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LEONORA CARRINGTON a Palazzo Reale a Milano: la grande retrospettiva sull’artista visionaria del Novecento [Info e Biglietti]

Apre oggi a Palazzo Reale a Milano e sarà visitabile fino all’ 11 gennaio 2026 la mostra “Leonora Carrington”.

Un’importante retrospettiva – la prima in Italia – con oltre 60 opere a testimonianza della straordinaria vita professionale e del percorso biografico di questa grande artista che, partendo dalla natia Lancashire, con le sue radici celtiche, visse a Firenze, Parigi, nel sud della Francia, in Spagna e a New York, infine in Messico, dove si stabilì definitivamente e dove è stata a lungo celebrata come una delle artiste più importanti, accanto a Frida Kahlo e Remedios Varo.

La mostra offre uno sguardo profondo sulla produzione artistica e sull’identità intellettuale di Leonora Carrington, una
delle figure più singolari e visionarie del Novecento, attraverso un articolato percorso tra dipinti, disegni,
fotografie e materiali d’archivio, che esplora l’intero arco della sua vita creativa, dalle origini in Europa fino al
radicamento in Messico, sua seconda patria, cercando di restituirle lo spazio che merita all’interno della storia
dell’arte moderna e contemporanea.

Il progetto, a cura di Tere Arcq e Carlos Martín, si presenta in perfetta continuità con la retrospettiva dedicata
a Leonor Fini che, sempre a Palazzo Reale di Milano con la curatela dei due studiosi, si è chiusa a luglio dopo
quasi sei mesi di esposizione. Fini e Carrington: entrambe donne, legate, anche se con modalità diverse, al
movimento del Surrealismo, rivoluzionarie e anticonformiste.

La mostra riunisce un nucleo straordinario di opere provenienti da importanti istituzioni internazionali e
collezioni private, a testimonianza della risonanza globale della figura di Leonora Carrington. Tra i prestigiosi
prestatori figurano il Dallas Museum of Art, l’Art Institute of Chicago e il Goddards Charles B. Center negli Stati
Uniti, il Banco Nacional de México, il FAMM (Femmes Artistes du Musée de Mougins) in Francia, la Galleria
Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – GNAMC di Roma, la Peggy Guggenheim Collection – Venezia, il
Frahm & Frahm, oltre a numerosi collezionisti privati da tutto il mondo che hanno generosamente contribuito
alla realizzazione del progetto espositivo.

La mostra “Leonora Carrington”, dopo Milano, verrà presentata a Parigi al Musée du Luxembourg, dal 18
febbraio 2026 al19 luglio 2026.

L’artista

Leonora Carrington (Inghilterra, 1917 – Messico, 2011) è stata pittrice, scultrice, scrittrice, drammaturga e
pioniera del pensiero femminista ed ecologista. La sua opera, sorprendentemente attuale, mescola sogno e
realtà, magia e politica, mito e psicologia, dando forma a un mondo complesso e multiforme che sfugge a ogni
categorizzazione.
Il progetto espositivo restituisce la ricchezza poliedrica di Carrington nella prima mostra monografica mai
presentata in Italia: artista transnazionale ed extraterritoriale, madre, esule, intellettuale radicale e
instancabile esploratrice della coscienza. La sua ricerca trova straordinarie risonanze nelle tematiche
contemporanee ed ha avuto un’eco postumo eccezionale, specialmente dopo la sua inclusione nella Biennale
di Venezia del 2022, che ha preso come titolo e motto un suo racconto: Il latte dei sogni. Questa mostra vuole
proseguire quel percorso di affermazione e riconoscimento, celebrando Leonora Carrington come una delle
artiste più influenti e rivoluzionarie del XX secolo, capace di dialogare con le nuove generazioni e di stimolare
riflessioni profonde sul ruolo dell’arte e della conoscenza.
Il percorso espositivo proposto intende rendere accessibile il suo mondo caleidoscopico e la sua densa
personalità intellettuale anche a nuovi pubblici attraverso un’ampia selezione di opere e documenti che
mostrano le sue creazioni molteplici ed eterogenee.

