IACOPO BRUNO

Intervista – IACOPO BRUNO – la raffinata arte dell’illustrazione

Iacopo Bruno da anni è l’autore di straordinari disegni e affascinanti copertine di oltre 500 fra racconti, romanzi e collane per ragazzi, pubblicati in Italia e nel mondo. Con una passione per i “classici”.

Come si diventa illustratori?

Io ho sempre disegnato. Mio padre, che era architetto e disegnava benissimo, è stato il primo a mettermi una matita in mano farmi scoprire la magia del disegno. Mentre invece mia mamma, che disegnava malissimo, mi ha sempre sostenuto e mi regalava i colori regalandomi ad ogni occasione colori e materiale da disegno. La somma di queste due aspetti mi ha portato a continuare, disegnare era la mia zona di comfort, mi faceva stare bene. Poi sono diventato veramente un illustratore, cosa che nemmeno mi passava per la testa. Inizialmente mi piaceva dipingere, soprattutto durante il periodo degli studi. L’illustrazione invece è arrivata molto dopo e quasi per caso.

E la svolta c’è stata quando?

Quando mia moglie mi ha regalato un catalogo di illustratori per bambini che erano stati dati alla della Fiera del libro per Ragazzi di Bologna. Era il catalogo di un concorso che si tiene ogni anno e questa cosa mi ha affascinato. Ho cominciato così. E L’anno dopo ho partecipato presentando delle illustrazioni dedicate a Peter Pan e sono stato selezionato e ammesso a questa Fiera con delle mie illustrazioni. Devo quindi dire grazie a mia moglie Francesca Leoneschi che è sempre stata la mia Art Director personale e con la quale in seguito ho abbiamo fondato a Milano ora anche lo studio di grafica e illustrazione, The World of Dot.

Cosa serve ad illustratore: soprattutto un gran talento oppure una fervida fantasia?

La fantasia probabilmente. Penso serva una fantasia continuamente alimentata dalla ricerca, di visioni, dalla curiosità. Io guardo il cinema, il teatro, la grafica, studio le insegne dei vecchi negozi, la grafica delle vecchie confezioni le scatole di biscotti della nonna, le vecchie pubblicità, e la mia fantasia è lì, si alimenta di questa ricerca.

L’opera che ha illustrato alla quale si sente più legato?

Un classico. Sono molto legato alle illustrazioni del Canto di Natale di Dickens edito da Rizzoli, perché ha rappresentato una svolta nel mio lavoro. Dal Canto di Natale in poi ho ripreso a colorare le mie tavole a mano e non più digitalmente. Anche perché io amo proprio i classici. Alcuni li ho illustrati e altri forse non li illustrerò mai ma mi piace pensare di poterlo fare prima o poi.  Sono i classici che appartengono alla mia formazione, come Ventimila leghe sotto i mari, Lo Schiaccianoci, Viaggio al centro della Terra, Pinocchio e tanti altri.

Qualcuno ha scritto che, per i libri, lei è una sorta di sarto. Che vuol dire?

Loris Cantarelli che cura un blog/archivio di illustratori mi ha chiamato così perché dice che vesto i libri con abiti che usano ogni spazio per raccontare con le immagini. Una delle prime volte che ho avuto la possibilità di farlo è sicuramente stato con la serie una serie di libri di Pierdomenico Baccalario della collana edito dal Battello a vapore dedicata ad Ulysses Moore. L’editore mi aveva dato carta bianca, cioè progettare tutto il libro. non solo la copertina ma tutto, anche i risguardi e il dorso. Non mi sono risparmiato illustrando oltre alla copertina il dorso, la quarta, le alette, la plancia, i risguardi e tutti gli spazi interni al libro dove le immagini potevano raccontare parallelamente alla scrittura. Questo lavoro, di sartoria artistica su un libro, di rivestimento, è piaciuto tantissimo. La serie è andata benissimo vendendo in tutto il mondo e per Cantarelli sono diventato il sarto dei libri.

Quanti libri hanno visto finora la presenza di sue illustrazioni?

Non saprei, sicuramente però più di 500. In Italia e all’estero.

L’ultimo lavoro eseguito?

Un albo illustrato scritto da Sarah Nelson e pubblicato da Candlewich Press, Birth of the Bicycle: A Bumpy History of the Bicycle in America 1819–1900, dedicato alla nascita e alla diffusione della bicicletta negli Stati Uniti e uno scritto da Sue Ganz Schmitt pubblicato da Calkins Creek, Skybound! Starring Mary Myers as Carlotta daredevil aeronaut and scientist, che racconta le avventure della prima donna meteorologa americana a salire su una mongolfiera. Entrambe i libri sono stati selezionati dalla Society of Illustrator di New York per la mostra concorso The Original Art 2024.

È il suo primo libro solo per il mercato editoriale americano? E come mai la bici?

Ho illustrato molti libri usciti in lingua inglese negli Stati Uniti. Ho illustrato Bartali’s Bicycle, the true story of Gino Bartali, Italy’s secret hero scritto da Megan Hoyt e che è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 2021 da Harper Collins Publishers e l’anno dopo anche in Italia sempre da Harper Collins. Racconta la storia di un ciclista amatissimo non solo per il suo talento sportivo, ma anche per la sua umanità divenuto “Giusto tra le nazioni”. Ulteriore testimonianza di come intorno a una bici ci sia tutto un mondo da scoprire. Nel 2019 ho vinto il Texas Bluebonnet Award con l’albo Sergeant Reckless the true story of the little horse who became a hero scritto da Patricia McCormick e pubblicato da Balzer + Bray.

Ma come si arriva a lavorare per editori americani?

Il lavoro di Francesca mi ha portato a New York e grazie ad un incontro casuale in metropolitana con una collega americana ho avuto l’occasione di mostrare il mio lavoro ad editori americani e le porte dell’editoria statunitense si sono aperte, le prime collaborazioni iniziate con Simon & Schusters nel 2010 si sono consolidate quando con grandi case editrici sono arrivate e nel 2013 la Society of Illustrators di New York incluse Scary Tales di James Preller disegnato da me fra i 100 libri meglio disegnati dell’anno. In seguito la serie scritta da Soman Cainani e pubblicata da Harper Collins Publishers The school for good and evil mi ha dato sicuramente molta visibilità.

Differenze nel lavoro fra Italia e Stati Uniti?

Negli Stati Uniti l’editore ha di solito le idee molto chiare sul target del libro e sull’impostazione da dare alla copertina e ti sceglie a ragion veduta. E poi lì vige il culto della programmazione, per cui si lavora con più tempo a disposizione. Penso che le principali differenze siano dovute alla differenza di dimensioni del mercato. Quello americano è sicuramente un mercato molto più ricco, molto ben organizzato, e con le idee molto chiare. Per un illustratore significa quindi lavorare con più tranquillità e nei tempi giusti. Il mercato italiano richiede più sforzo e ingegno e a volte meno gratificazioni in tempi sempre molto stretti ma non per questo mancano occasioni per fare un buon lavoro.

Cosa c’è ora nel cassetto di Iacopo Bruno illustratore?

La voglia di progettare e illustrare libri miei. A questo proposito le posso dire che abbiamo in lavorazione un libro completamente realizzato da me e Francesca Leoneschi. Lo abbiamo scritto a quattro mani e insieme cureremo grafica e illustrazioni. Bisognerà aspettare la primavera del 2025 per vederlo nelle librerie francesi. Sono certo che varrà la pena aspettare.

ph: Claudio Moschin

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