Sono stati presentati i risultati della campagna di indagini sulla Fornarina di Raffaello, realizzate lo scorso 28 – 29 – 30 gennaio con tecniche innovative e macchinari all’avanguardia, a cui sono seguiti mesi di approfondimento e valutazione storico scientifica dei dati acquisiti. La nuova campagna di imaging ha letteralmente mappato la distribuzione degli elementi chimici presenti sulla tavola, consentendo di risalire ai pigmenti utilizzati dall’artista e di comprendere il processo esecutivo con cui li ha applicati sulla tavola.
In particolare, è stata effettuata una scansione macro della Fluorescenza dei Raggi X (MA-XRF) a cura di “Emmebi diagnostica artistica” e “Ars Mensurae” con degli strumenti messi a punto nell’ambito del Progetto MU.S.A. (Multichannel Scanner for Artworks), in collaborazione con l’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Roma Tre, CHNET (Cultural Heritage Network), il CNR ISMN, il Dipartimento di Scienze Università Roma 3, Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria.
I COMMENTI
L’intervento di Paolo Branchini (INFN) “La Fornarina e il progetto MUSA”, si è concentrato sulle varie fasi delle attività svolte per il Progetto M.U.S.A: dalla costruzione dello scanner multi-canale fino alla sua applicazione sull’opera di Raffaello. Lo strumento realizzato dall’INFN costituisce uno dei più brillanti esempi di come una tecnologia d’avanguardia sviluppata inizialmente per rispondere alle esigenze della ricerca in fisica fondamentale, in particolare per la realizzazione di rivelatori di particelle, abbia poi trovato applicazione in ambiti di ricerca molto diversi, portando un contributo fondamentale nello studio e nella conservazione dei beni culturali. Inoltre la portabilità dell’innovativo strumento sviluppato lo rende particolarmente indicato per esaminare anche opere di grandi dimensioni, contribuendo ad analizzarne gli aspetti diagnostici.
A tal proposito Chiara Merucci (Gallerie Nazionali Barberini Corsini) nel suo intervento “La Fornarina: imaging e nuove acquisizioni” ha evidenziato come questa campagna di scansione macro XRF (MA-XRF) abbia arricchito di nuovi dati la conoscenza della Fornarina.
Le immagini della distribuzione del ferro e del piombo, hanno confermato l’impostazione di una sotto-stesura di base chiaroscurata, una pratica diffusa ai primi del Cinquecento e presente anche in altri dipinti raffaelleschi. La distribuzione del mercurio, che indica l’impiego di cinabro, ha ribadito l’importante modifica del fondo, già individuata dalle radiografie eseguite nel 1983, che ha comportato un riassetto chiaroscurale della figura.
La lettura delle immagini della distribuzione del rame, del ferro, del calcio e del manganese hanno restituito un’inedita visione del fondo di vegetazione, evidenziandone tutta la complessità. Stesure a base di terre (ferro) o di terra d’ombra (ferro e manganese) sono emerse per le foglie più ampie, mentre i rami del mirto risultano essere a base di un verde di rame e di nero d’ossa.
L’imaging ha dunque restituito la capacità del pittore nell’usare un complesso intreccio di forme e di pigmenti, dosati anche in termini di spessore per offrire una tridimensionalità altrimenti non del tutto apprezzabile.
Claudio Seccaroni (ENEA) con in suo contributo “XRF e indagini a confronto” ha ripercorso le campagne di indagini XRF sulla Fornarina: nel 1983 da parte della Sapienza Università di Roma, nel 2001 da parte dell’ENEA e quest’anno da parte di Emmebi Diagnostica Artistica, Ars Mensurae e la Sezione INFN di Roma3.
Essendo state effettuate queste campagne con strumentazioni e modalità differenti l’attenta lettura e comparazione dei risultati consente di sondare a fondo le potenzialità diagnostiche di tecnica analitica nelle sue molteplici configurazioni e di effettuare considerazioni più circoscritte circa i materiali utilizzati su questo dipinto, integrando le informazioni ottenute singolarmente nelle tre campagne.
Giovanna Martellotti (CBC Conservazione Beni Culturali Soc. Coop.), con “L’ultimo restauro”, ha invece illustrato gli esiti degli interventi di restauro sulla tavola del 2000, diretti da Lorenza Mochi Onori, sponsorizzati da Estée Lauder, curati da Cinzia Silvestri e Rosanna Coppola della CBC. I dati materiali raccolti vent’anni fa dall’osservazione accurata dell’opera nelle diverse fasi del restauro sono stati messi a confronto con le indagini eseguite dal centro ricerche dell’ENEA, dall’Istituto Nazionale di Ottica, dalla PanArt e dalla R&C scientifica.
Alessandro Cosma (Gallerie Nazionali Barberini Corsini) ha chiuso la giornata con “La Fornarina. Un mistero ancora aperto” e ha ripercorso da un lato le vicende note – e accertate – del dipinto: dalla prima citazione nella collezione della contessa Caterina Sforza di Santafiora (1595) fino all’ingresso dell’opera nella collezione delle Gallerie Nazionali, dall’altro ha messo in evidenza i dubbi e le problematiche ancora aperte sul significato dell’opera, la sua realizzazione – forse più lunga di quanto si è immaginato – e la sua destinazione originaria. Questioni che si intrecciano strettamente con la progressiva identificazione della donna ritratta quella amata da Raffaello e con la “nascita” – tutta ottocentesca – della Fornarina come Margherita Luti.