’esperienza profonda, che coinvolgendo designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti, darà la possibilità di rovesciare la nostra idea di mondo.

Un percorso dai contorni sfumati e permeabili che presenterà più di cento tra opere, progetti e installazioni di artisti, ricercatori e designer internazionali che si confrontano con l’ignoto.

Unknown Unknowns affronterà una serie di tematiche tra cui la gravità, considerata “il più grande designer”, un artigiano che modella instancabilmente l’universo cui apparteniamo; le mappe, sistemi attraverso cui orientare traiettorie e percorsi; le nuove sfide della architettura, che si apre a prospettive inedite come quella di abitare lo spazio extraterrestre; fino ai misteri legati allo spazio profondo.

La mostra tematica comprenderà quattro special commission che Triennale ha affidato all’artista giapponese Yuri Suzuki, alla designer italiana Irene Stracuzzi, al collettivo di architetti statunitensi SOM, e all’artista turco-americano Refik Anadol. Oltre alle opere commissionate, la mostra includerà una serie di installazioni site specific, tra cui quelle realizzate da Andrea Galvani, Tomás Saraceno, Bosco Sodi, Protey Temen, Julijonas Urbonas e Marie Velardi.

Lungo il percorso espositivo saranno inoltre presenti quattro Listening Chambers, spazi in cui il suono si fa parola e il visitatore può abbandonarsi alle narrazioni di grandi personalità del mondo scientifico. E così il neuroscienziato Antonio Damasio affronterà il tema del sé e della coscienza, il fisico teorico Carlo Rovelli quello del tempo, il filosofo della biologia Telmo Pievani rifletterà sull’origine della vita, la fisica teorica Lisa Randall sul mistero di ci che sta al di là dei nostri sensi.

Nell’ottica del riuso e della sostenibilità, l’allestimento della mostra tematica – progettato da Space Caviar e realizzato da WASP – sarà interamente creato attraverso la stampa 3D. Verrà prodotto negli spazi di Triennale da grandi stampanti, sviluppate per questa specifica applicazione architettonica, utilizzando solo materiali di origine naturale, e in gran parte derivati da sottoprodotti dell’industria agroalimentare.

MONDO REALE

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Mondo Reale è la mostra presentata dalla Fondation Cartier pour l’art contemporain nell’ambito della 23a Esposizione Internazionale Unknown Unknowns. An introduction to Mysteries.

Se la mostra Unknown Unknowns si allontana dalla Terra per esplorare il mistero dell’universo, Mondo Reale è immaginata come un atterraggio sul nostro pianeta, un passo nell’ignoto della quotidianità.
L’esposizione riunisce una serie di opere che esprimono la sensazione dell’ignoto. L’ignoto percepito osservando il cielo nel mondo in cui viviamo, esplorato da matematici e poeti o vissuto attraverso l’incontro con culture diverse, con la fede e con disastri naturali. L’ignoto come una realtà inattesa che lascia affascinati, increduli, allietati, disorientati, sconcertati, colmi di domande, timori e curiosità, nonché bramosi di oltrepassare i limiti della conoscenza.
Lasciando ai visitatori la libertà di vagare tra le opere esposte, la mostra invita ad accogliere i misteri dell’ignoto e a lasciare che emozioni, immaginazione e curiosità volino libere e senza freni.
Riunendo film, dipinti, fotografie, ceramiche, installazioni e sculture, Mondo Reale accoglie diciassette artisti internazionali, nonché matematici, fisici e filosofi. La mostra include opere inedite, commissionate agli artisti Alex Cerveny, Yann Kebbi, Jessica Wynne, Sho Shibuya, Virgil Ortiz, due progetti speciali di David Lynch e Sho Shibuya e lavori provenienti dalla collezione della Fondation Cartier, tratti da precedenti esposizioni come Unknown Quantity (Parigi, 2002), realizzata in collaborazione con il filosofo Paul Virilio, o Mathematics, a Beautiful Elsewhere (Parigi, 2011).

