“Siamo Foresta” è il titolo della nuova mostra di Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain.
Un nuovo progetto espositivo (il sesto), realizzato nell’ambito del partenariato tra Triennale Milano e la Fondazione, che indaga il concetto di foresta e di salvaguardia dell’ambiente.
Oltre il 70% delle opere in mostra proviene dalla collezione della Fondation Cartier pour l’art contemporain e racconta in particolare la storia del rapporto che la fondazione ha instaurato da tempo con artisti di alcune comunità indigene dell’America Meridionale.
L’incontro con questi mondi estetici e metafisici, indigeni e non, è stata l’occasione per dare vita a nuovi progetti artistici, opere inedite e talvolta collaborazioni inaspettate. Infatti, anche in questo progetto espositivo, sono incluse numerose nuove creazioni, pensate appositamente per Siamo Foresta.
Che siano appassionati osservatori della diversità vegetale e animale della foresta in cui vivono, o che risiedano in città, affascinati dalla realtà della foresta, gli artisti in mostra dialogano su un tema comune: la necessità di ripensare il ruolo dell’uomo all’interno dell’universo dei viventi.
“Siamo Foresta mette in scena un dialogo senza precedenti tra pensatori e difensori della foresta; tra artisti indigeni – dal New Mexico al Chaco paraguaiano passando per l’Amazzonia (Brasile, Perù e Venezuela) – e artisti non indigeni (Brasile, Cina, Colombia e Francia) (…). Siamo Foresta trae la sua ispirazione da una comune visione estetica e politica della foresta come multiverso egualitario di popoli viventi, umani e non umani, e come tale offre una vibrante allegoria di un mondo possibile al di là del nostro antropocentrismo. Fin dalle sue origini, la tradizione occidentale ha diviso e gerarchizzato gli esseri viventi secondo una scala di valori di cui l’essere umano costituisce l’apice.
Questa supremazia dell’umano ha progressivamente allontanato l’umanità dal resto del mondo vivente, aprendo così la strada a tutti gli abusi di cui la distruzione della biodiversità e la catastrofe climatica contemporanea sono il risultato. La filosofia delle società indigene americane, invece, ritiene che gli esseri umani e i non umani – animali e piante – pur distinguendosi per l’aspetto dei loro corpi, siano profondamente uniti dalla stessa sensibilità e intenzionalità.
Per loro, quindi, le comunità umane e non umane costituiscono un complesso multiverso di popoli che convivono, su un piano di uguaglianza e a costo di compromessi reciproci, all’interno di una stessa entità vasta e vivente, la ‘terra-foresta-mondo’.
È in nome di questa preoccupazione relativa all’uguaglianza tra i viventi e del riconoscimento della porosità dei confini che apparentemente li distinguono – contrariamente, quindi, all’idea di qualsiasi supremazia umana – che gli artisti qui presentati si sono riuniti.” Spiega Bruce Albert, antropologo e co-direttore artistico della mostra.
Da una parte, la foresta non è più uno spazio estraneo alla città e alla cultura, ma il luogo in cui si celebra l’incontro tra le culture. D’altra parte, è attraverso l’arte che diverse culture possono dialogare e trasformarsi reciprocamente: l’esposizione racconta le influenze che le popolazioni autoctone dell’area amazzonica e non solo, hanno esercitato sulle culture visive non autoctone. Lo spazio espositivo diventa il luogo in cui le arti indicano la strada per ripensare diversamente il pianeta e il suo futuro.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso in mostra si dipana lungo diversi nuclei espositivi e tre incontri tra artisti autoctoni e non, che hanno generato dialoghi e opere inedite: Sheroanawe Hakihiiwe, Yanomami venezuelano, e il francese Fabrice Hyber, che hanno lavorato insieme nella primavera del 2023; Adriana Varejão di Rio de Janeiro e Joseca Mokahesi, yanomami del Brasile, nel 2003; e la recentissima collaborazione tra Ehuana Yaira, yanomami brasiliana,
e Cai Guo-Qiang di origine cinese. Questi tre momenti hanno permesso uno scambio generoso tra mondi solitamente lontani
Siamo Foresta è arricchita da una pubblicazione dedicata, contenente la documentazione iconografica del percorso espositivo, e da una guida con attività esplorative per bambini che approfondisce i contenuti delle opere, insieme a una serie di workshop tra le sale espositive.
