BILLBOARDS. Dopo due mesi di quarantena, al primo attraversamento longitudinale di Milano, non ho potuto non notare dei piccoli segni di abbandono che hanno abbellito, col loro decadimento la città.
Sono le affissioni, in inglese Billboards, lasciate appassire col cambio di stagione, non rinfrescate a causa del calo di inserzionisti pubblicitari.
Si sono scollate, totalmente o parzialmente, rivelando strati di inserzioni sottostanti, innescando un “decollage automatico” che avrebbe fatto la gioia di Mimmo Rotella.
Alcune hanno ascoltato il richiamo della natura assumendo aspetti mimetizzanti, altre ci lanciano moniti con sguardi o gesti. Alcune si sono arrese, altre non si piegano alla censura. Hanno tutte in qualche modo preso il sopravvento, impossessandosi del media creando un nuovo messaggio. O forse è solo la mia fantasia.
Questa è la città del tempo sospeso catturata dalle macchine da presa dei nostri fotografi.
Anche in Fase 2 siamo a testimoniare la quotidianità che inizia a riprendere. Tenere la testimonianza del tempo. Documentare il suo lento scorrere, per non perdere la memoria. Immagini che forniscono prospettive inusuali, inedite, mai sperimentate.
Fotografare il momento per testimoniare che lo scenario non è cambiato è mutato solo il contorno, il dintorno delle nostre città. Prendere coscienza che è cambiato il pensiero che è diventato silenzioso, sommerso, introspettivo.
Mettere meglio a fuoco i punti di vista per capire come si tornerà alla normalità e quali saranno le nuove immagini, la nuova forma delle città in attesa di una positiva mutazione o di una graduale e inesorabile ritorno del devastante status quo pre pandemia.
Nona puntata della MILANO raccontata attraverso gli scatti fotografici di Marco Dazzi
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Marco Dazzi, copywriter, produttore di documentari, appassionato di fotografia.