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Intervista – KATERYNA SERDIUK: con Subjektiv l’arte torna umana, emotiva e accessibile

Da ex investment banker a pioniera di una nuova cultura della sensibilità: Kateryna Serdiuk è la mente dietro Subjektiv.art, la start up che ha come mission quella di ridefinire il modo in cui le persone scoprono, vivono e collezionano arte.

Lanciata all’inizio del 2025 e già sostenuta dal Google for Startups Ukraine Support Fund, Subjektiv nasce dal desiderio di abbattere le barriere tra artista e pubblico, restituendo all’arte il suo linguaggio più autentico: quello dell’emozione.

In un panorama dominato da algoritmi e logiche di mercato, Serdiuk propone un modello radicalmente diverso — un ecosistema in cui la scoperta è guidata dall’intuizione e dalla connessione umana, non dai dati.
Non un semplice marketplace, ma un movimento che unisce trasparenza, inclusione e sensibilità: su Subjektiv, ogni opera diventa un organismo vivente, capace di evolversi con chi la possiede, di raccontare storie, di creare legami.

Dalle esperienze immersive di Parigi, Londra e Kyiv, alla costruzione di una community globale di artisti, collezionisti e appassionati, Subjektiv ambisce a riportare l’arte “fuori dal piedistallo e dentro la vita di tutti i giorni”.

Ne abbiamo parlato con Kateryna Serdiuk, che ci ha raccontato come la sua esperienza nella finanza si sia trasformata in un progetto culturale dirompente, dove emozione, fiducia e bellezza tornano al centro del valore.

Kateryna Serdiuk

L’INTERVISTA

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Kateryna Serdiuk

Kateryna, da ex banchiera d’investimento a “cultural disruptor”: cosa ti ha spinto a lasciare la finanza per creare Subjektiv?

A un certo punto i numeri hanno smesso di avere significato. In finanza tutto è misurato, eppure ciò che dà valore alla vita è spesso ciò che non può essere quantificato. Quando è iniziata la guerra, questa consapevolezza è diventata urgente. Volevo costruire qualcosa che riportasse umanità, emozione e bellezza nell’esperienza quotidiana.
Da questa ricerca è nata Subjektiv: un modo per riconnettere le persone al linguaggio emotivo dell’arte, al di fuori delle istituzioni e del mercato. È una piattaforma, ma anche una dichiarazione: il sentire è importante quanto la logica.

Qual è stata l’ispirazione iniziale dietro Subjektiv e come hai individuato la necessità di un approccio più diretto e umano al collezionismo d’arte?

Il mondo dell’arte spesso appare chiuso – pieno di barriere, codici e gerarchie che allontanano le persone dall’esperienza diretta. Io volevo eliminare quella distanza.
Subjektiv è nata da una domanda: e se la scoperta dell’arte fosse personale, emotiva e intuitiva, come una conversazione e non una transazione? Abbiamo creato un sistema in cui ogni opera è legata al percorso e alla storia del suo autore, e dove chi la guarda può riflettere su ciò che prova. Così il collezionismo diventa un dialogo umano, non un meccanismo di mercato.

Quanto della tua esperienza nel mondo finanziario ti è servito per costruire una piattaforma culturale come Subjektiv?

La finanza mi ha insegnato come funzionano i sistemi – e come falliscono quando dimenticano le persone. Applico la stessa struttura analitica a Subjektiv: costruire trasparenza, fiducia ed equità nel modello.
Il mercato dell’arte spesso manca di questi principi. Il mio background finanziario mi ha aiutato a progettare un sistema trasparente di prezzi e royalties, in modo che gli artisti possano beneficiare nel tempo. Ma, a livello emotivo, mi ha anche insegnato come si crea il valore: il vero valore non è speculativo ma vissuto, e non nasce mai in isolamento.
Proprio come nel mercato finanziario, anche in quello creativo esistono più ruoli (artista, acquirente, esperto) che, se incentivati con premi corretti e giusti, facilitano una crescita organica. La struttura giusta è fondamentale per far funzionare bene il sistema.

La piattaforma mira a eliminare gli intermediari e abbattere le barriere: in che modo questo cambia l’esperienza della scoperta e dell’acquisto di un’opera?

Cambia tutto. Nel momento in cui si elimina la paura del giudizio o dell’esperto, si libera la possibilità di scegliere un’opera in base a ciò che si prova, non in base a ciò che qualcuno ritiene possa aumentare di valore.
Questo è il cuore di Subjektiv: dare alle persone il potere di fidarsi dei propri occhi, dei propri sentimenti, delle proprie emozioni – e non dell’opinione del mercato.
Per gli artisti è una liberazione: possono connettersi direttamente con chi prova qualcosa per le loro opere. Per i collezionisti è intimità: scoprire opere che rispecchiano ciò che sono, non ciò che gli altri dicono che dovrebbero ammirare.

Su Subjektiv l’arte è considerata un’entità “vivente”, con una storia e una tracciabilità: perché è importante raccontare la storia di un’opera anche dopo la sua vendita?

