L’esposizione, allestita sotto la cura di Elena Magini presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci fino al 14 settembre 2025, rappresenta un’importante occasione di riflessione critica e confronto sulle complesse conseguenze del colonialismo, un fenomeno storico che ha lasciato profonde tracce nel tessuto sociale, culturale ed economico delle società coinvolte.
Tale iniziativa espositiva invita a un dialogo multidimensionale circa le dinamiche di potere, le narrazioni storiche e le ripercussioni persistenti di un lascito coloniale, evidenziando il bisogno di interrogarsi sui processi di decolonizzazione, identità e rappresentazione che ancora oggi influenzano le relazioni internazionali e la produzione culturale globale.
La marcia dell’uomo” si configura come un’opera di grande complessità e significato, la cui prima presentazione ufficiale risale alla 49ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, avvenuta nel 2001. Nel corso degli anni successivi, l’opera ha continuato ad essere oggetto di interpretazioni e riflessioni, culminando nel 2012 in una vasta installazione monografica all’interno degli spazi dell’Hangar Bicocca.
Questa installazione, composta da una sequenza di video distribuiti spazialmente su tre grandi schermi, favorisce un’esperienza immersiva, coinvolgendo lo spettatore in un viaggio attraverso le immagini e i significati nascosti dietro di esse. L’elemento centrale di questa produzione consiste nel mettere in luce le repressioni culturali e i grandi rimossi della storia collettiva, con particolare attenzione alle vicende che hanno segnato il colonialismo italiano in Africa. Attraverso un’attenta scelta di fonti visive e narrative, l’opera esplora la complessa relazione tra l’Europa e il Continente africano, fornendo uno sguardo critico e spesso scomodo sulle dinamiche di potere, pregiudizio e disprezzo radicate in specifici momenti storici. Il materiale audiovisivo è ispirato a riprese realizzate in Africa tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60, periodi cruciali durante i quali l’Europa adottò un atteggiamento intriso di pregiudizio, superiorità culturale e, talvolta, di esplicita violenza.
Attraverso queste immagini, l’opera racconta una narrazione che scava nel retroscena di un colonialismo spesso giustificato come missione civilizzatrice, ma che in realtà nascondeva pratiche oppressiva, sfruttamento e disumanizzazione di interi popoli africani. L’opera video “La marcia dell’uomo” di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi entra a far parte della collezione del Centro Pecci grazie alla vincita del bando ministeriale PAC 2024 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Gli Artisti
Yervant Gianikian (Merano, 1942 – vive a Milano), di origine armena, ha studiato architettura a Venezia;
Angela Ricci Lucchi (Lugo di Romagna, 1942 – Milano, 2018) ha studiato pittura in Austria con Oskar Kokoschka. Trasferitisi entrambi a Milano, utilizzano il cinema per una riflessione sull’uso delle immagini e sulla loro intrinseca ambivalenza. Dalla metà degli anni Settanta iniziano una ricerca sperimentale con produzioni indipendenti che includono le proiezioni-performance di “film profumati” e, in seguito, la rielaborazione artigianale, tra viraggi, ralenti e combinazioni di montaggio, di materiale d’archivio. Al loro lavoro sono state dedicate retrospettive e rassegne in tutto il mondo tra cui il Moma di New York, la Cinémathèque Française e il Centre Pompidou di Parigi, la Galerie nationale du Jeu de Paume e la Tate Modern di Londra. Nel 2015 hanno ricevuto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per la loro partecipazione al Padiglione Armeno.
INFO
Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi
La marcia dell’uomo”
a cura di Elena Magini
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
31 maggio – 14 settembre 2025