“Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo” è il titolo della mostra che, fino al 6 aprile 2025, al Castello di Novara esplora l’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia, dagli anni Venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento.
Oltre settanta opere straordinarie, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, mettono in luce un aspetto poco conosciuto ma fondamentale della storia dell’arte, con alcuni dei più importanti artisti attivi in Italia e in Europa in quel periodo. Dalla campagna all’alta montagna, dai laghi al mare, fino ai paesaggi urbani del cuore di Milano, dai Navigli al Carrobbio, la mostra propone un viaggio attraverso un tema sempre molto amato, ma capace di offrire nuovi e interessanti approfondimenti.
LE SEZIONI
Sezione I: La “Pittura di paese”: dalla veduta al paesaggio
La prima sezione è dedicata al paesaggio di età romantica rappresentato da alcuni dei più valenti artisti di area settentrionale. In mostra esempi delle diverse tipologie della “pittura di paese” che in quegli anni si configurava nella veduta prospettica, nel paesaggio vero e proprio – tratto dal vero, di invenzione e di composizione – e nel paesaggio istoriato. Dal bergamasco Marco Gozzi (1759-1839) – trait d’union tra il gusto neoclassico e quello romantico – si prosegue con l’alessandrino Giovanni Migliara (1775-1837), il bresciano Luigi Basiletti (17801859), il veronese Giuseppe Canella (1788-1847), il torinese Massimo d’Azeglio (1798-1866) e il genovese Giuseppe Bisi (1787-1869), quest’ultimo titolare della prima cattedra di paesaggio dell’Accademia di Belle Arti di Brera, istituita nel 1838 ad personam. Gli anni Trenta e Quaranta sono gli anni della piena affermazione della pittura di paesaggio e del grande successo dei “pittori di paese”, di anno in anno, esposizione dopo esposizione, sempre più numerosi e ricercati dai collezionisti.Tra le opere in sala: La morte del conte Josselin di Montmorency (1825), di Massimo D’Azeglio; Esterno di città con ponte illuminato da chiaro di luna ed officina di maniscalco (1829), di Giovanni Migliara; Veduta della laguna di Venezia presa dal Campo di Marte (1838), di Giuseppe Canella.
Sezione II: Il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano
La seconda sezione offre il giusto spazio agli apporti fondamentali della pittura di paesaggio romanticonaturalistica di area mitteleuropea. Ed ecco il ginevrino Alexandre Calame (1810-1864) e il tedesco Julius Lange (1817-1878), i quali, presenti fin dai primi anni Cinquanta alle esposizioni braidensi, influenzeranno la nuova generazione di paesaggisti operante nel Nord Ovest italiano, di cui sono esempio Angelo Beccaria (1820-1897) e Gaetano Fasanotti (1831-1882), i quali, seguendo l’esempio dei colleghi stranieri, cominceranno a recarsi a dipingere sul motivo e a studiare la natura dal vero aprendo la strada alle future ricerche. La sezione si chiude con Antonio Fontanesi (1818-1882). Come è noto il paesaggio è stato al centro dei suoi interessi fin dai primi anni ginevrini, anni nei quali il pittore è a stretto contatto con Calame; sarà tuttavia l’incontro con la pittura dei paesaggisti francesi della scuola di Barbizon, primi tra tutti Camille Corot (1796-1875), Charles-François Daubigny (1817-1878), Théodore Rousseau (1812-1867) e Constant Troyon (1810-1865) – conosciuta direttamente visitando le sale dell’Esposizione Universale di Parigi del 1855 – a persuadere Fontanesi a proseguire la propria ricerca lavorando en plein air proprio nei luoghi che avevano visto nascere alcuni di quei capolavori.
Tra le opere in sala: L’ancien moulin de Saint-Ouen pres de Paris (1832), di Théodore Rousseau; Paese con macchia (1850), di Alexandre Calame; Alla Pesca (1855), di Angelo Beccaria, proveniente dalla Collezione del principe Odone di Savoia; e lo straordinario Vespero (1859), di Antonio Fontanesi, credibilmente identificabile con Le soir, tela presentata al Salon di Parigi nel 1859.
