“The Privilege of the Spectators” di Hu-Be ad Albinea (RE)

“The Privilege of the Spectators”, “Il Privilegio degli Spettatori” è il titolo dell’opera site-specific di Hu-Be.

Come osservatori, varcata la soglia, attraversiamo lo spazio in ascensione, salendo le scale: ognuno con il proprio corpo, le proprie storie, le proprie idee. Ciò che ci circonda è un’esplosione dello spazio, la distruzione dei muri che lo racchiudono. Le pareti e il soffitto si spalancano con il disegno ad una profondità spazio-temporale infinita. Assistiamo ad uno spettacolo di rovine e sfacelo che dilata lo spazio fisico che ci circonda.

Il lavoro di Hu-Be sviluppa lungo le pareti tre tempi di un’esplosione, compressi e sovrapposti. Si tratta del “durante”, del “dopo” e di un tempo che non ci appartiene. Definiscono i primi due tempi la presenza degli oggetti quotidiani e i resti dei detriti di uno spazio abitato.

Nella dimensione temporale che non possiamo comprendere si muovono le figure: sono come lenzuoli che avvolgono essenze immateriali, che si trasformano continuamente per loro stessa sostanza e a tratti si definiscono, modellati da torsioni, accelerazioni e vortici d’aria. Superando la loro consistenza leggera, trovano la forza di muoversi in esplorazione lungo traiettorie non tracciate e fluttuando si avvicinano, liberi di incontrarsi o di respingersi.

Seguendo il percorso diveniamo parte del movimento, siamo Spettatori al centro di ciò che accade. Siamo coloro che osservano gli eventi che accadono nel mondo da una posizione sicura, da un luogo protetto, dal quale possiamo provare sensazioni intermittenti di distacco e coinvolgimento.

L’opera di Hu-Be ci avvolge in un vortice: ci sentiamo particelle di un campo energetico fatto di tensioni e collisioni. Siamo figure sospese qui, in questa catastrofe in atto, incredule, incapaci di comprendere veramente, ma capaci di movimento. Dal contatto, dall’empatia tra Spettatori scaturiscono scintille, piccole o grandi scariche di energia.

Due figure al centro della parete principale si cercano, si sfiorano. Sembra essere questo un punto di maggiore concentrazione dell’energia che governa l’intera composizione. Sembra nascere da qui un ulteriore vortice vertiginoso, nuove correnti, un boato che apre ad un’ulteriore profondità spaziale. Il contatto tra le due figure è generatore di nuova energia dirompente, capace di spostare materia. Se non possiamo cambiare gli eventi, possiamo generare energia. Alla distruzione può seguire la ricostruzione, risultato dello spostamento di sostanze leggere o pesanti, rispetto alle quali serve la stessa attenzione, lo stesso impegno.

L’esplosione è quindi catarsi, liberazione, distacco, identificazione in pura sostanza.

Chi siamo ora? Possiamo essere energia che muove materia. Ed ecco che da “Spettatori” possiamo finalmente riflettere sul nostro punto di osservazione e trasformarci in forza capace di “lavorare con la materia del tempo, con il tempo come una materia” (Claudio Parmiggiani).

La volontà di ricostruzione si manifesta spingendo se stessi oltre l’opinione, verso l’azione. Ricostruire significa restituire radici forti alle quali corrispondono rami che crescono solidi, protratti verso il cielo: si fonda su una visione per concretizzarsi in futuro, per se stessi e per gli altri. È’ questo il senso dell’Umano dell’opera di Hu-Be.

L’artista, dando vita ad un’opera che si muove sulle tre dimensioni, ve ne ha introdotto una quarta, perché il tempo qui è sospeso ma contiene tutta la forza in potenza di una rivoluzione. “The Privilege of the Spectators” è vestibolo, spazio del divenire.

Ciò che segue ha origine da un’esplosione, come da un’esplosione ha avuto origine l’Universo.

L’ARTISTA

Hu-Be, è un artista che vive e lavora in Italia.

Alterna le fasi delle sue pratiche astratte in studio, denominate Unknown Instructors, a una serie di progettazioni trans-mediali. Dai disegni della serie Wonder Lines presenti alla 54’ Biennale di Venezia al progetto iniziato come performance a tempo di interazione e disegno a mano libera chiamato Scribblitti, dove il suo linguaggio trova un contesto relazionale ed interdisciplinare, anche questo arrivato a contribuire al padiglione della 54’ Biennale di Venezia di Architettura.

Il lavoro di Hu-Be è basato sulla polisemia e sull’uso di identità diverse che lo aiutano a costruire le premesse per nuove progettazioni di lungo respiro.

IL PROGETTO

Scribblitti oggi è il nome di un format che coinvolge persone, comunità e territori attraverso la creazione di progetti polisemici.

