Elisa-Seitzinger

Intervista – ELISA SEITZINGER e la mostra ‘Stregherie’: tra arte, simbolismo e la nuova interpretazione delle streghe come figure di sapere e resistenza femminile

Dopo il notevole successo ottenuto nelle tappe precedenti di Monza e Bologna—le quali hanno sancito la prima coinvolgente esposizione rivolta al pubblico italiano—la mostra “STREGHERIE” approda ora a Padova, in una cornice che sarà visitabile dal 24 ottobre 2025 fino al 1° febbraio 2026.

Questa manifestazione si configura come un viaggio affascinante attraverso iconografia, riti e simboli associati alle figure delle eretiche del sapere, rivelandosi come un’esplorazione profonda e articolata delle loro suggestive narrazioni. La presente edizione si configura completamente rinnovata e arricchita: grazie a una curatela più esperta e articolata, il percorso espositivo è stato concepito con un nuovo e radicale approccio al concept, al fine di offrire un’interpretazione più intensa e coinvolgente.

A infondere questa rinnovata visione è lo storico dell’arte, scrittore e criminologo Andrea Pellegrino. Questo progetto, lontano dalle semplificazioni caricaturali delle figure di streghe tritate e mitizzate dai racconti fiabeschi o deformate dagli incubi inquisitori, propone invece un’immagine complessa e articolata di un archetipo plurale: una donna che possiede sapere, custode di conoscenze ormai dimenticate o esoteriche, e portatrice di una voce di resistenza contro le forme di oppressione e repressione storiche.

In questa cornice si inseriscono anche i lavori dell’artista e illustratrice Elisa Seitzinger, la cui figura emerge come una delle principali interpreti di questa narrazione rinnovata. Seitzinger, nota per le sue opere che coniugano elementi di arte visiva, simbolismo e un senso profondo di empatia, contribuisce a dare forma visiva a questa figura archetipica in modo innovativo e complesso. Attraverso il suo approccio artistico, l’artista riesce a restituire la molteplicità di significati della strega, e più in generale al femminile, come simbolo di sapere e di ribellione, sottraendola alle convenzioni e ridando dignità e forza a una figura spesso ingiustamente confinata nel ruolo di outsider o di presenza negativa.

Può raccontarmi quando e come è nato il suo interesse per l’arte, e cosa l’ha spinta, in modo particolare, a dedicarsi all’illustrazione?

Non ricordo un momento preciso della mia vita. L’arte mi è sempre interessata sin dall’infanzia. Si dice che gli illustratori siano i bambini che non hanno mai smesso di disegnare. In un certo senso è così. Da quel passatempo, che poi si è trasformato in una vera e propria passione, all’arte come lavoro, gli unici aspetti che sono cambiati sono la tecnica, i contenuti, i soggetti rappresentati. La pratica non si può interrompere, è il modo in cui riesco ad interagire con il mondo, ad esprimermi, il mio linguaggio. Per quanto riguarda la mia scelta professionale una cosa che da dopo il liceo ho sempre avuto chiaro in mente, a tratti anche prima, era che volevo occuparmi di arte visiva. Ma poteva anche trattarsi di curatela museale, di ricerca storica, di scultura, di pittura, d’interior design, di restauro, di cinema d’animazione… Il mio amore per l’arte va aldilà del suo ambito e mi ha portato a laurearmi sia in Storia dell’Arte che allo IED, a frequentare l’Atlanta College of Art, a fare un master e uno stage (non pagato) per una casa di produzione di cinema di animazione, a strappare i biglietti ai musei di arte contemporanea, a fare corsi di specializzazione alla Central Saint Martins.
La scelta di intraprendere un percorso autoriale con l’illustrazione è avvenuta tardi, anche se l’illustrazione è sempre stata il mio mestiere, ed è stato come scegliere a tavolino di esprimermi con il lessico e la semantica che prediligo a livello d’inclinazione personale.


In che modo la sua formazione e le sue influenze artistiche – siano esse storiche, culturali o personali – contribuiscono alla costruzione della sua poetica visiva?