I TEMI ESSENZIALI

Un legame profondo con l’Italia
L’Italia è stata una tappa decisiva nella formazione di Carrington; in particolare, nella Firenze dei primi anni
Trenta consolidò la sua decisione di dedicarsi all’arte e assorbì influenze pittoriche essenziali, che rimarranno
sempre nel suo immaginario, come quelle dei pittori del Trecento e del Quattrocento, fondamentali per tutta la
sua carriera.

Una visione personale e universale letta dal presente
La mostra affronta tematiche che spaziano dal corpo femminile alla psiche umana, dal folklore alle strutture
del potere, rivelando una straordinaria capacità dell’artista di anticipare questioni oggi al centro del dibattito
culturale. Le sue creature fantastiche, i simboli alchemici, le figure mitologiche diventano strumenti per
indagare la condizione umana, aprendo nuove possibilità di lettura del presente.

Donna, cosmopolita, apolide, sopravvissuta alla guerra e all’internamento psichiatrico
Leonora Carrington è sopravvissuta alla malattia mentale e all’esilio. I primi anni della sua vita sono segnati
dalla fuga: dopo essere riuscita a studiare in Italia, nonostante l’opposizione del padre, entra in contatto con i
surrealisti e fugge con loro dal controllo soffocante della figura paterna e dalla violenza della guerra e in
Europa. Si rifugia in Messico, dove ricostruisce la propria identità e la sua arte. Poco prima dell’inizio del suo
soggiorno in Messico, era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico a Santander, nella Spagna del primo
franchismo, dove aveva subito trattamenti traumatici in condizioni disumane – un’esperienza che ha
raccontato nel suo straordinario libro Down Below. Il suo lavoro e la sua vita riflettono una profonda resilienza
e capacità di trasformazione: di fronte al trauma ha saputo convertire il dolore in creatività e denuncia.

Ecologia e femminismo
Leonora Carrington è stata una pioniera dell’ecofemminismo intrecciando nel suo lavoro la difesa della natura
e dei diritti delle donne. La sua arte e il suo pensiero evidenziano il legame tra le donne e l’ambiente,
denunciando l’atteggiamento predatorio dell’uomo e promuovendo l’autonomia femminile e il rispetto della
vita in tutte le sue forme, attraverso personalissime metafore della fertilità. Ha sempre difeso, inoltre, un
“femminismo della coscienza”, consapevole e inclusivo di tutti i generi, in una visione armonica del mondo
ispirata ai principi dell’alchimia.

Immaginazione fiabesca
L’immaginazione di Leonora Carrington si dispiega nelle sue storie come un territorio sconfinato, dove il
fantastico e l’onirico si intrecciano con elementi di favola e fiaba. Le sue storie sono popolate da animali
parlanti, metamorfosi inaspettate e scenari in cui apparentemente l’assurdo convive con il quotidiano, come
nell’universo del suo ammirato Lewis Carroll. Carrington usa la logica intuitiva delle storie per bambini per
creare universi in cui la trasformazione e la libertà sono possibili, sfidando le norme della realtà e della morale
tradizionale. I suoi racconti e i suoi dipinti mostrano creature ibride, ragazze che dialogano con le iene, alberi
che inseguono giovani e regine che fanno il bagno nel latte di capra. L’autrice trasforma le fiabe in spazi di
ribellione e critica, dove umorismo, orrore e magia si mescolano per sovvertire i ruoli di genere e le gerarchie
sociali. Così, l’immaginazione di Carrington non è solo fuga, ma un atto di creazione e resilienza.

