Torna l’appuntamento della serie “Un capolavoro a Perugia”, questa volta dedicato al Nu couché (1917-1918) di Amedeo Modigliani, proveniente dalla Collezione Permanente della Pinacoteca Agnelli di Torino.
La mostra, aperta al pubblico da oggi, 3 luglio al 15 settembre 2025, sarà l’occasione per immergersi nella vita, nelle relazioni e soprattutto nella ricerca del giovane maestro, che i suoi colleghi parigini soprannominarono Modì, per l’assonanza del nome con il francese “maudit”, maledetto. La sua esistenza complessa, segnata da malattie, grandi rifiuti e altrettanti successi, sarà raccontata attraverso le sue opere, messe a confronto con alcune opere di arte antica, europea ed extraeuropea, nel tentativo di comprendere come il suo linguaggio originale e personale possa costituire la rielaborazione in chiave moderna di modelli del passato.
Arriveranno a Perugia otto opere di Modigliani, tra cui alcuni preziosi disegni in prestito dal FAI-Fondo Ambiente Italiano e dal Castello Sforzesco di Milano, in cui il pittore indaga il corpo femminile, ritratto in pose che alludono a quelle di sculture classiche, come l’Afrodite accovacciata o le Cariatidi. Per illustrare questi rapporti iconografici, giungeranno alla Galleria Nazionale dell’Umbria una Afrodite accovacciata dal Parco Archeologico di Ostia Antica e una colonna lignea dorata a forma di sirena bifida dal Castello Bufalini di San Giustino (PG). Il nudo sdraiato, soggetto più volte ripreso dall’artista nella sua carriera, è una diretta evocazione della Venere distesa che, a partire da Tiziano, diventa l’emblema della sensualità e della seduzione nella storia dell’arte. In mostra, le modelle distese di Modigliani saranno messe a confronto con immagini della Venere dormiente in prestito dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna e dalla Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia.

Nel corso della sua formazione, Modigliani ha avuto l’occasione di ammirare dal vero sia le sculture antiche sia i dipinti veneziani, mentre a Parigi ha subito, al pari dei suoi compagni di strada come Brancusi e Picasso, il fascino dell’arte proveniente dai paesi del continente africano, rappresentata in mostra da alcune maschere provenienti dal Congo e dal Gabon in prestito dal Museo delle Civiltà di Roma, esposte alla Biennale di Venezia del 1922.
Tra i capolavori presenti a Perugia, sarà esposto il Ritratto di Monsieur Chéron, eseguito con molta probabilità intorno al 1915, in un momento di grande produzione ritrattistica di Modigliani il quale, a causa dei peggioramenti del proprio stato di salute, aveva ormai completamente abbandonato la scultura in pietra. La tela, in prestito dalla Fondazione Palazzo Maffei di Verona, presenta la tipica stilizzazione modiglianesca, strettamente correlata alla passione dell’autore per le maschere africane.
Attraverso un concentrato nucleo di opere, emergerà la profondità del lavoro di questo grande maestro, che nella sua breve vita ha saputo elaborare un linguaggio personale non immune dall’osservazione del passato e dallo studio di modelli capaci di esaltare in modo puntuale e profondo la complessità del corpo umano.
Nu couché, 1917-1918
Nonostante non esista una prova documentaria certa, la donna raffigurata in questo dipinto potrebbe essere la pittrice francese Jeanne Hébuterne, modella e compagna di Amedeo Modigliani, che l’artista conosce intorno al 1916 presso l’Accademia Colarossi, fondata a Parigi alla fine dell’Ottocento dallo scultore italiano Filippo Colarossi. In questa scuola si favoriva lo sviluppo di nuovi linguaggi e si praticava, come in ambito accademico, lo studio del nudo dal vero, qui permesso anche alle giovani allieve. In questo senso, il Nu couché di Modigliani è il risultato di uno studio approfondito dell’anatomia femminile, rielaborata in chiave personale attraverso la rivisitazione di modelli iconografici del passato.
Ci troviamo probabilmente nell’appartamento parigino di rue Joseph Bara 3, affittato nel 1916 dal suo mercante Léopold Zborowski per consentire a Modigliani di concentrarsi nel lavoro. Qui inizia l’epoca dei grandi nudi, soggetto rinnovato dall’artista con il suo stile essenziale, di matrice “primitivista”. La donna è distesa su un divano, che il pittore rappresenta attraverso veloci pennellate, quasi a comporre delle aree di colore astratte, disposte intorno alla modella. Un segno scuro definisce le linee del suo corpo, separandolo da queste campiture. Il seno morbido, la bocca socchiusa, le mani intrecciate sotto il mento, le conferiscono una grande sensualità, esercitata direttamente nei confronti dell’osservatore su cui punta i suoi profondi occhi privi di pupille, ma non assenti.
I nudi di Modigliani, tramite la loro problematizzazione nel contesto artistico e sociale dell’epoca, rappresentano una chiave per comprendere il rapporto tra sessualità e censura di inizio Novecento. Guardare queste opere oggi porta a compiere una riflessione sulla rappresentazione del corpo femminile nel tempo e sulla percezione della donna nella società dell’epoca.
Info
Un capolavoro a Perugia
AMEDEO MODIGLIANI. Nu couché, 1917-1918
GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA
Perugia, corso Pietro Vannucci, 19