La Fondazione In Between Art Film, in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, ha inaugurato la sua prima mostra, “Penumbra” al Complesso dell’Ospedaletto e alla Chiesa di Santa Maria dei Derelitti a Venezia,
Curata da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi – rispettivamente Direttore Artistico e Curatore della Fondazione – Penumbra presenterà otto nuove installazioni video commissionate a Karimah Ashadu (1985, Regno Unito), Jonathas de Andrade (1982, Brasile), Aziz Hazara (1992, Afghanistan), He Xiangyu (1985, Cina), Masbedo (Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970, Italia), James Richards (1983, Regno Unito), Emilija Škarnulytė (1987, Lituania) e Ana Vaz (1986, Brasile).
Le opere sono state commissionate e prodotte dalla Fondazione In Between Art Film, l’istituzione fondata e presieduta da Beatrice Bulgari con l’obiettivo di sostenere artisti, musei, e centri di ricerca che operano nel campo delle immagini in movimento e di espandere il discorso culturale intorno ai time-based media.
Prendendo ispirazione dall’atmosfera rarefatta di Venezia e dall’architettura ibrida dell’Ospedaletto e della Chiesa di Santa Maria dei Derelitti, la mostra è pensata come un dispositivo scenico in cui l’architettura e la sua storia, il suono, le immagini e gli interventi spaziali temporanei sono in dialogo reciproco. Il concetto di “penombra” è qui esplorato secondo una doppia valenza: da una parte, sul piano materiale l’assenza di luce è la condizione necessaria affinché le immagini in movimento siano visibili; dall’altra, sul piano metaforico la semi- oscurità è interpretata come una soglia, come luogo di transizione all’interno del quale i contorni e le sembianze delle cose sfumano tra loro. Intesa come lo spazio che abitiamo tanto al sopraggiungere della notte quanto all’annuncio di una nuova alba, la penombra ridefinisce la distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso, tra memoria storica e fantasmi individuali, tra la realtà dei corpi e le loro rappresentazioni sociali, tra l’umano e l’ambiente assoggettato — tutti temi che sono al centro delle opere in mostra.
Costruito nel 1517 come struttura provvisoria per accogliere i bisognosi, l’Ospedaletto ben presto diventò uno dei più importanti ospedali di Venezia. Nel corso dei secoli il Complesso dell’Ospedaletto fu sottoposto a rimaneggiamenti che rispecchiavano il gusto dell’epoca, dagli interventi barocchi a quelli degli anni Cinquanta. Questa stratificazione architettonica, a cui contribuirono Baldassare Longhena, Giambattista Tiepolo, Giuseppe Sardi e Jacopo Guarana, ha il suo corrispettivo nei cambiamenti delle destinazioni d’uso che si sono avvicendati fino a tempi recenti, quando da ospedale è diventato la sede di una casa di riposo, e poi uno spazio culturale grazie a Ospedaletto Contemporaneo, un’iniziativa promossa da Venews Arts.
Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi, curatori della mostra sottolineano: “Gli spazi del Complesso dell’Ospedaletto evocano una polifonia di storie, epoche e funzioni. Per secoli questo è stato un luogo di cura e di speranza, e oggi la sua struttura rivela una molteplicità di narrazioni stratificate nel tempo, che ci fanno capire come lo spazio costruito, alla pari di un film, può essere considerato un dispositivo narrativo. All’interno di questo luogo speciale, la mostra Penumbra raccoglie otto nuove installazioni video e filmiche, commissionate ad altrettanti artiste e artisti internazionali, che ci accompagnano attraverso i molteplici significati del concetto di ‘zona grigia’: dalle tenebre alla luce, dall’umano al non-umano, dalla storia alla finzione e dalla verità all’incertezza. A partire dall’interpretazione letterale di ‘penombra’ come effetto dell’eclissi solare sulla Terra, ci muoviamo attraverso l’interpretazione metaforica di uno spazio dove la linea di demarcazione tra categorie opposte si rivela ambigua e fallace. Le opere di questa mostra ci raccontano un mondo globale e frammentato e ci invitano a porre attenzione alla capacità individuale di resistere con tenacia in quei momenti in cui la realtà ci soverchia. Difficile immaginare un miglior contesto di Venezia per una mostra fatta di oscurità e lampi improvvisi di luce.”
Il percorso della mostra inizia nella Chiesa di Santa Maria dei Derelitti con l’opera Pantelleria (2022) di Masbedo che si misura con la tensione tra la verità e la sua distorsione ideologica, tra la realtà delle bombe e il loro racconto per immagini, in una tragica eco al nostro presente.
Il percorso continua con tre opere di Karimah Ashadu, Ana Vaz ed Emilija Škarnulytė che affrontano la relazione tra l’umanità e l’ambiente nelle sue diverse manifestazioni. Plateau (Altopiano, 2021) di Karimah Ashadu ritrae un gruppo di minatori di stagno clandestini nella regione nigeriana dell’altopiano di Jos, esplorando le ripercussioni e i rischi di questa attività nel contesto della fine disastrosa del regime coloniale britannico. É Noite na América (È notte in America, 2021) di Ana Vaz è un ritratto meditativo che osserva le numerose specie che sono state salvate e che ora vivono nello zoo di Brasilia, sfidando l’ideologia della loro conservazione. Aphotic Zone (Zona afotica, 2022) di Emilija Škarnulytė intreccia gli orrori della distruzione ecologica e del colonialismo in una sottile riflessione sulla sopravvivenza alle devastazioni causate dall’avidità umana. Richiamando la tecnologia laser scanner 3D presente nel suo video, l’installazione di Škarnulytė si espande sulla scala a chiocciola e ci guida fino al primo piano.
