Ha preso forma a Materia il nuovo spazio culturale di Varese News a Castronno, OPEN ART, il format dinamico e orizzontale, pensato per dare spazio a nuove visioni, nuove mani, nuove estetiche.
Un open mic per le arti visive, dove ogni artista ha avuto a disposizione cinque minuti per presentare la propria ricerca, le proprie opere e la propria poetica davanti a un pubblico curioso e attento.
Sul palco di Materia si sono alternati una quindicina di artisti che hanno raccontato le proprie opere più significative, in un’atmosfera informale ma profondamente partecipata.
L’incontro – nato sotto il segno della condivisione – ha restituito al pubblico l’immagine sfaccettata e vibrante di una scena creativa territoriale spesso trascurata nei circuiti ufficiali. A fare da filo conduttore, non tanto un tema comune, quanto la volontà di aprire uno spazio in cui la parola dell’artista si affianchi all’opera, senza filtri né mediazioni.
Un’iniziativa – sottolinea Marco De Crescenzo, direttore di Hestetika – che mette al centro l’arte per dare spazio agli artisti e offrire loro la possibilità di raccontare le proprie storie. Ascoltare il processo creativo direttamente dalla voce di chi lo vive, ci permette di entrare in una relazione più profonda con l’opera. In un panorama frammentato come quello attuale, servono più spazi dove fare gruppo. Con questa serata, abbiamo voluto piantare un seme. Ora ci auguriamo che inizi a germogliare».
Materia si è rivelata una vera e propria “casa dell’arte” per una notte, accogliendo con naturalezza linguaggi, generazioni e percorsi differenti. Dal figurativo alla fotografia concettuale, dalla performance al design, ogni intervento ha aggiunto un tassello a una mappa in divenire, in cui il valore del fare artistico si intreccia al vissuto, alla biografia, all’ostinazione quotidiana nel dare forma all’invisibile.
Una puntata zera e un esperimento che potrebbe diventare modello e un appuntamento fisso: un’arte che si racconta in prima persona, in dialogo diretto con il pubblico, fuori dalle logiche commerciali, e dentro un territorio che ha bisogno – oggi più che mai – di riconoscersi nelle sue energie più vitali.
GLI ARTISTI
Caterina Graziosi è stata la prima artista a salire sul palco di Materia. Graziosi ha cominciato il suo percorso creativo durante la pandemia e nelle sue opere porta l’osservatore alla scoperta dell’inconoscibile. «L’artista è colui che riesce a vedere anche la faccia nascosta della Luna – afferma Graziosi -. Con le mie opere, voglio trasmettere lo stesso stupore e meraviglia che provavo ogni volta che da bambina sfogliavo un libro illustrato».
I dipinti di Davide Saibene, invece, partono sempre da un disegno col pennarello, ma la sua è un’arte che unisce tante discipline diverse: dalle stampe con matrici in legno, alla pittura ad olio, su materiali più classici come la tela, alla carta più effimera, ma che attraverso la forma e il colore rivela il proprio valore. «Amo dare forma alle cose – spiega Saibene -. Cerco di liberare le forme e spesso scopro il risultato solo dopo averlo concluso».
Simone Giorgio ha un passato professionale nel settore della grafica e della stampa, mentre oggi lavora soprattutto con la pittura su tela e parete. «Per me – afferma – l’arte è infrangere le regole. Adoro la bellezza di ciò che rimane inespresso. Con le mie opere voglio stimolare la fantasia dell’osservatore, tocca a lui completare l’opera». Una certezza che ha condiviso anche in occasione di Open Art, presentando una parte di una sua opera volutamente inconclusa, che unisce pratiche tradizionali all’arte digitale. «In un mondo – spiega Giorgio – in cui le esperienze passano spesso attraverso uno schermo, inserire elementi digitali nell’opera, le dà un valore aggiunto».
Saro Brancato è un artista di origine siciliana, ha studiato all’Accademia di Brera e a legarlo alla provincia di Varese è soprattutto il rapporto con uno dei suoi insegnanti: l’artista varesino Gottardo Ortelli. Il suo è un percorso artistico lungo e ricco di esperienze diverse. A Open Art, Brancato ha presentato un’opera di “digital art” che mette in discussione il rapporto tra l’uomo e gli animali, con un’attenzione particolare sul tema degli allevamenti intensivi. Una provocazione che invita a riflettere sulle conseguenze delle attività umane sull’equilibrio naturale del mondo.
Eleonora Tredici è una scrittrice che crede nei sogni. Nei suoi romanzi, come nel suo libro La pietra del cantante, Tredici racconta delle sfide da affrontare per inseguire il proprio sogno, di cosa succede quando i sogni si infrangono, ma anche di rivalsa e di passione. Perché pubblicare un romanzo oggi? «Scrivere un libro – sottolinea Tredici – è come innamorarsi. La parola è immagine e sentimento».
Enrica Vanoli è una pittrice, «Sorprendentemente pittrice – precisa – perché da bambina detestava disegnare. Ora dove c’è arte c’è casa». Le sue opere non nascono da progetti strutturati, ma da piccole idee e solo alla fine l’opera le rivela il suo perché. «L’arte è presenza – spiega Vanoli -. Una presenza che non parla, ma che ascolta, capace di creare in chi osserva una connessione più profonda con se stesso».
