Artista tra i più importanti della sua generazione, Zineb Sedira rappresenterà la Francia alla 59esina Esposizione Internazionale d’arte – La Biennale di Venezia, che si svolgerà dal 23 aprile al 27 novembre.
Zineb Sedira occuperà il Padiglione francese con un’installazione cinematografica in cui il film Les rêves n’ont pas de titre (“I sogni non hanno titolo”) contribuirà a immergere i visitatori in un universo dai valori profondamente umanistici.
Prendendo le mosse dal clima militante, culturale e politico che ha animato il cinema degli anni 60 e 70 in Francia, Italia e Algeria, l’artista affronterà, più in generale, argomenti dalla portata universale
e soggetti d’attualità, come la lotta contro le discriminazioni e il razzismo, la decolonizzazione, la libertà, la
solidarietà, l’identità o la famiglia.
Per realizzare questo progetto, Zineb Sedira si è circondata da tre curatori appartenenti alla sua cerchia
ristretta di amici e intellettuali: Yasmina Reggad e il duo composto da Sam Bardaouil e Till Fellrath.
Fin dagli inizi della sua carriera, Zineb Sedira ha dato vita a un’opera polimorfa, che spazia dal racconto autobiografico, alla finzione, passando per il documentario.
A Venezia, città della Biennale d’arte e della Mostra, Zineb Sedira rivelerà il suo interesse per il cinema degli anni 60 e 70, periodo in cui emergono le prime coproduzioni tra Francia, Italia e Algeria. All’epoca, la
produzione cinematografica algerina in piena costruzione e, mossa da un desiderio di scambi culturali internazionali, gode dell’appoggio di alcuni importanti professionisti del mestiere francesi e italiani.
Le ricerche di Zineb Sedira per il progetto del Padiglione le hanno permesso in particolare di rinvenire in Italia Le mani libere (o Tronco di fico),
diretto dal regista italiano Ennio Lorenzini nel 1964. Questo ritratto di uno Stato giovane, che ha da poco conquistato la libertà, rappresenta il primo lungometraggio algerino post-indipendenza. Presentato al Festival di Cannes, in Italia e in Algeria, è scomparso in seguito dagli schermi e dalle memorie.
Il progetto di Zineb Sedira per il padiglione francese prende il polso del nostro tempo.
Ripercorrendo un’epoca di coproduzioni cinematografiche feconde tra Algeri, la Francia e l’Italia, la mostra sottolinea l’influenza di un certo cinema degli anni 60 sul desiderio di emancipazione presente in molti progetti postcoloniali. Al centro della mostra immaginata da Zineb Sedira, un magistrale andirivieni tra realtà
e finzione fa sì che gli elementi personali della biografia dell’artista si mescolino con le scene dei film emblematici di quel periodo. Da questo insieme di film, fotografie, suoni, sculture e collage, emerge uno scenario immersivo che, tenendo conto di un passato che non è poi così lontano, si adopera per decostruire le politiche contestate del presente»
Yasmina Reggad, Sam Bardaouil e Till Fellrath,
curatori
L’opera multiforme e inedita creata per il Padiglione francese documenterà il sodalizio intellettuale e artistico sorto nel contesto delle utopie degli anni 60, con lo scopo di interrogare, più in generale, le nozioni di decolonizzazione, identità, accettazione dell’altro, memoria, ma anche di analizzare con sguardo comparato la storia nella sua dimensione collettiva e individuale.
Mescolando spesso al proprio lavoro elementi tratti dalla propria traiettoria esistenziale (famiglia, legami
e vicende sentimentali), Zineb Sedira mira all’universale, partendo dalle proprie esperienze personali,
mediante la sua pratica artistica.
Il progetto presentato a Venezia rappresenterà per l’artista l’occasione per creare un’esperienza immersiva, in grado di cancellare i confini tra finzione e realtà.
Per mettere in risalto le ricerche che Zineb Sedira e il suo entourage conducono da oltre due anni per la Biennale, verranno pubblicati tre giornali che, rifacendosi alle riviste militanti degli anni 60, offriranno
al pubblico molteplici riferimenti e interrogativi, capaci di suscitare curiosità e approfondire l’intento
dell’artista.
Zineb Sedira è stata scelta per occupare il Padiglione francese nel 2019 da una commissione di esperti,
presieduta da Charlotte Laubard (storica dell’arte e curatrice, insegnante e responsabile del dipartimento
di Arti visive della Scuola d’arte e di design di Ginevra – HEAD).
Il Padiglione francese è prodotto dall’Istituto francese. Per la prima volta verrà misurata la sua impronta carbonica, con lo scopo di raggiungere una riduzione di almeno il 25% dell’impatto del Padiglione (esplorazione e produzione) entro fine 2026.