Per la prima volta a Milano, l’artista americana Jenna Gribbon porta il suo sguardo intimo e stratificato negli spazi di MASSIMODECARLO con Rainbows in Shadows.

Oil on linen 203 × 162.5 cm / 80 × 64 inches
La mostra raccoglie una serie di dipinti che indagano la tensione tra osservazione e identità, desiderio e rappresentazione, portando in superficie le dinamiche dello sguardo e dell’autorappresentazione in chiave queer e contemporanea.
Il testo che segue è firmato dalla musicista Mackenzie Scott, AKA Torresv– moglie della Gribbon e figura ricorrente nei suoi lavori.
«Hai baciato tua moglie stamattina. Ma l’hai guardata davvero? Con quanta attenzione? Quando la rivedrai stasera, non sarà più la stessa. La stessa rispetto a cosa? Al ricordo che hai di lei, o a com’è davvero? E com’è davvero? È come appariva ieri pomeriggio, attraverso l’obiettivo della tua macchina fotografica? O come si rifletteva di lato nello specchio del bagno, prima di andare a dormire? È quella figura attraversata dalla luce del mattino che filtrava dalla finestra, illuminandola da dietro come un’arcangelo o quella metà in ombra, sotto la luce fioca di una lampadina al bar, ieri sera?
Cosa vedi, tu, quando guardi un mio ritratto, a torso nudo, nella mia casa, nel mio spazio? Sono i miei capezzoli al neon a catturare il tuo sguardo? Il seno sbilenco? Ne sono sempre stata consapevole, da quando un ragazzino del quartiere me lo fece notare a dodici anni. È il mio corpo di donna, nel suo essere fisico, che ti attira nella pittura? Eppure, quella mattina in cui quell’immagine è nata, io mi sentivo un uomo. Hai colto, nei miei occhi, la sete di giustizia?
Com’è in alto, così è in basso. Il macrocosmo riflette il microcosmo. Ma è davvero così? In cima alla classifica delle atrocità, si fa fatica a reggere la distruzione del nostro mondo naturale: un volume sparato al livello dieci, insostenibile. La demolizione sistematica di tutto ciò che ci è caro e riconoscibile impone un sottofondo talmente pervasivo da farci dimenticare, anche solo per un attimo, che esiste un’altra musica, un’altra frequenza, un’altra prospettiva.
Basta ruotare la manopola, spostarsi di qualche scatto. Se sul canale precedente il potere invoca violenza, avidità e indifferenza, sulla frequenza della mia famiglia si ascolta tutt’altro: celebriamo la nostra forza e la nostra gioia, la nostra chiamata alle armi è una felicità scelta e protetta, la rivelazione della nostra esistenza è l’unico comandamento.
Il nostro paradiso è la casa che abbiamo costruito insieme – mia moglie, mio figliastro, il nostro cane e io. La meraviglia è nei prismi di luce che il sole delle quattro del pomeriggio proietta sulle pareti del soggiorno, nel modo in cui illumina il pelo del cane, facendolo brillare come se fosse fatto di luce. È nello sguardo sicuro e avvolto di calore del mio figliastro, accoccolato in accappatoio alla luce delle candele, mentre giochiamo insieme dopo cena. È in me, ogni volta che vedo mia moglie muoversi nel giardino come se fosse lei stessa il sole.
La nostra casa riflette la capacità di creare estasi dentro la simbiosi del quotidiano, il nostro rifiuto di piegarci a qualsiasi forza punitiva del caos, e la nostra missione di estrarre ogni goccia possibile di dolcezza da questa vita, che non chiede altro se non di essere goduta.
L’occhio umano può percepire solo una frazione infinitesimale di ciò che chiamiamo realtà, appena lo 0,0035% dello spettro elettromagnetico della luce, ovvero una gamma che va dai 400 ai 750 THz. E se parliamo di magie improbabili, l’arcobaleno è un’illusione: esiste solo se si verificano due condizioni. Ci devono essere gocce d’acqua nell’aria a rifrangere la luce verso gli occhi dell’osservatore. E l’osservatore stesso deve trovarsi nel punto giusto – con il sole alle spalle e la propria ombra davanti. Solo allora può vedere un arcobaleno.»
L’Artista
Jenna Gribbon è nata a Knoxville, nel Tennessee, nel 1978. Attualmente vive e lavora a Brooklyn, New York, Stati Uniti.
I dipinti di Gribbon esplorano i sentimenti e le implicazioni del guardare e dell’essere guardati. I suoi lavori ritraggono amici intimi, la moglie, familiari e colleghi pittori ed incoraggiano lo spettatore a riflettere sul proprio ruolo di consumatore di bellezza e intimità e voyeur delle narrazioni altrui.
Lo sguardo di Gribbon permea ogni livello del suo lavoro, con titoli come Ritualized Looking, Deck Peek e When I look at you, the light reflective. Le scene sono dipinte secondo la prospettiva di Gribbon, facendo emergere la presenza dell’artista ed enfatizzando il suo particolare punto di vista. Lo spettatore prende il posto dell’artista, guardando i soggetti dipinti da Gribbon dalla posizione esatta che occupava lei nella scena. Non solo lo spettatore guarda il soggetto, ma è anche invitato ad osservare l’esperienza di Gribbon stessa nel guardarlo.
Le opere di Jenna Gribbon sono presenti nelle collezioni del Brooklyn Museum di New York, del Museum of Fine Arts di Boston (MA), del Dallas Museum of Art di Dallas, del San Francisco Museum of Modern Art di San Francisco (CA), del Museum of Modern and Contemporary Art (MAMCO) di Ginevra, del Kunstmuseum Den Haag dell’Aia e della Collezione Maramotti di Reggio Emilia.
Ehibition View
Info
Jenna Gribbon
Rainbows in Shadows
05.06.2025 – 06.09.2025
MASSIMODECARLO, Milano
Viale Lombardia 17
20131 Milano – Italia
www.massimodecarlo.com