La Paula Seegy Gallery di Milano celebra la figura poliedrica di Gillo Dorfles con la mostra “Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi”, curata da Martina Corgnati e aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026.

L’esposizione propone un percorso critico e visuale attraverso una selezione accurata di opere — lavori su carta e su tela, sculture, oltre a piatti e ciotole in ceramica — realizzate nell’arco temporale che va dal 1946 al 2013. Questo nucleo di lavori consente di mappare la presenza di Dorfles come intellettuale e artista: figura brillante, carismatica e intrisa di ironia, il cui contributo ha oscillato tra teoria e pratica estetica.
Nel corso della sua lunga attività, Dorfles ha mantenuto una posizione deliberatamente distante dai conformismi accademici, coltivando un atteggiamento critico autonomo che ha generato intuizioni teoriche innovative e, parallelamente, un linguaggio visivo distintivo. Questi due piani — la riflessione teorica e la sperimentazione artistica — si presentano nella mostra come aspetti complementari e inscindibili di una medesima ricerca intellettuale ed estetica. L’arte ibrida di Gillo Dorfles si presenta come un dispositivo speculativo e operativo: specchio della condizione contemporanea, essa agisce simultaneamente come luogo di straniamento e come laboratorio di nuove possibilità percettive e cognitive. Nel suo lavoro l’ibridazione non è mera commistione formale ma strategia epistemologica che mette in crisi i confini stabiliti tra generi, linguaggi e oggetti, mostrando come la modernità stessa produca configurazioni soggettive compositive e dinamiche piuttosto che entità chiuse e coerenti. Il “personaggio” nell’orizzonte dorflesiano svolge una funzione doppia e cruciale.
Da un lato è prodotto dalle tattiche estetiche dell’ibrido — collage, citazione, assemblaggio di elementi disparati — che smontano l’unità tradizionale dell’io; dall’altro è vettore interpretativo attraverso cui si legge la crisi e la riformulazione del soggetto moderno. Non si tratta qui di ritrarre individui psicologicamente definiti: il personaggio è costruzione di superficie, tessuto di segni — maschere, archetipi, emblemi, oggetti incorporati — che espongono la dimensione performativa dell’identità.
Il procedimento estetico che genera il personaggio ibridato ha implicazioni critiche: inaugura una estetica della pluralità in cui la figura umana è sempre mediata, frammentata e insieme funzionale. La molteplicità di ruoli e narrazioni che coesistono nelle sue opere riflette una realtà mediatica in cui immagini, icone e tecnologie riorganizzano la soggettività. Il personaggio dorflesiano è dunque “fotografia” di un uomo contemporaneo plurale — un soggetto che non è definito da unità identitaria ma da capacità operativa, resistenza alla coerenza e propensione all’adattamento scenico. Leggere l’opera dell’artista attraverso la lente del personaggio ibridato significa riconoscere un progetto estetico che intreccia teoria e prassi: la riflessione critico-teorica su arte e società si traduce in scelte formali che incarnano quella stessa riflessione.
Le opere, come si evince dall’esposizione, non sono semplici illustrazioni di un pensiero, ma dispositivi che mettono in atto, sperimentano e trasformano le categorie soggettive stesse. Così l’arte di Gillo Dorfles si tramuta in un laboratorio di antropologia estetica, in cui l’ibrido e il personaggio si fanno strumenti per decifrare e reinventare il volto plurale del contemporaneo.
EXHIBITION VIEW
INFO
Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi
a cura di Martina Corgnati
fino al 31 gennaio 2026
Paula Seegy Gallery, via San Maurilio 14 – Milano
www.paulaseegygallery.com







