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Victoria Mater. L’idolo e l’icona al Parco archeologico di Brescia

La Vittoria Alata di Brescia e l’Idolino di Pesaro proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, in un inedito allestimento creato da Francesco Vezzoli per la cura di Donatien Grau.

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Il progetto segna la collaborazione tra la Fondazione Brescia Musei e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze che, dall’11 dicembre 2025 al 9 aprile 2026, ospita un’esposizione gemella, dal titolo Icone di potere e bellezza, con tre teste bronzee di imperatori romani provenienti dalle Collezioni bresciane, in dialogo con materiali delle raccolte medicee.

La scultura antica non smette di stupire. L’occhio dello studioso contemporaneo, affinato dalle ricerche condotte nel corso dei secoli, è sempre più pronto a fornire una lettura storica e critica dei manufatti statuari realizzati in ambito greco-ellenistico e della loro naturale traduzione romana, che sappia unire in un dialogo serrato archeologia, storia dell’arte e aspetti sociali e culturali.

L’installazione, dal titolo Victoria Mater. L’idolo e l’icona, in programma al Parco archeologico di Brescia romana, all’interno del Capitolium, dal 4 dicembre 2025 al 12 aprile 2026, va in questa direzione, proponendo un confronto dialettico tra due bronzi di straordinaria bellezza ed eleganza, ma forse ancor di più di profondo senso e contenuto, che dialogano sullo sfondo creato da uno dei più riconosciuti e apprezzati artisti italiani a livello internazionale.

In continuità con i progetti di valorizzazione e riqualificazione dell’area archeologica portati avanti negli ultimi anni e in linea con la strategia culturale di una costante e attiva contaminazione tra antico e contemporaneo, la Fondazione Brescia Musei ha, infatti, affidato a Francesco Vezzoli il compito di realizzare un’inedita installazione, curata da Donatien Grau, che faccia dialogare la Vittoria Alata, una delle opere più importanti della romanità per composizione, materiale e conservazione, e l’Idolino di Pesaro, esempio raffinato di artigianato classico proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

AL PARCO ARCHEOLOGICO DI BRESCIA ROMANA

A Brescia, il titolo della rassegna, Victoria Mater. L’idolo e l’icona, racconta e richiama il valore simbolico delle due statue, che sono “idolo”, ovvero figura e rappresentazione della divinità e, allo stesso tempo, “icona”, nel significato più moderno del termine, simbolo e portatore di valori universali.

L’arte di Francesco Vezzoli si è sempre distinta per la capacità di fondere epoche, linguaggi e immaginari, trasformando la memoria del passato in un dispositivo critico e sensuale per leggere il presente.

Da anni l’artista indaga il patrimonio iconografico della classicità, appropriandosi di forme e simboli della scultura antica per restituirli in chiave contemporanea, ibridata e spesso ironicamente sovversiva.

Nel nuovo progetto, Vezzoli prosegue la sua riflessione sul dialogo tra archeologia e modernità, intervenendo con un gesto di ricomposizione e dislocazione. Le figure classiche della Vittoria Alata e dell’Idolino di Pesaro vengono reinterpretate come organismi ibridi: corpi antichi rigenerati, ombre innestate e riattivate nella loro potenza simbolica.

Vezzoli si è già confrontato con le vestigia del passato in progetti espositivi di grande rilievo, a partire dal 2015 al MoMA PS1, con una mostra personale in cui cinque teste originali romane venivano restituite alle ipotetiche cromie originarie, grazie alla consulenza di studiosi e archeologi. Un percorso poi proseguito con la mostra VITA DULCIS (Palazzo delle Esposizioni, Roma 2023), senza dimenticare la prima fondamentale collaborazione con Fondazione Brescia Musei nel 2021, con il progetto Palcoscenici Archeologici. Interventi curatoriali di Francesco Vezzoli, dove le sculture dell’artista dialogavano per la prima volta con il sito archeologico e i reperti antichi di Brescia Musei.

In ordine a una delle sue cifre più caratteristiche, l’artista usa l’antico come punto di partenza per reinterpretare l’eredità del passato attraverso i codici e gli elementi propri della cultura contemporanea, gettando in tal modo un ponte sul presente.

L’intervento di Vezzoli trasforma lo spazio sacro del tempio nello scenario di una installazione artistica attraverso l’inserimento di un terzo elemento in bronzo: una grande silhouette, che genera, con effetto trompe l’oeil, l’impressione di un’ombra impossibile che suggerisce un contatto virtuale, seppure non concretamente compiuto, tra le due figure.

L’esperienza è ulteriormente arricchita da tre atmosfere luminose successive, che nell’arco di venti minuti permettono al visitatore di esplorare l’installazione da prospettive diverse. Le tre situazioni, evocative dei temi della luce, del tempo, della memoria e della metamorfosi, si susseguono nell’ordine: A New Dawn (Una Nuova Alba), The Golden Hour (L’Ora Dorata) e Afterglow (Il Riflesso dell’Attesa).

Quello che si crea è la rappresentazione di una scena materna, in cui la Vittoria Alata si libera dello scudo, elemento di difesa, ma che riporta a situazioni di conflitto, per abbracciare teneramente la figura efebica dell’Idolino.

Nell’aula che accoglie l’allestimento museale progettato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, il visitatore potrà incontrare la Vittoria Alata, un’opera celebrativa realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa indiretta intorno alla seconda metà del I secolo dopo Cristo, e probabilmente ispirata a modelli più antichi.