Sezione III: Incontri, amicizie e sodalizi artistici. Dallo studio ginevrino di Alexandre Calame a Rivara e Carcare
Oltre a Fontanesi e al genovese Tammar Luxoro (1825-1899), tra i fondatori nel 1849 della Società Promotrice di Belle arti di Genova, Alexandre Calame e la sua prestigiosa scuola attirano la maggior parte dei giovani pittori paesaggisti. A parte Carlo Pittara (1835-1891) che si trasferisce a Ginevra e si perfeziona frequentando lo studio del pittore animalista Charles Humbert (1813-1881), per le nuove leve della pittura di paesaggio Ginevra è la Scuola di Calame. Tra i primi a seguire le sue lezioni il torinese Vittorio Avondo (1836-1910), il portoghese Alfredo de Andrade (1839-1915), lo spagnolo Serafin de Avendaño (1838-1916), il genovese Ernesto Rayper (1840-1873). Incontri, amicizie, sodalizi che si rafforzeranno ai tavolini del caffè du Bourg, luogo privilegiato anche da Ernesto Bertea (1836-1904), da Gustave Castan (1823-1892) e dallo stesso Fontanesi, e che saranno fondamentali per le successive esperienze d’ambito realista, quelle oggi note con i nomi delle località dove gli artisti si riuniranno a dipingere sul motivo: Rivara, nel canavese, dove i pittori saranno ospitati a Villa Ogliani, residenza di Carlo Ogliani, cognato di Carlo Pittara, e Carcare, in provincia di Savona, dove i ‘liguri’ de Avendaño, de Andrade e Rayper daranno vita alla ‘Scuola dei Grigi’. In sala alcuni esempi tra i maggiori capolavori di questi artisti. Tra le opere in sala: Le imposte anticipate (1865) di Carlo Pittara; Il mattino (1861) e Aprile. Sulle rive del lago del Bourget (1864), di Antonio Fontanesi; Motivo sulla Bormida (1865), di Alfredo de Andrade; Sulle rovine dell’antico castello a Volpiano (1869) di Ernesto Rayper, La via Ferrata (1870), di Tammar Luxoro; Sulle alture. Primavera (1881), di Serafin de Avendaño.
Sezione IV: Verso la pittura di impressione
Dalla prima metà degli anni settanta il paesaggio diviene il luogo privilegiato per il confronto con il vero anche per un pittore di scene di genere come era stato considerato fino ad allora Filippo Carcano (1840-1914); proprio intorno a quegli anni egli si spingerà, in compagnia di Eugenio Gignous (1850-1906), a lavorare en plein air nelle terre dei laghi lombardi, nei dintorni di Stresa, sulle alture del Mottarone, cercando di elaborare un nuovo linguaggio che potesse rappresentare al meglio “l’impressione del vero”.
Tra le opere in sala: La quiete del lago (1878), di Filippo Carcano; Il ruscello (1879), di Eugenio Gignous; L’isola dei Pescatori (1880), di Filippo Carcano.
Sezione V: Il trionfo del naturalismo lombardo e la diffusione del nuovo linguaggio
Partendo proprio da Carcano – dai primi anni Ottanta riconosciuto caposcuola del Naturalismo lombardo – la sezione presenta alcune tra le opere più significative di Eugenio Gignous, Leonardo Bazzaro (1853-1937), Achille Befani Formis (1832-1906), Pompeo Mariani (1857-1927), Francesco Filippini (1853-1895), Lorenzo Delleani (1840-1908) e di altri artisti, lavori che documentano opportunamente anche la vita, le abitudini e i costumi della gente che abitava quei “paesaggi” o li frequentava come mete turistiche.
Tra le opere in sala: la vasta e imponente Pianura Lombarda (1887), di Filippo Carcano, capolavoro assoluto del Naturalismo lombardo; la suggestiva alba de Il porto di Genova da Palazzo Doria (1884), di Pompeo Mariani; Vespero di novembre (1891), di Francesco Filippini.
Sezione VI: Il naturalismo nel paesaggio urbano: tra i Navigli e il Carrobbio
La sala è dedicata ad alcuni scorci del paesaggio urbano milanese, colto in pieno sole e sotto la neve, da Giovanni Segantini (1858-1899), Mosè Bianchi (1840-1904), Emilio Gola (1851-1923) dall’inizio degli anni Ottanta ai primi anni Novanta.