MONDO REALE, DALLA REALTÀ ALL’IGNOTO
Il viaggio nel mondo reale comincia con un incontro fortuito. Una creatura bicefala, la scultura in ceramica Ring Master & Tics (2022) di Virgil Ortiz, accoglie i visitatori. L’artista mantiene viva la tradizione ceramica del Pueblo de Cochiti, raccontando le storie dei nativi americani e della loro rivolta, miscelandole con il proprio vissuto personale, fantascienza e tematiche apocalittiche. Da questo punto, il percorso prosegue attraverso una costante oscillazione tra realtà e immaginazione. La mostra continua con Man in a Boat (2002) di Ron Mueck: un uomo intraprende un viaggio ancestrale alla scoperta di sé e del mondo, ergendosi nudo sulla prua di una barca di legno, immerso in un’enigmatica contemplazione. Un’installazione sonora diffonde la voce di Patti Smith mentre legge il testo del matematico Misha Gromov The Four Mysteries of the World, a cui la cantante aggiunge un quinto mistero, quello della poesia. Percorrendo la mostra dal principio alla fine, assistiamo a una cronologia di albe ed eventi immortalati da Sho Shibuya in un rituale mattutino che mostra la reazione dell’arte alle notizie dal mondo, catturate dai titoli del New York Times. I suoi dipinti del cielo di Brooklyn e gli eventi internazionali della serie Headlines: 2020–2022 ci accompagnano fino alla fine dell’esibizione, evolvendo costantemente di fronte allo sguardo del visitatore. Proseguendo nel viaggio, l’artista Alex Cerveny presenta un personale glossario in cui eventi naturali e figure bibliche sono collegati visivamente a nomi di persone e luoghi del mondo: una maniera molto personale di costruire mappe visive per riordinare tutta la conoscenza umana, dalla mitologia alla soap opera. Il film Unknown Quantity (2002/2005) di Andrei Ujica introduce il visitatore al mondo nuovo e incidentale originato dal disastro di Chernobyl, grazie a un dialogo tra Paul Virilio e il premio Nobel Svetlana Aleksievič. Il regista presenta un secondo film, 2Pasolini (2000/2021), che omaggia la ricerca spirituale di Pier Paolo Pasolini in occasione del centenario della sua nascita che si celebra quest’anno. Il disegnatore Yann Kebbi propone una versione parallela dell’esposizione attraverso il filtro della sua creatività. Il suo contributo, Mondo Reale, escogita sembianze alternative per le opere esposte e distorce la loro articolazione nello spazio, mettendo in discussione la linea sottile che separa realtà e immaginazione.

Alla sua prima proiezione in Italia, il film Nature (2020) di Artavazd Pelechian rappresenta una vera e propria poesia visiva. Prodotto da Fondation Cartier, il film ritrae il rapporto tra umanità e mondo naturale attraverso immagini modificate per ottenere un’esperienza cinematografica epocale, che evade la distinzione classica tra finzione e documentario. La natura si mostra quindi nel suo più caotico splendore, con eventi tanto catastrofici quanto spettacolari. Le misteriose ciotole in ceramica dell’artista Alev Ebüzziya Siesbye (Untitled, 1997-2019) esprimono l’impatto schivo e silenzioso, eppure estremamente potente, che può avere un’opera d’arte. Ricordano le onde scure del mare i motivi che si insinuano sulla superficie di Sea wave (2022), il disegno a pastelli di grandi dimensioni dell’artista cinese Hu Liu, in cui rivive in chiave contemporanea lo spirito della pittura tradizionale orientale. Nel dipinto di Guillermo Kuitca (Double Eclipse, 2013), la doppia eclissi che sovrasta un paesaggio di geografie e oggetti disorganizzati pronostica la condizione del mondo. Un orso si sorprende del suo buffo riflesso nell’acqua: è un orsacchiotto (un “TedHyber”), il protagonista di tre dipinti di Fabrice Hyber.

Le sue opere mettono in evidenza i diversi punti di vista possibili sul mondo, in un’altra duplicità (o molteplicità) di interpretazioni ironiche su ciò che è reale e ciò che non lo è. Il pendolo, antico strumento scientifico concepito per tracciare la rotazione della Terra, per misurare il tempo e lo spazio e, infine, per spiegare il mondo naturale, ha ispirato la suggestiva installazione dell’artista statunitense Sarah Sze dal titolo Tracing Fallen Sky (2020). La matematica rimane al centro della riflessione con le fotografie di grandi dimensioni realizzate da Jessica Wynne, la quale presenta una serie di lavagne solcate dalle scritture dei più grandi scienziati della contemporaneità: una visione della conoscenza e la sua cancellatura.

