Maurizio Cattelan, veduta della mostra PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, Palazzo Soranzo Novello, Castelfranco Veneto, 15 Novembre 2025-14 Febbraio 2026, ph. Paride De Marchi

Palazzo Soranzo Novello apre le porte a “Portofranco” a Castelfranco Veneto

PORTOFRANCO, a cura di Rossella Farinotti, visitabile fino al 14 febbraio 2026, si presenta come un progetto espositivo corale che ridona vita e senso a Palazzo Soranzo Novello, trasformando l’edificio in un laboratorio di pratica artistica, memoria collettiva e rigenerazione urbana.

La mostra, concepita come un dispositivo relazionale e site-specific, vede la partecipazione di ventitré artisti italiani e internazionali che, attraverso interventi pensati specificamente per gli spazi del palazzo e progetti speciali calibrati sulle dinamiche locali, intessono un discorso plurale tra stratificazioni storiche, forme di abitare contemporanee e processi di comunità. L’allestimento si propone come una mappatura sensibile dei residui e delle tracce del luogo, dove pratiche artistiche diversificate dialogano con le architetture, con le memorie custodite negli ambienti e con i nuovi flussi sociali del centro storico.

Le sculture totemiche di Anna Galtarossa, con la nuova installazione Scacciapensieri collocata nel cortile, dialogano con la materialità architettonica e con i vuoti della memoria; la serie Escape Room di Silvia Negrini, realizzata mediante l’intarsio, reinterpreta e ribadisce motivi decorativi presenti nel palazzo, trasformando dettagli ornamentali in nodi semantici capaci di riattivare storie nascoste; l’intervento site-specific di Maurizio Cattelan — due piccoli ascensori pensati come possibili vie di fuga da un tempo sospeso — si pone come dispositivo paradossale che rimette in circolo percezioni temporali e possibilità di evasione simbolica.

Insieme, questi e altri lavori rinnovano costantemente la relazione tra spazio e tempo, riconfigurando il palazzo in un dispositivo simbolico e relazionale: un luogo che rielabora la memoria, induce pratiche di ri-lettura. L’iperrealistica Flea Market Lady di Duane Hanson funge da punto di rottura: la figura scultorea, con la sua verosimiglianza perturbante, apre una riflessione sull’illusione mimetica e sulla tensione tra presenza e artificio, invitando lo spettatore a confrontarsi con l’inquietudine del quotidiano riprodotto.

Accanto a questo, l’intervento di Goldschmied & Chiari riconfigura i saloni veneziani in apparati ottici di luce e colore: superfici riflettenti e frammentazioni cromatiche trasformano l’architettura in un teatro di rifrazioni, dove la percezione si frammenta e si moltiplica, costringendo a riconsiderare la centralità dell’esperienza visiva nello spazio storico. In questo scambio di riflessi, il palazzo perde la sua staticità per diventare campo attivo di fenomenologie luminose.

Fabio Roncato propone invece una narrazione ibrida in cui scultura, video e reperti fossili in bronzo si amalgamano in una stratificazione temporale: i bronzi agiscono come reliquie rielaborate, il video introduce dimensioni temporali e performative, e la scultura media tra naturale e artificiale, costruendo un racconto che mette in crisi le linee di demarcazione tra passato geologico e presente culturale.

Le fotografie di Guido Guidi, infine, funzionano come micro-mappe della luce: i suoi scatti riescono a isolare e valorizzare dettagli architettonici della Tomba Brion di Carlo Scarpa, rivelando come il passaggio della luce attivi sequenze di senso nascoste nell’architettura. Il percorso espositivo si arricchisce di installazioni e interventi che amplificano la stratificazione tematica del palazzo, intrecciando pratiche formali eterogenee e strategie narrative capaci di riattivare l’architettura come campo di esperienza collettiva.

Le opere di Thomas Braida, Silvia Mariotti, Agata Ferrari Bravo, Sacha Kanah, Adam Gordon e Marco Bongiorni animano le sale con un ventaglio espressivo che va dal gesto pittorico alla costruzione ambientale: ogni linguaggio contribuisce a rimodellare la percezione dello spazio, trasformando camere e corridoi in microcosmi sensoriali dove materia, colore e tensione gestuale instaurano nuove relazioni tra superficie e profondità.

