Cesare Andreoni, “Auto in corsa” (1935), Olio su cartone incollato su cartoncino, 33 x 47,8 cm.

Cesare Andreoni: la modernità del Futurismo milanese tra aeropittura, città e velocità da LeoGalleries a Monza

LeoGalleries di Monza in collaborazione con l’Archivio Cesare Andreoni, propone una rilettura del percorso creativo di Cesare Andreoni (1903-1961), figura poliedrica e complessa del Futurismo milanese.

Cesare Andreoni, Bozzetto per calendario (1939), tempera su carta, 24,5 x 24 cm

La mostra, articolata tra opere edite e inedite, presenta quindici lavori tra olii e chine che restituiscono l’immagine di un artista capace di attraversare con originalità una delle stagioni più febbrili del Novecento italiano.

Pittore, grafico, scenografo e designer, Andreoni intrecciò nei suoi lavori un interesse per l’arredo, la moda e l’ambientazione, in perfetta sintonia con la visione espressa nel manifesto Ricostruzione futurista dell’universo (1915) di Balla e Depero. Formalmente aderente al Movimento dal 1924, partecipò a Biennali e Quadriennali, e nel 1931, insieme all’adesione all’Aeropittura, tenne la prima personale a Genova, mostrando accanto a lavori futuristi anche dipinti figurativi della prima metà degli anni Venti.

Raffaele Carrieri, nella presentazione in catalogo, dopo aver descritto la pittura degli inizi, analizza quella più recente:

Il colore cambiò timbro e consistenza. […] Andò oltre la superficie, sotto la pelle, per studiarne l’abbagliante anatomia, la vibrazione dei fasci di nervi metallici, gli incastri, le aderenze perfette, le intersecazioni sibilline. Studiò eleganze di fusoliere e tagli di profili ermetici; fuse l’opacità di una valvola di alluminio col pallore di un volto femminile; pupille magnetiche che si bagnavano in sguardi umidi». 

Un esordio quindi “meccanico”, che lo vede impegnato anche nel campo della progettazione, della grafica, dell’arredo (è del 1928 l’apertura a Milano della sua Bottega d’arte, impegnata nella realizzazione di arazzi, cuscini, vestaglie, trousse, scialli, oggetti…).

Nel giro di pochi anni, nel lavoro di Andreoni si affaccia da un lato un interesse per la complessità delle atmosfere, e dall’altro l’aeropittura (che da metà degli anni Trenta si orienta verso aspetti più documentaristici e illustrativi). Nessun genere, tuttavia, predomina rispetto agli altri. Anzi, sul finire degli anni Trenta, compaiono anche suggestioni cosmiche dovute alla vicinanza di Prampolini.

Gli anni Trenta segnano un’intensa fase di sperimentazione: il suo interesse per atmosfere complesse si combina con la visione aeropittorica, capace di reinventare paesaggi e città. Non città comuni, ma Metropoli, attraversate da aeroplani e solcate da viadotti e grattacieli, dove la luce artificiale e il dinamismo urbano diventano protagonisti. I temi naturalistici, come nel Galoppo (1937) o nelle Auto in corsa (1935), testimoniano il dialogo con le ricerche sulla velocità di Balla e Boccioni. Le chine, con prospettive ardite e dinamiche geometriche, raccontano il mondo visto dall’alto, tra velivoli, paracadutisti e motoscafi, mentre lavori come La tempesta (1927-1930) e Le danzatrici (1927-1928) mostrano il Futurismo più energico e teatrale.

Come scrive Massimo Duranti nella presentazione della mostra,

nell’ambito degli sviluppi del Movimento marinettiano degli anni dalla metà dei Venti in poi, il Futurismo milanese ha svolto un ruolo importante e in questo ambito spicca la figura multiforme di Cesare Andreoni, il quale, insieme a un gruppo di futuristi, costituisce uno dei “luoghi del Futurismo”, termine che codificò Enrico Crispolti nel lontano 1982 in occasione dell’ormai “storico” convegno a Macerata. I “luoghi” esplosero soprattutto negli anni Trenta, ma gruppi futuristi locali e regionali ne nacquero già verso la metà dei Dieci. Vicende queste importanti nella storia del Futurismo, incredibilmente dimenticate nella mostra (e nel catalogo) sul Futurismo alla GNAMC dello scorso anno, così come è stato inconcepibilmente cancellato, lo stesso Andreoni, il quale negli esiti appare figura di rilievo negli sviluppi temporali, appunto, per aver operato nel solco della “ricostruzione futurista dell’universo” e del concetto di “arte-vita”».

La partenza per il fronte nel 1941 segna una cesura profonda. Nei quaderni di guerra, Andreoni documenta la brutalità del conflitto, e l’esperienza lo segna fisicamente e emotivamente. Nel dopoguerra la sua pittura si orienta verso influssi metafisici e surrealisti, pur mantenendo una voce solitaria, isolata ma coerente. La morte nel 1961 conclude la parabola di un artista capace di coniugare inventiva, sperimentazione e fedeltà a un ideale estetico che attraversa il Novecento.

L’ARTISTA

CESARE ANDREONI (Milano, 30 giugno 1903 – Milano, 1 luglio 1961)
Sostanzialmente autodidatta, si forma di fatto “sul campo” seguendo il Futurismo di Marinetti, con il quale stringe un rapporto di sincera amicizia. Nel 1927 realizza il primo dipinto futurista e da allora è presente in numerose rassegne con gli esponenti del gruppo, tra cui le Biennali di Venezia (dall’edizione del 1930 a quella del 1940) e le Quadriennali di Roma del 1935 (citato nella presentazione), 1939 e 1943, nonché a rassegne in Italia e all’estero.

Nella produzione legata al Futurismo, Andreoni si avvicina dapprima alla cosiddetta estetica meccanica; in seguito elabora forme morbide, vicine alle coeve ricerche dell’amico Prampolini, con il quale collabora in più di un’occasione. Infine nel 1931 sottoscrive con il gruppo dei Futuristi milanesi – Munari, Manzoni, Duse, Gambini e Bot – il Manifesto dell’Aeropittura, proponendo nelle sue opere una visione dall’alto improntata a una certa liricità, cui segue una quarta fase nella quale i dipinti si caratterizzano per la rappresentazione di temi bellici, molti di carattere aviatorio.

Fondatore nel 1928 dell’unica bottega milanese, negli anni si dedica anche alla grafica, alla pubblicità, all’illustrazione, alla progettazione.

Dopo aver partecipato come corrispondente di guerra al Secondo conflitto, sul fronte balcanico prima e su quello russo poi, Andreoni rientra a Milano molto provato fisicamente, ma continua a lavorare, elaborando disegni che testimoniano l’esperienza al fronte, ma anche paesaggi dei luoghi in cui soggiorna, progetta allestimenti, e realizza infine opere pubblicitarie e illustrazioni.

INFO

Cesare Andreoni futurista
LeoGalleries, via De Gradi 10, Monza
Dal 9 novembre 2025 al 21 dicembre 2025

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