Intervista – AMBRA SCALI – L’Arte come Viaggio di Emozioni e Libertà

L’arte di Ambra Scali è un ponte tra emozioni e memoria, un continuo viaggio, non programmato e istintivo che riflette la sua visione della vita: un equilibrio tra controllo e lasciarsi andare. ​

Ambra, dopo la partecipazione come finalista ad Arte Laguna Prize, ha realizzato un progetto-installativo chiamato “Nuvola”.
L’abbiamo incontrata e ci ha aperto le porte del suo mondo creativo in un’intervista che esplora le profondità della sua filosofia artistica e personale.

Attraverso le sue parole, scopriamo una donna determinata, eccentrica e libera, che trova nell’arte un mezzo per liberarsi e crescere, trasformando ogni sfida in un’opportunità. ​

L’INTERVISTA

Nel tuo ultimo progetto “La Nuvola” ti spingi verso una ricerca dell’identità inteso come un viaggio personale, talvolta tumultuoso, che può essere paragonato a una nuvola. Come nasce queto progetto?

Il progetto “La Nuvola” nasce, come tutte le mie opere, per caso. I miei lavori germogliano di getto nella mia mente; si formano immagini e pensieri che devo assolutamente realizzare, altrimenti impazzisco, perché il mio pensiero è rivolto costantemente a quel lavoro finché non lo realizzo.
Probabilmente vengo stimolata dal quotidiano e da ciò che provo a livello emozionale; l’unico modo che conosco per raccontare una mia condizione è attraverso l’arte. Le parole non sarebbero sufficienti, e come nei miei dipinti, spesso non so cosa voglio rappresentare, ma col tempo comprendo il loro significato.

Si può dire che la mia vita si basa sulla sorte. Nonostante io sia una persona che ama avere il proprio lavoro sotto controllo, mi piace anche lasciare andare le cose senza programmare nulla. Come per il progetto Nuvola, ho studiato tutti i materiali possibili per creare la Nuvola e avevo pianificato il periodo in cui volevo scattare le foto. Tuttavia, a causa del maltempo, non ho potuto farlo nella data stabilita. Dopo una settimana, ho incontrato, dopo 10 anni, un mio vecchio amico d’infanzia e gli ho raccontato del mio progetto. Lui si è reso disponibile per aiutarmi a portarla in acqua con la muta e avrebbe anche portato altri suoi amici per darmi una mano. Così, ho deciso di lasciare andare le cose per il loro corso.
Quindi, l’opera Nuvola si rispecchia anche in questo: un viaggio e un percorso che non si possono completamente programmare. A volte è necessario lasciare andare, per incontrare sul proprio cammino la giusta condizione che permette di accrescere se stessi.

In che modo pensi che la tua identità sia cambiata nel corso degli anni?

Nel corso degli anni sono molto cambiata, così come la mia arte. Alcuni dei miei vecchi lavori raccontano situazioni di buio che ho vissuto, e per alcuni anni avevo smesso di fare arte, poiché non avevo nulla da dire e non ero in grado di analizzare me stessa.
Ma alla fine, tutto fa parte di un processo di trasformazione, un ciclo in continuo movimento, una ruota.
Non si può stagnare per sempre; alla fine si può risalire, a volte ricadere, a volte fermarsi e poi scalare di nuovo questa montagna.
Sinceramente, non so ancora chi sia, ma voglio vivere la mia vita facendo ciò che desidero, dicendo ciò che penso e inventare ciò che mi pare, anche se a volte può risultare scomodo o non piacere. Se ho la necessità di creare, lo faccio solo per me stessa. Voglio vivere libera di essere ciò che voglio, appena mi alzo dal letto, e vivere alla giornata.

Il mare gioca un ruolo fondamentale in questo progetto. Che rapporto hai con il mare e come interagisci con la tua arte?

Non ho mai riflettuto profondamente sul rapporto che ho con il mare; di sicuro sono legata ad esso in quanto nata in una zona di mare, cioè la mia terra. Probabilmente con Nuvola, si riflette la mia identità nel mare, il luogo dove vivo.
Con la mia Arte interagisco sempre attraverso un rapporto di gioco. Penso che sia importante nella vita continuare a saper giocare, divertirsi e scherzare.
Altrimenti, diventerebbe un obbligo, una costrizione, e non ci sarebbe più il gusto di farlo.

Artisticamente abbracci diversi ambiti: pittura, scultura, land art, performance. Come ti riesci a muovere tra ambiti diversi? Hai dei periodi che sei più ispirata verso una tecnica o l’altra? Hai una preferenza?

Artisticamente mi definisco multidisciplinare; lavoro a periodi e, a seconda del progetto che voglio creare, valuto quale potrebbe essere la tecnica più adatta. Fondamentalmente, non ho un medium prediletto, anche se ultimamente lavoro molto con la pittura ad olio, utilizzando una tecnica da restauro rivisitata. Tuttavia, il mio approccio varia molto a fasi.

In una tua scultura “Autoritratto-Vagina” racconti ti stessa e vuoi comunicare la libertà di espressione femminile. Ci racconti questa opera?

L’opera “Autoritratto Vagina” l’ho realizzata per l’esposizione “Corpologie VII” alla Sex Exhibition presso l’Ospizio Giovani Artisti di Roma, Galleria d’Arte di Werther Germondari. Questa esposizione analizza, nelle sue infinite possibilità, le interazioni sociali, psicologiche e naturalmente estetiche del tema SEX.

Quando ho deciso di creare questa scultura, ho riflettuto sul tema proposto, ma inconsciamente ho voluto anche liberarmi da un peso. Da qualche anno ho scoperto di soffrire di una patologia rara che colpisce la zona pelvica. Quindi, per me, l’arte serve anche per liberarmi e sfogare le mie preoccupazioni. L’opera è realizzata in fil di ferro ed è entrata nella collezione privata della Galleria Ospizio Giovani Artisti.

