Il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei, presieduta dalla presidente Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov, hanno presentato lunedì 20 luglio 2020 un’opera site-specific di Zehra Doğan dedicata alla resistenza della città di Brescia al Coronavirus che l’artista ha voluto donare alla Fondazione Brescia Musei.
Colta a Ginevra dal lockdown e quindi impossibilitata a produrre direttamente a Brescia un murale, l’artista ha realizzato un lavoro digitale stampato su una superficie di 130 mq per ornare un affaccio monumentale su Piazza del Foro, cuore archeologico della città.
Nell’opera, Zehra Doğan si ritrae in abito da infermiera mentre lotta contro il Covid-19 utilizzando un fonendoscopio come fionda, riecheggiando il biblico scontro tra Davide e Golia; a fianco della protagonista compaiono i primi versi di “Bella ciao” accostando il tema della lotta alla pandemia ai valori della resistenza, per la quale Brescia è insignita della Medaglia d’Argento, ed in generale ai temi delle guerre di liberazione, fulcro della ricerca artistica di Zehra, del suo impegno politico e della sua vicenda umana. L’opera rimarrà esposta almeno fino a settembre di quest’anno. Fondazione Brescia Musei esprime un ringraziamento sentito all’avv. Andrea Boghi per la concessione della superfice su cui l’opera è installata.
La grande installazione è stata inaugurata lunedì 20 luglio e il suo dono alla Fondazione Brescia Musei corona il sodalizio tra l’artista e giornalista curda e la città di Brescia, creatosi con la mostra “Avremo anche giorni migliori – Zehra Doğan. Opere dalle carceri turche”, tenutasi dal 16 novembre 2019 all’8 marzo 2020 presso il Museo di Santa Giulia e inaugurata in occasione del Festival della Pace. La mostra, a cura di Elettra Stamboulis e corredata da un catalogo edito da Skira, è stata la prima personale di taglio curatoriale dell’artista e ne ha segnato la scoperta da parte del pubblico europeo. L’esposizione ha riscontrato un grande successo registrando una affluenza di 17.456 visitatori.
La mostra di Zehra Doğan alla Fondazione Brescia Musei
Il percorso espositivo riuniva circa 60 opere inedite, tra disegni, dipinti e lavori a tecnica mista realizzati durante la detenzione dell’artista nelle carceri turche, in cui Zehra Doğan è stata rinchiusa per quasi tre anni a causa del suo impegno artistico e giornalistico a favore della lotta di liberazione del popolo curdo.
La mostra è stata accompagnata da vari e importanti eventi speciali, fin dall’inaugurazione che ha visto la partecipazione del presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Il ricco programma di attività di approfondimento per il pubblico adulto, per le famiglie e le scuole ha previsto decine di laboratori e visite guidate che hanno attirato centinaia di persone; particolarmente significativo il laboratorio presso il Carcere di Verziano. Sabato 23 novembre 2019 l’artista ha realizzato dal vivo presso il Museo di Santa Giulia un ritratto di Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito del Futuro siriano e attivista per i diritti delle donne, uccisa barbaramente il mese prima da miliziani.
La valorizzazione dell’artista grazie alla mostra bresciana è sfociata in un invito a partecipare in dialogo con Roberto Saviano alla trasmissione “Che tempo che fa” nel dicembre 2019.
Giovedì 23 luglio 2020 alle ore 23.15
RaiUno trasmetterà il Concerto di Paestum del Ravenna Festival diretto da Riccardo Muti, quest’anno dedicato alla Siria, che ha ospitato un contributo di Zehra Doğan.
Zehra Doğan ha preso parte, lo scorso 3 luglio a Ravenna e il 5 luglio a Paestum, ai due concerti del Ravenna Festival diretti da Riccardo Muti, intitolati “Le vie dell’amicizia: concerto per la Siria” e dedicati alla città di Damasco, all’archeologo Khaled al-Asaad, ucciso dall’Isis nel 2015, e all’attivista Hevrin Khalaf, di recente uccisa da miliziani.