Miti dimenticati, conoscenze recuperate
Le correnti esoteriche di tutta la storia, le mitologie cadute nell’oblio e le arti divinatorie sono argomenti che
interessano Carrington perché considerati una via alternativa per accedere all’inconscio e agli enigmi
dell’essere umano e della natura. In Messico, insieme alla pittrice spagnola Remedios Varo e la fotografa
ungherese Kati Horna, si addentra nel mondo della magia, inteso da tutte e tre come strumento per il recupero
dei poteri femminili “proibiti”. I libri di magia, alchimia, astrologia e tarocchi occupano un posto privilegiato
nella sua biblioteca, oltre a fornirgli iconografie che usa più e più volte nel suo lavoro, cercando di restituire a
questi saperi il posto che è stato loro rubato nel corso della storia.

Matriarcato, cucina, alchimia
Leonora Carrington ha esplorato il concetto di matriarcato partendo da uno spazio domestico (la cucina) e da
uno dei saperi proibiti del passato (l’alchimia) come assi spaziali, creativi e simbolici. Nelle sue opere, la
cucina si trasforma in uno spazio di potere e rituale femminile, dove la preparazione del cibo diventa un atto
magico e alchemico. Carrington vedeva la cucina come un laboratorio e un altare dove le donne, figure centrali
e matriarcali, compiono processi di trasformazione, mescolando ingredienti e saperi ancestrali, mentre
condividono confidenze in uno spazio sicuro. Il suo ricettario e i suoi dipinti fondono la cucina con il
misticismo, evidenziando l’importanza della creatività, della spiritualità e dell’autonomia femminile nella sfera
domestica e artistica.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

L’inizio di un Grand Tour dentro la vita
Si parte dalla sua formazione e dal Grand Tour che la porta dall’Inghilterra in Francia, Svizzera e Italia, un
momento evocato nella serie Sisters of the Moon (1932-1933), realizzata tra i 15 e i 16 anni. Questa serie, di
ampio respiro, ha come protagoniste donne immaginarie, potenti e dotate di conoscenze enigmatiche, che
generano una sorta di cosmogonia alternativa dominata dal femminile e da creature immaginarie o bestie
fantastiche che coesistono con gli esseri umani. In queste opere della primissima giovinezza, si avvertono già
quelli che saranno i suoi interessi più profondi nella vita: la sorellanza, l’immaginazione affabulatoria, la
componente letteraria, l’invenzione delle mitologie e alcuni aspetti esoterici come l’astrologia.

La sposa del vento. Viaggio transnazionale attraverso il surrealismo
Questa sezione prende come titolo il soprannome che ricevette dal suo compagno durante gli anni della sua
associazione con il surrealismo, Max Ernst, che la soprannominò: “la sposa del vento” nel prologo scritto per
uno dei racconti di Carrington. È nel Surrealismo che Carrington, come scrittrice e pittrice, inizia a plasmare un
mondo personale e a trovare una sua voce. In questa sezione spiccano le creazioni realizzate per quell’opera
d’arte totale che fu la casa condivisa con Ernst a Saint-Martin d’Ardèche, nel sud della Francia. Leonora
Carrington poi soffrì, come la maggior parte degli europei, l’esperienza della guerra. Ma, in aggiunta, subì anche
l’esperienza della malattia mentale e della reclusione (durante il suo periodo spagnolo in un sanatorio a
Santander) così come il trauma dell’esilio, quando cerca il calore dell’altra sponda dell’Atlantico, lontana dal
mondo in guerra, a New York, insieme ad altri surrealisti. Sono presenti nel percorso di mostra opere chiave di
quel periodo di esilio, per lei senza ritorno, dove già si stava forgiando un linguaggio maturo: Garden Bedroom
(1941), Caballos (1941) o La joie de patinage (1941), in dialogo con il capolavoro di Ernst, The Spanish
Physician (1940), grande metafora del vissuto della pittrice, con una Carrington in fuga come protagonista.