GLI ARTISTI IN MOSTRA
Fernando Allen (Paraguay), Efacio Álvarez (Nivaklé, Paraguay), Cleiber Bane (Huni Kuin, Brasile), Cai Guo-Qiang (Cina), Johanna Calle (Colombia), Fredi Casco (Paraguay), Alex Cerveny (Brasile), Jaider Esbell (Makuxi, Brasile), Floriberta Fermín (Nivaklé, Paraguay), Sheroanawe Hakihiiwe (Yanomami, Venezuela), Aida Harika (Yanomami, Brasile), Fabrice Hyber (Francia), Morzaniel Ɨramari (Yanomami, Brasile), Angélica Klassen (Nivaklé, Paraguay), Esteban Klassen (Nivaklé, Paraguay), Joseca Mokahesi (Yanomami, Brasile), Bruno Novelli (Brasile), Virgil Ortiz (Cochiti Pueblo, Nuovo Messico, Stati Uniti), Santídio Pereira (Brasile), Solange Pessoa (Brasile), Brus Rubio Churay (Murui-Bora, Perù), André Taniki (Yanomami, Brasile), Edmar Tokorino (Yanomami, Brasile), Adriana Varejão (Brasile), Ehuana Yaira (Yanomami, Brasile), Roseane Yariana (Yanomami, Brasile), Luiz Zerbini (Brasile)
PUBLIC PROGRAM
La mostra Siamo Foresta è accompagnata da un ricco Public program a cura del filosofo italiano Emanuele Coccia, che sottolinea i punti di forza e le originalità della mostra. Giovedì 22 giugno dalle ore 17.00 alle 20.00, per festeggiare l’apertura dell’esposizione e celebrare l’ampia varietà di linguaggi espressivi, ispirazioni e argomenti di Siamo Foresta, 13 tra i 27 artisti in mostra, presenti a Milano, incontreranno i Direttori Artistici ed Emanuele Coccia, per una conversazione aperta al pubblico. Il programma di incontri proseguirà in autunno.
SCORE
OPERE: 8,00 – Le opere dei 27 artisti, provenienti da Paesi, culture e contesti diversi, per lo più latinoamericani e molti dei quali appartenenti a comunità indigene sono grandi tele, piccole tele, colore, immagini della natura, rappresentazioni ancestrali, simboli, totem, alberi, segni, scenari.
Un caleidoscopio di arte allo stato puro che colpisce per la sua naturalezza e immediatezza. Lo spirito della foresta che prende forma artistica.
ALLESTIMENTO: 8,00 – L’Allestimento creato dall’artista Luiz Zerbini è funzionale e immersivo. I due saloni della Triennale si sono vestiti di colori, atmosfere e anche suoni Amazonici. Due corridoi verdi, con piante, sabbia, conchiglie e disegni aprono una visione sullo spirito della foresta facendoci immergere in un luogo segreto da proteggere e preservare.
Non male anche la gestione della luce che giunge dai finestroni in alto che è stata colorata da filtri cromatici che creano inaspettati riflessi e giochi di luce naturale quasi come arcobaleni creati dall’umidità nelle foreste amazzoniche. Zerbini è riuscito a permette alla foresta, con i suoi elementi e ritmo vitale, di fare il proprio ingresso nelle sale di Triennale Milano.
CURATELE E CONCEPT: 8,00 – L’idea della mostra nasce da un lavoro congiunto tra Sheroanawe Hakihiiwe e
Fabrice Hyber ed è raccolto dalla Direzione Artistica dell’antropologo Bruce Albert e del Direttore Generale Artistico della Fondation Cartier Hervé Chandès che sono riusciti a registrare ed amplificare un grido di rivendicazione di artisti indigeni e non indigeni che pensano l’unità del pianeta attraverso l’idea di foresta. Una argomentazione forte e attuale che trova la sua visione e concretizzazione artistica nella selezione delle opere presenti in mostra.
CATALOGO: n.c -Non ho avuto modo di vederlo.
COMPLESSIVO: 8,00 – La foresta-artistica raccontata negli spazi della Triennale è ricca di dettagli e stimoli che accendono la riflessione sulle tematiche ambientali e sul ruolo della foresta come elemento indispensabile anche del nostro tempo. Una immersione in un mondo magico, speciale e naturale che riprende vita attraverso i manufatti degli artisti. Un respiro artistico da preservare e soprattutto comprendere fino in fondo.
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INFO
SIAMO FORESTA
22 giugno – 29 ottobre 2023
Triennale Milano
viale Alemagna 6
www.triennale.org