Mi fai una lista dei tuoi cinque artisti preferiti in assoluto?

I miei Artisti preferiti in assoluto sono:
-Jean Cocteau
-Marcel Duchamp
-Henri Matisse
-Mike Nelson
-Fabio Viale

Cosa è per te l’estetica?

L’estetica nell’arte esplora una vasta gamma di temi, dal concetto di sublime al grottesco, fino alle audaci sperimentazioni. Spesso, gli artisti si sentono attratti da percorsi estetici già tracciati, temendo di non trovare il loro posto nel mondo dell’arte se non si avventurano in nuove strade. Questo accade perché la critica d’arte tende a esaminare e discutere il valore e il significato delle opere attraverso lenti già consolidate. Tuttavia, credo fermamente che l’estetica sia fondamentale a livello emozionale.

Non importa se un’opera possa sembrare meno “bella” perché non rispetta le proporzioni realistiche o temi contemporanei; ciò che conta è l’impatto emotivo che riesce a suscitare. A me interessa scoprire cosa riesce a evocare nel nostro cervello una creazione, quali ricordi e sensazioni riesce a risvegliare. Ho avuto una straordinaria conferma di questo durante alcune delle mie esposizioni, quando ho osservato persone commuoversi di fronte alle mie opere. Scoprire, attraverso i loro racconti personali, il motivo per cui le avevo emozionate è
stato un’esperienza toccante. Ricordi dimenticati riaffioravano nella loro mente: momenti vissuti con i loro cari, esperienze solitarie, a volte divertenti, altre volte intricate di malinconia. È incredibile come l’arte possa fungere da ponte tra le emozioni e la memoria, risvegliando situazioni e sentimenti che sembravano perduti nel tempo.
Queste connessioni profonde rendono ogni esposizione un viaggio condiviso, un dialogo silenzioso tra l’opera e l’anima di chi la osserva. Per me, lasciare una traccia nel cuore e nella mente degli spettatori è l’obiettivo più prezioso.
È attraverso queste emozioni che l’arte si trasforma in un’esperienza condivisa, capace di attraversare il tempo e lo spazio.

C’è un desiderio artistico che non hai ancora esaudito? 

Il mio sogno di esporre ad Arte Laguna Prize si è finalmente avverato quest’anno, e non potrei essere più entusiasta! Ora, il mio desiderio è continuare a crescere artisticamente e aprirmi nuove strade, un tassello alla volta.
Non è un percorso semplice, e ci sono stati momenti in cui avrei potuto arrendermi, ma ogni anno ho trovato la forza di perseverare. Con il passare del tempo, ho visto la mia evoluzione e il mio miglioramento, trasformando ogni sfida in un’opportunità di crescita.
Questa determinazione continua a guidarmi, e sono pronta ad affrontare ciò che il futuro ha in serbo per me nel mondo dell’arte.

Quali sono le parole chiave per descrivere la tua opera

Direi queste: #multidisciplinare #emozioni #libertà #ricercainteriore #natura #relazioni #collettività #solitaria #dualismo #problemsolving #perseverare #rischiare #programmare #nonprogrammare #sfogoartistico

Come ti definiresti in terza persona?

È sempre una sfida definirsi in terza persona, ma posso descrivermi attraverso gli occhi degli altri.
Ambra è una persona “eccentrica”, un’artista nel pieno senso della parola! È anche una stacanovista, una donna libera che ama trascorrere del tempo da sola o condividere le bellezze della vita solo con chi riesce a conquistarla. Solare e spensierata, spesso si trova a fare gaffe divertenti e a vivere situazioni assurde che la ispirano. Ambra è determinata e testarda: quando si mette in testa qualcosa, non si ferma finché non lo realizza. I suoi amici più cari l’hanno soprannominata in modi affettuosi e creativi: Ampra, Psyco, Lambretta, BramBra, Ambera e LAmbretta.
Ce ne sarebbero molti altri, ma questi sono i più significativi, perché riflettono le molteplici sfaccettature di Ambra, una persona complessa e affascinante. La sua unicità è ciò che la rende speciale e sempre pronta a sorprenderci!

Cosa ti fa battere il cuore?

Sono affascinata dall’energia travolgente che alcune persone irradiano nella mia vita.
Le loro storie, cariche di sfide e difficoltà superate, o le battaglie che affrontano con coraggio, spesso in solitudine, mi ispirano profondamente. Il sorriso che illumina i loro volti è un faro di speranza e resilienza. Sono innamorata di tutto ciò che può portare una fresca ventata di novità e trasformazione nella mia esistenza.

Che rischio vorresti correre oggi?

Sto già architettando un nuovo progetto, uno dei miei classici progetti audaci! 🙂
Ma preferisco non svelare troppo per ora.

L’ARTISTA

Ambra Scali (Bordighera, 1994) è un’artista multidisciplinare con sede a Bordighera (Imperia, Italia). Le sue opere si concentrano principalmente sulla relazione tra società e ambiente naturale. Crede che l’arte possa favorire la guarigione, poiché l’artista riesce a racchiudere emozioni, sensazioni e parti di sé nel materiale, permettendo a chi interagisce con l’opera di percepire e talvolta assorbire le energie concentrate in essa. Utilizza materiali e tecniche diverse, prediligendo la scultura in ceramica o argilla, la pittura ad acrilico e ad olio, e installazioni multimediali. Inoltre, lavora come scenografa e costumista nel settore dello spettacolo.

https://www.instagram.com/ambrascali_la_quasi_nevrotica/

LA GALLERY

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