È stata presentata la seconda edizione della Biennale Internazionale della Fotografia Femminile che avrà luogo a Mantova dal 3 (opening su invito) al 27 marzo 2022 confermando la direzione artistica di Alessia Locatelli, con il sostegno di Comune di Mantova e Provincia di Mantova.
La prima edizione della Biennale prevista a marzo 2020 non si è potuta realizzare a causa della pandemia in corso. L’associazione la Papessa, ideatrice e promotrice del festival, è riuscita ad allestire alcune delle mostre previste nei mesi successivi e adesso torna, con ancora più slancio, con quella che è a tutti gli effetti la seconda edizione.
La riflessione di questa speciale edizione ruota intorno a Legacy, un termine che riassume diversi concetti: significa Lascito, Eredità e tutto ciò che creiamo da trasmettere alle generazioni future. Proprio la prima, dolorosa, esperienza della Biennale 2020 ha suggerito il tema di questa edizione. Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato.
La BFF 2022 seguirà lo stesso format del programma originale della prima edizione, con grandi mostre di fotografe italiane e internazionali e numerose altre iniziative a corollario, tra cui una Open Call per il Circuito Off, letture Portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni.
In una società in cui ancora non esiste una piena parità di genere e la cui storia è raccontata principalmente da uno sguardo maschile, occidentale ed eteronormato, anche la fotografia femminile e non binaria è quasi sempre sottorappresentata e troppo spesso stereotipata. Per questo la BFF ambisce a diventare un solido punto di riferimento, in Italia e a livello internazionale, con lo scopo di sensibilizzare il più possibile riguardo le tematiche di parità, uguaglianza e libertà di espressione e, al contempo, offrire un’opportunità per le suddette categorie, professioniste e non, di partecipare al mondo dell’arte contemporanea. Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia; questo aspetto sottolinea l’importantissimo lavoro culturale e di ricerca – anche a livello internazionale – portato avanti da BFF.
LE ARTISTE
DANIELLA ZALCMAN
Signs of Your Identity
2016 – in corso
Per più di un secolo, i governi degli Stati Uniti e del Canada hanno gestito una rete di collegi ad assimilazione forzata per bambini indigeni. Bambini nativi indiani forzati a lasciare la loro cultura, la loro lingua e la loro famiglia sin dai due anni d’età, per entrare in collegi gestiti dalla chiesa e, attraverso una serie di punizioni corporali e psicologiche, aderire così ai dettami di una cultura lontana dalla loro eredità. Vite fragili che hanno subito abusi fisici e sessuali, aggressioni, nonché in alcuni casi, sono state sottoposte alla sperimentazione medica e alla sterilizzazione. I risultati sono stati devastanti su ben 80.000 sopravvissuti viventi. Alcuni di questi adulti sono stati fotografati da Zalcman con dei ritratti a doppia esposizione con ampie interviste di accompagnamento che affrontano l’impatto del trauma intergenerazionale che sono diventate anche un libro. L’ultima scuola residenziale è stata chiusa nel 1996 e il governo canadese ha emesso le sue prime scuse formali solo nel 2008.
Daniella Zalcman è una fotografa documentarista vietnamita-americana con base a Parigi e New York. È beneficiaria del Pulitzer Center on Crisis Reporting e della National Geographic Society, borsista della International Women’s Media Foundation e la fondatrice di Women Photograph, un’organizzazione no-profit che lavora per elevare la voce delle donne e non binarie giornalisti visivi. Il suo lavoro si concentra sulle eredità della colonizzazione occidentale, dall’ascesa dell’omofobia nell’Africa orientale all’educazione all’assimilazione forzata dei bambini indigeni del Nord America. Il suo progetto in corso, Signs of Your Identity, ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.
SOLMAZ DARYANI
The Eyes of Earth (The Death of Lake Urmia)
2014 – in corso
Tempo fa, il Lago di Urmia, in Iran, era il lago più grande del Medio Oriente e il secondo più grande del mondo. Le sei milioni di persone circa che vivono nel bacino di Urmia hanno legami sociali ed economici profondi con questa fonte d’acqua in esaurimento. I turchi azeri lo chiamano “il solitario turchino dell’Azerbaijan”. Un tempo fiorente destinazione turistica, il Lago di Urmia era un mezzo di sostentamento per innumerevoli persone, inclusa la famiglia della madre di Daryani. Tuttavia, visto l’inaridimento del Lago, il turismo locale e l’agricoltura hanno subito un tracollo. I venti che sferzano lungo il lago soffiano polvere salina nei campi agricoli, causando la lenta degradazione del suolo. Come ogni cosa nei dintorni del lago, il motel e i giardini del nonno di Daryani giacciono in rovina. In questa continua e prolungata storia ambientale e personale, iniziata nel 2014, Daryani dimostra l’impatto sulla famiglia e su un più ampio ecosistema al fine di riflettere l’interconnessione tra gli esseri umani e l’ambiente. La scomparsa del Lago di Urmia rappresenta molto più di un rischio ambientale: è una ferita emotiva nella memoria delle persone.
