Qual è il ruolo delle persone che incontriamo, per casualità o per destino, nel corso della nostra vita? Per Corrado Zeni esistono degli incontri che in qualche modo indirizzano il nostro cammino.
Tutta la sua poetica nasce dal profondo interesse per le relazioni umane e dall’esigenza di ritrovare in esse frammenti del nostro vissuto, insieme alla candida illusione di poter fermare il tempo che, inesorabilmente, ci sfugge.
Lo sguardo di Zeni è curioso e attento. I suoi personaggi, intrisi di drammatica poesia, estrapolati dalla loro quotidianità e proiettati in una nuova réaltà, che non ha spazio né tempo, sono un tentativo di indagare la complessità della natura umana, fatta di sentimenti e atteggiamenti contrastanti, che adattiamo di fronte ai differenti contesti sociali.
Attraverso la sua pittura, Zeni esplora il concetto di palcoscenico nella vita quotidiana, dove ogni gesto sociale si trasforma in una messa in scena. Un racconto per immagini, che scruta le molte identità presenti in ognuno di noi, e ci interpella sull’unicità della nostra natura e sul mistero imperscrutabile dell’anima umana.

L’INTERVISTA
Ciao Corrado, tu sei nato a Genova nel 1967 dove vivi e lavori. Puoi presentarti e raccontare da dove nasce la tua passione per la pittura?
Sono nato in una famiglia normale, working class heros, dove l’idea che si potesse vivere facendo l’artista non era minimamente contemplata, ma nemmeno osteggiata, semplicemente nessuno ci aveva mai pensato. Per cui se per passione intendiamo un sentimento di forte contrasto con le esigenze di razionalità e praticità, direi che è una definizione molto calzante. Però io ho sempre avuto questa necessità di imbrattare, scarabocchiare, inventare o trasformare tutto in immagini o racconti. Dopo gli studi artistici ho iniziato un lungo processo, attraverso molti lavori differenti anche nelle arti applicate, sono riuscito con molta fatica e ostinazione a diventare un artista, un pittore.
Per il resto sono molto genovese, viaggio il più possibile soprattutto verso oriente ma poi torno sempre nel mio porto sicuro davanti al mio mare.
Hai iniziato a esporre in galleria all’età di trent’anni e da trent’anni il principio guida della tua ricerca sono la gente e le relazioni interpersonali.
In realtà un po’ prima dei trent’anni. Nei primissimi lavori poco dopo i vent’anni, iniziai a dipingere paesaggi desolati e quasi privi di esseri umani, notti industriali e città livide; penso ci sia sempre un percorso autobiografico nei lavori di un artista e in quel momento erano i luoghi e gli spazi che frequentavo, dai club notturni ai rave alle strade semideserte prima dell’alba. Col passare del tempo non ho più avuto bisogno di quel tipo di riferimenti e, su alcune tele che non mi convincevano, cominciai a cancellare tutti gli sfondi coprendoli con più mani di gesso, pesante ed opaco, e a lasciare solo le figure umane, in quel momento ho capito quale era la mia direzione e ancora adesso penso che se un minimo di senso vogliamo attribuire alla vita non può che passare dai rapporti umani per cui mi piace indagare gli atteggiamenti, i legami, le abitudini…
La fotografia ha un ruolo fondamentale nel tuo processo creativo. Prima di metterti a tu per tu con la tela, il tuo lavoro inizia per strada, tra la folla, dove passeggiando insieme alla tua macchina fotografica, catturi fotogrammi di persone comuni immerse nella vita di ogni giorno che incroci casualmente. Una volta rientrato nella quiete del tuo studio, come utilizzi questi « scatti rubati » ?
La fotografia è uno strumento che adopero come un tempo si adoperava il blocco per gli schizzi ; in realtà ormai utilizzo il telefono che è più mimetico e agile di una macchina fotografica e mi consente di rubare atteggiamenti espressioni ed emozioni di persone che incrocio per strada e che in qualche modo mi incuriosiscono o mi colpiscono. Quando poi torno in studio comincio a selezionare alcuni soggetti, li isolo completamente cancellando tutto quello che li circonda per poi metterli in relazione con altre immagini scattate in precedenza, – magari a migliaia di km o a anni di distanza – e comincio a comporre il primo bozzetto per un nuovo quadro, ricreando relazioni e rapporti umani che in realtà non sono mai esistiti e che pian piano scopro anch’io mentre ci lavoro sulla tela.
Davanti alle tue tele associo sempre la sequenza dell’inizio del film Closer di Mike Nichols : una folla di persone che cammina, distrattamente e frettolosamente, per le strade di Londra. Ognuno è perso nei suoi pensieri, ognuno porta con sè la propria storia. Poi, per destino o casualità, gli sguardi di due perfetti sconosciuti (gli attori Jude Law e Nathalie Portman) s’incrociano e da qui nascerà una nuova storia. Nelle tue tele sei tu l’artefice di nuovi incontri, inventi delle connessioni tra i soggetti che hai selezionato. Cosa ti porta a ideare delle nuove realtà ?
