La Pattern Room della Collezione Maramotti ospita il progetto di Andriu Deplazes dal titolo Burning Green, prima mostra personale in Italia del giovane artista svizzero, con base a Marsiglia.
Nel corpus di oltre trenta opere, la maggior parte delle quali realizzate appositamente per questa esposizione, Deplazes sviluppa il suo approccio formale e concettuale alla pittura, confrontandosi con una maggiore scala di lavoro e con inedite modalità di produzione e di allestimento.
L’immaginario drammatico evocato dal titolo della mostra, declinato in uno stile originale che rielabora segni e atmosfere della pittura occidentale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento – dall’Art déco a Ernst Ludwig Kirchner, da Ferdinand Hodler a Pierre Bonnard, da Käthe Kollwitz a Francis Bacon e a Nancy Spero – si collega sia ai temi che alla tecnica propri della ricerca di Deplazes.
Il “verde che brucia” può essere un riferimento al paesaggio, alla crisi ambientale e allo sfruttamento aggressivo del territorio, così come agli elementi che rimandano alla sfera militare presenti in alcuni dei nuovi lavori o alle tracce di colori fluorescenti che connotano le opere dell’artista.
IL PERCORSO CONCETTUALE
All’interno di un’articolazione dello spazio appositamente studiata per la mostra, Deplazes popola la sala di sculture, pareti e vetrate di dipinti su tela e di lavori su carta e su plaxiglass, invitando il visitatore a compiere un percorso di scoperta in cui le opere si disvelano attraversando mondi intimi organizzati per momenti successivi.
Nel lavoro di Deplazes emergono echi di esperienze personali e frammenti di attualità intrecciati secondo due direttrici di ricerca primarie: il ruolo dell’essere umano, da un punto di vista filosofico e antropologico, sia nella sua dimensione sociale che in relazione alla natura.
Muovendo da un interesse per l’indagine delle questioni identitarie e per la rielaborazione degli schemi di potere all’interno delle società e delle strutture familiari, l’artista colloca le sue alienate figure umane-umanoidi, spesso isolate, diafane e dai tratti indefiniti, in stranianti interni domestici o in contesti dominati dalla forte presenza della natura. Nudi, deformati e apparentemente vulnerabili, questi soggetti androgini offerti al nostro sguardo sono al centro di una riflessione sulla percezione di sé e del proprio corpo, di cui mettono in discussione la morale comune e gli estremi connessi al voyerismo e al narcisismo.
Venati di malinconia, equilibristi sospesi tra presenza narrativa ed evanescenza fisica, i suoi personaggi incarnano archetipi di un’umanità che si e ci interroga, con ironica determinazione, sull’identità, sulle dinamiche sociali e sulla condizione dell’uomo nel presente, in rapporto a un contesto ambientale, vegetale e animale selvaggio o, più spesso, già antropizzato.
La crisi ecologica, il consumo del paesaggio tramite forme di agricoltura estensiva – ma anche il suo depotenziamento attraverso narrazioni stereotipate–, la concezione romantica del rapporto tra l’uomo e la natura, il concetto di wilderness, l’uomo nella natura, la natura dell’uomo e la natura della Natura: tutto questo è parte di ciò che Deplazes trasforma in opere a un tempo critiche e oniriche, davanti alle quali la sensazione di disagio si accompagna all’empatia, a una percezione di familiarità con ciò che riconosciamo come intrinsecamente umano.
IL LIBRO
In occasione della mostra sarà pubblicato un libro che includerà una conversazione tra l’artista e Julian Denzler, curatore presso il Museum zu Allerheiligen di Schaffhausen; e testi di Anna Deplazes, ricercatrice senior e capo progetto per l’University Research Priority Programme Global Change and Biodiversity (URPP GCB) presso l’Università di Zurigo (UZH) e del critico d’arte e curatore indipendente Davide Ferri.
L’ARTISTA
Andriu Deplazes (nato a Zurigo nel 1993) vive e lavora tra Marsiglia e Zurigo.
Tra le più recenti mostre personali: Galerie Peter Kilchmann, Zurigo (2021, 2020); S11, Solothurn, Svizzera (2020); Bündner Kunstmuseum, Coira, Svizzera (2019); Kunstverein Friedrichshafen, Friedrichshafen, Germania (2018); Mark Lungley, Londra (2018); Aargauer Kunsthaus, Aarau, Svizzera (2018). Ha esposto in diverse mostre collettive, tra cui: Museum zu Allerheiligen, Sciaffusa, Svizzera (2022); Biennale Bregaglia, Val Bregaglia, Svizzera (2022); Haus Konstruktiv, Zurigo (2020); Musée Pully, Pully, Svizzera (2020); Center for Contemporary Art Futura, Prague (2020); Alte Fabrik, Rapperswil, Svizzera (2019); Helvetia Art Foyer, Basilea (2017); CC Strombeek, Bruxelles (2017); Kunst(Zeug)Haus, Rapperswil, Svizzera (2016).
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INFO
19 marzo – 30 luglio 2023
Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25 aprile, 1° maggio
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66
42124 Reggio Emilia
collezionemaramotti.org