Solmaz Daryani è una fotografa documentarista iraniana. Vive tra l’Iran e il Regno Unito. È beneficiaria della Magnum Foundation, della National Geographic Society, ed è membro di Women Photograph e Diversify Photo. Il suo lavoro si concentra maggiormente sulla nostra relazione con l’ambiente ed esplora il suo impatto sociale, culturale, religioso e politico.
FATEMEH BEHBOUDI
The War is Still Alive
2014 – in corso
Sono scatti intensi quelli del progetto The War is Still Alive su cui la fotografa iraniana Fatemeh Behboudi lavora da sei anni. Una narrazione contrastata nella crudezza di bianchi e neri saturati che racconta il dolore delle madri che da oltre tre decadi attendono il ritorno del feretro dei figli perduti nel conflitto tra Iran e Iraq. E le conseguenze della guerra si ritrovano anche nella sofferenza dei reduci, con i dolori psicosomatici causati dall’uso di componenti chimiche e biologiche ed il sonno legato dagli incubi di morte. I bambini e molte persone nelle città di confine dell’Iran sono ancora le vittime delle mine nascoste nel suolo. Come si può costruire un futuro, un lascito positivo e di rinnovamento in città sventrate e mai ricostruite? In un luogo in cui alle persone è negato un ritorno alla vitalità, la guerra è ancora presente, viva. Con la sua macchina fotografica la Behboudi si avvicina alle ferite ancora aperte per documentare cosa accade alla popolazione iraniana, a trent’anni dalla risoluzione ONU del 1988.
Fatemeh Behboudi è nata a Teheran, in Iran. Ha studiato fotografia e dopo il 2007, ha lavorato per diversi servizi di informazione iraniani, tra cui l’Iranian Quran News Agency (IQNA), l’agenzia di stampa studentesca Pana, Bornanews e Mehr (MNA). Nel simposio Doorbin.net (2010) ha vinto il 2°premio al concorso per documentari. Nel 2015, ha vinto il World Press Photo, si è classificata al 1°posto nella categoria Feature Picture Story-Freelance/Agency di Pictures of the Year International ed è stata esposta nell’Asian Women Photographers’ Showcase di Obscura.
TAMI AFTAB
The Dog’s in the Car
2019 – in corso
“The Dog’s in the Car” (il cane è in macchina) urla mia madre dal piano di sopra. Mio padre, Tony, corre per casa, dentro e fuori dal giardino, pensando di aver perso Rudi, il nostro cane. Questo è un episodio tipico, in cui papà torna dalla passeggiata con il cane, lo dimentica in macchina, entra in casa e pensa di averlo perso. Mio padre, Tony, soffre di idrocefalia, che causa l’accumulo di liquido cefalorachidiano nei ventricoli del cervello. Circa 25 anni fa, durante un intervento di bypass-coronarico, si è verificata un’emorragia interna che ha danneggiato in modo permanente la sua memoria a breve termine”. The Dog’s in the Car è una collaborazione tra l’artista e suo padre. Usando una voce giocosa, l’artista mette in discussione i toni sommessi che caratterizzano la malattia, le domande sulla collaborazione e il consenso nonché la famiglia come soggetto e lo spazio tra documentario e spettacolo. Inoltre, è una storia che parla della relazione padre – figlia e di come una famiglia affronti la malattia e l’identità.
Tami Aftab nasce e vive a Londra. Il suo lavoro tocca temi di intimità, performance e giocosità attraverso la forma della ritrattistica. Ha studiato Fotografia al London College of Communication ed è stata ospite alla UWE Bristol e alla MMU Manchester. Ha vinto una borsa di studio Getty e i suoi lavori sono stati pubblicati sul Der Greif, Der Spiegel, sul British Journal of Photography e sul The Washington Post.
