Dal 7 marzo al 14 giugno 2020, KUNST MERAN MERANO ARTE ospita la mostra RISENTIMENTO, che analizza lo stato emotivo che, come pochi altri, caratterizza il tempo presente.
A partire da differenti approcci e prospettive, tredici artisti contemporanei internazionali, Teodora Axente, Francesca Grilli, Massimo Grimaldi, Klara Lidén, Christian Niccoli, Riccardo Previdi, Liesl Raff, Monika Sosnowska, Barbara Tavella, Wolfgang Tillmans, Beatrice Volpi, Raul Walch, Gernot Wieland, si confrontano con questa tematica.
La rassegna, curata da Christiane Rekade, è frutto della collaborazione interdisciplinare tra KUNST MERAN MERANO ARTE, l’associazione ed ensemble di archi Conductus e la casa editrice Alpha Beta. A partire da una riflessione su quale sia il significato più profondo di risentimento, le tre istituzioni lo indagano da un punto di vista letterario, musicale e artistico, proponendo una serie di eventi e di iniziative.
Alla base del progetto c’è una collana editoriale che ha visto 10 diversi autori contemporanei, invitati da Alpha Beta, cimentarsi con questo tema realizzando dei racconti. Dal canto suo, l’Ensemble Conductus, sotto la direzione di Marcello Fera, dedicherà la prossima edizione del festival annuale Sonora al tema del Risentimento/ Ressentiment e proporrà nuove produzioni e concerti appositamente realizzati per questa occasione.
Il percorso espositivo prende avvio da autori che s’interrogano sul rapporto tra arte e impegno sociale, inducendo a una riflessione su usi e strumentalizzazioni politiche del risentimento e opponendo a essi una visiona critica sul presente. Prosegue quindi con un confronto con lo spazio, che può essere sia pubblico che privato, collettivo o personale, e in cui spesso si consumano quelle logiche di separazione, esclusione, limitazione che costituiscono il terreno ideale di proliferazione di questo sentimento.
Il risentimento è quindi oggetto di un’analisi più intimista, talvolta legata al proprio vissuto e alle proprie esperienze, ma anche al confronto con lo stesso fare artistico.
La mostra si apre con una parete di poster realizzati dal fotografo tedesco Wolfgang Tillmans (Remscheid 1968, vive a Berlino), nella cui ricerca il concetto di partecipazione ricopre un ruolo fondamentale. Al risentimento innescato da strategie isolazioniste, Tillmans ha opposto un atteggiamento direttamente impegnato realizzando diverse campagne, liberamente scaricabili dal suo sito (tillmans.co.uk), concepite per incoraggiare a votare affinché il Regno Unito restasse in Europa e per altre iniziative.
Francesca Grilli (Bologna 1978, vive a Bruxelles) si confronta con il tema della migrazione contemporanea attraverso una serie di sculture, un workshop e la performance The forgetting of air, in cui performer di diverse provenienze geografiche condividono con il pubblico il proprio respiro, ossia il gesto più essenziale per l’essere umano.
Riccardo Previdi (Milano 1974, vive a Merano) analizza il concetto di appartenenza con Fun with Flags, in cui bandiere di stati confinanti, che sono stati in conflitto o lo sono potenzialmente, sono stampate sovrapposte su dei tavoli, alterandone così colori e valori simbolici e riportandole a una dimensione di utilizzo pratico e quotidiano.
Raul Walch (Francoforte 1980, vive a Berlino) propone un confronto artistico non convenzionale con la realtà sociale, spesso attraverso pratiche nello spazio pubblico. Per Merano realizza una serie di mobiles, sculture semoventi sospese, dalle forme di aquiloni, che stimolano una riflessione sull’equilibrio fragilissimo – spesso destinato a incrinarsi – della giustizia sociale.
Klara Lidèn (Stoccolma 1979, vive a Berlino) guarda agli spazi domestici e urbani, ridefinendoli e decostruendoli attraverso una serie di azioni destabilizzanti, talvolta sovversive e apparentemente insensate, capaci di porre le basi per nuove modalità di riappropriazione.
