Apre il 24 gennaio alla Casa degli Artisti di Milano la mostra di Friedrich Andreoni e Roberto Casti “Fernweh – /ˈfɛɾnˌveː/ – II Atto”.
In un’epoca in cui la frenesia urbana e le sue contraddizioni sembrano dominare il quotidiano, la mostra “Fernweh” invita lo spettatore a riflettere sulle tematiche universali di fuga, vuoto e paralisi, che riecheggiano il celebre racconto di James Joyce, Dubliners, del 1914.
La mostra, a cura di Caterina Angelucci e Andrea Elia Zanini, si inserisce in un contesto che, pur se distante nel tempo, trova nell’oggi molteplici parallelismi: la stessa sensazione di smarrimento e la ricerca di un rifugio immaginario o reale dalle pressioni di una società frammentata e sovraccarica.
Il titolo stesso della mostra, “Fernweh”, richiama il concetto di nostalgia per luoghi lontani, un vuoto emotivo che si fa strada in chi si sente intrappolato dalla routine. Non è un semplice desiderio di fuga fisica, ma una ricerca più profonda, legata alla necessità di trovare uno spazio personale, un rifugio che sia anche simbolico. Il termine tedesco, che non ha una traduzione diretta in molte lingue, esprime perfettamente quella sensazione di distacco e desiderio di evasione che, nel contesto della modernità, diventa una necessità mentale e spirituale, un modo per allontanarsi dall’alienazione del presente.
In particolare, l’opera si ispira al racconto Eveline di Joyce, in cui la protagonista è presa tra il desiderio di cambiare vita e la paralisi che la trattiene, incapace di fuggire dalla sua realtà. Il suono dell’organo, che in Joyce è simbolo di un cambiamento possibile ma incompleto, si fa, nella mostra, elemento centrale nelle installazioni sonore pensate da Andreoni e Casti. Le sculture e le performance dei due artisti, già presentate a Berlino nel novembre 2023 e ora in esposizione a Casa degli Artisti di Milano, invitano alla riflessione sull’idea di “rifugio” – non solo come luogo fisico, ma come suggestione, suono, persona o anche lettura, capace di offrire un’uscita dalla pressione del quotidiano.
Entrando nello spazio della mostra, lo spettatore si trova immerso in un’esperienza sensoriale che lo accompagna in un viaggio interiore, sospeso tra il reale e l’immaginario, tra il peso della realtà sociale e il desiderio di un altrove. Le opere non forniscono risposte, ma stimolano domande su ciò che ci trattiene e su ciò che ci spinge lontano, lontano da un presente che appare sempre più soffocante.
“Fernweh” non è solo una riflessione sulla condizione esistenziale, ma anche un invito a guardare oltre l’orizzonte, a cercare il significato in un mondo che sembra spesso privato di direzione. In questo modo, la mostra di Andreoni e Casti diventa un’esperienza collettiva e individuale, una risposta alle sfide della contemporaneità e un luogo dove il pensiero può finalmente prendere il volo.
GLI ARTISTI
Friedrich Andreoni (Pesaro, 1995) è un artista italiano cresciuto tra l’Italia e il Medio Oriente. Nel 2020 si diploma presso la Weißensee Kunsthochschule Berlin e dal 2018 è membro della Studienstiftung des deutschen Volkes (German Academic Scholarship Foundation). Dal 2020 al 2022 vince la borsa di studio DAAD – German Academic Exchange Service grazie alla quale svolge attività di ricerca presso il dipartimento Sound della School of The Art Institute of Chicago. Nel 2022 è stato l’unico artista visivo a ricevere una menzione speciale al Premio delle Pontificie Accademie Vaticane – Virtuosi del Pantheon e, nel 2023, ha vinto il Ducato Art Prize per la sezione Academy. Nel 2024 viene invitato a partecipare al progetto Dalle sculture nella città all’arte delle comunità in occasione di Pesaro Capitale italiana della Cultura, prende parte alla prima edizione della residenza WONDERFUL! Art Research Program 2024 al Museo Novecento di Firenze e presenta la sua prima personale presso Galerie Met di Berlino. Recentemente ha completato il percorso di Meisterschüler con l’artista vincitrice del Turner Prize Susan Philipsz presso la HfBK di Dresda, in Germania e all’inizio del 2025 presenterà una personale presso lo Château de Fontainebleau della Fondazione Claudia Cardinale.
Roberto Casti (Iglesias, 1992) è artista e musicista. Vive e lavora tra Milano e Iglesias, in Sardegna. La sua ricerca artistica include diversi linguaggi, tra i quali video, performance, installazione, disegno e suono. Con il collettivo trans-disciplinare The Boys and Kifer, nato nel 2014 come band musicale fittizia, indaga nuovi metodi di comunità e convivenza attraverso la partecipazione di numerosi artisti, musicisti e teorici. Ha collaborato e esposto in diversi spazi e istituzioni quali MACRO (Roma), MAN (Nuoro), Museo Nivola (Orani), FRAC di Corte (Francia), Marsèlleria (Milano), PAV – Parco Arte Vivente (Torino), OGR – Officine Grandi Riparazioni (Torino) e Accademia di Belle Arti di Brera (Milano). Ha pubblicato articoli per Nero On Theory, Kabul magazine, Exibart e Antinomie. Nel 2023 ha partecipato alla pubblicazione di Soft Crash, libro collettivo prodotto dal MACRO di Roma. Tra le ultime residenze artistiche ci sono “Hangar” (Lisbona, Portogallo) e “CBI – Communities Between Islands” in collaborazione con Archipelago Network (Syros, Grecia), Providenza (Corsica, Francia) e Cherimus (Sardegna, Italia)
EXHIBITION VIEW
INFO
Friedrich Andreoni e Roberto Casti
Fernweh – /ˈfɛɾnˌveː/ – II Atto
a cura di
Caterina Angelucci e Andrea Elia Zanini
Dal 24 gennaio al 6 febbraio 2025
opening
giovedì 23 gennaio h. 18.00
alle ore 19.30 la performance di Roberto Casti
ALEPH (Milano-berlino-Lisbona-Milano)
Casa degli Artisti
Milano, corso Garibaldi 89A/via Tommaso da Cazzaniga
www.casadegliartisti.org