Mirella-Bentivoglio-I-voli-della-voce-1968

Quanto Ben ti voglio? Alla Galleria Nazionale di Roma

La mostra Quanto Bentivoglio? celebrativa dei 100 anni di Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922-Roma 2017) .

Un’artista, una curatrice, una poetessa, una performer e molto altro – guarda al futuro attraverso la presentazione di un centinaio di opere ancora oggi abbaglianti per la loro capacità di comunicarci, al di fuori degli standard consueti, il raggiungimento di altri significati possibili, il superamento del limite riduttivo dei confini dell’opera.

Negli anni Settanta gli artisti verbovisuali, nutriti dal clima sociale, culturale e politico di quel decennio, vogliono rovesciare la cultura egemone per trovare altri modi di sopravvivenza.
Ci sono anche le donne, che pure non sono mai state nel novero della cultura dominante.
Bentivoglio sceglie per loro la strada maestra, riservando alle artiste un posto in prima fila.
Grazie alla mostra Materializzazione del linguaggio nell’ambito della XXXVIII Biennale di Venezia nel 1978, Bentivoglio sostiene e promuove una mostra, e poi molte altre a seguire, di sole donne, nella quale presenta il loro lavoro mettendole – finalmente – in luce, interrogandosi sulla questione femminile, la rappresenta, trova e promuove per ognuna delle sue artiste aspetti e circostanze specifici.

Sia il catalogo che la mostra, curata da Nicoletta Boschiero e realizzata in collaborazione con l’Archivio Mirella Bentivoglio, espandono lo sguardo dell’artista mantenendo un ruolo sperimentale, proponendo un considerevole numero di opere, alcune delle quali inedite accanto ad altre famosissime, e nel libro di accompagnamento, oltre al testo della curatrice Nicoletta Boschiero, un approfondimento su 10 lavori esemplari che ancora oggi fanno discutere.

La natura dell’occasione pone le basi di quello che potrà essere un futuro catalogo ragionato pubblicando una cospicua bibliografia dell’artista, redatta da Rosaria Abate, esemplare nel mostrarci quanto sia stato corposo il suo lavoro critico.
L’esigenza di “rompere in continuazione”, oltre allo sforzo di proporre altre possibilità fuori dagli schemi prestabiliti, così insita nel temperamento dell’artista, è stata declinata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea in un allestimento inconsueto.

Le opere, provenienti per la maggior parte dall’Archivio Bentivoglio, giungono anche da prestigiose istituzioni: oltre ai tre significativi lavori appartenenti alla collezione della Galleria Nazionale stessa, da Venezia, Ca’ Pesaro, dal Mart di Rovereto, possessore della donazione dell’artista, dall’Archivio Tullia Denza, dalla collezione conservata alla Biblioteca Nazionale di Roma, e dalle raccolte di singoli appassionati collezionisti e gallerie (Galleria gramma_epsilon, Atene, tra tutte), in un panorama in grado di restituire la complessità dei fenomeni affrontati nella scrittura verbovisuale, nella land art, nelle azioni performative, in un arco temporale che
va dagli anni Sessanta fino ai nostri giorni.

IL TITOLO DELLA MOSTRA

Il titolo della mostra Quanto Bentivoglio? evoca, in primis, la citazione del cognome dell’artista. Mirella Bertarelli decide di cambiare il suo cognome assumendo, nel 1958, quello del marito, Ludovico Matteo Bentivoglio, sposato nel 1949. L’adozione del cognome anche per la sua attività artistica è dettata dal significato amoroso, di quel nome volto a una captatio benevolentiae: se io ben ti voglio, tu che fai?, puoi non volermene? L’artista nel corso della sua vita si pone sempre in relazione con l’altro, dal compagno di viaggio, l’interlocutore,
il visitatore, il lettore del catalogo, il recensore ed è come se questo cognome agevolasse il legame. Il titolo dell’esposizione intende fare una sorta di bilancio proponendo una misura -quanto- del funzionamento della relazione. L’interrogativo finale lascia la questione in sospeso.
È inoltre un gioco che rievoca la domanda della madre al figlio: “quanto mi vuoi bene?”
e il bambino risponde “tanto così” allargando le braccia.

