L’arte si manifesta in svariate forme. Una di queste è quella suggestiva e poetica di Daniele Catalli che in questo volume “Le metamorfosi di Ovidio” è riuscito a fare rivivere una delle più grandi opere della classicità.
Le metamorfosi di Ovidio tornano in libreria in una nuova veste, tradotte in prosa da Alice Patrioli e finemente illustrate dall’artista, per uno spettacolo grandioso dove ogni elemento può mutare in un soffio.
Abbiamo intervistato i due autori del volume edito da L’Ippocampo.
Ecco la nostra chiacchierata.
Quale è l’attualità delle Le Metamorfosi di Ovidio?
Alice Patrioli – L’attualità delle Metamorfosi risiede sicuramente nella tematica del rapporto tra uomo e natura, dell’esistenza di una connessione profonda tra tutti gli elementi naturali, dagli esseri umani al mondo vegetale, fino a quello minerale. La contemporaneità, a causa di un ambiente circostante sempre più artificiale, si caratterizza per la perdita della consapevolezza, da parte dell’uomo, di essere parte integrante della natura, e ciò è spesso causa di criticità che lo stesso essere umano fatica a risolvere.
Le Metamorfosi ci insegnano a considerarci parte di un tutto più complesso, da rispettare e valorizzare.
Un altro elemento di attualità proprio dell’opera ovidiana riguarda le passioni: le Metamorfosi possono essere lette come un atlante delle passioni umane, dal momento che sono proprio quest’ultime a essere sovente motore di trasformazione. Anche il lettore contemporaneo può immedesimarsi nelle passioni dei personaggi delle Metamorfosi, passioni immortali come l’amore, la collera e l’ambizione.Daniele Catalli – Le Metamorfosi sono un’opera sempre attuale poiché le passioni e gli archetipi umani in esse raccontati sono gli stessi da secoli; in questa nuova edizione dell’opera classica, in modo particolare all’interno delle illustrazioni, abbiamo pensato di inserire cammei di mondo contemporaneo, piccoli dettagli che possono essere notati dai lettori più attenti, senza andare a snaturare la realtà del testo originale.
È possibile trasportare i personaggi delle Metamorfosi in personaggi della società attuale?
AP – Non trovo ce ne sia bisogno, sarebbe forse riduttivo. Credo che i personaggi delle Metamorfosi non si possano riconoscere in particolari tipi umani ma che spetti al lettore riconoscere se stesso (o una parte di sé) nei personaggi incontrati nel corso della lettura: potrebbe sentirsi vicino alla figura di Dafne che fugge da un amore non corrisposto, potrebbe percepire l’ambizione che muove Aracne a sfidare una divinità o condividere la disperazione di Orfeo per la perdita di Euridice.
Ma sono sempre e comunque i lettori a ritrovarsi nei personaggi delle Metamorfosi. Quello che racconta Ovidio riguarda tutti noi ed è questo che ha determinato la fortuna dell’opera.DC – Nel proemio, Ovidio parla dell’età del ferro come dell’epoca peggiore vissuta dagli esseri umani, facendola equivalere all’età del suo mondo. In questa nuova edizione, abbiamo pensato di rendere nostra l’età del ferro, introducendo attraverso le immagini una serie di attori negativi quali carri armati, inquinamento e devastanti incendi (come quelli che spesso infiammano il territorio australiano).
Abbiamo deciso di inserire elementi della contemporaneità per risolvere il problema quasi filologico della distanza temporale e creare una sorta di continuità: Ovidio narrava di problematiche proprie del suo tempo, di un mondo che costituisce ancora la nostra base culturale ma che si è evoluto contemplando una scala di valori ormai diversa.
Come è stato coniugare testo, disegni e le esperienzialità cartotecniche tipiche delle edizioni L’Ippocampo?
AP – Il progetto iniziale è partito proprio dai disegni e da una proposta di Daniele, il quale ha operato anche una prima selezione dei miti da trattare. Daniele lavorava al progetto già da tempo, e per questo alcune illustrazioni risultavo preesistenti rispetto al testo; altre sono state create e ultimate sono in seguito alla lettura della componente testuale, in un processo di cesellatura e di selezione mirata che ha poi portato all’indice definitivo dell’opera. Insomma, il dialogo tra testo e illustrazioni è stato costante, tanto queste ultime hanno spesso influito in maniera definitiva sulle scelte narrative: alcuni episodi molto lunghi sono stati sintetizzati tagliando le descrizioni testuali che potevano essere fornite visivamente attraverso l’immagine. Grazie alle illustrazioni di Daniele, si sono potute sintetizzare delle parti di testo che al lettore contemporaneo sarebbero potute apparire come ridondanti o non necessarie.
