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Peter Gabriel a Milano: “Frammentazione dell’identità” alla Fondazione Luigi Rovati

Apre oggi, 3 settembre, al Padiglione d’Arte della Fondazione Luigi Rovati di Milano la mostra Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità, il capitolo conclusivo del ciclo Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico.

La mostra esplora la complessità e la poliedricità di Peter Gabriel: anima dei Genesis nei primi anni e poi protagonista di una straordinaria carriera solista. Gabriel ha fatto della maschera e della trasformazione il segno distintivo di un percorso artistico in cui musica, arte e società si intrecciano profondamente.

Credo fermamente che la maschera sia uno strumento attraverso il quale l’artista può esternare alcune parti della sua personalità, piuttosto che un mezzo dietro cui nascondersi.”

(Armando Gallo, Peter Gabriel, Photo G – One Love Production, Roma 1986)

LA MOSTRA

L’esposizione (3 settembre – 26 ottobre 2025) presenta l’artwork originale dello studio Hipgnosis per The Lamb Lies Down on Broadway (1974) dei Genesis, accompagnato dal carteggio tra Gabriel e Storm Thorgerson, che rivela il ruolo attivo del musicista nella creazione di un universo concettuale affine alle neoavanguardie artistiche. Il percorso prosegue con le stampe fine art firmate da Thorgerson e da Gabriel delle copertine di Car (1977), Scratch (1978) e Melt (1980), i primi tre album da solista del musicista.
 
Accanto, spicca l’intenso primo piano del volto dell’artista realizzato dalla figlia Anna Gabriel, fotografa e filmmaker, tratto dalla serie EYE‑D, un progetto in cui gli occhi di celebri personalità diventano ritratti intimi e potenti, capaci di raccontare identità ed emozioni attraverso un solo dettaglio.
 
Un focus particolare è dedicato agli iconici travestimenti dell’artista: dalla donna-volpe di Foxtrot (1972) al visionario trucco di Shock the Monkey (1982), fissato in una foto di Guido Harari scattata in occasione del Festival di Sanremo 1983. Questi travestimenti rappresentano la dimensione performativa del rock, che negli anni Settanta diventa sempre più teatrale e sofisticata, specie tra le band che decostruiscono i codici della società consumistica.
 
Accanto a questi materiali, la mostra propone riferimenti artistici più ampi: dalla fotografia di Man Ray che ritrae Rrose Sélavy (1921), alter ego femminile di Marcel Duchamp, alle opere di Keith Haring e Kiki Smith dedicate alla fragilità dell’essere umano — figure anonime e meccaniche per Haring; corpi trasfigurati e ambigui per Smith, tra fiaba e psicopatologia.
 
Oltre il rock progressivo, è il glam rock a emergere come spazio di riflessione collettiva: un invito a trasformare sé stessi e a interrogarsi sull’identità. L’identità frammentata di Gabriel, composta da molteplici parti che emergono in momenti diversi, diventa così chiave di lettura di un percorso artistico che lo porterà, infine, a “gettare la maschera” e affrontare la fragilità dell’uomo in epoca postmoderna.
 
Nell’atrio del Museo è esposta una selezione della produzione discografica di Peter Gabriel, insieme a innovativi progetti multimediali e interattivi su CD-ROM realizzati negli anni Novanta. Completano l’allestimento alcuni memorabilia originali, tra cui una serie di figurine Lego che rappresentano i celebri personaggi creati dall’artista durante il periodo con i Genesis: dalla donna-volpe di Foxtrot alla visionaria figura di The Flower.
 
Con questo ultimo capitolo si conclude il ciclo Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico, che ha visto in sequenza due mostre, la prima dedicata ai Beatles e la seconda all’immaginario psichedelico legato alle band degli Yes, Genesis e Pink Floyd. Curato da Francesco Spampinato, il progetto mette in luce la portata culturale e sociale di un fenomeno scaturito dalle sinergie fra rock, arte d’avanguardia e comunicazione visiva nella Gran Bretagna degli anni Sessanta e Settanta.
 
Sottolinea Lucio Rovati, Presidente onorario della Fondazione Luigi Rovati: 

Peter Gabriel è l’artista che musicalmente ha traghettato il rock progressivo degli anni ’70 attraverso i nuovi generi e fino ai giorni nostri. Oltre che geniale musicista, prima con i Genesis e poi come solista, è stato fin dagli inizi un maniacale curatore della performance teatrale associata a quella musicale sul palco e, quando la tecnologia ha cominciato a consentirlo, il primo ad utilizzarla in modo rivoluzionario per la realizzazione di performance visive nei video legati ai suoi brani. Il terzo capitolo di Echoes celebra l’artista visionario e poliedrico, dalle mille identità.

Commenta Francesco Spampinato, curatore della mostra: 

La terza mostra del ciclo Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico esplora il tema della frammentazione dell’identità nella produzione solista di Peter Gabriel in epoca postmoderna e le sue affinità con la ricerca di artisti che similmente hanno esplorato questo tema da Marcel Duchamp a Kiki Smith e Keith Haring. Gabriel avvia questa sua ricerca quando era ancora membro dei Genesis nei primi anni Settanta, attraverso memorabili travestimenti durante le esibizioni dal vivo della band, personificando i protagonisti di alcuni dei brani da lui scritti. Il punto di snodo sul piano performativo e visivo è raggiunto con la sua personificazione di Rael, l’anagramma di “real” (vero), sulla copertina di The Lamb Lies on Broadway (1974) dei Genesis, l’ultimo a cui contribuisce Gabriel, in cui Gabriel/Rael/Real è inserito in un concettuale marchingegno metalinguistico, fuoriuscendo dalla cornice narrativa in cui è iscritto per vedere la sua esistenza fittizia dall’esterno. Lo stesso approccio caratterizza la produzione solista di Gabriel, attraverso le copertine progettate dai fidi Hipgnosis, ma anche innovativi videoclip e progetti multimediali con cui il musicista elabora un complesso discorso sulla perdita di identità nell’epoca dell’accelerazione dei media e sull’artificiosità della pop star. Si tratta della prima mostra monografica dedicata a Peter Gabriel, uno sperimentatore assiduo che ha riscritto i codici della musica pop e delle forme di espressione artistica in chiave interdisciplinare.

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LA PLAYLIST

Radio Monte Carlo è radio ufficiale di Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico e per l’occasione il music designer Marco Fullone ha composto, traendo ispirazione dai contenuti della mostra e dalle copertine degli album cui si fa riferimento, una playlist dedicata disponibile gratuitamente sul canale Spotify della radio e in mostra tramite QR.
I brani selezionati appartengono ad artisti molto amati a livello planetario: dal sound irripetibile dei Beatles al prog rock di Pink Floyd, Yes, Genesis che si sposa con le immagini di Roger Dean o dello studio Hipgnosis, alla ricerca sull’integrazione tra rock, elettronica e world music che hanno caratterizzato la carriera solista di Peter Gabriel. Suggestioni musicali che questa mostra e la playlist che la accompagna raccolgono e amplificano in un percorso unico. 

EXHIBITION VIEW

INFO

Fondazione Luigi Rovati
Corso Venezia 52, Milano
www.fondazioneluigirovati.org

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