Fino al 10 gennaio 2021 il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) dedica una mostra monografica al fotografo ticinese Vincenzo Vicari, attivo a Lugano dal 1936.
Un percorso cronologico lungo oltre sei decenni che testimonia, attraverso oltre 100 scatti in bianco e nero e a colori, tra stampe originali e riproduzioni da negativi, la trasformazione del territorio ticinese e dei suoi abitanti negli anni che hanno segnato il passaggio dal mondo ancora fortemente rurale del primo dopoguerra, al Ticino urbanizzato degli anni Ottanta.
Le fotografie, in gran parte inedite o poco conosciute, illustrano un Paese in movimento e una realtà che cambia, ma al tempo stesso un paesaggio che fino agli anni Cinquanta appare immobile a un primo sguardo, almeno nell’immaginario collettivo. Per oltre sei decenni Vincenzo Vicari legge e documenta il Ticino senza censure: dai soggetti “da cartolina” a quelli più inaspettati, spesso sovrapponendoli negli stessi scatti. Il suo sguardo non è né celebrativo né estetizzante, ma documenta con sicurezza, anche tecnica, la realtà che lo circonda, a volte con lieve ironia. Se il Ticino di Vicari non è quello idilliaco ricercato dai suoi primi letterati (Francesco Chiesa, Guido Calgari, Giuseppe Zoppi), dall’ideologia della Difesa spirituale e dalla propaganda turistica, non è nemmeno il Ticino unilaterale del progresso tecnico e del successo economico a ogni costo. È una terra alla ricerca della sua identità di cui l’opera di Vincenzo Vicari riesce a esaltarne e sintetizzarne la complessità in maniera mai banale.
Per questo l’eterogeneità della produzione di Vincenzo Vicari è un punto di forza. Se nelle sue pubblicazioni più introspettive (Ed è un semplice lume, 1961 e Ritrarre la luce, 1991) si rifugia volentieri nelle immagini atemporali di un Ticino che non cambia, la lettura integrale e senza censure della sua produzione rivelano un Vicari più complesso, più completo. Ed è proprio qui che può essere ravvisato il principale contributo del suo lascito fotografico: nella varietà dei soggetti e dei committenti, nella quantità degli scatti e nella lunga attività che copre anni cruciali della storia del Cantone. Sono questi gli aspetti, a cui si aggiungono una rete fittissima di relazioni e una grande vitalità imprenditoriale, che permettono a Vicari di illustrare a 360 gradi oltre mezzo secolo di memoria visiva.
BIO
Vincenzo Vicari nasce a Lugano nel 1911. Nello stabile dove vive si avvicendano, nel corso degli anni, ben quattro studi fotografici, l’ultimo dei quali viene rilevato dal giovane fotografo nel 1936. Ottenuto il diploma di maestro fotografo al Politecnico federale di Zurigo (1939), entra in servizio attivo come sergente fotografo nella Compagnia aviazione 10, la cosiddetta squadriglia ticinese. Durante la guerra scatta le prime vedute aeree di Lugano e gira numerosi documentari. Tra il 1945 e il 1962 insegna alla scuola per apprendisti fotografi di Trevano e, in parallelo, si dedica alla sviluppo delle sue numerose attività fino al 1987, anno in cui cessa ufficialmente la sua carriera di fotografo. Si spegne nel 2007 all’età di 95 anni.
INFO
Vincenzo Vicari fotografo
Il Ticino che cambia
Fino al 10 gennaio 2021
Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano
MASI – Palazzo Reali
A cura di Damiano Robbiani
www.masilugano.ch