E20 Gallery nasce a Milano come un hub culturale in cui arte contemporanea, visione curatoriale e pensiero economico si fondono in un ecosistema strategico e multidimensionale.
E20 lavora per creare valore: per gli artisti, per i collezionisti, per il pubblico.
Lo fa attraverso un modello operativo che unisce scouting, accompagnamento professionale, attività editoriale e consulenza patrimoniale, mantenendo un equilibrio consapevole tra valore culturale e valore economico.
Per E20 ogni mostra è intesa come un progetto editoriale, un gesto critico e, quando ha senso, anche una proposta d’investimento.
In questo scenario nasce con Hestetika anche una collaborazione editoriale con E20 Gallery, La partnership darà vita a rubriche congiunte e progetti culturali condivisi, con l’obiettivo di raccontare l’arte contemporanea e il suo mercato attraverso un dialogo aperto, rigoroso e accessibile.
Abbiamo incontrato i fondatori di E20 per approfondire la loro visione e scoprire come intendono abitare — e ridisegnare — lo spazio della galleria nel presente.

E20 Gallery non si presenta come una galleria tradizionale, ma come un hub dinamico che intreccia arte contemporanea, scouting di talenti e consulenza per l’investimento. Quali sono gli obiettivi del vostro progetto?
E20 Gallery nasce per superare la logica della vetrina. Non siamo interessati a esporre semplicemente, ma a generare significato. Il nostro obiettivo è costruire una piattaforma in cui arte, finanza, visione curatoriale e relazioni si fondano in un ecosistema vivo, strategico e multidimensionale — capace di creare valore per artisti, collezionisti, imprese e pubblico.
Ogni mostra per noi è anche un progetto editoriale, una dichiarazione culturale e, quando ha senso, una proposta d’investimento.Non è una posizione casuale, ma parte di un orientamento culturale preciso. Ci ispiriamo profondamente alla visione della storica Galleria del Naviglio e alla figura del suo fondatore, Carlo Cardazzo — un gallerista capace di coniugare avanguardia pittorica e rigore critico, affermando un nuovo ruolo per la galleria: non solo spazio espositivo, ma snodo culturale, editoriale e commerciale.
Non è un caso se E20 ha sede proprio al civico 45 di Via Manzoni a Milano, lo stesso luogo in cui Cardazzo diede vita a una delle realtà più influenti del Novecento italiano. Partire da questo luogo significa per noi riconoscere una tradizione che sentiamo affine e rilanciarla nel contemporaneo, con strumenti nuovi ma con lo stesso spirito di ricerca e indipendenza.
Come nasce l’idea di E20 Gallery? C’è stato un momento chiave o una necessità che vi ha spinto a fondare questo progetto?
Tutto nasce da una convinzione: l’arte non è un lusso, ma una necessità.
L’idea è di Fabio Tavani, affiancato operativamente da Sara Mascheroni, Rosalba Marinelli. Il punto di svolta? La sensazione diffusa che mancasse un luogo capace di coniugare contenuto artistico, rigore curatoriale e visione economica. Da lì è nato un percorso che oggi ci vede lavorare su tre piani: artistico, editoriale e patrimoniale.
Chi sono le persone dietro E20 Gallery?
Fabio Tavani è l’ideatore e direttore del concept E20: economista di formazione, editor per vocazione, progettista culturale con una visione trasversale che unisce arte, impresa e comunicazione. Con lui, Sara Mascheroni, che si occupa dell’identità visiva e dello sviluppo editoriale operativo, seguendo l’esecuzione grafica dei progetti, i rapporti con i partner tecnici e la messa a punto dei materiali espositivi e digitali; e Rosalba Marinelli, responsabile delle relazioni esterne, che affianca la curatela contribuendo all’organizzazione dei contenuti e alla gestione dei contatti con gli artisti. A guidare la struttura è Riccardo Rocca, amministratore unico, con esperienza nel diritto commerciale e nella gestione patrimoniale. Siamo una squadra atipica e trasversale, dove arte, economia, diritto, editoria e impresa si intrecciano naturalmente.
Qual è il criterio principale con cui selezionate gli artisti emergenti? Cercate una cifra stilistica, una poetica o una visione di lungo periodo?
Cerchiamo identità forti e coerenti, anche se ancora acerbe. L’urgenza espressiva è il primo segnale: un artista ci interessa quando la sua opera ha il coraggio di mostrarsi nuda, necessaria, non replicabile. Poi valutiamo il linguaggio, la visione di medio-lungo periodo e la relazione tra produzione e contesto. L’intuizione è importante, ma la solidità progettuale lo è ancora di più.
In che modo supportate gli artisti nel loro percorso? Esistono programmi di mentoring, residenze o collaborazioni?