Scribblitti è iniziato come una performance a tempo di interazione e disegno a mano libera. Era stato concepito infatti per incontrare nuove persone e ascoltare, capire e valorizzare attivamente la loro storia disegnandola, in fase di test, su una parete domestica. Una storia al giorno disegnata a mano libera all’interno della casa di una persona mai incontrata prima.

Questo per un massimo di dieci disegni in un mese di tempo nella stessa città. Una volta finite le sessioni di ascolto e i disegni realizzati a parete, in un giorno concordato da tutti i partecipanti, gli spazi venivano aperti alla cittadinanza offrendo l’opportunità irripetibile di visitare l’intero gruppo di Scribblitti, viaggiando attraverso le porte aperte dei diversi quartieri della città. Scribblitti è nato in Emilia cercando di incarnare il piacere di una dimensione viva, condivisa, propositiva, aperta di socialità. Nella comprensione del valore dell’ascolto, della partecipazione autentica, nel viaggio verso l’altro, verso persone mai conosciute prima che aprono le proprie porte e si raccontano.

È l’approccio che è stato usato per incontrare l’Umano, nei numerosi test iniziali, che ha aperto all’utilizzo di Scribblitti in scenari molto più complessi, nazionali ed internazionali. Questo ha permesso di fare crescere le sue caratteristiche peculiari: l’esplorazione del territorio, le sessioni di ascolto, la creazione di foto e video archivi in preparazione delle giornate a parete, il disegno sviluppato in molte più giornate e superfici sempre più grandi. G

li Scribblitti sono il frutto del rapporto che si crea con le persone ed il territorio seguendone lo spirito, l’intelligenza, le capacità, le peculiarità e le possibilità ambientali. Sono realizzati attraverso la creazione di un archivio fatto di racconti, di video e foto, di testi e registrazioni sonore che rimangono alla comunità. Le sessioni d’ascolto, ad esempio, vengono trascritte al momento. Non vengono editate, tranne che per la punteggiatura. Il testo che ne deriva è vivo ed indispensabile. È la bussola per guardare il lavoro a parete una volta finito e diventa di conseguenza il vero lascito alla propria comunità.

Contiene in sé la profondità, l’incertezza, i tic, la chiarezza, i modi e la voglia di esprimersi di chi si sta raccontando. Durante questa fase, le persone sono invitate a narrare ricordi personali o collettivi, aneddoti del luogo del presente o del passato, eventi reali o paesaggi effimeri della mente che verranno tracciati in connessione con lo spazio scelto dalla comunità, successivamente. Il testo, come la creazione di un archivio di foto e video, è tanto importante quanto il disegno a parete, l’ultima fase di Scribblitti che restituisce in maniera grafica l’espressione dell’umano che si è raccolto nelle fasi precedenti. Scribblitti è un percorso collettivo che aggiorna, attiva e crea nuovi significati per la memoria di un luogo e di una comunità, al presente.

Mentre nei primi progetti di Scribblitti gli spostamenti, l’endurance fisica e il ritmo di incontri e produzione dei disegni a parete giorno dopo giorno erano centrali, oggi i diversi cardini della progettazione sono stati sviluppati in maniera autorevole e riconoscibile. Le sessioni di ascolto si sono trasformate in libro. Lo spazio coinvolto si è amplificato, stabilendo nuove connessioni con il territorio. L’interesse per la costruzione di ricchi archivi video e fotografici durante le sessioni di ascolto ha permesso di approfondire sempre meglio il rapporto con l’Umano. La riconoscibilità del segno si è evoluta in uno stile inconfondibile grazie a superfici sempre più adatte ad amplificarlo ed accoglierlo.

Nei diversi viaggi compiuti e grazie alle uniche, spesso brillanti anime incontrate lungo il percorso, la pratica degli Scribblitti è stata invitata come strumento efficace per capire e restituire la complessità di diversi e cruciali temi sociali del nostro tempo. Dalla crisi dei rifugiati in Lettonia ospitata dalla sede dell’Istituto Francese di Cultura di Riga, all’esondazione del fiume selvaggio Cisse nella Francia centrale alla commemorazione del cinquantenario del terremoto del Belice in Sicilia per la 54’ Biennale di Venezia di Architettura, la collaborazione con istituzioni e spazi pubblici e privati ha creato un corpo di lavoro che evolve costantemente nel suo significato e nella sua profondità, progettazione dopo progettazione, persona dopo persona.

INFO

The Privilege of the Spectators
site-specific work – Hu-Be
via vittorio emanuele II 22_albinea_reggio emilia
30 agosto-1 settembre 2024
progetto a cura di
Anna Vittoria Zuliani

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