Libri: Il paradigma dell’arte contemporanea. Strutture di una rivoluzione artistica di Nathalie Heinich

“Il paradigma dell’arte contemporanea. Strutture di una rivoluzione artistica” è il nuovo libro di Nathalie Heinich. Un volume incentrato sul concetto di paradigma dell’arte contemporanea, dimostrando e avvalorando, la teoria che dal genere si passi al paradigma e che dal paradigma prettamente criterio scientifico si passa a quello artistico.

Da sociologa imparziale, Nathalie Heinich ripercorre le tappe della rivoluzione che ha inaugurato il paradigma contemporaneo. Un saggio interessante per scoprire la specificità dell’arte contemporanea rispetto a quelle classica e moderna. Perché solo prendendo atto del cambio di paradigma è possibile sgomberare lo sguardo da categorie sorpassate e riuscire (se non ad amare) almeno a capire l’arte contemporanea.

In un articolo apparso nel 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, diverso tanto dall’arte classica, con la sua messa in opera dei canoni accademici della rappresentazione figurativa, quanto dall’arte moderna, che aveva sì rotto le regole di composizione pittorica ma anche imposto l’imperativo di esprimere l’interiorità dell’artista. Si trattava di individuare le specificità del “contemporaneo” pur continuando a tollerare i diversi modi di fare arte che possono coesistere in un periodo storico contraddistinto dal pluralismo, dove concezioni eterogenee di avanguardia convivono con la tradizione delle belle arti.

Ecco cosa ci allontana radicalmente non solo della figurazione classica (non siamo più nella rappresentazione, ma nella presentazione), ma anche dai dipinti incorniciati e appesi a una parete o delle sculture elegantemente posate a terra sui loro piedistalli che costituivano l’essenza dell’arte moderna, perfino nelle sue manifestazioni più astratte e meno attente alle convenzioni. Per farla breve, siamo già altrove. Ma dove, esattamente? Nell’arte contemporanea.

In questo libro, pubblicato quindici anni dopo il succitato articolo, l’autrice spinge il ragionamento fino alle sue estreme conseguenze: più che un genere artistico, l’arte contemporanea ha inaugurato addirittura un nuovo paradigma. Secondo l’accezione che l’epistemologo Thomas Kuhn ha dato a questo termine, ogni nuovo paradigma si impone sul precedente al costo di una violenta rottura e di una radicale ridefinizione dei modelli che, a livello inconscio, strutturano il nostro senso della normalità in una data epoca. Se Kuhn si riferiva soprattutto alle rivoluzioni scientifiche, il discorso vale però per ogni attività umana e, nel campo delle pratiche artistiche in particolare, la rottura ha investito il sistema di valori che determinano che cosa si può legittimamente far passare per arte. L’arte contemporanea, secondo Heinich, costituisce un paradigma artistico dotato di caratteristiche specifiche, appartenenti a lui soltanto.

Ma quando si è consacrato questo nuovo paradigma?

Con l’assegnazione del Leone d’Oro a Robert Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964, l’indignazione che in molti provarono dinanzi ai Combine paintings, che a malapena avrebbero definito “arte”, conferma l’idea di Thierry de Duve secondo la quale un’opera d’arte è contemporanea fintanto che rimane esposta al rischio di non essere percepita come opera d’arte. Il terremoto provocato era stato preceduto, nel 1953, dal gesto dello stesso Rauschenberg che con il suo Erased de Kooning aveva commesso un attentato alla pittura, cancellando letteralmente un’opera del maestro dell’Espressionismo Astratto: quale migliore modo, del resto, per annunciare una rivoluzione del linguaggio artistico e l’inizio di una nuova era? Quel gesto avanguardista, per giunta, non era rimasto isolato: anche Murakami, nel 1955 in Giappone, aveva rotto con la pittura squarciando con il suo corpo dei grandi fogli di carta appesi e Yves Klein, nel 1958 a Parigi, aveva fatto la sua “Exposition du Vide” presso la galleria di Iris Clert.

Nonostante l’evidenza, la radicalità di questa rottura è scappata a molti esperti che si aggrappano ancora a una definizione cronologica dell’arte, rifiutandosi di considerare l’aggettivo “contemporaneo” al di là del suo significato di scansione temporale. Il termine si riferisce invece a un sistema di valori specifici che giudica l’opera non più sulla bellezza o l’espressione dell’interiorità con i mezzi tradizionali della pittura o scultura, ma sulla singolarità. Oggi siamo in un regime di singolarità che premia l’innovazione.

In questo libro, pubblicato con una nuova prefazione per l’edizione italiana, Heinich ripercorre le tappe di questa rivoluzione e ne descrive gli effetti sui meccanismi interni del mondo dell’arte, mettendo in evidenza come sono mutati i criteri di accettabilità, produzione e circolazione delle opere, lo statuto giuridico dell’artista, il ruolo degli intermediari e delle istituzioni. Il suo è un punto di vista esterno al sistema: quello di una sociologa che conduce un’indagine rigorosa e imparziale, traboccante di esempi e aneddoti, impiegati come preziosi strumenti analitici. Lo scopo non è fornire armi all’accusa o alla difesa nel processo tuttora in atto contro l’arte contemporanea, ma descrivere la realtà dei fatti. Solo prendendo atto del cambio di paradigma è infatti possibile sgomberare lo sguardo da categorie sorpassate e avvicinarsi all’arte contemporanea non per approvarla o deprecarla ma semplicemente per comprenderla.

L’AUTRICE

Nathalie Heinich (1955), sociologa dell’arte contemporanea, è direttrice di ricerca al cnrs. Ha scritto numerosi saggi sull’arte contemporanea (Le Triple jeu de l’art contemporain, 1998), sullo statuto dell’artista (La gloria di Van Gogh. Saggio di antropologia dell’ammirazione, 1991), sulla questione dell’identità (États de femme. L’identité féminine dans la fiction occidentale, 1996; Madri e figlie. Una relazione a tre, 2003), sulla storia della sociologia (La sociologia dell’arte, 2004; Pourquoi Bourdieu, 2007) e sui valori (Des valeurs. Une approche sociologique, 2017). I suoi libri e articoli sono stati tradotti in quindici lingue. Johan & Levi nel 2021 ha pubblicato il suo libro-intervista Harald Szeemann. Un caso singolare.

INFO

AUTORE Nathalie Heinich
ANNO 2022
FORMATO 15,5 x 23 cm
PREZZO € 27,00
COLLANA Saggi d’arte
PAGINE 272
ISBN 978-88-6010-314-7

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