Monika Sosnowska (Ryki 1977, vive a Varsavia) progetta una struttura labirintica e senza uscita, che si restringe fino a bloccare il percorso dello spettatore, che si trova quindi a subire quella stessa sensazione di mancanza di spazio da cui spesso scaturisce il risentimento, ma anche a ragionare sulle possibili vie d’uscita.
I Texts di Massimo Grimaldi (Taranto 1974, vive a Milano) si confrontano con lo spazio architettonico, adottando come Tillmans l’uso della cartellonistica e utilizzandola per declinare messaggi dal carattere poetico, con cui spesso interroga i criteri di produzione e diffusione delle immagini, il ruolo delle istituzioni deputate all’arte e quello giocato dall’artista.
Una dimensione personale emerge nei dipinti di Barbara Tavella (La Valle, BZ, 1972, vive a La Villa, BZ), spesso legati a esperienze dell’artista e realizzati attraverso un procedimento basato su sovrapposizioni di colore, in una continua elaborazione che sembra rimandare al significato etimologico del risentimento come sentimento continuamente reiterato.
La riflessione sul medium pittorico torna nella ricerca di Teodora Axente (Sibiu 1984, vive a Cluj-Napoca); Senza titolo del 2015 si pone come trait d’union con il progetto editoriale di Alpha Beta che ha costituito il punto di partenza della mostra, in quanto utilizzato come copertina dei primi due volumi dedicati al risentimento.
Christian Niccoli (1976 Bolzano, vive a Berlino) rielabora invece il proprio vissuto in una serie di disegni dal carattere surreale, spesso nella forma di autoritratti; attivo soprattutto attraverso video e videoinstallazioni, Niccoli espone per la prima volta a Merano queste opere, per anni considerate come semplici “appunti” di lavoro e successivamente rilette in forma autonoma.
Una dimensione poetica, spesso tragicomica, caratterizza anche i lavori di Gernot Wieland (Horn 1968, vive a Berlino), che in occasione dell’inaugurazione presenterà una lecture-performance accompagnata da proiezioni, e sarà presente in mostra con un’installazione. A partire da una commistione di vicende autobiografiche e storiche, reali e immaginate, Wieland si confronta con una memoria personale e collettiva e con i suoi rimossi.
Ancora un’esperienza personale è alla base della creazione dei Transitional Space di Liesl Raff (Stoccarda 1974, vive a Vienna): l’idea le venne infatti a Città del Messico, all’interno della casa-laboratorio di Luis Barragán, uno dei maggiori architetti messicani del XX secolo. Questi spazi sono intesi come delle soglie, dei ponti di collegamento tra interno ed esterno, dei luoghi di trasformazione emotiva. A Merano Raff realizza una sorta di rifugio con un tetto di palme, un luogo sicuro ma anche come luogo di cambiamento, di cura, di presa di coscienza.
L’idea della “cura”, nel significato più ampio del termine, sarà al centro anche del workshop proposto da Beatrice Volpi, terapeuta specializzata in respiro, voce, canto e ipnosi. Con PER-DONO, Volpi inviterà a “entrare nella stanza del risentimento” e a vivere un’intensa esperienza sensoriale capace di portare alla sensazione di un nuovo inizio.
Il termine risentimento, dal francese ressentir, indica letteralmente un sentimento che si protrae nel tempo, che si ripete, una forma di rancore recondito e reiterato. Il dizionario tedesco Duden lo definisce come “un pregiudizio, un senso di inferiorità o affine, basato su un’avversione emotiva spesso inconscia”.
Questa concezione ha le sue radici nel pensiero di Friedrich Nietzsche, che lo intendeva come un termine chiave nella sua visione della genealogia della morale. Egli descrisse “la psicologia del risentimento” come una forma di avvelenamento volontario attraverso una vendetta repressa. Riallacciandosi criticamente a Nietzsche, il filosofo e sociologo tedesco Max Scheler (1874-1928) descrisse il risentimento come un fenomeno tipicamente moderno, che si verifica in particolare in quelle società in cui, pur esistendo una parità formale tra le persone, sussistono enormi differenze nella distribuzione del potere e della ricchezza, nel livello di istruzione e nello status sociale.