Perché l’arte non finisce con la vendita: continua la sua vita nello spazio di chi la possiede, nel suo umore, nelle sue riflessioni. Quella continuità è essenziale.
A ogni opera forniamo una traccia digitale: la storia della sua creazione, le parole dell’artista e le riflessioni dei collezionisti. Così la proprietà diventa custodia. Ogni vendita estende la storia, creando una provenienza vivente, tanto emotiva quanto storica.

In che modo la piattaforma rende il collezionismo più inclusivo e democratico, soprattutto per chi si avvicina all’arte per la prima volta?

Eliminando l’intimidazione. Abbiamo sostituito l’“asta” con la “riflessione”. Su Subjektiv non serve conoscere la teoria, basta sentire.
Il processo di scoperta è basato sull’umore: si può esplorare in base a ciò che si prova, non solo per prezzo o categoria. Presentiamo opere di artisti contemporanei emergenti a prezzi accessibili, così il collezionismo diventa meno una questione di status e più di connessione emotiva.
Per noi inclusività significa dare a tutti la fiducia di dire: questa opera mi parla, e questo basta.

Subjektiv ha già organizzato eventi dal vivo a Parigi, Londra, Kiev e Lisbona: quanto sono importanti gli incontri di persona per costruire una comunità artistica?

Fondamentali. Vediamo gli strumenti digitali solo come mezzi per favorire la connessione fisica. Ecco perché ci occupiamo solo di arte materiale. Vogliamo creare comunità di collezionisti che si fondano sulla presenza e sul sentire, più che sul parlare e interpretare.
I nostri eventi ruotano attorno a The Art of Encounter – esperienze immersive e sensoriali dove gli ospiti si fermano, riflettono e parlano di ciò che provano. Non sono mostre tradizionali: sono spazi curati per la connessione umana attraverso l’arte.

Come vedi l’evoluzione del rapporto tra artisti e collezionisti grazie a Subjektiv? Pensi possa cambiare le dinamiche tradizionali del mercato dell’arte?

Assolutamente sì. Il mercato tradizionale è transazionale; Subjektiv è relazionale.
Sulla nostra piattaforma, artista e collezionista si incontrano direttamente, senza filtri istituzionali. Col tempo questo genera rispetto reciproco e comprensione. I collezionisti seguono i percorsi degli artisti, gli artisti vedono come le loro opere vivono negli spazi delle persone. Questo scambio emotivo potrebbe spostare radicalmente il mercato dalla speculazione al sentire condiviso.

In un mondo digitale dominato dagli algoritmi, quanto è difficile proporre un approccio più intuitivo e umano?

È al tempo stesso la sfida e la nostra missione. Gli algoritmi sono efficienti ma limitanti: ci privano della libertà. In Subjektiv usiamo la tecnologia per guidare, non per imporre – per aiutare le persone a scoprire l’arte attraverso stati d’animo, riflessioni e risonanze emotive.
La chiave è l’equilibrio: la precisione dei dati unita all’imprevedibilità del sentire. Il nostro approccio non è anti-digitale, è pro-umano.

Quali sono i prossimi passi per Subjektiv? Ci sono nuovi mercati, funzioni o collaborazioni in arrivo?

Ci stiamo espandendo in Europa, consolidando la nostra presenza nei mercati esistenti.
Sul piano tecnologico, stiamo lavorando a funzioni che permettano ai collezionisti di costruire profili personali e mostrare le proprie collezioni in digitale. È un altro passo verso una proprietà dell’arte più trasparente, espressiva ed emotivamente significativa.
Collaboriamo anche con interior designer e curatori per creare selezioni che mostrino come l’arte vive, non solo come appare.
Stiamo ripensando il percorso dell’utente per rendere l’incontro con l’arte ancora più diretto.
E sì, stiamo per lanciare le Gift Card: un modo per regalare arte alle persone a cui siamo legati nella vita reale, invitandole a intraprendere un viaggio con l’arte.

Se dovessi descrivere Subjektiv in una frase, non in termini di business ma di impatto culturale e sociale, quale sarebbe?

Subjektiv è il luogo che riporta l’arte giù dal piedistallo e dentro le nostre vite quotidiane, invitandoci tutti ad appartenere.

Chi sono i tuoi artisti preferiti?

È impossibile nominarne uno solo. Alcuni dei miei preferiti:
Myroslava Pervalska
Les8sel
Artem Andreichuk

Puoi indicarci tre artisti emergenti sulla piattaforma da tenere d’occhio?

Certo:
Maks Mazur
Mysterious Easel
Edmond Lib
Ognuno di loro incarna ciò che Subjektiv rappresenta: arte che è umana, non automatizzata.

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? E soprattutto, cosa hai fatto?

Beh, questa startup per me è un’esperienza di assoluta novità: tutto ciò che faccio è per la prima volta ☺
Su un piano più personale, mi sono avvicinata alla fotografia. Mi piace molto stare dietro l’obiettivo, osservare più da vicino il mondo, incorniciarlo per concentrare l’attenzione sulla sua bellezza. Sono diventata molto più acuta visivamente dopo l’incidente d’auto in cui sono rimasta coinvolta (forse la commozione cerebrale ha influito su questo).
Cerco di catturare una presenza umana silenziosa – o la sua assenza.

WEB & SOCIAL

https://subjektiv.art/
https://www.instagram.com/katerynagoniuk/

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