È un riferimento che trovo centrato, in quello sguardo che si scambiano per caso in quel preciso momento in quel preciso posto, c’è qualcosa che è possibile solo tra quelle due persone, un grande mistero o forse la risposta a tutto. Nei miei lavori, nel ricreare incroci e relazioni umane, cerco di ritrovare quei frammenti di vita che ognuno di noi ha attraversato e che, spesso, hanno orientato il nostro cammino. Ma credo che, al di là del desiderio di comprendere come siamo fatti, esista una spinta più intima e universale: quella di fermare il tempo, di fissare l’istante in un’immagine che lo renda eterno, impedendogli di scivolare — come tutto ciò che vive — verso il suo epilogo. Gli artisti creano per cercare di restare vivi
I personaggi nelle tue tele sono appunto dinamici, sembrano essere in un costante movimento; è quindi corretto pensare a un utilizzo della pittura in chiave cinematografica?
Sì indubbiamente c’è anche un background cinematografico, forse negli ultimi anni i miei personaggi sono diventati meno sfocati e più iconici, ma amo molto la dinamica dei corpi e degli atteggiamenti
Per un periodo ti sei dedicato anche alla scultura, hai realizzato delle installazioni pubbliche come quella al Museo di Palazzo Bianco di Genova nel 2009 in cui giochi con l’ossimoro Familiar Strangers o quella al Macro Future Roma del 2010. Qual è il tuo approccio con la scultura e quali sono per te le differenze sostanziali con la pittura?
L’approccio è lo stesso della pittura, naturalmente ancora più essenziale, creo delle silhouettes in ferro che a volte lascio arrugginire a volte dipingo con colori piatti. Curiosamente ho cercato una soluzione che mi consente di mantenere le figure quasi bidimensionali come sulla tela ma contemporaneamente posso occupare spazi molto grandi, creando praticamente dei palcoscenici su cui ci si può spostare in modo da vedere l’opera da tutte le angolazioni e non solo frontalmente
Nei tuoi ultimi lavori ti sei avvicinato molto ai temi d’attualità nello specifico alle manifestazioni che in questi ultimi mesi si sono succedute in tutta Italia. Genova in particolare è stata in prima linea con milioni di persone scese in piazza. Con quale spirito hai creato questa nuova serie ?
Sono sempre molto interessato e coinvolto quando vedo giovani e giovanissime generazioni che lottano rischiando tantissimo per ribellarsi a ingiustizie, prevaricazioni, dittature, o semplicemente a mondi che non li rappresentano più. Genova storicamente ha sempre avuto momenti di grande partecipazione collettiva e mi ha fatto tantissimo piacere constatare che nuovamente i ragazzi ci hanno trascinato in piazza con la voglia di esserci e di partecipare e facendo da apripista mondiale per un movimento che ha tentato di aiutare concretamente. I miei lavori che trattano questi temi per ora non li ho mai esposti, ho completamente tralasciato l’aspetto commerciale per poterci lavorare con la massima libertà ; come negli altri quadri anche in questo caso prendo immagini di singoli che manifestano in giro per il mondo (dal Myanmar al Kenya a Hong Kong…) per poi riunirli idealmente sulla tela in un’unico grande movimento di protesta verso una realtà che sembra voler togliere i diritti fondamentali.
L’uso del colore è per te fondamentale, le pennellate dal vivo sono corpose e materiche, il contrasto con gli sfondi neutri contribuisce ad esaltare questo aspetto ?
Il colore come sappiamo ha implicazioni emotive e simboliche ed insieme alle struttura del dipinto contribuisce a determinare l’equilibrio e il dinamismo dell’opera. Inoltre per me è la parte più sensuale e divertente del lavoro, la consistenza, l’odore, cercare un complementare per un’ombra, mescolare i colori e poi stenderli ha qualcosa di trascendente, quello che negli ultimi anni si ama definire come « Flow ». Come raccontavo in precedenza gli sfondi ho iniziato molti anni fa a cancellarli e renderli di un bianco coprente e uniforme e mi ha consentito di centrare l’attenzione solo sui soggetti umani; in seguito, durante un viaggio in Islanda subito dopo il lockdown mi è capitato di camminare sui versanti di un vulcano attivo nerissimo e di assistere al movimento di tutte queste figure che come me arrancavano, come uscissero dal buio e l’ho trovato davvero molto potente e allegorico.
Da appassionata di letteratura vorrei concludere l’intervista chiedendoti : Se tu fossi uno scrittore chi saresti e perché ?
Domanda difficilissima! Amo moltissimi scrittori, molti ne ho amati e poi abbandonati, altri riscoperti col tempo, in ogni periodo della vita ci sono necessità e punti di riferimento diversi. Tralasciando gli scritti e i saggi prettamente riferiti all’arte, salto volentieri dai fumetti ai classici ai gialli agli hard boiled, sono davvero tanti gli autori che mi hanno lasciato qualcosa. Da Moravia a Terzani, da Javier Marìas a Tabucchi, Roth, Izzo, Kerouac, Vàsquez Montalban, Vargas, Bukowski, Auster, Chatwin, i sudamericani tutti, Carrère… più ne dico più me ne vengono in mente e più ne sto dimenticando. Però forse, forse, dovendo trovare un’affinità mi piace pensare di avere una risonanza con le opere di Moheringer e la sua straordinaria abilità ed empatia nel raccontare le vite degli altri. È quello che, con un linguaggio diverso, tento di fare anch’io.
WEB & SOCIAL
https://www.corradozeni.it/
https://www.instagram.com/corradozeni/