Tra le opere in sala: Il Naviglio al Ponte San Marco (1880) e Nevicata (1880-1881), di Giovanni Segantini; Milano di notte (1886), di Mosè Bianchi.
Sezione VII: Tra vita en plein air e intimità familiare. Leonardo Bazzaro all’Alpino
Le opere in sala accompagnano il visitatore tra le alture della montagna verbanese, nella campagna nei dintorni di Gignese, tra i fiori del giardino del villino del pittore all’Alpino – costruito proprio sulla strada che da Gignese conduceva al Mottarone –, luogo amatissimo da Bazzaro e dalla moglie, la nobildonna Corona Douglas Scotti della Scala. Tra le opere in sala: I miei fiori (1900); Passa la funicolare (1904).
Sezione VIII: Dalle Prealpi all’alta montagna
La sala presenta alcuni dipinti eseguiti negli anni Novanta: tra questi la vasta tela de il Lago del Mucrone (1890) di Lorenzo Delleani; due straordinari dipinti di un ormai celeberrimo Filippo Carcano, Dall’alto (1895)e Il ghiacciaio di Cambrena (1897), e una tela del giovanissimo Ludovico Cavaleri (1867-1942), Dalle montagne del lago maggiore (1898).
Sezione IX: Il paesaggio divisionista: dal vero al simbolo
L’ultima sezione della mostra è dedicata alle opere di autori che hanno operato in ambito divisionista come Giovanni Segantini (1858-1899), Angelo Morbelli (1853-1919), Giuseppe Pellizza (1868-1907), Emilio Longoni (1859-1932), Carlo Fornara (1871-1968), per alcuni dei quali il paesaggio diventerà soggetto privilegiato non solo di sperimentazione linguistica ma anche luogo ideale per qualche incursione nel clima simbolista.
Tra le opere in sala: Mezzogiorno sulle Alpi (1891), e L’amore alla fonte della vita (1896), di Giovanni Segantini; Sul fienile (1893-1894), di Giuseppe Pellizza da Volpedo; Nebbia domenicale (1890) e Alba domenicale (1915), di Angelo Morbelli; L’aquilone (1902), di Carlo Fornara.
Itinerario “Pellizziano”
La mostra fa parte di un percorso di celebrazione e approfondimento della figura di Pellizza avviato da METS Percorsi d’arte congiuntamente alla GAM di Milano, che ha avuto inizio a Volpedo con Il fascino della natura. Paesaggi ritrovati di Pellizza da Volpedo, una rassegna allestita presso lo studio del pittore da METS e dall’Associazione Pellizza in collaborazione con la GAM dal 17/8 al 15/9 2024.
Proprio a tale itinerario “Pellizziano” è dedicata l’ultima sala della mostra di Novara che ospiterà anche La Clementina (1906-1907), una delle tre opere “ritrovate” esposte da METS a Volpedo. Si tratta di un dipinto che non si vedeva dalla Biennale di Venezia del 1909 ed era conosciuto fino ad ora solo attraverso un’immagine in bianco e nero.
Il percorso proseguirà nel 2025 con l’uscita nelle sale del docufilm con Fabrizio Bentivoglio diretto da Francesco Fei Pellizza Pittore da Volpedo, prodotto da METS e Apnea Film in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e il contributo di Gallerie Maspes Milano, e distribuito da Nexo Studios. Il percorso dedicato al grande artista terminerà a Milano nell’autunno del 2025 con un’ambiziosa mostra monografica organizzata congiuntamente da METS e dalla GAM, presso la quale si trova l’opera simbolo di Pellizza, Il Quarto Stato.
Questo variegato itinerario offrirà al pubblico l’opportunità di conoscere e apprezzare i molteplici volti del pittore e di scoprire che al di là di una delle opere più iconiche ed evocative di sempre vi è molto altro: vi è un uomo straordinariamente profondo e sensibile che deve essere giustamente collocato tra i più grandi artisti europei del suo tempo.
EXHIBITION VIEW
INFO
“Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo”
Fino al 6 aprile 2025
Castello di Novara, Piazza Martiri della Libertà 3