Pietro Chiarello è uno studente di scultura all’Accademia di Brera. La sua arte negli ultimi anni si è concentrata su una lunga ricerca nella concezione ludica dei conflitti: perché i bambini giocano a fare la guerra? Nelle opere di Chiarello, le armi diventano oggetti comuni: una provocazione che parla di guerra per denunciarla.
Luca Marchioro è specializzato in composizioni floreali in porcellana fredda. Luca arriva dal mondo della ristorazione, quindi le sue prime creazioni erano realizzate con la pasta da zucchero. Rose, calle e papaveri sono i suoi soggetti preferiti. «All’inizio – racconta Marchioro – lo stelo dei miei fiori era uno spiedino da cucina, poi sono passato ai rami del bosco, oggi uso il fil di ferro, che mi permette di realizzare composizioni molto più complesse». Oggi le sue opere diventano decorazioni per le torte o allestimenti per intere cerimonie. L’aspetto artigianale (e un po’ anche quello culinario) delle sue opere, però, sono sempre gli stessi. «Ogni rosa è realizzata solo col tagliapasta e i polpastrelli delle mani».
Nelle sue installazioni, Ilaria Battiston utilizza plexiglass e altri materiali plastici di recupero. La sua è l’arte del riciclo. Battiston realizza opere diverse e alcune sue creazioni sono state utilizzate anche in delle rappresentazioni teatrali. Nello spazio Lo Scrigno a Legnano, Battiston collabora con un gruppo di ragazzi disabili, insieme ai quali sta attraversando un percorso artistico, con l’ambizione di realizzare anche installazioni di grandi dimensioni, dove l’osservatore può diventare parte dell’opera.
Milena Vanoli è un’illustratrice specializzata nell’acquerello botanico. «I pittori botanici – racconta Vanoli – hanno sempre svolto un ruolo importante per diffondere la conoscenza delle piante e dei loro utilizzi. A volte viaggiavano lontano per poi riportare a casa semi di nuovi esemplari da trapiantare». Ma perché non usare fotografia? Perché nella pittura, ogni parte della pianta è messa a fuoco. «La meticolosità e la curiosità – spiega Vanoli – sono fondamentali. Ogni pianta è una nuova scoperta. È bellissimo studiarle, incontrare gli agricoltori che le crescono, imparare tutte le fasi del loro sviluppo. È un procedimento lungo e un solo acquarello può richiedere mesi di lavoro».
Viviana Poli è una pittrice dell’anima. «Ho amato i colori fin da bambina – racconta Poli -. Da piccola mi aiutavano a incanalare la troppa energia che non sapevo come liberare. Da adulta sono diventati uno strumento di guarigione». Da due anni con la sua prima mostra a Germignaga, Poli ho deciso di mostrare la mia arte al pubblico. «Voglio celebrare la magia della vita e la grandiosità della natura – afferma Poli -. Le mie sono opere realizzate con materiali di recupero, spesso raccolti al lago. Le opere sono poi realizzate mentre mi trovo in mezzo alla natura e immersa nella musica».
Irene Maria Das Neves è un’appassionata di foto-grafia, intesa come l’atto di scrivere con la luce. «Osservo – spiega Das Neves – l’armonia di ogni cosa che colga la mia curiosità. Amo da sempre la fotografia. Non ho uno stile definito, ma preferisco dare molto spazio all’istinto. Amo i paesaggi e mi incuriosiscono i ritratti. Mi piace scrivere e accompagno le mie foto con delle poesie che raccontare ciò che provo di fronte ai miei soggetti».
Pittrice e visual designer, Tania Maffioli realizza dipinti, murales, raffigurazioni su giacche in jeans, ritratti di animali, opere digitali, praticamente qualsiasi cosa che può essere arte. «Dipingere, però, è la mia passione più grande – rivela Maffioli -. Al momento sto lavorando a opere ispirate all’alchimia e alla psicologia junghiana. Per me dipingere è un’autoterapia capace di far emergere qualcosa che sta nel profondo sia di chi crea sia di chi osserva».
Ivo Stelluti è un artista per l’ambiente. Tecnico ambientale di professione, si descrive come «un topo di laboratorio che studia come smaltire i rifiuti». «È bellissimo – afferma Stelluti – vedere che l’arte fatta con materiale di riciclo si diffusa così tanto. Sono convinto che la comunicazione ambientale possa passare anche attraverso l’arte e in particolare l’arte del riciclo». Con la sua arte, Stelluti unisce la consapevolezza ambientale alla consapevolezza sociale.
Tra i soggetti preferiti del fotografo Alessandro Puccia, ci sono le gocce d’acqua congelate immortalate al microscopio. «Nel momento in cui l’acqua tocca i -15° – spiega Puccia – le gocce si muovono creando forme e colori unici». L’arte di Puccia studia la relazione tra l’acqua del nostro corpo e l’acqua che ci circonda. Puccia collabora inoltre con le scuole per spiegare ai ragazzi l’importanza dell’acqua e delle parole. Ha un atelier a Laveno aperto al pubblico, dove si possono osservare le sue creazioni.