Stiamo tornando alla normalità e proseguono anche in questa nuova fase dell’emergenza pandemica gli Studio Visit on line dove, in maniera virtuale, entriamo nei luoghi all’interno dei quali gli artisti realizzano le loro idee creative e chiacchieriamo un po’ con loro della loro arte, delle varie opere, della loro quotidianità ritrovata e scopriamo quali sono le loro capsule di sopravvivenza alla riapertura e al ritorno alla normalità.
L’appuntamento di oggi è con: MATETE MARTINI
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ABOUT MATETE MARTINI
Francesca Martini, aka Matete Martini, Pordenone, classe novantaquattro.
Artista figurativa italiana. Founder del progetto Future young talent dedicato all’arte e al design che coinvolge gli studenti under diciotto.
Ho iniziato a dipingere come allieva di bottega all’età di, otto anni. Copiavo i grandi maestri, da Renoir a
Monet per esercitarmi con la tecnica della pittura a olio. Ho trascorso otto anni in quella bottega di Manuela
C, lei aveva uno stile pulito e metafisico mentre io avevo sempre fretta di finire. All’età di sedici anni,
maturo un interesse per il cinema “Godardiano”, ero attratta dalla fotografia, così apro un blog per pubblicare
i miei lavori “ di strada”, da qui il mio nome d’arte, “ma tètè” la mia testa. In quegli anni la pittura era nel
retroscena, ma stavo facendo la mano con la macchina fotografica, oggi strumento necessario alla mia
ricerca. Mio padre ha sempre vissuto in Austria, nei viaggi per Vienna ho maturato un’attrazione per il
barocco, per i caffè viennesi e le persone solitarie, che bevevano un verlängerte mentre fumano una
sigaretta, il più delle volte leggendo qualcosa. Rubavo scene di strada alla gente che passeggiava sotto la
mia finestra, ogni tanto riprendevo in mano la matita ritraendo soggetti di vario tipo, specialmente nudi. Il
nudo è nato come esercizio per il disegno ed è diventato un culto. Non sono mai stata in grado di ritrarre gli
uomini senza dargli una sensualità femminile, ad oggi il corpo è il punto centrale della mia produzione. La
cultura contemporanea ha confermato che ero nella giusta via, poiché non c’è più distinzione, anzi, uomo
e donna si fondono identità fluide e inclassificabili. Riprendo a dipingere coronando finalmente il mio stile
grafico a diciotto anni. Una tela in cui è ritratto un mio caro amico, che si specchia dando le spalle al suo
stesso riflesso. In quella tela c’è tutto di me.
Ho amato la forza di T. Lempicka, una donna rigida e indipendente, E. Schiele con i suoi disegni pornografici
di una dolcezza palpabile, allo stesso tempo la velocità dei futuristi come Sironi, Balla, Bragaglia.e la
grandiosa arte italiana sviluppatosi durante il primo 900. Non si perde ancora oggi la passione per le
inquadrature “Neorealiste”. ma se vogliamo nominare un opera simbolica e contemporanea alla mia produzione,
per me importantissima, nomino Duchamp con “nudo che scende le scale ”.
Sono un esteta, ritraggo ciò che per me è bello, incompreso e solitario, i trasformismi fisici, la sessualità
complessa dell’era contemporanea, gli oggetti dimenticati. Ho imparato l’amore per quella scomposizione
dei frame video, di un momento reale che viene poi scomposto in tanti momenti, unendo il mio passato
digitale e prettamente materico , di bottega.
Intraprendo gli studi di design d’interni, prima a Venezia poi a Roma e Milano, città che mi hanno segnato
con i loro caffè, con la loro velocità e l’immensa architettura. Ho sempre pensato che l’architettura classica
si fondesse bene alla nudità dei corpi umani, infondo entrambi organismi, bellezze terrene. L’architettura è
fredda e triste, le persone sono sessuali calde e comunitari, forse sbagliate, sensibili. Gli amori più recenti:
Londra e New York, con le ultima mostre che mi ha portato ad aprire la mia arte ad orizzonti più internazionali,
con una community creativa, accogliente, dove mi sono sentita a casa.
Nei miei ultimi progetti in corso, si parla di umanità attraverso il corpo, LSI project, MINNE, Massa Forza
Moto, ma anche attraverso il cibo, con il progetto FANATIC. Continuano le collaborazioni con attori e
performerce della scena Romana e Napoletana, come Vincenzo D’Ambrosio, Bernardo Casertano, Dramna
e Sypario.
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