Il 2021 a Rovigo sarà nel nome della grande arte, della storia e della musica.
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo affronta il nuovo anno proponendo ben 4 grandi mostre, due al Roverella, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, e due al Roncale. Con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente a livello nazionale la percezione della città come polo di grandi eventi espositivi, all’interno di un territorio unico per ambiente, tradizioni, cultura.
“Pensiamo che il Polesine sia lungi dall’aver espresso tutte le sue potenzialità come attrattore di un turismo di qualità, afferma il Presidente della Fondazione, Gilberto Muraro. E crediamo che le mostre, quando sono di livello, oltre che costituire occasione di cultura e di conoscenza per tutti, possano fungere da attrattore, soprattutto di persone interessate ad avvicinarsi non solo alla grande arte ma anche alla bellezza unica di questa Terra tra due Fiumi”.
Ma vediamo il programma rodigino di Fondazione. Attualmente al Roverella si può ammirare la monografica su Marc Chagall, una delle mostre più apprezzate del 2020 in Italia. Chagall, grazie alla proroga eccezionalmente ottenuta dai prestatori internazionali, si potrà ammirare, non appena sarà possibile riaprire al pubblico, sino al 14 marzo.
A Palazzo Roncale si protrae fino a metà febbraio “La Quercia di Dante. Visioni dell’Inferno. Dorè, Rauschemberg, Brand”, con all’attivo oltre 20 mila visitatori, record nella storia espositiva di Palazzo Roncale. Un risultato ancora più entusiasmante se si pensa che su questa mostra hanno infierito i due interi periodi di lockdown e il lungo periodo del distanziamento.
Al Roverella, una volta conclusa la grande monografica su Marc Chagall, la primavera sarà riservata ad “Arte e musica. Dal Simbolismo alle avanguardie”, un’esposizione che dall’1 aprile condurrà il visitatore dentro il racconto delle relazioni, degli intrecci e delle corrispondenze tra l’elemento musicale e le arti visive. A partire dall’affermazione, alla fine del XIX secolo, in tutta Europa, di un filone pittorico ispirato alle opere di Richard Wagner. Nel 1902 la Secessione di Vienna dedica una mostra a Ludwig van Beethoven. Con l’arrivo delle avanguardie, poi, soprattutto dagli anni Dieci del Novecento, i suoni di Johann Sebastian Bach diventano modello e paradigma per la pittura di Vasilij Kandinskij, Paul Klee, Frantisek Kupka, Félix Del Marle, Augusto Giacometti e molti altri. E via via, passando per il Cubismo, il Futurismo, il Neoplasticismo, fino al Dada e al Surrealismo, la musica si conferma un riferimento assoluto, divenendo centrale in Kandinskij e Klee, non meno che per altri protagonisti delle avanguardie europee. Esempi emblematici di questa “fusione delle arti” creano una mostra-spettacolo di assoluto fascino e di vasto respiro che si muove tra la stagione simbolista e gli anni Trenta del Novecento.
Sempre al Roverella, l’autunno porterà (26 settembre – 31 gennaio) la grande fotografia, con una originale monografica di Robert Doisneau, alla ricerca degli attimi di felicità che egli ha saputo catturare nelle sue immagini.
“Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti.”, scrive Doisneau. “Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.”
Il suo è un racconto leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che diventa persino teneramente partecipe quando tratta innamorati e bambini.
Se il Roverella cala una potentissima doppietta di arte e fotografia internazionali, il Roncale risponde con due originali mostre che – com’è nella filosofia di questa sede – approfondiscono storie universali che partono dal Polesine.
Ad aprire la stagione 2021 del Roncale sarà a metà marzo la mostra “Quando Gigli, la Callas, Pavarotti… I Teatri Storici del Polesine”. Protagonisti i sette Teatri Storici del Polesine – magnifici edifici, cuore di infinite storie – che la mostra racconta per immagini, suoni, testimonianze. I sette teatri, tutti recentemente restaurati, sono il Sociale di Rovigo, il Comunale e il Ferrini di Adria, il Cotogni di Castelmassa, lo Zago di Loreo, il Ballarin di Lendinara e il Balzan di Badia Polesine. Sarà un percorso espositivo che andrà a rileggere le loro storie, spesso contrassegnate da fortune alterne. Celebrando i momenti in cui i pochi denari e la molta competenza hanno spinto i gestori a puntare su cantanti giovani ma di cui intuivano le potenzialità: qui debuttò Beniamino Gigli, qui cantò, appena trentenne, Luciano Pavarotti, e poi Antonio Cotogni, Maria Callas, Renata Tebaldi, Giulietta Simionato… senza dimenticare Katia Ricciarelli, figlia di queste terre.
E sempre al Roncale ci sarà infine una seconda mostra, un affascinante appuntamento autunnale, su cui la Fondazione sta lavorando e i cui dettagli saranno resi noti nelle prossime settimane.