Con “who wouldn’t want to live in a fantasy”, Aniela Preston inaugura non solo il suo secondo solo show da Lupo Lorenzelli, ma anche l’apertura del nuovo spazio della galleria in via Borsieri 29.

La pratica di Preston si innesta con lucidità nelle tradizioni visive medievali, rinascimentali e manieriste, trattandole come un archivio instabile più che come un canone intoccabile. Iconografie sacre, strutture devozionali, architetture arcaiche e menagerie simboliche vengono rianimate mediante un uso postmoderno della citazione, dove l’autorità della storia dell’arte è al tempo stesso invocata e sottilmente sabotata. L’influenza del Surrealismo e della Pittura Metafisica non è mai mimetica: agisce come una grammatica del dislocamento, uno strumento per costruire mondi apparentemente coerenti ma internamente perturbati.
Al centro delle nuove opere compaiono animali esotici e specie minacciate, collocate all’interno di ambienti che ricordano reliquiari, teche museali o spazi liturgici. Luoghi concepiti per proteggere, ma che finiscono per rivelare una dimensione claustrofobica, quasi carceraria. È in questa ambiguità — tra cura e controllo, salvaguardia e possesso — che la pittura di Preston trova la sua tensione più incisiva. La natura viene venerata, ma solo a patto di essere contenuta, organizzata, resa contemplabile.
La seduzione cromatica gioca un ruolo chiave. Le superfici sono levigate, i colori luminosi, la composizione rigorosa. L’attrazione visiva è immediata, quasi ipnotica. Eppure, a uno sguardo più attento, l’armonia si incrina. Le scene, lungi dall’offrire conforto, rivelano una sottile inquietudine: la bellezza diventa il velo dietro cui si consuma la violenza sistemica di una civiltà che estetizza la natura mentre ne accelera la scomparsa. La fantasia, in questo senso, non è evasione, ma un campo di forze dove convivono reverenza ed estrazione, desiderio e distruzione.
who wouldn’t want to live in a fantasy rifiuta ogni promessa escapista. La fantasia è qui un prisma critico, un dispositivo di intensificazione del reale. Le opere funzionano come specchi deformanti della condizione contemporanea, amplificando le nostre contraddizioni ecologiche, culturali e psicologiche. La domanda implicita — se la fantasia sia rifugio o sintomo — rimane volutamente aperta, lasciando lo spettatore in uno stato di sospensione riflessiva.
Nel contesto dell’inaugurazione del nuovo spazio di Lupo Lorenzelli, la mostra assume un valore dichiarativo: una presa di posizione che afferma un interesse per una pittura concettualmente rigorosa, storicamente informata e capace di confrontarsi senza indulgenze con le ambiguità del presente. Preston non costruisce mondi per fuggire dalla realtà, ma per renderla, paradossalmente, ancora più ineludibile.
L’ARTISTA
Aniela Preston è un’artista britannica nata nel 1998 a Rugby, nel Regno Unito. Si è laureata in Fine Art presso l’Università di Leeds nel 2021, dopo aver conseguito un Foundation Diploma al Central Saint Martins di Londra. Nel 2025 ha completato il Master al Royal College of Art di Londra.
La pratica di Preston intreccia urgenze contemporanee e linguaggi visivi classici, attingendo alle tradizioni pittoriche medievali, rinascimentali e manieriste. Influenzata dal Surrealismo e dalla Pittura Metafisica, costruisce scene oniriche meticolosamente composte, che lei stessa definisce Capricci: spazi immaginativi che abbandonano la struttura razionale a favore dell’inconscio, dell’intuizione e di una logica emotiva. Per Preston la fantasia non è evasione, ma uno strumento critico, un modo alternativo di elaborare una realtà spesso segnata da instabilità, conformismo e contraddizioni sistemiche. Come afferma l’artista: «non deve avere senso. Probabilmente è meglio così».
Lavorando principalmente con l’acrilico, i dipinti di Preston combinano un iperrealismo minuzioso con un’elevata densità simbolica. Le sue opere presentano spesso animali in via di estinzione, figure autoriferite e ambientazioni architettoniche ornate che riecheggiano l’iconografia storica, affrontando al contempo questioni sociali, politiche e ambientali contemporanee. Attraverso un uso postmoderno della citazione, l’artista mitologizza il quotidiano, trasformando momenti intimi in riflessioni di carattere allegorico.
EXHIBITION VIEW
INFO
Aniela Preston
Who wouldn’t love to live in a fantasy
Fino al 14 febbraio 2026
L:U:P:O:
Via Pietro Borsieri, 2920159 – Milano
@lupo.lupo.lupo.lupo







