Francesca Nobile è uno spirito guida e per farlo usa la sua pittura, un’esplosione sensoriale fatta di continui intrecci di colore, corpo e memoria.
La sua arte, intrisa di femminilità e poesia, evoca immagini di fiori, corpi e simbologia che popolano un “giardino misterioso”. Un luogo dell’anima, intimo e prezioso in cui meditare e spingersi con il pensiero e la creatività alla ricerca della semplicità e bellezza del cuore.
Una sensibilità spirituale e al tempo stesso molto fisica che richiama le sue origini siciliane, in cui ogni gesto è una parte integrale di un processo di esplorazione e autenticità.
Le abbiamo chiesto di farci entrare nel suo giardino delle meraviglie per scoprire cosa c’è oltre… Ecco il nostro viaggio!
L’INTERVISTA
C’è molta femminilità e poesia nelle tue opere. Fiori e corpi che popolano un giardino misterioso? Cosa c’è in questo giardino e soprattutto oltre?
Oltre c’è la mia voglia di ricerca di spingermi al di là del mondo manifesto pur essendo molto radicata e presente, ma c’è anche voglia di tornare e ricordare di restare nella semplicità e bellezza del cuore, di essere una voce che sia da stimolo affinché anche altri possano sentire gioia nel fare ciò che amano.
Colore e corpo sono memoria di un passaggio – scrivi nel tuo statement. Come il corpo e il colore entrano nella tua ricerca artistica?
Essendo una persona spirituale ma anche molto fisica sento la necessità e la voglia di attraversare le cose senza mai risparmiarmi, per questo ci metto tutta me stessa, anima e cuore.
Ci vuoi raccontare come nasce la serie dei tuoi dipinti “Fazzoletti” dedicata a tuo padre?
È una storia semplice: ero in macchina col raffreddore con degli amici, chiedo a uno di loro di passarmi un fazzoletto di carta che aveva sotto mano.
Così mi appare tutta la forza del gesto che mio papà faceva per consolarmi dalle lacrime o dal raffreddore, cioè quello di passarmi un fazzoletto di stoffa, pulito, profumato, stirato e morbido che gli restituivo pieno di muco e lacrime e che lui riponeva nella sua tasca come se fosse ancora pulito.
Ho voluto omaggiare questo ricordo con la serie di fazzoletti “liquid death”. È stato un atto catartico che ha trasformato emozioni di dolore in gioia.
Sui social fai spesso parte dei tuoi lavori. È una scelta di marketing di qualche social media manager? È una estensione performativa della tua arte? O semplicemente è giusta vanità?
É una estensione performativa della mia arte data dal mio vissuto, dal percorso con lo yoga e dunque col corpo fisico, dettata sempre anche dalla necessità di affrontare e di entrare dentro alle cose anche fisicamente.
Riguardo alla “giusta vanità” credo che lavorare e rispettare il corpo fisico sia una scelta che richiede grandi sacrifici quindi la bellezza che può emergere è il riflesso di un lavoro interiore fatto per accettare e onorare il corpo che mi è stato prestato qui.
Se come scelta di marketing può funzionare, nel rispetto del mio sentire e senza nuocere a nessuno, perché no!
Oltre a essere artista, sei anche insegnante di yoga. Qual è il valore aggiunto chela disciplina dello yoga dà alla tua arte e viceversa?
Vivo entrambe le cose con lo stesso spirito, sono i canali di comunicazione col mondo che sento di più.
Se dovessi definirti in terza persona, come ti descriveresti?
Mi descriverei come una persona che ha trovato il suo posto nel mondo.
Se dovessi scegliere tre parole chiave per definire la tua arte quali sarebbero?
Essenza, natura, energia.
Potresti elencare i tuoi cinque artisti preferiti di tutti i tempi?
Claude Monet
Anselm Kiefer
Mark Rothko
Cy Twombly
Auguste Rodin
Cosa è per te l’estetica?
Per me è quella percezione data dal vedere o sentire qualcosa che mi emoziona e che risuona in me.
Ricordi la prima mostra che ha illuminato la tua visione artistica? E l’ultima?
La prima è stata la mostra di Van Gogh ad Amsterdam. L’ultima è stata la retrospettiva dedicata a Mark Rothko alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi.
C’è un desiderio artistico che non hai ancora esaudito?
Per la mia arte desidero sempre purezza e riconoscimento nel mondo.
Cosa pensi dell’intelligenza artificiale applicata all’arte? Può la tecnicità superare la creatività?
Penso che siano due cose diverse come il fazzoletto di carta e quello di cotone.
Non è che uno supera l’altro.
Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? E soprattutto, cosa hai fatto?
Uno dei miei promemoria è quello di cercare di rimanere in uno stato di meraviglia, come quello di un bambino che vede qualcosa per la prima volta, così nonostante la conoscenza e le esperienze che mi hanno portato a essere ciò che sono, questo promemoria mi aiuta a restare presente. Non è sempre facile o immediato, ma sono in cammino.
Se facessi uno studio visit nel tuo studio cosa troverei? Natura, tecnologia, opere di altri autori?
Troveresti un tappeto di colori perché disporrei alcune opere sul pavimento del mio studio per farci entrare dentro anche te, come quando nel film Mary Poppins si prendono per mano ed entrano tutti dentro un quadro con un salto.
Se fossi la direttrice di una rivista d’arte, chi vorresti che comparisse in copertina? E perché?
Ovviamente Francesca Nobile!
Ti sono piaciute le domande? Ne ho dimenticata una che avresti voluta ti facessi?
Avresti forse potuto chiedermi qualcosa in più sulla tecnica e sul tipo di colori che utilizzo, ma va bene così. Mi piace rispondere alle domande e mi son piaciute molto, è come un gioco per me!
L’ARTISTA
FRANCESCA NOBILE – Modica (Ragusa), 1980
Pittrice multidisciplinare, performer e insegnante di yoga, con un background nel campo delle pratiche filosofiche orientali finalizzato alla meditazione e alla crescita personale ed artistica.
Nel 2004 si laurea con massimo dei voti e lode in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze presentando una tesi su Anselm Kiefer.
Nel 2006 consegue il Master in “Fashion Design and Concept Brand Image” presso l’Istituto Polimoda a Firenze, lavorando per la Maison Coveri, Ermanno Daelli e Marella Ferrera.
Nel 2007 frequenta il Biennio Specialisti- co in Progettazione Grafica all’Accade- mia di Belle Arti di Catania.
Le sue pratiche Yoga uniscono arte, danza e musica, generando un sincretismo di sperimentazioni sensoriali, ma soprattutto spirituali. Tutti i suoi lavori sono quindi il disvelamento figurativo di questo suo modo di essere e sentire.
LA GALLERY
WEB & SOCIAL
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