Su richiesta speciale della Fondation Cartier, Wynne ha immortalato la lavagna del fisico Carlo Rovelli. Analogamente, il video di Jean-Michel Alberola, La Main de Cédric Villani (la conjecture de Cercignani), cattura i movimenti della mano del celebre matematico francese Cédric Villani mentre illustra la congettura di Cercignani sulla sua lavagna. Proseguendo la visita, scopriamo il lavoro di Jaider Esbell, ex attivista coinvolto nella resistenza delle popolazioni indigene dello stato del Roraima in Brasile. Esbell dipinge la visione del mondo e i miti del popolo Macuxi in un multiverso cromatico che racchiude microcosmi e macrocosmi. La presenza di David Lynch si estende in tre opere d’arte. Il progetto speciale Weather Report viene trasmesso in tempo reale nello spazio espositivo, ogni giorno alle 19.00. L’installazione Universe Coming from Zero (2011) è un’animazione caleidoscopica che mostra un catalogo di tutti gli oggetti presenti nell’universo, commissionata da Fondation Cartier per la mostra Mathematics, a Beautiful Elsewhere tenutasi a Parigi nel 2011. Infine, il film What Did Jack Do? (2017) conclude il percorso in mostra: si tratta di un film in bianco e nero ambientato in una stazione ferroviaria, dove un detective della squadra omicidi (interpretato dallo stesso Lynch) mette alle strette un sorprendente sospettato. Il caso resta tuttavia irrisolto, a rappresentazione del fatto che il mistero non termina insieme alla mostra.

PROGETTI SPECIALI: LIVE FROM MONDO REALE
La mostra si estende ben oltre i limiti fisici dello spazio espositivo con due progetti speciali Live from Mondo Reale che ne scandiranno la quotidianità per tutta la durata della 23a Esposizione Internazionale.
Weather Report di David Lynch verrà trasmesso ogni giorno in un’area della mostra. Alle ore 19.00 in punto, il regista annuncerà le previsioni del tempo dalla sua casa di Los Angeles, plasmando il presente e la sua interpretazione in un ossimoro di empirismo e immaginazione.
Sho Shibuya condividerà il suo rituale artistico quotidiano in un’ultima cornice digitale al termine dell’esposizione. Il cielo di Brooklyn osservato dalla sua finestra, dipinto sull’edizione giornaliera del New York Times e convertito in un’immagine digitale approda tra le sale della Triennale Milano. Un viaggio attraverso il tempo, da occidente a oriente, che ne enfatizza l’inesorabile scorrere, giorno dopo giorno, in una cronologia pittorica.

EXHIBITION DESIGN DI FORMAFANTASMA
Fondation Cartier ha invitato Formafantasma a realizzare gli ambienti di Mondo Reale. Prendendo spunto dal titolo evocativo della mostra, il design di Formafantasma intende rispondere a un quesito apparentemente semplice: cos’è la realtà nel contesto di un’esposizione artefatta?
Invece di aggiungere nuove pareti in gesso (sinonimo di effimerità), il progetto riutilizza quelle erette per l’esposizione precedente, suddividendo gli spazi restanti mediante l’uso di elementi cartacei. I materiali impiegati, che includono legno, mattoni, impalcature metalliche e tappeti in lana, sono in gran parte presi in prestito o riciclati e possono essere facilmente riparati e riutilizzati.
Formafantasma ha sviluppato la mostra come un esercizio di bilanciamento tra la necessità dell’arte contemporanea di esistere nell’astrazione spaziale del “cubo bianco” dei musei e le ripercussioni ecologiche della progettazione di uno spazio temporaneo.

PUBLIC PROGRAM MONDO REALE
La Fondation Cartier contribuisce al Public Program della 23a Esposizione Internazionale con una serie di conversazioni che coinvolgono artisti, autori e scienziati, proiezioni speciali e performance dal vivo.
Il 28 settembre, il regista Andrei Ujica e il teologo gesuita, giornalista e scrittore Antonio Spadaro saranno protagonisti di un dialogo pubblico a partire dal film 2Pasolini.
Il 29 settembre, il filosofo e scrittore Peter Sloterdijk converserà con Andrei Ujica sui Nature di Artavazd Pelechian.
L’11 novembre, la Soirée Nomade immaginata dal musicista Alexis Paul e dal coreografo Alessandro Sciarroni invita cori tradizionali, dai monti del Caucaso fino alle coste del Mediterraneo, per una serata d’eccezione dedicata alla voce umana nella sua natura di strumento unico e ancestrale.
Il 5 settembre a Venezia, in occasione della 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia, Isola Edipo e Giornate degli Autori omaggeranno la carriera di Artavazd Pelechian, introducendo Nature e una selezione di altri film alla presenza del regista stesso.
Ulteriori eventi verranno annunciati nel corso dell’autunno.

