Il progetto Terra Mia ha come punto di partenza di analisi il fenomeno del “tarantismo” che si iscrive in un sistema ideologico complesso e antico, presente sino a pochi decenni fa in diverse aree dell’Italia meridionale, come ad esempio la Puglia e la Basilicata.
Il cortometraggio/documentario è stato girato tra Rivello e Maratea: due paesini della Basilicata, dove è ancora presente una mescolanza molto forte tra elementi del sacro e del profano.
Ilaria Bochicchio, in arte Ilaz, è un’artista originaria di Rivello dove ha abitato fino alla conclusione dei suoi studi presso il Liceo Artistico di Maratea. Si è trasferita a Roma dove ha conseguito la laurea presso l’Istituto Europeo del Design e successivamente a Milano per terminare il suo percorso formativo. Lavora e vive tra Milano e New York. La scelta di girare un cortometraggio nella sua terra d’origine riflette il forte legame che ha con le sue radici e la necessità di indagare i vissuti della sua infanzia.
Ilaz, insieme al regista Federico De Manachino, ha studiato il materiale etnografico prodotto dallo storico del Mezzogiorno d’Italia Ernesto De Martino, che elabora, a metà del Novecento, una posizione originale in relazione all’universo magico. Si analizza l’angoscia dovuta alla “perdita della presenza”, fenomeno che si manifestava maggiormente nelle donne durante il periodo estivo, dopo il presunto morso della “taranta”. Le vittime dicevano di essere state punte e di conseguenza di accusare un profondo malessere. Per allontanare le crisi individuali e collettive, si dava vita a dei comportamenti rituali volti a scongiurare il maleficio subito.
È qui che entrava in gioco la danza: la tarantella, come rituale purificatorio e di guarigione. Sull’elemento profano si innestava quello sacro e ci si rivolgeva a San Paolo per chiedere la grazia e per liberare le tarantate da questo veleno. Si danzava fino allo sfinimento perché, secondo le credenze locali, il sudore faceva uscire dal corpo il veleno del ragno. Infine si chiedeva il responso al Santo nella speranza della totale liberazione dalla possessione.
Questa danza così arcaica è stata interpretata, nel cortometraggio, in chiave contemporanea con la produzione di una colonna sonora basata sul ritmo e sulle note delle antiche tarantelle.
Una danza animalesca e divina, tragica e comica, che incarna, nel suo delirio mistico, la scintilla primordiale e istintuale presente in ogni essere vivente.
Oltre a questo fenomeno, sono stati analizzati e rielaborati alcuni aspetti culturali di questi luoghi fra i quali il sentire religioso e il rito del malocchio.
La voce dell’attore lucano Ulderico Pesce interpreta un estratto del testo di Ernesto De Martino “La Terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud.” guidando lo spettatore in questo viaggio onirico e surreale. In Terra Mia, attraverso le testimonianze degli abitanti del luogo, si evincono i contrasti, le contraddizioni, le paure ed i sogni di una generazione che racconta dell’angoscia e delle repressioni comportamentali, culturali e sessuali causate dalla fede religiosa, dalla paura del giudizio altrui e del peccato.
“Per capire la motivazione della diffusione di riti e magie soprattutto nel Meridione, bisogna andare a scavare nella precarietà dei beni elementari della vita, nell’incertezza delle prospettive circa il futuro, nell’asprezza della fatica nel quadro di una economia agricola arretrata, nell’angustia memoria di comportamenti razionali efficaci con cui fronteggiare realisticamente i momenti critici dell’esistenza”. (Ernesto De Martino, Sud e Magia).
INFO
Terra Mia
A film by Ilaz
Directed by Federico De Manachino
Produced by Giuseppe Piscitelli
With:
Ulderico Pesce
Andrea Piccirillo
Giovanni Ernani Di Tizio
Original music:
Uabos
Cinematography:
Olga D’Angelo
Costume Design by:
Tid Milano
Reamerei