Ilaria-Franza-Portrait

Studio Visit: la circolarità della vita di ILARIA FRANZA

Trasformazione, immersione e tempo. Tre elementi che movimentano, fluttuano e vivono nell’arte di Ilaria Franza.

Per comprendere l’opera di Ilaria bisogna osservarla, contemplarla e dedicarci del tempo. A tale proposito mi sono recato nel suo studio-loft in Brianza (If-Loft il suo nome; n.d.r.). Uno spazio che era una vecchia filanda riadattata alle nuove esigenze ma che mantiene preziosi elementi del suo passato.

Uno dei luoghi dell’arte di Ilaria fatto di patter di pavimenti anni Quaranta che si alternano a travi di legno e pareti rigorosamente bianche. Lo spazio invoglia i raggi del sole ad entrare nello studio ed illuminare le sue opere e dalle finestre si intravede una verde Brianza forse velenosa (cit. Battisti).

Ilaria accoglie, solare e colorata. Sorride e irradia la stessa energia generata dalla sua arte.
I suoi quadri sono una continuazione di sé stessa. Una narrazione circolare della vita, quasi come anelli legnosi, che raccontano la sua ma anche di chi ci si immerge.

Le circonferenze sono un po’ come la vita stessa, la descrivono. I primi cerchi sono più intensi, come il midollo dell’essenza, carichi di colore e densità, poi il tutto si allarga fino a diventare più tenui, indefiniti e sospesi.
Una specie di dendrocronologia artistica creata dal colore.

Ilaria lavora con le mani, non usa pennelli e usa il tempo come elemento distintivo e fondamentale della sua opera.

Io dipingo in un lasso temporale ben preciso: da maggio a settembre e sempre nello stesso luogo, la casa di famiglia sul Lago D’Orta, in una situazione di en plein air.
Non è solo una questione di armonia creativa ma anche di necessità ambientale.
I miei cerchi, le mie rappresentazioni che realizzo stendendo il colore variano e prendono forma e sostanza a seconda della temperatura, dell’umidità e delle condizioni atmosferiche.
I flussi del colore non sono controllabili, scelgono la via migliore, la loro strada e il loro percorso.

Io traccio una via e cerco di controllare il colore e di farlo andare dove voglio.
Aggiungendo, togliendo, facendo millimetrici spostamenti. Sicuramente con gesti molto lenti e molta pazienza. e laddove proprio non ci riesca decido se seguire il flusso e vedere dove mi porta oppure faccio di tutto per riportare il mio progetto sulla giusta strada.

Ilaria mi affascina e mi fa entrare nel suo racconto generativo. I suoi occhi si illuminano. Guardo lei e guardo le sue tele e mi sembra un tutt’uno. Iridi che il tempo e la natura crea e che Ilaria racconta con la pittura.

Io lavoro per terra. Adagio la tela sul pavimento e da li genero le mie figure con acqua, colore e una gestualità concentrica quasi metodica.
Quando penso che la mia azione manuale sia finita lascio che gli eventi facciano il resto e concludano l’opera.
Sono alla ricerca dei sedimenti, delle sbavature del colore, le densità dello stesso e persino le muffe, i grumi e le imperfezioni che si vengono a creare.
Oltre al colore ci adagio altri elementi: pigmenti puri, cera lacca, sedimenti vari, frammenti di diversa origine.
Rimango poi stupita se succede qualcosa al manufatto.
È capitato che qualche formica attraversasse la tela e con sé portasse la sua scia.
È incredibile quando accade, un momento unico, irripetibile e sorprendente!

Ilaria mi mostra le sue opere. La percezione è un elemento importante per decodificare la sua arte.
Le sue illusioni pittoriche sembrano voragini, buchi e portali che aprono varchi e valichi verso un’altra dimensione.
Il colore ti invita ad entrare in questi mondi, in questi abissi sensoriali e vitali.

Ogni volta che finisco un quadro mi stupisco per il risultato. Mi sono accorta che a seconda del tipo di tela che usavo la pittura creava delle immagini differenti anche sul suo retro. Una duplicità unica e inaspettata.
C’era un mondo di fronte e un altro nel suo retro. Universi gemelli e paralleli ma con sfumature, forme e dettagli diversi. Un po’ come il nostro mondo e quello non visibile che è nell’anima e nei sogni.

I quadri di Ilaria sono la sua cartina di tornasole. La definiscono, la svelano. Ti comunicano la sua anima attraverso un caleidoscopio di colori: azzurri, blu intensi, turchesi, verdi ma anche nero bituminoso, marrone, rosso e giallo.
La sua palette è in mutazione quotidiana. Trasuda la sua anima, i suoi tumulti emotivi e il suo essere.

Non esiste una regola nella scelta del colore. Non ho avuto nella mia arte dei periodi in cui usavo solo dei colori. All’inizio le mie tele erano più scure, neri, marroni, blu intensi e la mi palette era più limitata. Adesso non mi do delle regole. Dipende da come mi sento, da che umore sono. Il colore è la rappresentazione del mio stato.

Mi soffermo a guardare le sue tele. La maggior parte di grandi dimensioni e di impatto.
Mi catturano un paio che esplorano i turchesi e i blu con le loro diverse gradazioni o quelle sul verde, dal verde smeraldo fino al verde acqua. Vorresti entrare nel quadro. L’effetto creato dal colore da una certa tridimensionalità dell’opera che ti invita a tuffarti ed immergerti in questa gelatina colorata splendente e luminescente.

I vari anelli circolari ti creano suggestioni: dirupi, crateri, canyon, orridi, orizzonti, confini. Osservando le sue seri creative la mia mente viaggia verso i paesaggi di Caspar David Friedrich, i tracciati astratti delle sue concentricità come l’orizzonte indefinito del Viandante sul mare di nebbia. Percezioni, illusioni, sensazioni, affinità.

Ma la creatività di Ilaria non si ferma. La sua cifra stilistica si espande e si allarga anche verso altre rappresentazioni.

Ho creato anche dei tappeti utilizzando i miei quadri. Sono stati realizzarti in India e ho cercato di trasmettere l’importanza di lasciare le imprecisioni nella fattura del manufatto e del suo potenziale tattile. Mi piace pensare che la gente possa toccarli per sentire le sue varie protuberanze. Mi piace fare dei nodi sul tessuto quasi come il tempo realizza interventi sulle mie tele.

Vago già di cercar dentro e dintorno la divina foresta spessa e viva, ch’a li occhi temperava!

dante alighieri – Divina Commedia -Purgatorio -Canto XXVIII

È tempo di albeggiare, riemergere, di tornare nella dimensione terrena. La visita è finita.
Guardo Ilaria negli occhi illuminati dalla luce del sole, ci sprofondo e mi sembra di tornare nelle sue opere.

Anche questo è l’irripetibile fascino dell’arte!

LA GALLERY 

CHI È ILARIA FRANZA

Ilaria Franza nasce negli anni ottanta a Cantù, in provincia di Como. Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera da dove inizia il suo percorso artistico e sperimentale. Professionalmente legata anche al mondo del design e dell’arredamento, accompagna la sua attività di pittrice manifestando uno spiccato gusto per la ricerca e l’uso del colore.

WEB & SOCIAL 

http://www.ilariafranza.com/
https://www.facebook.com/IlariaFranzaArte/
https://www.instagram.com/ilaria_franza_painting/

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