In ogni caso, Ovidio è già di per sé un poeta-pittore, avendo la grande capacità di illustrare con le parole, creando una poesia visiva.DC – La selezione dei miti da raccontare e l’impostazione strutturale dell’opera sono le fasi che hanno richiesto più tempo, dopodiché la scrittura e le illustrazioni sono venute da sé. Il processo più difficile è stato quello di comprendere come traslare l’originale nel nuovo, quali miti riportare e come organizzarli nella composizione finale dell’opera, andando a creare un filo narrativo organico. In parte, in questo processo, i miti sono d’aiuto, componendosi per analogie e contrasti: individuare similitudini e differenze è stato fondamentale per costruire gli otto capitoli di cui si compone in volume, il titolo dei quali richiama un elemento presente e ricorrente nei miti contenuti nel capitolo stesso.
Quali sono i tuoi miti preferiti? E quelli più difficili da rappresentare?
AP – È per me quasi impossibile scegliere uno o più miti preferiti, perché ognuno ha una sua particolarità e unicità; ma è anche vero che alcuni miti mi hanno commossa più di altri e, nello specifico, si tratta del mito di Perimele, ninfa che viene trasformata in un’isola dell’arcipelago delle Echinadi (arcipelago di isole greche che fronteggia il Golfo Saronico), del quale trovo estremamente poetica la metamorfosi narrata.
Cito anche il mito di Filemone e Bauci, una coppia di anziani che ha saputo onorare il valore dell’ospitalità pur vivendo in povertà, condividendo quel poco che aveva con dei viandanti bisognosi. Ignari della natura divina di questi viandanti, Filemone e Bauci sono ripagati della loro generosità venendo trasformati in un tiglio e una quercia destinati a restare per sempre insieme a custodia del tempio. Questo è uno dei rari miti in cui la metamorfosi rappresenta un premio e non una punizione, e trovo molto attuale e condivisibile l’idea che l’ospitalità meriti di essere premiata, divenendo un orientamento da perseguire per imparare ad accogliere gli altri.In merito, invece, ai miti più difficili da trasporre in questa nuova edizione delle Metamorfosi, riporto sicuramente quelli di Ceice e Alcione, di Biblide e Cauno, di Ifide e Iante e quello di Fetonte. Sono miti complessi non solo per la loro corposità (per cui è stato molto arduo operare una selezione sui testi e sulle immagini) ma anche per le implicazioni psicologiche sottese.
DC – Tutti i miti sono un dramma tremendo, per cui è difficile scegliere quale fine (tragica) è migliore delle altre (scherza)! Apprezzo molto il mito di Corallo perché ha origine da Medusa, personaggio il più delle volte rappresentato come negativo ma che in realtà ha una storia e una caratterizzazione molto più complesse; mi piace il fatto che dalla morte di Medusa nascano tre personaggi, da un’unica metamorfosi tre creature diverse. Secondo il mito, il sangue di Medusa morente bagnò un’alga che, irrigidendosi, si trasformò in corallo; questo rende Corallo una metamorfosi di per sé, caratteristica che si accentua se si pensa che, solo in tempi più recenti, si è scoperto l’appartenenza del corallo al mondo animale, smentendo la credenza antica che lo associava al regno dei vegetali. Corallo è attore di una metamorfosi continua e, anche per questo, lo trovo ben rappresentativo di un libro che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di coniugare la rappresentazione antica della natura con quella contemporanea.