Sì, offriamo accompagnamento strategico e posizionamento mirato. Seguiamo l’artista nella produzione, nella narrazione, nelle relazioni istituzionali e nel rapporto col mercato. Ogni progetto prevede pubblicazioni con il nostro marchio E20 Editore, campagne media, studio delle quotazioni, e – in alcuni casi – la costituzione dell’Archivio d’artista. A tal proposito, entro fine anno lanceremo un nuovo progetto legato al mondo degli Archivi d’artista in partnership con soggetti privati e pubblici.
Avete un focus su determinate discipline o media artistici, oppure lo spazio resta volutamente trasversale?
Siamo trasversali ma non dispersivi. Pittura, scultura, fotografia, installazione e nuovi media sono tutti benvenuti, a patto che abbiano potenza visiva e profondità concettuale. Il media è un mezzo, non un fine: ciò che conta è la capacità dell’opera di generare connessione emotiva e rilevanza culturale.
Il vostro modello coniuga passione per l’arte e visione strategica d’investimento. Come si costruisce un’opera come “asset significativo”?
Con tre ingredienti: tempo, studio e posizionamento. Un’opera diventa un asset quando è inserita in una strategia che ne tutela la tracciabilità, la visibilità e la progressione di valore. Serve un artista con visione, un archivio strutturato, progetti espositivi coerenti e strumenti di comunicazione di livello. E20 lavora per creare questo ecosistema. Non si tratta di speculazione, ma di costruzione di valore.
Che tipo di consulenza offrite ai collezionisti e agli investitori? Esistono criteri oggettivi per valutare il potenziale di crescita di un artista?
Sì, e li applichiamo con rigore. Analizziamo la produzione, la coerenza stilistica, il curriculum, la presenza in collezioni pubbliche o private, l’impatto sul mercato secondario. Offriamo consulenza commerciale inclusa l’assistenza legale e fiscale grazie alla sinergia con lo Studio legale Rocca. Il nostro obiettivo è formare collezionisti consapevoli, non solo acquirenti.
Il vostro approccio sembra avvicinare il mondo dell’arte a quello della finanza. Come mantenete un equilibrio tra valore economico e valore culturale?
Risposta: L’equilibrio si costruisce con la cura e con la consapevolezza che valore culturale e valore economico non sono universi paralleli, ma dimensioni che possono dialogare. Un’opera ha senso economico solo se ha prima un senso culturale.
Per noi l’autenticità del gesto artistico, la dignità del percorso creativo e la costruzione di valore sono imprescindibili. E20 è uno spazio dove l’arte viene accolta con serietà e rispetto, e dove si lavora perché la sua forza simbolica trovi anche strumenti concreti di tutela, diffusione e valorizzazione.
Cosa è per voi l’estetica?
L’estetica è responsabilità. È il modo in cui restituiamo forma alle idee, agli sguardi, ai concetti. Per noi è anche uno strumento di relazione tra artista e mondo. Un’opera bella non è mai solo bella: è necessaria, inquieta, imperfetta. L’estetica non è decorazione: è contenuto che si fa presenza.
Quali sono i prossimi progetti o artisti su cui state puntando per il futuro?
Il nostro focus nei prossimi mesi sarà su Gabriele La Teana (la cover digitale del mese di agosto), artista che seguiamo da tempo e con cui stiamo costruendo un progetto a lungo raggio.
A maggio 2026 presenteremo la sua grande mostra personale a Milano, con Hestetika come media partner ufficiale. Entro fine 2025 uscirà anche il catalogo d’artista firmato E20 Editore, e stiamo lavorando alla formazione dell’Archivio Gabriele La Teana, strumento strategico per consolidare il suo percorso.
Che ruolo può giocare una realtà come E20 nel rendere l’arte più accessibile e al contempo più sostenibile per gli artisti?
Possiamo essere ponte e cassa di risonanza. L’arte va raccontata con nuovi linguaggi, va difesa dal culto dell’élite e va connessa a spazi dove il pubblico non si aspetta di trovarla: editoria, digitale, imprese, diritto, formazione. E20 vuole portare l’arte là dove serve, non solo dove “fa scena”. E sostenibilità significa anche garantire che gli artisti possano vivere del proprio lavoro, con dignità e prospettiva.
Ci raccontate come nasce la collaborazione con Hestetika?
Nasce da una sintonia profonda e tutt’altro che scontata. Con il team di Hestetika condividiamo visione, linguaggi, rigore editoriale e un comune desiderio di contaminazione – o meglio, di contaminanza: un incontro fertile tra mondi diversi che si mescolano senza annullarsi, mantenendo la propria identità e potenziandosi a vicenda.
Dalle prossime settimane prenderà forma una collaborazione editoriale strutturata, con rubriche congiunte che uniscono arte moderna, contemporanea e riflessione sul mercato in un equilibrio tra pensiero curatoriale e fruibilità ampia. La mostra di Gabriele La Teana, prevista per maggio 2026 con Hestetika come media partner, sarà solo il primo tassello di un dialogo che immaginiamo duraturo e capace di lasciare un segno vero, fuori dalle formule e dentro la realtà del contemporaneo.