CATALOGO
La Fondation Cartier partecipa alle due pubblicazioni della 23a Esposizione Internazionale, curate da Emanuele Coccia ed edite da Electa. Nel libro (volume I), l’astrofisico Michel Cassé contribuisce con uno scritto intitolato All clarity comes with mystery, commissionato dalla Fondation Cartier per esplorare il tema di Unknown Unknowns. Nel catalogo (volume II) viene presentata una selezione esclusiva di testi firmati da artisti, filosofi e scienziati coinvolti nell’esposizione Mondo Reale, tra cui Sho Shibuya, Virgil Ortiz, Alex Cerveny, Misha Gromov, Formafantasma, Carlo Rovelli, una conversazione tra il premio Nobel Svetlana Aleksievič e il filosofo Paul Virilio, e una selezione di vedute della mostra.

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LA TRADIZIONE DEL NUOVO

Il Museo del Design Italiano di Triennale Milano, diretto da Marco Sammicheli, si presenta in una veste inedita e propone un progetto espositivo che, a partire dalla collezione di Triennale e dagli archivi delle passate Esposizioni Internazionali, racconta come il design italiano abbia sempre avuto un approccio coraggioso e dedicato all’esplorazione, abbia affrontato il non ancora conosciuto attraverso la ricerca. La mostra, intitolata La tradizione del nuovo, raccoglie opere, installazioni, documenti, processi creativi e sperimentazioni che hanno contribuito allo sviluppo della società toccando aspetti sociologici, commerciali, ecologici, tecnologici e culturali tra il 1964 e il 1996.

Il percorso espositivo offre ai visitatori alcune delle ricerche più significative del design italiano e li invita ad approfondirle con percorsi distinti che seguono uno sviluppo temporale – dalla 13ª Triennale Tempo Libero del 1964 alla 19ª Triennale Identità e differenze del 1996 – e uno tematico che si articola in un arcipelago di parole, fenomeni, azioni – La Gravità, Contenitori umani, Environments, ‘80s Movements, ‘90s Playground, Sinestesia e Musica – e autori che hanno favorito eventi inaspettati, dubbi, risposte, e conquiste tecniche, come Liisi Beckmann, Claudio Salocchi, Roberto Sambonet, Exhibition Design Group, Fiorucci Dxing, Alberto Meda, Clino Trini Castelli.

L’allestimento della mostra, progettato da Zaven, mette in scena materiali, metodi del design e della cultura del progetto tracciando nuovi percorsi formali e creativi per rinnovare il processo di sperimentazione e scoperta insito nella ricerca applicata al design italiano.

Tra gli autori in mostra: Bruno Munari con Davide Mosconi, Hervé Télémaque, Liisi Beckmann, Antonia Campi, Carla Accardi, Sergio Asti, Pio Manzù, Gianni Colombo, Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Claudio Salocchi, Denis Santachiara, Franco Raggi, Alberto Meda, Michele De Lucchi, Miro Zagnoli, Santi Caleca, Valerio Castelli, Giovanotti Mondani Meccanici, Gruppo Giapponese, Clino Trini Castelli, Eleonora Fiorani, Nanni Strada, Amalia Del Ponte, Cini Boeri, Cinzia Ruggeri, Jonathan De Pas Donato D’Urbino Paolo Lomazzi, Emilio Ambasz, Roberto Sambonet, Alvar Aalto, Max Bill, Antonio Calderara, Exhibition Design Group, Alchimia, Memphis, Fiorucci Dxing, Massimo Iosa Ghini, Giacomo Giannini, Guido Venturini, Stefano Giovannoni, Sylvano Bussotti, Marco Stroppa, Bruno Maderna, Luigi Nono, Renzo Piano, Cathy Berberian, Steve Piccolo, Adriano Guarnieri, Brian Eno, Giuseppe Chiari, Jasper Morrison, James Irvine, Philippe Starck, Antonio Citterio, Andries Van Onk, Marc Newson, Giacomo Giannini

I PROGETTI SPECIALI

La 23ª Esposizione Internazionale include alcuni lavori commissionati appositamente per l’occasione. Attraverso diversi approcci multidisciplinari, i progetti proposti mirano a offrire spunti di riflessione sull’ignoto che ci circonda. Dalla musica alla scienza, passando per la storia dell’arte, l’architettura e il design, i progetti speciali di questa edizione ribadiscono i concetti fondanti di Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, ampliandone i risvolti e gli orizzonti.