Spaesamento. Memoria delle origini, nostalgia delle sponde
Nel corso dell’infanzia di Leonora, e per tutta la sua vita, le fiabe e il genere della fantasia e dell’avventura
avrebbero acceso la sua immaginazione. All’asilo nido di Crookhey Hall, la sua casa d’infanzia, sua madre
Maureen Moorhead e la sua tata Mary Kavanaugh, entrambe di origine irlandese, raccontavano miti celtici e
storie di alcuni dei suoi autori preferiti: Lewis Carroll, Hans Christian Andersen, i fratelli Grimm, James
Stephens e Jonathan Swift. Quando Leonora Carrington si stabilì in Messico e mise su casa e famiglia, nella
seconda metà degli anni Quaranta, ritornarono i ricordi onirici e spettrali della sua educazione in quella villa
del Lancashire. Il suo lavoro subì l’esperienza della bilocazione, dell’essere in due luoghi allo stesso tempo: la
sua casa nel nuovo mondo, e i suoi ricordi infantili di un’Europa lontana e rimasta viva nell’inconscio; il suo
essere una madre e il suo essere, di nuovo, una bambina indifesa. Tutto questo si concretizzò in una serie di
opere in cui ha trovato la sua voce definitiva, matura, a partire dal capolavoro Las tentaciones de san Antonio
(1945), dove dialoga con la pittura rinascimentale italiana e fiamminga, ma anche altri dove il formato della
predella, l’uso della tempera o l’atmosfera della sacra conversazione la riportano alla sua formazione
fiorentina, come The Elements (1946).
Questo sguardo all’indietro, con un’estetica più calma e una maestria tecnica innegabile, segna anche una
tappa importante della sua carriera, poiché nel 1948 ha luogo la sua prima mostra personale, alla Pierre
Matisse Gallery di New York.

Il Viaggio dell’Eroina
La ricerca di Carrington è rivolta a quei luoghi oscuri della conoscenza in cui la luce e l’ombra coesistono, spazi
che vengono indagati da vari alter ego, al femminile, dall’artista, da varie “eroine”. Joseph Campbell, autore del
celebre studio sulla struttura narrativa intitolato Il viaggio dell’eroe, riteneva che quando si verifica una
dissoluzione della struttura sociale dell’inconscio, l’individuo ha bisogno di trovare qualcosa di nuovo, e l’unica
strada possibile è quella di intraprendere un viaggio eroico, una nuova ricerca che si allontani dalla tradizione
religiosa canonica. Questa sezione esplora l’opera e la biografia di Carrington come trascrizione femminile di
quel “viaggio dell’eroe”.
Leonora Carrington ha trascorso la sua vita, come ricorda suo figlio Gabriel, “sempre alla ricerca di mappe
interiori che la aiutassero a navigare nella sua vita visionaria e nei suoi demoni interiori”, e la sua tabella di
marcia era una cartografia ricca e complessa di tradizioni mistiche e spirituali tratte da insegnamenti antichi e
più contemporanei. Un esempio eccezionale è The Magus Zoroaster Meeting his Own Image in the Garden
(1960), dove nei modi sincretici intelligenti e unici di Carrington, raffigura la doppia immagine del profeta, noto
anche come Zarathustra e fondatore dell’antica religione persiana, lo zoroastrismo, con versi tratti dall’opera
teatrale di Percy Shelley Prometheus Unbound. Dall’inizio del XX secolo, il Messico era animato da pratiche
esoteriche in competizione, tra cui lo spiritismo, la massoneria, lo gnosticismo e la teosofia di Madame
Blavatsky, ma particolarmente attraenti per Carrington erano le idee del mistico russo-armeno George I.
Gurdjieff verso l’evoluzione della coscienza evidente in opere come Under the Compass Rose (1955).