Più che di poetica, mi piace parlare di immaginario. Io sono l’opposto di quei disegnatori che hanno sempre lo sketchbook o l’i-pad pro con sé. La mimesi del reale in ogni sua forma non m’interessa, o meglio m’interessa solo attraverso gli occhi di un obiettivo fotografico, non di una matita. Io sono un animale da studio, prima di affrontare un progetto leggo, attingo a piene mani da iconografie di altre epoche storiche, reinterpreto le nostre radici culturali sacre, profane, auliche o popolari in composizioni ieratiche con colori pop.

I miei personaggi, protagonisti assoluti delle mie illustrazioni, sono caratterizzati dai loro dettagli anatomici, dalle loro vesti o dai loro accessori se sono nudi, dal loro apparato simbolico, esseri stranianti che troneggiano sul loro palcoscenico, la superficie piatta del foglio. Naturalmente anche l’esperienza continua aldilà dei momenti “produttivi” è di vitale importanza per alimentare il mio immaginario. Senza l’emozione di visitare giardini iniziatici, sacri monti, collezioni museali da wunderkammer, dimore artistiche e cimiteri monumentali, vedere certi film anni ‘70 o andare a un buon concerto mi chiedo se la scintilla che accende il mio immaginario scoccherebbe comunque…


Nei suoi lavori si percepisce un uso molto ricco di simboli e di colori che sembrano portare con sé storie lontane. Come sceglie i colori e i simboli che utilizza, e in che modo questi elementi si inseriscono nella narrazione delle sue opere?

L’uso del colore per me è più che altro “decorativo”, non simbolico. Non è affatto un modo per declassare il colore rispetto al segno, anzi le mie scelte cromatiche sono sempre ponderate e precise rispetto al progetto. Ma se il colore per me è ciò che accende di vita l’opera, il disegno è l’ossatura, ciò che lo sostiene. Le mie cromie accese sono i muscoli, sono piatte e vivaci come le miniature medievali, come le vetrate di una cattedrale gotica, si fanno vedere da lontano, ma senza l’ossatura del disegno non starebbero in piedi. Tutto il significato è già contenuto in quei sottili tratti a china. Gli ingredienti simbolici che mi caratterizzano non mancano mai perché sono un’emanazione del mio immaginario. Però per capire bisognerebbe analizzare un progetto alla volta singolarmente. Posso fare l’esempio dei tarocchi a me particolarmente cari. Finora ho disegnato due mazzi completi, ma so che ne disegnerò altri e la loro iconografia è sempre fonte di continua ispirazione per moltissimi progetti lavorativi. Ciò che mi affascina di più degli arcani è la loro struttura enantiodromica, che significa che tutto ciò che esiste passa nel suo opposto. I trionfi, allegorie della nostra identità, rispecchiano questa mutevolezza, il negativo nel positivo, la perdita nel guadagno, la luce nell’ombra. I tarocchi ci insegnano che i nostri peggior difetti possono diventare grandi virtù e punti di forza e viceversa.


La sua partecipazione alla mostra “Stregherie”, dedicata alle figure femminili e alle streghe, rappresenta un tema complesso e ricco di implicazioni simboliche e culturali. Come interpreta questa figura archetipica di donna?

Fin dall’antichità, la figura della strega ha abitato l’immaginario collettivo come emblema di poteri misteriosi, sapienza inaccessibile e ribellione alle norme dominanti. Vittima di terribili persecuzioni dal Medioevo all’età moderna, la strega è stata spesso il capro espiatorio di fobie sociali, misoginia istituzionalizzata e repressione del sapere delle donne. Già alla fine del XIX secolo, durante la prima ondata di Femminismo, le suffragette americane si proponevano di riabilitare il termine “strega” attraverso la decostruzione degli stereotipi negativi a esso associati. Il movimento femminista ha quindi reinterpretato questa figura come simbolo di resistenza femminile. Ed è questo il messaggio che veicolano le streghe ancora oggi. Perché le streghe, poliedriche e controverse, per loro natura immortali, continueranno sempre a inquietarci e affascinarci.


La figura femminile è sempre associata a miti, leggende. Come si interfaccia con queste narrazioni, e in che modo la sua interpretazione personale arricchisce o rivisita queste storie?