Francis Kéré

In un’epoca in cui si discute della possibilità di costruire edifici interi tramite le tecniche di stampa 3D, le opere di Francis Kéré alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano ricordano le tecniche e le conoscenze edilizie che hanno portato allo sviluppo tecnologico più recente, non dimenticandone la portata.

Ad accogliere i visitatori fuori dallo spazio espositivo principale è The Future’s Present, una torre alta dodici metri decorata con interpretazioni contemporanee di motivi tradizionali d’architettura vernacolare di alcune aree del Burkina Faso. La struttura coinvolge i visitatori sin dall’inizio in un’atmosfera d’esplorazione e in un vortice di immagini che parlano al passato e al futuro.

Tra i padiglioni internazionali, che quest’anno vedono un’importante rappresentazione di Paesi africani, sorge invece l’installazione Yesterday’s Tomorrow. L’installazione è composta da due pareti che si curvano l’una nell’altra per creare uno spazio appartato e invitare il visitatore a riflettere sulle grandi domande alla base della 23ª Esposizione Internazionale. Anche in questo caso, le decorazioni parietali ricordano i motivi dell’architettura vernacolare del Burkina Faso, i cui pattern raccontano le storie di chi vive in un luogo, di chi lo ha costruito e di chi lo protegge.

Infine, Francis Kéré ha progettato uno spazio di aggregazione nella caffetteria in stretta collaborazione con Lavazza Group e Triennale Milano. Under a Coffee Tree porta in mostra un’interpretazione di un albero sotto il quale le persone possono incontrarsi, proprio come il rito del caffè riunisce persone da tutto il mondo.

Alla loro base, tutti gli interventi di Francis Kéré affrontano pratiche e temi troppo spesso lasciati fuori dal mainstream, affrontati in maniera superficiale e già definita all’interno di conversazioni eurocentriche sul presente e sul futuro. Ognuna delle sue opere coinvolge tutti i sensi dello spettatore e respinge una certa pressione a guardare sempre avanti, controbilanciando con un approfondimento di una conoscenza troppo spesso trascurata e che potrebbe fare da guida negli “Unknown Unknowns” che attendono di esser esplorati.

Il corridoio rosso – Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa

L’installazione è un progetto di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa con l’allestimento di Margherita Palli e una consulenza illuminotecnica di Pasquale Mari.
Il set è la ricostruzione, estremamente realista, di un corridoio di una casa borghese del primo Novecento, dove il mistero si cela dietro a ogni porta. Entrando e uscendo dalle stanze, l’osservatore è stimolato a riflettere sui limiti della conoscenza.

Il percorso, su e giù per i tempi della storia, risale a Leonardo da Vinci, con uno studio di una luna antropomorfizzata, e scende verso i “pittori dell’immaginario”. Allora l’uomo si affaccia sui fenomeni naturali della terra o scatena la propria fantasia, fino ad accorgersi che lì sono gli abissi di quello che sarà chiamato inconscio.

L’unica uscita possibile da questo montaggio di attrazioni – dove lo spettatore è lasciato senza scampo – non potrà che essere da una tomba etrusca, mentre resterà ignoto cosa si cela dietro la porta in vetro smerigliato in fondo al lungo corridoio rosso.

Playing the Unknown -Francesco Bianconi

Una stanza buia, accessibile a due persone per volta, gioca sulla paura atavica dell’oscurità per attivare la percezione sonora dei visitatori. Al centro, la ricostruzione fedele di un Mellotron, una forma rudimentale di campionatore inventato in Inghilterra nel 1963 e molto diffuso tra gli anni ’60 e ’70 nella musica rock.

Nei Mellotron reali ogni tasto innesca un loop audio di sette secondi, in questa installazione ogni tasto fa partire una singola traccia di una canzone originale di Francesco Bianconi – musicista, scrittore e front man dei Baustelle – intitolata L’ignoto e accende un monitor sul fondo della sala. Ogni monitor contiene un loop video: un dettaglio degli abissi marini, di cui conosciamo solo il 19%. Il loop rimanda così a un ignoto “reale” e vicino, reso indecifrabile dalla sua presentazione in forma di ritaglio.