L’oscurità luminosa
André Breton, poeta e teorico del Surrealismo, descrisse Leonora Carrington come “un’incantatrice dallo
sguardo limpido e beffardo”, una definizione calzante che allude al suo interesse e alla sua fascinazione per
l’occulto. Magia, tarocchi, alchimia, astrologia, spiritismo e altre tradizioni esoteriche antiche—un tempo
riservate agli iniziati—furono riscoperte dai surrealisti come fonti di conoscenza alternativa e trasformativa.
Questa sezione ripercorre l’opera di Leonora Carrington attraverso i “Luoghi Oscuri della Conoscenza”,
seguendo il suo interesse costante per l’occultismo e la magia rituale. Il titolo deriva dagli scritti di Joseph
Campbell, che paragonava l’iniziazione all’occulto a un passaggio oscuro e rivelatore: “La notte oscura
dell’anima precede immediatamente la rivelazione.” Fino a tempi recenti, questo aspetto del suo lavoro è
rimasto forse il meno indagato, in parte a causa del rifiuto dell’artista di spiegare o chiarire le sue innumerevoli
e sovrapposte fonti di ispirazione, che hanno dato vita a un linguaggio unico e complesso. I suoi dipinti, oscuri
ed enigmatici, riflettono un’immaginazione alchemica che sfida la comprensione lineare e invita a
un’esperienza percettiva più intuitiva che razionale. Il mistero che avvolge la sua opera non è casuale: i
percorsi dell’esoterismo richiedono segretezza e si sottraggono per natura a definizioni semplicistiche.
Incantesimi, sigilli, diagrammi e altri strumenti di evocazione sono sapientemente celati all’interno delle sue
composizioni, spesso mascherati da narrazioni ironiche e oniriche, concepite per disorientare lo spettatore
non iniziato, come in Snake by Floripondio (1975). Questa sezione apre una finestra su un universo simbolico
complesso, in cui la pittura diventa atto magico e lo sguardo dell’osservatore parte integrante di un processo di
scoperta interiore.

La cucina alchemica
Ispirata da un termine coniato da Susan Aberth, questa sezione esamina come Carrington abbia incorporato
un’incursione di tradizioni magiche nel suo lavoro, non solo utilizzando il simbolismo arcano, ma anche
raffigurando nozioni complesse delle alterazioni temporali e spaziali che avvengono intorno a questa “cucina
alchemica”. La cucina divenne una metafora delle operazioni ermetiche, luogo tradizionalmente associato alla
fatica e alla costrizione femminile diventa lo scenario in cui le donne possono reclamare i loro poteri attraverso
l’alchimia, la magia e la stregoneria. In Messico, l’interesse di Carrington per la cucina, iniziato durante i suoi
tempi idilliaci a Saint-Martin-d ’Ardèche, si è arricchito dopo la scoperta di nuovi affascinanti ingredienti per la
preparazione del cibo, nonché della varietà di erbe e piante che si trovano al mercato delle streghe di Sonora
da utilizzare per incantesimi e pozioni.
Un interno rosso con una stufa tipica della regione di Puebla diventa lo scenario del dipinto Grandmother
Moorhead’s Aromatic Kitchen (1974), dove un gruppo di personaggi misteriosi, tra animali e umani, cucinano
tortillas e macinano mais intorno a un tavolo all’interno di un cerchio di incantesimi magici sotto lo sguardo di
un’enorme oca e di una strega. È significativo che abbia usato un riferimento al luogo in cui il mole, uno dei
tesori gastronomici più famosi del paese, fu ideato da umili suore in un convento mescolando i pochi
ingredienti che avevano per compiacere un arcivescovo in visita. Come in molti dei suoi lavori, lo scenario
diventa un luogo di re-empowerment femminile in cui si fondono l’interesse per l’esoterismo, la trasformazione
e l’immaginazione con il simbolismo del cibo, dando forma a una visione in cui l’atto del cucinare diventa
pratica magica, rituale e profondamente creativa

EXHIBITION VIEW

INFO

LEONORA CARRINGTON
Palazzo Reale – MILANO (MI)
Dal 20 settembre 2025 all’ 11 gennaio 2026

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