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Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia riapre al pubblico con la mostra TADDEO DI BARTOLO

Giovedì 28 maggio 2020, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia riapre al pubblico le proprie sale, dopo la chiusura forzata a causa dell’emergenza Coronavirus.


Oltre al normale percorso di visita, si potrà tornare ad ammirare la prima ampia monografica dedicata a Taddeo di Bartolo (1362 ca. – 1422), una delle più significative presenze artistiche dell’epoca, in patria e non solo. Da vero e proprio maestro itinerante, infatti, egli trascorse buona parte della carriera spostandosi tra Toscana, Liguria, Umbria e Lazio al servizio di famiglie politicamente ed economicamente potenti, autorità pubbliche, grandi ordini religiosi e confraternite.
Curata da Gail E. Solberg, la più accreditata studiosa del pittore, la mostra, rimasta aperta solo un giorno, presenta circa cento tavole del pittore senese, in grado di ricostruire l’intera sua parabola artistica, dalla fine degli anni ottanta del Trecento, fino al 1420-22, con prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali, quali il Musée des Beux-Arts di Nancy e il Szépmuvészeti Múzeum di Budapest, e con la decisiva collaborazione di enti e istituti italiani.


“Riaprire le sale della Galleria Nazionale dell’Umbria – afferma il suo direttore, Marco Pierini – è un segnale di grande rilevanza che dev’essere salutato con grande entusiasmo, pur nella consapevolezza che il rispetto di alcune importanti regole di fruizione sia necessario per garantire la sicurezza del pubblico e del personale della Galleria”.
“Dal 28 maggio, potremo inoltre consentire la visita alla mostra di Taddeo di Bartolo – prosegue Marco Pierini – che eravamo riusciti ad aprire solamente per un giorno, grazie alla disponibilità di tutti i prestatori che hanno confermato la presenza delle opere fino al 30 agosto. Il desiderio è che i perugini e gli umbri, in attesa che sia data la possibilità agli amanti dell’arte delle altre regioni di raggiungere Perugia, possano godere appieno, seppur con le difficoltà di accesso cui siamo stati abituati in questi mesi, della straordinaria bellezza che il “maestro del polittico” senese ha sapientemente dosato nei suoi capolavori”.


La rassegna dà quindi particolare enfasi a questa forma d’arte sacra, grazie alla presenza di pale complete e di tavole disassemblate che, riaffiancate, consentono di ricomporre per la prima volta i complessi di appartenenza.

Per l’occasione, in un ambiente che ricrea l’interno di una chiesa francescana ad aula, è stato ricostruito l’imponente apparato figurativo della ormai smembrata pala di San Francesco al Prato di Perugia, della quale la Galleria Nazionale dell’Umbria conserva ben 13 elementi. A questi si aggiungono le parti mancanti, finora individuate, come le sette tavole della predella raffiguranti Storie di san Francesco, conservate tra il Landesmuseum di Hannover (Germania) e il Kasteel Huis Berg a s’-Heerenberg (Paesi Bassi), e il piccolo San Sebastiano del Museo di Capodimonte a Napoli, che probabilmente decorava uno dei piloni della carpenteria.

Dal Palazzo Ducale di Gubbio giungono le otto tavolette, dipinte a tempera su fondo oro con figure di Santi, originariamente appartenute al polittico della chiesa eugubina di San Domenico. Questi lavori di Taddeo di Bartolo sono stati recentemente acquisiti dal MiBACT, che ha esercitato il diritto di prelazione riconoscendo in essi un eccezionale interesse storico-artistico, restituendoli così al patrimonio culturale della città.

La mostra documenta inoltre le altre tipologie di opere, come gli stendardi processionali o le piccole tavole di devozione privata, consentendo una ricostruzione quanto più completa del suo catalogo.

Si tratta quindi di una panoramica completa dell’arte di Taddeo, dalla prima opera firmata e datata – alla quale apparteneva l’Annunciazione del KODE Museum di Bergen (Norvegia) (1389) – fino alla Madonna Avvocata del Museo di Arte Sacra di Orte (VT), del 1420, passando attraverso prove capitali della sua carriera quali il polittico di Montepulciano, di cui si espongono le tre cuspidi, e l’imponente polittico della Pinacoteca di Volterra (PI).

Il percorso, diviso in sette sezioni, si apre proprio con la prima opera firmata e datata da Taddeo: il polittico Collegalli del 1389, presente attraverso due cuspidi in prestito dal museo norvegese, cui si affianca lo scomparto centrale dell’opera eseguita intorno al 1390 per San Miniato. Questi lavori tracciano un percorso che progressivamente si allontana da Siena verso nord, lungo la via Francigena, e documentano un giro di committenze sempre più importante al di fuori delle mura senesi.