In questa occasione, oltre a presentare un quadro dedicato a Hevrin Kahlaf da lei realizzato durante il concerto di Ravenna, Zehra Doğan ha condotto un’intensa performance accompagnata dai canti dall’artista curda Anyur Doğan in ricordo di Khaled al-Asaad nel templio di Paestum. Zehra Doğan ha danzato tra le colonne doriche impugnando una bandiera bianca, realizzando poi sulla propria tunica un disegno della dea Ishtar, divinità babilonese dell’amore.
Zehra Dogan, la Città di Brescia e la Fondazione Brescia Musei
La grande visibilità e il prestigio internazionale di Zehra Doğan si legano al riconoscimento istituzionale avuto con la mostra bresciana “Avremo anche giorni migliori”, con la quale Zehra Doğan ha potuto far risuonare il suo grido di libertà. La qualità e il carattere poliedrico della sua arte si intrecciano con la sua drammatica vicenda personale e con suoi eventi geopolitici di stringente attualità e con il momento di grande dolore e perdita provocato dalla recente pandemia. La presidente della Fondazione Brescia Musei, Francesca Bazoli, anche a nome del Comune, ringrazia Zehra Doğan per il dono che ha voluto fare alla comunità bresciana ed esprime sentita soddisfazione per la grande eco ricevuta dalla mostra presso il Museo di Santa Giulia.
BIOGRAFIA
ZEHRA DOĞAN
Zehra è nata nel 1989 a Diyarbakır, in Turchia. Si è laureata alla Dicle University’s Fine Arts Program e ha co-fondato la prima agenzia stampa costituita unicamente da donne, JINHA (Jin in curdo significa donna), per la quale ha lavorato dal 2010 al 2016, finché JINHA non è stata chiusa da un decreto governativo. Nel corso di questi anni, Zehra Dorğan è stata insignita di diversi premi, come il Metin Göktepe Journalism Award, uno dei più prestigiosi in Turchia e recentemente il premio “Exceptional Courage in Journalism Award”, della Fondation May Chidiac (MCF) in Libano. Durante la guerra in Iraq e Siria, l’artista e giornalista ha seguito direttamente le vicende da entrambi i paesi ed è stata una delle prime giornaliste a raccontare la storia delle donne Yazide ridotte in schiavitù dall’ISIS nel nord dell’Iraq. Nel periodo del conflitto nelle aree curde della Turchia, Doğan ha provato a raccontare la guerra nelle città interessate dal coprifuoco come Cizre e Nusaybin, zone in cui la presenza dei giornalisti era bandita dal governo nazionale.
Nel luglio 2016, Zehra Doğan è stata imprigionata a Mardin, il giorno dopo aver lasciato Nusaybin. A seguito di un processo, nel marzo 2017 è stata condannata a scontare 2 anni 9 mesi e 22 giorni di carcere per “propaganda terrorista” a causa dei suoi scritti giornalistici e di un acquerello. Il 23 ottobre 2018 un prelievo forzato ha condotto l’artista dalla prigione di Diyarbakir a quella a più alta sicurezza di Tarso.
L’opera di Zehra è stata esposta nell’agosto 2016 in Francia, presso il Douarnenez Film Festival. Nel 2017, in attesa del processo dopo la prima detenzione, ha organizzato una mostra a Diyarbakır, dal titolo “141” (il numero dei giorni trascorsi in cella) con i dipinti realizzati in prigione.
L’8 ottobre 2018, in occasione del’84 International PEN Congress in India, Zehra Doğan diviene un membro onorario dell’associazione in absentia. Nello stesso anno, le opere incluse in “141” e i dipinti prodotti tra la sua liberazione e successive ri-incarcerazione, così come i seguenti lavori realizzati in carcere sono stati esposti in Europa grazie al lavoro dei volontari dell’associazione Kedistan.
A novembre 2019 sarà pubblicato dalla casa editrice Editions de Femmes il suo carteggio con Naz Oke durante la prigionia dal titolo “Nous aurons aussi de beaux jours”, da cui trae ispirazione il titolo della mostra di Brescia.
INFO
ZEHRA DOĞAN
OMAGGIA LA RESISTENZA AL CORONAVIRUS
DELLA COMUNITÀ DI BRESCIA
CON UNA GRANDE OPERA DI ARTE PUBBLICA
Piazza del Foro – Brescia
da lunedì 20 luglio 2020