In una serie di stanze diverse tra loro seguono tre opere di James Richards, He Xiangyu e Jonathas de Andrade che propongono riflessioni sull’interiorità e sui corpi dei protagonisti, riflessioni che prendono forma sia in spazi privati sia pubblici. Nella sala da concerto decorata con dipinti illusionistici, Qualities of Life: Living in the Radiant Cold (Qualità di vita: Vivere tra le radiazioni, 2022) di James Richards compila immagini di nature morte domestiche e filmati di sistemi fognari urbani in una suite musicale per osservare più da vicino la dimensione privata e pubblica del contagio, dell’igiene e della decadenza fisica. Presentato nell’area che ospitava l’infermeria, House of Nations (Casa delle nazioni, 2021) di He Xiangyuè il ritratto intimo e sfuggente di un giovane cinese che vive in una residenza per studenti internazionali a Berlino mentre è alle prese con le sue aspirazioni e le sue incertezze esistenziali durante la pandemia da COVID-19. Nell’ex farmacia del Complesso dell’Ospedaletto si trova Olho da Rua (Ad alta voce, 2022) di Jonathas De Andrade che coinvolge un gruppo di senzatetto in una serie di atti performativi utilizzando l’arte e la pedagogia radicale come strumenti per ripensare collettivamente la realtà e il concetto di auto-rappresentazione.
Se la mostra si è aperta con l’alba di Pantelleria, si chiude con la notte di Kabul: girato nella capitale afgana subito dopo la recente invasione dei talebani, Takbir (2022) di Aziz Hazara osserva la dimensione notturna come uno spazio denso da cui fuggire o in cui rifugiarsi.
L’allestimento della mostra – curato da Ippolito Pestellini Laparelli e dal suo studio 2050+ – rimanda alla storia del luogo e al tempo stesso spazializza il concept della mostra: “La penombra si manifesta nella bellezza dell’incerto, tra stato mentale ed esperienza. Una serie di strutture modulari occupa e risponde al mosaico di spazi eterogenei del Complesso dell’Ospedaletto, dove ciascun film è installato e mostrato secondo una modalità specifica. L’allestimento è infatti concepito come una raccolta di parti provenienti da un corpo smembrato, che a volte valorizzano le stanze esistenti, e altre le nascondono. Lo spazio-tempo tra un film e l’altro è occupato da tenebre, squarci di luce, frammenti di strutture che fanno crollare le distinzioni tra passato, presente e futuro. Il visitatore è così immerso in un viaggio immanente attraverso un’architettura dormiente, che galleggia nel flusso inconscio dei sogni.”
Penumbra conferma l’impegno della Fondazione nel promuovere la cultura delle immagini in movimento e nel supportare gli artisti, le istituzioni e i teorici internazionali che esplorano il dialogo tra le differenti discipline e i time-based media.
“Da appassionata sostenitrice delle immagini in movimento e di istituzioni come il Museo MAXXI, la Tate Modern, la Biennale di Venezia e dOCUMENTA – afferma Beatrice Bulgari, Presidente della Fondazione In Between Art Film – ho creato la Fondazione In Between Art Film nel 2019 per estendere questo sostegno agli artisti, ai curatori e agli scrittori internazionali che lavorano nell’ambito delle immagini in movimento. In questi anni, ci siamo progressivamente dedicati a commissionare e produrre opere originali: la scelta di accompagnare gli artisti nel processo di realizzazione delle loro visioni si inserisce nella missione della Fondazione di espandere il ruolo e il potenziale delle immagini in movimento nel nostro presente. Venezia è una città unica e la Biennale un palcoscenico internazionale, per questo è stata la scelta più naturale per la nostra prima mostra. Sono felice di portare otto nuove commissioni all’attenzione di un pubblico mondiale, nella speranza di contribuire alla vita culturale della città e al dibatto su alcuni dei temi più urgenti del nostro tempo”.
La mostra sarà accompagnata da un programma pubblico di incontri interdisciplinari intitolato Vanishing Points e curato da Bianca Stoppani e Paola Ugolini – rispettivamente Editor e Curatrice della Fondazione – che coinvolgerà gli artisti presenti in mostra ed espanderà il dibattito intorno alle loro pratiche attraverso conversazioni con curatori e intellettuali internazionali.
Vanishing Points prosegue l’impegno della Fondazione nello studio e nella promozione della cultura delle immagini in movimento attraverso un ciclo di approfondimenti che incoraggia scambi di idee inaspettati sulla produzione culturale. In questo contesto, Fondazione In Between Art Film ha attivato una serie di collaborazioni educative con prestigiose università locali per offrire preziose esperienze formative ai loro studenti.
Il Complesso dell’Ospedaletto è uno spazio culturale che fa parte di Ospedaletto Contemporaneo, un’iniziativa promossa da Venews Arts.