Il secondo capitolo è dedicato agli anni novanta del Trecento, un decennio che vide Taddeo lasciare Siena per viaggiare a Firenze, a Lucca, in Liguria, fino a Pisa che raggiunse verso il 1395. Lo spazio dedicato alle opere pisane conta, rispetto alle altre sezioni della mostra, il maggior numero di pale d’altare ricomposte, tra le quali spiccano le due Madonne che si riuniscono, per la prima volta dopo due secoli, con i santi laterali custoditi a Pisa.

La mostra prosegue con il ritorno di Taddeo a Pisa, nel settembre 1399, dove si aggiudicò ampi cicli di affreschi all’interno dei principali edifici cittadini, come l’abside del Duomo (1401-1405), la cappella e l’anticappella dei priori in Palazzo Pubblico (1406-1408 e 1413-1414).

L’importante attività di Taddeo di Bartolo come frescante è illustrata da una ricostruzione video in 3D dei murali di Palazzo Pubblico, parte di un ricco apparato multimediale che si ripropone di documentare i restauri e le indagini diagnostiche eseguiti in occasione della mostra, grazie al contributo della Galleria Nazionale dell’Umbria, e di illustrare l’altissima qualità tecnica e stilistica della produzione di questo grande maestro.

In questa sezione, accanto alle cuspidi del trittico del 1401 di Montepulciano, si trova una serie di tavole che documentano la produzione della sua bottega nel suo quinquennio senese, tra cui si segnala un trittico mariano integro del 1400-1405 destinato a una confraternita laica, oltre a dipinti provenienti da polittici destinati ad altari gentilizi in chiese agostiniane, servite e domenicane.

Nei più antichi polittici, la narrazione rivestiva un ruolo fondamentale, spesso raccontata nelle predelle. A Siena, tuttavia, non era raro leggere una storia nel campo principale. L’esempio della Maestà di Duccio e dei trittici di Simone Martini, dei fratelli Lorenzetti e di Bartolomeo Bulgarini non lasciarono indifferente Taddeo, al punto da ispirarlo nella creazione della Natività del 1404 e dell’Annunciazione del 1409, opere destinate agli altari della città. Il percorso documenta questa sua fase creativa, presentando gli elementi appartenenti ai due trittici senesi, insieme alla magnifica Pentecoste del 1403 per Perugia che rivelano un pittore pronto a sorprendere gli spettatori sconvolgendo le loro attese. Da questo si deduce che, quando ebbe occasione di dipingere una scena narrativa complessa, Taddeo si distinse realizzando alcune tra le sue migliori opere. Queste storie lo svincolavano dalla necessità di ripetere i soggetti canonici richiesti dalla maggior parte dei clienti, scatenando la sua fantasia.

Dal fulcro della mostra, rappresentato dal polittico francescano di Perugia, si giungerà nella sezione in cui vengono proposti gli elementi innovativi che Taddeo introduceva nelle sue opere; nel corso della sua carriera, l’artista senese mai smise di rinnovare i soggetti più usati, sia dal punto di vista tecnico che da quello espressivo. Un caso evidente è la Madonna col Bambino che presenta evidenti modifiche, allorché si guardi quella del 1390 per San Miniato, quella del 1403 per Perugia o quella del 1411 per Volterra. A cavallo del 1400, inoltre, nelle figure dipinte da Taddeo, si nota un deciso aumento di volume di peso. Personaggi carnosi che fanno la loro comparsa nelle cuspidi di Montepulciano del 1401 migrano nella Pentecoste del 1403 e continuano a maturare negli anni seguenti. Il fascino delle Madonne tarde, risiede in un cambio di stile ben ponderato; si leggono come le prime parole di una nuova lingua che altri avrebbero cercato d’imparare nel corso del Quattrocento.

La mostra si chiude con la statua in legno dipinto della Madonna del Magnificat, di fatto, l’ultima opera cui partecipò Taddeo di Bartolo.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo scientifico bilingue (italiano e inglese) edito da Silvana Editoriale, contenente saggi di Gail E. Solberg, Emanuele Zappasodi, Veruska Picchiarelli, Donal Cooper e Alberto Sartore, Machtelt Brüggen Israëls, Christa Gardner von Teuffel, Daniele Costantini, Cristina Tomassetti ed Emanuela Massa.

Com’è ormai consuetudine della Galleria, in occasione della mostra è stata realizzata anche una pubblicazione ad hoc per il pubblico dei più piccoli, una favola-racconto su Taddeo scritta da Carla Scagliosi, funzionario storico dell’arte della Galleria, illustrata dalla disegnatrice Chiara Galletti ed edita da Aguaplano.

INFO

TADDEO DI BARTOLO
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
28 maggio – 30 agosto 2020

Norme di fruizione:
– Articolazione delle code in ingresso al fine di permettere la presenza di un solo visitatore in biglietteria/bookshop.
– No prenotazione obbligatoria.
– Mascherina obbligatoria.
– Sanificazione delle mani all’ingresso.
– Misurazione della temperatura tramite termoscanner all’ingresso.
– Contingentamento dei visitatori con numero massimo di compresenza per ogni sala.

 www.gallerianazionaledellumbria.it

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