Se premute contemporaneamente, le campionature audio si animerebbero come diversi componenti di un’orchestra riproducendo per intero L’ignoto, e, simultaneamente, gli schermi illuminerebbero la stanza. Questa condizione, tuttavia, visto l’accesso limitato a due persone per volta, non potrà mai verificarsi, impedendo di fatto al visitatore di disvelare l’ignoto e i suoi misteri.

Andrea Branzi. Mostra in forma di prosa

La mostra, che avrà luogo all’interno del Teatro dell’Arte di Triennale Milano, realizza una nuova modalità espositiva del design che abbandona la fisicità degli oggetti per raccontare, attraverso il mezzo filmico, la produzione teorica e progettuale di uno dei massimi esponenti del design italiano e internazionale in una successione di eventi, progetti, immagini, testi teorici, testi in prosa e in versi.

Il mediometraggio, della durata di circa trenta minuti, introduce, insieme ad una serie di immagini, musiche e documenti di artisti, alcuni dei progetti più importanti di Andrea Branzi sviluppati in circa sessanta anni di attività. Alla base di tutto c’è un percorso che parte dalla No-stop City e procede, come le linee di Nazca, attraverso un territorio che va dagli Archizoom e i numerosi gruppi Radical di Firenze, fino alle sfide contemporanee dei nuovi rapporti tra città, agricoltura, industria e natura, su cui si innestano il design, l’arte e le relazioni umane.

Viene così riletto l’impegno di un intellettuale capace di anticipare e interpretare le recenti trasformazioni della civiltà occidentale, segnate dalla crisi della modernità e indirizzate verso gli aspetti più complessi e indecifrabili della postmodernità: un racconto diviso in parti frammentarie e separate che parte dall’assunto che l’esistenza non ha mai uno sviluppo lineare, ma attraversa stagioni tra loro disomogenee.

Alchemic Laboratory – Ingrid Paoletti

Il laboratorio alchemico è un luogo esperienziale che invita a mettere in discussione il concetto di materia. Il laboratorio è di colore giallo: giallo come quello della natura – che serve per attrarre l’impollinazione –, giallo come le luci che proteggono dalla radiazione diretta i sensori di micro-elettronica e, infine, citrinas – giallo limone – come uno dei quattro colori della trasmutazione alchemica.

Tendiamo a pensare alla trasformazione della materia come processo scientifico lineare e prevedibile, ma cosa succede se sfumano i confini tra naturale/artificiale, vivo/inerte, estrattivo/cresciuto? Una serie di crisi – energetica, ambientale, sanitaria, sociale – ci ha impartito un’amara lezione: la natura può essere indisponibile e non rispondere ai nostri desideri. Allora se perdiamo la padronanza del processo, se crediamo in una nuova cultura materiale consapevole, se la materia fa valere le sue ragioni progettuali, si apre la strada all’immaginazione, all’inaspettato, alla vitalità che crea.

La 23ª Esposizione Internazionale include alcuni lavori commissionati appositamente per l’occasione. Attraverso diversi approcci multidisciplinari, i progetti proposti mirano a offrire spunti di riflessione sull’ignoto che ci circonda. Dalla musica alla scienza, passando per la storia dell’arte, l’architettura e il design, i progetti speciali di questa edizione ribadiscono i concetti fondanti di Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, ampliandone i risvolti e gli orizzonti.

1923: Past Futures

Nel corso degli anni, le Esposizioni Internazionali hanno raccontato importanti cambiamenti socio-culturali, spesso anticipando tendenze e innovazioni epocali, come le edizioni dedicate a temi quali il Tempo libero (13ª Triennale, 1964) o Il grande numero (14ª Triennale, 1968).

In vista del centenario della fondazione dell’istituzione che si terrà nel 2023, l’esperienza in realtà virtuale 1923: Past Futures consente di ricreare “futuri passati” e propone un viaggio nel tempo per scoprire la storia delle Esposizioni Internazionali. La narrazione diacronica, tra salti temporali, attraversa un secolo di storia di Triennale – dal 1923 a oggi – dando vita a un’esperienza immersiva. Un percorso che ci permette di partecipare alle proteste del Sessantotto, di visitare gli spazi del Palazzo dell’Arte nella sua concezione originaria e di entrare nei pensieri dell’architetto Giovanni Muzio.

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23ª Esposizione Internazionale
15 luglio – 11 dicembre 2022
Triennale Milano

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