IL PERCORSO ESPOSITIVO di Nicoletta Boschiero

Questa celebrazione del centenario di Mirella Bentivoglio prende forma con la presenza di ben 100 opere per illustrare un percorso artistico appassionante.
Importante il nucleo di opere relative agli anni settanta, il gruppo in cui il monosillabo io, parte del nome, è stato spesso protagonista come monogramma isolato o all’interno di altre parole e possiamo vederlo ad esempio in Grovigl/io, nel toccante Mimetismo del 1971, oppure ne La firma e Io, entrambi del 1973. L’artista scopre le sue intenzioni, i tanti ruoli che vuole interpretare con una fermezza e un intuito notevoli. Altre opere hanno come tema la negazione, in non essere come Diva – no, del 1973, Non sono etichettabile, la serigrafia Società di massa, del 1969, ove compare la parola “NOi”, a raffigurare l’incompatibilità dell’io a immedesimarsi con la massa, in Reticoli, la parola: NOI-a descrive l’ironica condizione di un noi non sempre condiviso.
Un capitolo a parte è dedicato alla poesia concreta con Gabbia (Ho), del 1966, dove l’opposizione tra la lettera H muta e la lettera O “mette in risalto la dimensione astratta dell’avere con quella concreta dell’essere”. Le H sono la struttura che l’uomo ha dato alla propria esistenza. Nel 1970 Doppio senso – Patacca e nel 1971 le Decorazioni cavalleresche Kitsch, sono la canzonatura del riconoscimento fasullo di attività meritorie attraverso una medaglia, detta appunto patacca, a definire una moneta di scarso valore.
Alcune opere sono atte a smontare il meccanismo della cultura ufficiale, ribaltando modelli stabiliti per ridefinire la propria identità. Tra tutte Monumento realizzata nel 1966 ma poi edita in una cartella con sei litografie nel 1968 col titolo Storia di un monumento.

Riflessioni nel novero femminista sono soprattutto nel 1970 l’opera Ti amo, nella quale l’AM che corrisponde al suono di una bocca avidamente pronta a mangiare qualcosa, ne Il cuore della consumatrice ubbidiente, del 1976, Bentivoglio, gioca con le due “C” del marchio della Coca Cola, disposte specularmente a comporre un cuore, nel quale si legge la parola ‘oca’, appellativo della compratrice compulsiva, come recita il titolo.
Nel 1967, ancor prima delle menzionate esperienze produce alcune poesie qui esposte:
Futurofu e Fonopoesia per tromba, concepite entrambe per essere anche un episodio sonoro, interpretato mediante gesti, declamati con la voce o attraverso uno strumento.
Sono opere che grazie alle istruzioni diventano non solo da vedere ma anche da sentire.
Continuamente ricostruire la Libertà, 1989-1990 è un progetto pensato per Colombiadi – celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta dell’America nel 1992, inerente la Statua della Libertà.
Le sculture di grandi dimensioni sono qui presenti tramite il progetto delle E, nate graficamente nel 1973. Dal ’77 E diventano tridimensionali e dal ’78 si trasformano in oggetti grandi con proposte di inserimento nel contesto urbano. La E è il rapporto, la pluralità. “O” è “Oppure”, “E” è “Anche”. Le E sono il risultato di un rapporto aperto e paritetico con l’altro.

Nel 2013 l’artista dona alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea Le obliquità stabilizzate, Mutilazione per accentuazione, La doppia valenza, La congiunzione felice, sculture in travertino realizzate nel 1978.
Alla Biennale di Gubbio nel 1976 nasce L’Ovo, una struttura simbolica provvista di uno scheletro di legno e cemento ricoperto da pietruzze, è qui presente nella versione del 1992 Hyper ovum spaziale appartenente alla collezione veneziana di Ca’ Pesaro. Mirella Bentivoglio cerca, riutilizza materiali di scarto per rimetterli in uso, riproponendoli con una nuova identità. L’albero oppiello, ad esempio, è stato un felice ritrovamento, diventato
poi nel 1978 Simbolo totale. L’attitudine alla ricerca, a recuperare e raccogliere per poi mettere insieme, è molto viva: l’opera, trasformatasi nel tempo, quando è esposta in piazza a Gubbio nel 1976 è un acero recuperato dall’artista, che a causa della sua forma a coppa – così sagomata per reggere la vite nei filari – viene mostrato capovolto come un rifugio, una capanna, l’archetipo della casa.
Nelle opere presenti i cambiamenti di materia, di titolo, le trasformazioni proposte nel tempo sono sorprendenti: le opere si muovono, mutano, cambiano e si evolvono insieme al suo pensiero ci svelano come la sua vita sia stata ricca di incontri e collaborazioni che hanno dato vita a produzioni artistiche ed eventi di grande rilievo.
È un’artista che ha riportato la relazione tra la parola e l’azione nell’arte comportamentale, ha realizzato libri e documenti uniti dal filo conduttore di un intreccio tra parola e arte che permette –ancor oggi- un gioco continuo di confronti, di scambi tra elemento ludico ed elemento segnico-gestuale. Dal contesto ideologicamente impegnato degli anni settanta fino al decennio scorso, l’artista ha inventato e prospettato differenti possibilità di sopravvivenza, rovesciando gli schemi prestabiliti attraverso la mescolanza tra le arti che è stata patrimonio comune a molti artisti verbo visuali