SARAH BLESENER
Beckon Us from Home
2017 – in corso
Un lavoro di storytelling impattante quello di Sarah Blesener che si sviluppa attorno all’adolescenza raccontando – con un doppio sguardo da educatrice e fotografa – le sfumature di un’età in crescita e l’innocente spensieratezza delle/i cadette/i militari, tra Russia e in USA. Blesener ha visitato le Accademie militari e scuole russe per Toy Soldiers, mentre per Beckon Us From Home (iniziato nel 2016 e tuttora in corso) sta mappando i Camp che insegnano – sin dai sei anni – i valori americani, la fede ed il militarismo negli Stati Uniti. Le sue delicate narrazioni visive si muovono su fondi contrastanti, dal profondo carattere nazionalista. I due progetti vengono esposti assieme per: “Indagare le ideologie e le tradizioni che vengono tramandate alle giovani generazioni e per riaccendere il dialogo sulla retorica nazionalista che dilaga in tutto il mondo”, come lei stessa racconta.
Sarah Blesener è una fotografa documentarista che vive a New York. Dopo la laurea ha studiato alla Bookvar Russian Academy di Minneapolis, concentrandosi sulla lingua russa. Si è diplomata all’ICP di New York frequentando il corso in “Visual Journalism and Documentary Practice”. I suoi ultimi lavori ruotano attorno al rapporto tra ideologie e i giovani di Russia, Europa orientale e Stati Uniti. Il suo progetto, Beckon Us From Home, ha ricevuto il 1°premio nella categoria Long-Term Project del World Press Photo 2019.
ILVY NJIOKIKTJIEN
Born Free
2007 – 2019
Born Free non è solo un portfolio fotografico, è un intero mondo in cui Ilvy Njiokiktjien esplora cosa vuol dire “convivere con l’eredità della disuguaglianza” nel paese dell’apartheid, il Sudafrica. Nel 1994 Nelson Mandela viene eletto come primo Presidente nero della nazione ed una nuova costituzione definisce pari diritti tra i cittadini. Dopo 25 anni, i nuovi nati sono ora giovani adulti. Gli scatti in mostra entrano nella vita, nei divertimenti, nelle scuole per mostrarci la prima generazione nata libera, la cui sfida sarà realizzare l’eredità di Mandela di una “Nazione Arcobaleno”. Nei 12 anni del progetto anche il Sudafrica è cambiato, resta ancora un luogo che soffre di forti disuguaglianze e la situazione globale, nonché un crescente scetticismo, evidenziano una situazione ancora in evoluzione. I video presentati sono parte integrante del progetto e sono divenuti necessari nel momento in cui la fotografa si è approcciata alle storie dei giovani e accorgendosi che non bastava più lo scatto per l’ampiezza di ciò che voleva riportare.
Ilvy Njiokiktjien è una fotografa indipendente e giornalista multimediale che vive nei Paesi Bassi. Come fotografa documentarista, lavora su temi contemporanei e questioni sociali. Njiokiktjien ha lavorato in molte parti del mondo, con un focus sull’Africa. I suoi lavori sono apparsi su The New York Times, Der Spiegel, NRC Handelsblad e altri ancora. È rappresentata dalla VII Photo Agency ed è Canon Ambassador. Riconoscimenti includono premi al World Press Photo, Pictures of the Year -POYi e altri.
MYRIAM MELONI
Insane Security
2012, 2013 e un Site Specific per BFF 2022
La maggior parte delle società democratiche moderne sancisce nelle proprie costituzioni l’inviolabilità dell’integrità fisica dei cittadini. Tuttavia, esiste una tensione costante tra la protezione di questo diritto e l’uso effettivo della forza da parte degli organismi di sicurezza.
Nella Repubblica Argentina, dove il tasso di criminalità è più basso che in altri paesi latinoamericani, il “senso di insicurezza” è tra i più alti dell’America Latina. Questa costante percezione del pericolo, esacerbata dai media, si trasforma in una crescente domanda sociale dell’uso della forza, spesso letale, per ridurre i livelli di criminalità del paese. In un contesto politico, sociale ed economico dove impera la cultura della paura, le forze di polizia legittimano l’uso sistematico della violenza, perpetrata contro i diritti individuali di libertà, integrità fisica e giusto processo dei cittadini.
Myriam Meloni è una fotografa italiana. Originariamente formata come avvocato presso l’Università di Bologna e specializzata in criminologia a Barcellona, si avvicina alla fotografia con il corso triennale. Dopo essersi trasferita in Argentina, si specializza in fotografia documentaria e inizia a collaborare con testate nazionali e ONG internazionali. Ha concentrato il suo lavoro sulla questione sociale contemporanea, utilizzando la vita quotidiana nella nostra società per approcciare tematiche più generali. Nel 2013 ha ricevuto il 2° premio al Firecracker Grant per le fotografe europee.
