La Galleria A plus A di Venezia presenta la nuova mostra personale di Mattia Sinigaglia, un’esplorazione profonda del legame tra uomo e animale, che affonda le radici nella storia primordiale dell’arte.
Sinigaglia si ispira a L’animale che dunque sono di Jacques Derrida, un testo che esplora la vulnerabilità umana di fronte allo sguardo animale, ponendo interrogativi sull’identità e la coscienza. Da questo concetto nasce un percorso espositivo che unisce pittura e filosofia, proponendo un dialogo tra umanità e animalità.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo si sviluppa attraverso un ciclo di lavori che include piccoli dipinti scultorei e tele di grandi dimensioni. Al centro della mostra c’è Ti vede, un’opera che rappresenta una volpe immobile in una natura verde e vibrante, mentre fissa l’osservatore dritto negli occhi. Questa scena, nata da un incontro reale dell’artista con una volpe nei boschi presso il suo studio sull’Appennino tosco-emiliano, racchiude l’essenza dell’esposizione: l’animale non è più oggetto di osservazione, ma diventa soggetto attivo, capace di restituire lo sguardo e mettere in discussione l’identità umana.
Accanto a questa opera centrale, Sinigaglia costruisce una narrazione visiva che alterna figure geometriche, forme aniconiche e simbolismi complessi, creando un’atmosfera sospesa tra realtà e immaginazione. Lo spazio pittorico si trasforma in un territorio di incontro, dove i confini tra uomo e animale si sfumano, suggerendo un legame profondo e misterioso.
L’IDEA CONCETTUALE
La mostra si ispira ai primi esempi di pittura rupestre nelle grotte di Lascaux, Chauvet e Cosquer, dove l’uomo primitivo raffigurava solo animali, evitando di rappresentare sé stesso. Quelle pareti tridimensionali, considerate come veli che collegano il mondo degli spiriti a quello reale, riflettono una visione animista e sciamanica dell’esistenza.
Sinigaglia riprende questa antica tradizione pittorica, rielaborandola attraverso una sensibilità contemporanea. Nelle sue opere, la figura dell’animale assume un valore simbolico e spirituale, rappresentando una connessione perduta con la natura e una riflessione sull’identità umana. La sua ricerca si inserisce in un contesto più ampio, affrontando le contraddizioni della modernità, come l’alienazione dall’ambiente naturale e la separazione tra uomo e animale.
L’ARTISTA
Mattia Sinigaglia vive e lavora tra Venezia e l’Appennino tosco-emiliano, luoghi che influenzano profondamente la sua pratica artistica. La sua pittura è intrisa di simbolismi complessi e di richiami alla storia dell’arte, dall’iconografia alchemica alle influenze del simbolismo rinascimentale e del XIX secolo.
Nelle sue opere, l’artista esplora la doppia natura dell’essere umano, giocando con l’alternanza tra figurazione e astrazione. Colori vibranti e forme geometriche costruiscono scenari onirici, dove lo spettatore è invitato a confrontarsi con la propria interiorità, attraversando narrazioni visive che superano il prevedibile.
Mattia Sinigaglia riprende uno dei temi più antichi e universali dell’arte: l’incontro con l’animale. La sua mostra rappresenta un viaggio interiore e spirituale, che invita a riflettere sull’identità umana e sulla relazione con il mondo naturale. In un’epoca di crescente alienazione tecnologica, il suo lavoro si fa portavoce di una nuova forma di spiritualità, ricordando che l’arte, sin dalle sue origini, è un incontro con l’altro, con il mistero e con l’essenza stessa della vita.
INFO
L’animale che dunque sono
Mattia Sinigaglia
Galleria A plus A
fino al 21 marzo 2025
San Marco 3073
Venezia 30124
www.aplusa.it