Venendo ora al mito più difficile da rappresentare, cito quello di Aracne. I motivi sono due: Aracne viene trasformata in ragno, che sappiamo essere considerato dai più un essere spaventoso e inquietante. Raffigurarlo, senza che il disegno risulti respingente, non è semplice. Il secondo motivo risiede nella narrazione stessa del mito: la sfida tra la dea Atena e Aracne ha portato alla realizzazione degli arazzi più belli mai creati… E come potevo disegnare l’arazzo più bello mai cerato? Ho pensato quindi a una soluzione: disegnare l’arazzo come se lo si vedesse dal retro, come se si guardassero Atena e Aracne tessere la tela da dietro la tela stessa. Il lavoro finale è frutto di ore e ore di lavoro, di tante bozze che prevedevano anche l’uso di elementi di cartotecnica ma, alla fine, ho capito che la maniera per rendere al meglio l’arazzo era non vederlo, lasciando ai lettori la libertà di tesserlo ognuno con la propria mente.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento/ la tua opera preferita?
AP – Nel mio caso parlerei di scrittori. Tralasciando gli autori di romanzi e pensando a questa edizione delle Metamorfosi, opera non fiction che si mette al servizio dell’autore antico, credo che un modello sia Nicola Gardini, che come divulgatore del mondo classico riesce a trasmetterne la complessità e la poesia senza perdere di vista l’obiettivo di chiarezza e grande leggibilità da parte di un pubblico più ampio possibile, composto non solo da classicisti ma anche da chi, forse, non ha mai avuto modo di incontrare gli antichi sul proprio percorso.
DC – Non ho un solo artista di riferimento; apprezzo tutti gli artisti che stanno a metà tra arte, design e installazioni (ne sono un esempio Enzo Mari e Piero Fornasetti), che hanno esplorato vari campi.
Un’opera che mi è sempre piaciuta molto, infine, è l’“Ermafrodito addormentato” di Bernini, opera che mi ha accompagnato e sempre affascinato in diverse fasi della mia vita. Apprezzo molto anche le opere di Turner, mentre con Matisse sto vivendo ora una fase di riscoperta.
Ultima mostra vista?
AP – “I pittori di Pompei” a Bologna, una mostra che ho apprezzato particolarmente dal momento che si poneva come obiettivo quello di raccontare la figura del pittore, non come artigiano ma come artista. È stato bello vedere come all’epoca di Ovidio esistessero artisti di grande valore nelle arti figurative, artefici di opere di enorme valore che sono, talvolta, purtroppo andate perse nel tempo. Questa mostra mi ha fatto pensare che l’idea di unire un’opera poetica come le Metamorfosi a un’opera figurativa (come, nel nostro caso, le illustrazioni di Daniele), forse sarebbe piaciuta anche nel mondo antico.
DC – “Max Ernst” al Palazzo Reale di Milano, un altro tra i miei artisti di riferimento. L’aspetto che più ho apprezzato di questa mostra, è stato l’evidenziare l’impegno dell’artista in ambiti diversi e vari e mai iper-specializzati, caratteristica che, come anticipavo, concorre a rendere gli artisti miei punti di riferimento.
LA SINOSSI
Personaggi accecati dall’amore, dalla collera o dall’ambizione, protagonisti di vicende tragiche e di gesta epiche; eroi mutati in astri, animali che diventano pietre e dèi che si incarnano. Le Metamorfosi di Ovidio mettono in scena uno spettacolo grandioso, dove ogni elemento può cambiare all’istante: Narciso che si strugge nell’amore di sé fino a mutarsi in fiore, Dafne trasformata in alloro per sottrarsi alle mire di Apollo, l’incoscienza di Fetonte, il ratto di Proserpina, i miti di Bacco e Orfeo… La presente edizione, frutto di oltre due anni di lavoro, esalta al massimo la potenza suggestiva dell’originale latino. Il testo, volto in prosa da Alice Patrioli, conserva tutta la musicalità di partenza, mentre i disegni di Daniele Catalli ritraggono le metamorfosi in un fregio continuo, a metà tra il mito antico e la scienza moderna. Raffinate soluzioni cartotecniche aprono e chiudono il volume, giocando abilmente con la profondità e il colore. Parole e immagini si fanno eco a vicenda per offrire a un vasto pubblico, pagina dopo pagina, momenti di autentica poesia.
INFO
Le metamorfosi di Ovidio di Daniele Catalli a cura di Alice Patrioli
16,5 x 24 cm
hardcover con mezzatela
Pagine 296 di cui 16 fustellate
L’ippocampo
2023
9788867227839
€ 25,00
www.ippocampoedizioni.it
Si ringrazia Martina Barlassina per la trascrizione intervista