Per esempio in tutta la sezione che ho creata ad hoc per la mostra esploro le origini della figura della strega. Questo perché Il mondo delle streghe, così come viene presentato dai demonologi cristiani, ha le sue radici in culti e miti pagani, nei classici che continuiamo a leggere e studiare, che raccontano l’animo umano e il suo desiderio di accedere all’irrazionale, di liberarsi nella catarsi dei riti a carattere religioso devozionale o artistici, come la tragedia.
Questa necessità viene quasi sempre canalizzata attraverso l’opera di grandi figure femminili, maghe, adepte, dee, tutte dotate di poteri soprannaturali o meglio di iper-connessione con la natura e i suoi cicli. Per questo ho scelto di rappresentare Persefone, Ecate, Circe, Medea e le Baccanti. Premesso che ogni donna, anzi ogni essere umano, ha il diritto di auto definirsi come preferisce, penso che i condizionamenti sociali esistano e in questo contesto le streghe erano e sono simbolo per eccellenza della ribellione ai ruoli precostituiti, imposti dalla società patriarcale.

Questo perché le streghe sono pronte a pagare a caro prezzo, a volte con la loro stessa vita (terrena), la loro libertà e il loro sapere. Indagandone le origini nel mito spero quindi di contribuire a cementare l’immaginario della strega potente, fiera, perturbante e misteriosa. E di far sorgere qualche domanda rispetto alle loro storie.


Chi sono, secondo lei, le “streghe” nel nostro tempo?

La stregoneria, oggi come ieri, è fatta di rituali, di magia, di conoscenza di antichi saperi, di connessione con la natura e con la parte più istintiva o spirituale di noi. Come le streghe, molte artiste sono connesse con queste energie, più o meno consapevolmente, e tra queste molte affermano un messaggio politico di emancipazione e di espressione creativa incurante dei giudizi sociali.
Io, per esempio, mi sento un po’ una strega.
Fun fact: una volta un gruppo di estremisti cattolici Lefebvriani hanno chiamato l’esorcista e mi hanno fatto esorcizzare a mia insaputa perché hanno ritenuto le mie opere blasfeme o massoniche (non si è capito), il fatto comunque è uscito in prima pagina sulla stampa locale. Devo dire che prima mi sono infastidita, poi ho trovato la cosa divertente.
Per me è molto importante non piacere a chi non mi piace.
Quindi se so che in un’altra epoca probabilmente mi avrebbero arsa su un rogo, adesso posso riderci su.
Tornando a Stregherie è questa la ragione per cui ho voluto esporre anche l’arazzo “Super-ego”, una delle mie prime opere che vuole rappresentare appunto il concetto del mio super-ego, che presumo assomigli a quello di tante altre donne, ma che immagino possa essere presente in tutti gli esseri umani, a prescindere dal genere. Dal lato della luna sono rappresentate le costrizioni derivanti dall’educazione materna, dal lato del sole quelle di derivazione paterna. Il super-ego dilania il corpo, l’istinto animale, va contro natura, ma allo stesso tempo è il sistema psicologico che ci permette di vivere civilmente.

Nei periodi in cui riusciamo a riconoscere il nostro super-ego e la lotta eterna che perpetriamo con esso possiamo germogliare e fiorire. Quando invece ci lasciamo sopraffare da esso, soffriamo enormemente. Più che un manifesto forse è un autoritratto simbolico della “strega-artista” che affronta, con forza e determinazione, i condizionamenti sociali che cercano di contenerla.

Le opere

L’artista

Nata tra le montagne di Val d’Ossola, Elisa Seitzinger ha trasformato la sua passione per il disegno e la storia dell’arte in un’alchimia visiva unica. A Torino crea immagini che evocano mosaici bizantini, icone sacre e tarocchi: disegni a china carichi di simboli, colorati con perfezione moderna. Premi prestigiosi e mostre internazionali l’hanno elevata tra gli illustratori più influenti d’Italia. Collabora con musicisti, case editrici, brand e istituzioni culturali, spaziando dai bestseller italiani a etichette di vino d’arte. L’arte di Elisa è una porta aperta tra antico e contemporaneo, un viaggio in cui ciascuno può leggere la propria mitologia personale.

https://www.instagram.com/elisaseitzinger

Info

STREGHERIE
Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere
Padova, Cattedrale ex Macello
24 ottobre 2025 – 1 febbraio 2026
Cattedrale Ex Macello, Padova

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