“Octavia’s Butler” è il titolo della prima personale di Jordan Watson ospitata negli spazi rinnovati della galleria Robilant+Voena a Milano.
Un’esplosione di colori, forme e significati che porta al centro della scena l’eccellenza della black culture e il potere evocativo dell’Afrofuturismo. La mostra rappresenta un punto di svolta nella carriera dell’artista e nella programmazione della galleria stessa, sancendo un dialogo tra arte contemporanea e narrazioni di emancipazione sociale.
Watson porta in questa esposizione una visione artistica che unisce l’intensità pittorica della tradizione europea con le tematiche della rappresentazione afrodiscendente. Le sue opere celebrano il potere, il successo e il futuro prospero della black community, sfidando stereotipi e preconcetti attraverso composizioni audaci e archetipi potenti.
CELEBRAZIONE DELL’AFROFUTURISMO
Il titolo della mostra, un omaggio alla scrittrice Octavia E. Butler, introduce immediatamente il visitatore al cuore pulsante dell’Afrofuturismo, un movimento che combina fantascienza, storia e cultura nera per immaginare nuovi orizzonti di possibilità. Come nei romanzi della Butler, le opere di Watson oscillano tra introspezione e dinamismo, invitando l’osservatore a immergersi in un mondo sospeso tra quiete e azione.
I soggetti delle sue tele – giovani donne e uomini afrodiscendenti – sono spesso impegnati in attività sportive o in contesti di lusso e potere, come una donna alla guida di un’auto di Formula 1. Questi scenari immaginari, resi con una tecnica pittorica vibrante che richiama i Fauves e la malinconia di artisti come Edvard Munch, diventano metafore di riscatto sociale e di un futuro in cui il successo è accessibile a tutti.
UNA MOSTRA TRA SPERIMENTAZIONE E TRADIZIONE
L’allestimento della mostra riflette l’equilibrio tra innovazione e storia, con opere recenti e inedite disposte nelle sale restaurate della galleria. Le ambientazioni, che combinano dettagli antichi e contemporanei, amplificano il messaggio universale dell’artista: la celebrazione di una comunità capace di ridefinire sé stessa attraverso la creatività.
In opere come Motorola’s Revenge e Proof of Stake, Watson combina colori audaci e paesaggi onirici per costruire narrazioni che trascendono la semplice rappresentazione, offrendo al visitatore un’esperienza visiva e concettuale ricca di suggestioni. Lo stile dell’artista dialoga con figure di spicco dell’arte contemporanea, come Kerry James Marshall e Henry Taylor, ma mantiene una voce originale, radicata nella necessità di raccontare una visione personale di libertà e prosperità.
Octavia’s Butler è una mostra che va oltre l’arte visiva, proponendo una riflessione sulla cultura, sull’identità e sul potere dell’immaginazione. Jordan Watson dimostra di essere non solo un pittore di talento, ma anche un narratore capace di trasformare la tela in un veicolo di speranza e cambiamento.
Le mie opere vogliono celebrare l’eccellenza della black culture – racconta l’artista – dove lusso e piacere non rappresentano desideri ma realtà quotidiane, qualcosa presente nelle nostre radici e nel futuro che ci attende. Ogni singola pennellata costituisce un grido di consapevolezza verso il mondo intero, e riflette la necessità di una vita intensa, piena, libera”.
LA PIATTAFORMA
Nel 2010, Watson ha dato vita a Love Watts, una piattaforma organica digitale in continua evoluzione.
Ho voluto assecondare il mio il desiderio di realizzare la migliore piattaforma possibile per la veicolazione di contenuti artistici… per chi, come me, non ha avuto un’educazione accademica all’arte” rappresentando una sorta di percorso educativo e di formazione.
L’ARTISTA
Jordan “Watts” Watson (Jamaica, Queens NYC, 1979) è un artista visivo multimediale autodidatta e curatore. È parte del movimento artistico Ultra Contemporary Afrofuturism, insieme a Rick Lowe, Mark Bradford, Nathaniel Mary Quinn, Tschabalala Self e Noah Davis.
Il suo lavoro investiga il concetto di narrazione e metafora visiva. Attraverso diverse piattaforme di social media, Watts ha ottenuto un seguito di oltre cinque milioni di follower tra collezionisti d’arte, gallerie internazionali, trend setter ed alcuni tra i più grandi nomi dell’industria dell’arte e dello spettacolo come Gagosian, Rihanna, Katy Perry, Artsy, Simon de Pury, Guy Oseary.
I suoi dipinti di grande formato, realizzati con una pittura ad olio e pastello su tela grezza, analizzano temi di carattere trasversale e senza tempo come identità, comunità, verità, memoria e immaginazione.
Le sue opere, dense di riferimenti storico-artistici, richiamano correnti culturali come il modernismo, il surrealismo, i graffiti anni ’80/’90, ed artisti come Kerry James Marshall, Peter Doig, Francis Bacon; di primaria rilevanza è inoltre l’influsso dell’Afrofuturismo esercita nel suo lavoro, capace di unire scienza e finzione, tecnologia ed elementi futuristici.
Nel processo creativo, tuttavia, concorrono al risultato finale moti che partono dalla sfera personale di Watson per poi diventare immagine, pittura, come ricordi, esperienze, traumi e la storia della sua famiglia, che parte dalla Giamaica per compiere un movimento ascensionale verso il Queens
ed il mondo intero.
EXHIBITION VIEW
INFO
Jordan Watson: Octavia’s Butler
Fino al 17 gennaio 2025
Robilant+Voena
Via della Spiga 1, Milano