Parallelamente, le opere concettuali e poetiche di Vincenzo Agnetti, Rachele Calisti, Agnese Guido, Francesca Mirabile e Zoe Williams introducono modalità di riflessione più rifinite e concettualmente tese, sollevando questioni di linguaggio, memoria e presenza dell’opera nello spazio storico. SC_NC, con la sua scultura composta da chiavi ritrovate, converte il palazzo in un archivio vivente di memorie perdute: l’accumulazione di oggetti come indizio di assenze produce una stratificazione mnestica che interroga il rapporto tra oggetto e ricordo.

Marta Ravasi opera una trasfigurazione delicata di un arredo dell’ex ufficio, trasformandolo in un dispositivo pittorico che mescola la domesticità del mobilio con l’eccesso simbolico della superficie dipinta, condizione che rende familiare e straniante l’oggetto quotidiano. Gli interventi site-specific di Flavio Favelli e Vedovamazzei restituiscono vitalità a cavità dimenticate dell’edificio attraverso gesti ironici e spiazzanti: il loro approccio, insieme critico e ludico, smaschera le modalità di conservazione e abbandono, proponendo soluzioni estetiche che sono al contempo commento sociale.
Infine, il lavoro di Raoul Schultz — con le sue Toponomastiche, Numeri anagrafici e Calendar — struttura una mappatura narrativa del palazzo, guidando il visitatore attraverso percorsi segnati da segni e sistemi di catalogazione che rivelano la dimensione politica e simbolica dello spazio urbano.

Nel complesso, questi interventi convergono nel trasformare Palazzo Soranzo Novello in un organismo espositivo vivo: un luogo dove la molteplicità dei linguaggi artistici compone una grammatica della memoria, della perdita e della rielaborazione collettiva, offrendo percorsi di lettura stratificati e aperture interpretative che stimolano una fruizione partecipata e critica.

Progetti speciali: Il duo VENERDISABATO propone una performance che trasforma il corpo e il tempo scenico in agente di attraversamento del palazzo, aprendo crepe interpretative nelle abitudini percettive del visitatore. Alberto Zanetti realizza un intervento che converte le stanze dell’ex sede bancaria in un racconto visivo del doppio: attraverso stratificazioni formali e rimandi speculari, le sale diventano dispositivi narrativi che interrogano identità, replica e alterità all’interno di un’architettura carica di storia economica e sociale.

Il collettivo Thyself Agency — fondato da Luca De Leva ed Emma Rose Hodne — elabora un progetto site-specific per il corridoio d’ingresso che rovescia il paradigma espositivo in favore di una pratica relazionale: allestendo una vera e propria agenzia di viaggi esperienziali, l’intervento coinvolge direttamente il pubblico, trasformando l’accoglienza in un rito partecipativo e proponendo itinerari immaginari che rimappano le geografie emotive. Daniele Costa, con il video Tenuto immerso, attiva una narrazione poetica che recupera la memoria degli spazi abbandonati: il montaggio e la materialità delle immagini restituiscono una temporalità sospesa, dove il passato degli ambienti riaffiora attraverso suggestioni visive e sonore.

Oltre i confini del palazzo, gli interventi si estendono nel tessuto urbano: Alice Ronchi presenta al Museo Casa Giorgione due sculture in acciaio specchiato — Temple of Light (Sun) e Temple of Light (Moon) — che instaurano un dialogo diretto con il celebre fregio giorgionesco.

EXHIBITION VIEW

INFO

PORTOFRANCO

Con opere e interventi di: Vincenzo Agnetti, Marco Bongiorni, Thomas Braida, Rachele Calisti, Maurizio Cattelan, Flavio Favelli, Agata Ferrari Bravo, Anna Galtarossa, Goldschmied & Chiari, Adam Gordon, Guido Guidi, Agnese Guido, Duane Hanson, Sacha Kanah, Silvia Mariotti, Francesca Mirabile, Silvia Negrini, Marta Ravasi, Fabio Roncato, SC_NC, Raoul Schultz, Vedovamazzei, Zoe Williams

fino al 14 febbraio 2026
Palazzo Soranzo Novello
Corso 29 Aprile
Castelfranco Veneto (TV
www.portofranco.eu

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