Eletta a simbolo della città di Brescia, amata da Giosuè Carducci, ammirata da Gabriele d’Annunzio e da Napoleone III tanto da volerne possedere una copia, la scultura venne ritrovata, insieme a sei teste di età imperiale e a centinaia di altri reperti in bronzo, il 20 luglio 1826, durante gli scavi archeologici condotti nell’area del Capitolium dai membri dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Brescia, in un’intercapedine dell’antico tempio, dove forse era stata occultata per preservarla da eventuali distruzioni.

Accanto ad essa, si ammirerà il cosiddetto Idolino di Pesaro, scoperto nella città marchigiana nell’ottobre del 1530 a seguito dei lavori di scavo per le fondazioni della casa del nobile pesarese Alessandro Barignani, alle spalle del Palazzo Ducale.

La scultura bronzea ritrae un giovane nudo, dal corpo leggero e armonioso, che reggeva originariamente nella mano sinistra un tralcio di vite destinato a sostenere lucerne e, con molta probabilità, un vassoio nella destra, qualificandosi così come una statua decorativa e funzionale, ovvero un lychnouchos o portalampade per illuminare, come descrisse Lucrezio in un passo del De rerum natura, i banchetti notturni.

Giudicato da Johann Joachim Winckelmann, l’archeologo tedesco considerato il fondatore della moderna storia dell’arte, come una delle statue più belle mai pervenute dall’antichità greca, l’Idolino, pur rappresentando uno dei migliori esempi di contaminazione stilistica tra tradizioni riconducibili a Policleto, Mirone e Prassitele, parrebbe in realtà un’opera appartenente al filone di classicismo eclettico, tipico dell’età augustea (31 a.C-14 d.C.).

La Vittoria Alata e l’Idolino di Pesaro riflettono entrambi aspetti complementari dell’aspirazione umana alla perfezione. Se da un lato, l’Idolino, espressione di simmetria, armonia ed equilibrio, incarna i valori classici del concetto del kalòs kai agathòs (bello e buono), che porta a determinare un equilibrio perfetto tra l’aspetto fisico e le qualità interiori, la Vittoria Alata rappresenta un traguardo più alto, un trionfo che supera il contesto terreno per diventare simbolo universale di successo e riconoscimento.

L’accostamento delle due statue nell’approssimarsi dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali richiama la tradizione dei Giochi Panellenici che si tenevano a Olimpia nel tempio di Zeus dove, accanto alle statue delle divinità venivano collocate anche quelle degli atleti vincitori e dei devoti, proponendo così una rilettura dell’arte classica che dialoga con il presente e creando un legame simbolico tra il passato e il valore universale degli ideali olimpici. Il dialogo tra i due capolavori definisce l’aspirazione umana verso la perfezione, emblema della tensione verso l’alloro olimpico, in un confronto tra l’ideale classico di bellezza e armonia e la Vittoria, simbolo universale di successo.

PUBLIC PROGRAM

L’installazione è accompagnata da un ricco public program curato dalla Fondazione Brescia Musei, pensato per valorizzare l’esperienza di visita attraverso appuntamenti regolari e formati speciali. Ogni sabato alle ore 15.00 sono previste visite guidate dedicate al pubblico; gli appuntamenti di “Pausa pranzo al Museo”, invece, permettono di approfondire contenuti e significati del progetto, in un contesto informale e in un orario inconsueto, dalle 13.00 alle 13.30. Torna inoltre l’ormai apprezzata formula della visita letteraria, questa volta costruita intorno a una selezione di brani, contemporanei e non, dedicati alla straordinaria figura della Vittoria. Il programma si completa con attività pensate appositamente per le famiglie, che coinvolgono grandi e piccoli e invitano alla scoperta condivisa dell’installazione.

Il progetto di identità visiva Victoria Mater. L’idolo e l’icona è a cura dello studio TassinariVetta, mentre completa l’esposizione un catalogo edito da Allemandi.

AL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE

Il gemellaggio, volto a valorizzare le collezioni di arte romana delle due capitali culturali italiane ponendole a confronto reciproco, si traduce, oltre al prestito dell’Idolino, in una mostra in programma al Museo Archeologico Nazionale di Firenze dall’11 dicembre 2025 al 9 aprile 2026, dal titolo Icone di potere e bellezza. La rassegna, curata dal direttore del Museo fiorentino, Daniele Federico Maras, e dalla conservatrice Barbara Arbeid, è stata concepita per proporre e commentare lo sviluppo storico dell’uso delle immagini per la presentazione, conservazione e trasmissione del potere nell’ambito dell’Impero Romano, in una fase di crisi e di potenziale sfiducia quale quella sperimentata nel III secolo d.C.

Il progetto ruota attorno a tre teste in bronzo dorato di imperatori romani provenienti dalle collezioni bresciane e parte anch’esse del deposito bronzeo del Capitolium, poste in dialogo con materiali delle raccolte medicee, in particolare monete dell’epoca, che veicolano il ritratto imperiale come simbolo e garanzia della continuità del potere, ma anche gemme della collezione del Museo fiorentino, destinate a un uso “privato”, ma non meno simbolico. La mostra offre, inoltre, l’opportunità di ammirare gli esiti del restauro, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, sia del ritratto bronzeo del cosiddetto Probo, in prestito dai Musei Civici di Brescia, sia una raffinata testa bronzea di Afrodite, afferente alle antiche collezioni medicee.

EXHIBITION VIEW

INFO

VICTORIA MATER. L’IDOLO E L’ICONA
Installazione di Francesco Vezzoli.
4 dicembre 2025 – 12 aprile 2025
Parco archeologico – Brescia

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