L’ARTISTA

Poetessa e artista verbo-visiva, Mirella Bentivoglio nasce a Klagenfurt (Austria) il 28 marzo del 1922, da genitori italiani, Margherita Cavalli e lo scienziato Ernesto Bertarelli. Riceve un’educazione multilinguistica, studiando nella Svizzera tedesca e in Inghilterra (consegue Diplomi di Proficiency in English nelle Università di Sheffield e Cambridge). Nel 1949 sposa il docente universitario di Diritto Internazionale Ludovico Matteo Bentivoglio, di cui adotta il cognome. Autrice, nella prima giovinezza, sia di pitture a olio sia di libri di poesie in italiano e in inglese (editi da Scheiwiller e Vallecchi, e recensiti da critici quali Giorgio Caproni, Italo
Defeo e Mario Praz), esprime in seguito il suo interesse per l’uso congiunto del linguaggio verbale e dell’immagine legandosi ai movimenti verbo-visivi delle neoavanguardie artistiche internazionali della seconda metà del ventesimo secolo, diventandone una protagonista.
Consegue per titoli, nel 1968, l’idoneità all’insegnamento di Estetica e Storia dell’Arte nelle Accademie italiane. Usufruisce di borse di studio e di ricerca presso il Salzburg Seminar for American Studies (1958) e il Getty Institute di Los Angeles (1997).

Dalla pratica della Poesia Concreta, della Poesia Visiva e della Scrittura Visuale, che hanno segnato il suo ingresso nella sfera delle nuove sperimentazioni, passa, dagli anni Sessanta in poi, a una personale forma di poesia-oggetto. Via via, negli anni Settanta e oltre, esplora i linguaggi della performance,
della poesia-azione e della poesia-environment, allestendo grandi strutture simboliche di matrice linguistica sul suolo pubblico (tra cui il celebre Ovo di Gubbio). Centrale e pluriennale è stato il suo lavoro sui libri-oggetto. Ha avuto un ruolo decisivo e illuminante nel campo dell’arte contemporanea anche come animatrice e curatrice di esposizioni dedicate all’arte femminile. In particolare cura e realizza, per la 38esima Biennale di Venezia (1978), la mostra Materializzazione del linguaggio ai Magazzini del Sale, che accoglie esclusivamente opere di
artiste donne, e che rappresenta a tutt’oggi un unicum emblematico del lavoro delle artiste di quegli anni, intenzionate a rivendicare un loro ben definito spazio creativo “al femminile” nella seconda metà del Novecento.
A Mirella Bentivoglio sono stati assegnati numerosi premi sia per la sua attività poetico e artistica, sia per quella critica e organizzativa. Nel 2011 ha donato la sua ricca collezione-archivio di arte al femminile, raccolta in anni di forte impegno anche come curatrice di mostre, al MART (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto). Muore a Roma nella primavera del 2017.
A un anno dalla scomparsa, si è tenuta una giornata di commemorazione in suo onore alla Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma, che ha presentato il fondo a lei intitolato (donato alla Biblioteca dalle sue tre figlie, Marina, Leonetta e Ilaria). Contiene volumi, cataloghi di mostre e svariati materiali della sua vasta biblioteca-archivio. Nel 2019 è nato in rete l’Archivio Mirella Bentivoglio, con lo scopo di promuovere e valorizzare il suo lavoro. Nello stesso anno, il 14 maggio, è stato inaugurato un nuovo luogo espositivo per Mirella Bentivoglio all’interno dell’itinerario Spazi900, realizzato all’interno della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. L’ambiente intitolato a Bentivoglio, che ospita l’esposizione permanente di alcune tra le sue opere, figura accanto a spazi dedicati ad autori quali Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Italo Calvino .

INFO

Quanto Ben ti voglio?
Dal 18 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti 131, 00197 Roma

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