FLAVIA ROSSI
Nuovo Patrimonio
2018 – in corso
L’Italia è un paese che possiede un grande numero di beni ereditati dal suo passato. La fotografa di architettura Flavia Rossi in “Nuovo Patrimonio” punta il suo obiettivo documentando i beni culturali e le architetture vittime del terremoto che nel 2016 ha colpito il centro Italia. Sempre con maggiore urgenza in tutto il territorio gli edifici necessitano di essere puntellati, stampellati, per evitarne il collasso strutturale. Sostegni che nelle lunghe attese d’intervento diventano parte integrante della struttura, sia essa un edificio o un affresco, andando così ad articolarsi in nuove forme ibride. Questi provvedimenti prolungati modificheranno la struttura degli edifici stessi, andando a costituire un Patrimonio – né storico né contemporaneo – semplicemente Nuovo perché non collocabile in alcuno stile o concetto di riferimento. Tante sono le questioni che si sollevano partendo da una riflessione in tal senso. Di fronte ad un lascito così vasto, è possibile intervenire in modo paritario su tutti i Beni? E quale Legacy lasceremo di tutto questo grande patrimonio in pericolo? Il lavoro nasce da una collaborazione con l’architetto Giulio Luccioni. Flavia Rossi è una fotografa italiana che ha ricevuto diversi premi e partecipato a residenze in Italia e all’estero e che ha lavorato frequentemente per il Ministero Italiano dei Beni Culturali. I suoi lavori sono stati in mostra alla Triennale di Milano nel 2021 e in diversi altri contesti in Europa.
ESTHER RUTH MBABAZI
This Time We Are Young
2017 – in corso
L’Africa è il continente più giovane del mondo, con il 60% della sua popolazione al di sotto dei 25 anni. Un paese in cui il futuro si lega fortemente ad una tradizione da rielaborare, attualizzare e vivere in tutte le sue implicazioni quotidiane. Un continente in cui non sempre c’è lo spazio necessario alle giovani generazioni per sperimentare e crescere, attraverso i loro sogni e le loro speranze. This Time We Are Young è un progetto di fotografia documentaria – pensato dalla fotografa in collaborazione con i suoi coetanei – la cui finalità è indagare sugli effetti dei cambiamenti demografici nel continente africano, dal Sud Sudan all’Uganda, al Kenya e oltre. Nel 2019, Mbabazi ha deciso di ampliare il progetto fotografando i giovani africani in Europa, esplorando le loro storie: quando si sono trasferiti e perché ma, soprattutto, quali eredità e originalità sono emerse dalla fusione delle culture dei due mondi in cui vivono. La parte più recente del lavoro (2019-2020) si sviluppa in Sudafrica, luogo in cui giovani di altri paesi africani sognano rifugio, per documentare la vita dei giovani del mondo LGBTQ+.
Esther Ruth Mbabazi è una fotografa che vive a Kampala, in Uganda. Come fotografa documentarista, utilizza lo storytelling e il fotogiornalismo per affrontare i problemi della sua società. Il suo lavoro esplora le condizioni del continente africano, con particolare attenzione agli aspetti sociali, fisici ed emotivi della vita quotidiana. È spinta a portare alla luce questioni spesso trascurate. È un’esploratrice del National Geographic, una fotografa della Fondazione Magnum & Social Justice Fellow e uno dei sei talenti per il ciclo 2020 del WPP 6×6 Africa. I suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste e le sono stati commissionati da ONG e organizzazioni internazionali.
DELPHINE DIALLO
Highness
2012 – in corso
Delphine Diallo è una fotografa che attinge dall’antropologia alla mitologia sino allo studio dell’iconografia tradizionale per ampliare il suo punto di osservazione, integrando le nuove suggestioni in maniera trasversale alla pura indagine fotografica. Un tentativo di smantellare lo stereotipo e le sovrastrutture della costruzione sociale fuori dal tempo lineare della tradizione, seguendo una ricerca personale nella fotografia di ritratto che possa in totale libertà creare forme inedite. Ogni ritratto le impegna molto tempo per la ricerca – tra i due ed i sei mesi – e la sua esecuzione è una relazione di scoperta e crescita, nonché di assoluta disponibilità emotiva. La Diallo ritrae donne in un contesto di libertà e apertura che esula da ogni forma di giudizio. Il risultato si traduce nel progetto Highness: una serie di ritratti, anche molto differenti tra loro, in cui si coglie uno studio sulle tradizioni culturali ma in una totale rielaborazione della fotografa, tra ricerca e creatività. Come lei stessa racconta: “Highness è un sentire, è uno stato di alta comprensione e conoscenza sia come essere umano sia come artista. Significa raggiungere questa nuova consapevolezza, l’energia e la libertà che sprigiona”.
Delphine Diallo è un’artista visiva e fotografa franco-senegalese. Laureata a Parigi, nel 2008 si trasferisce a New York. Ha collaborato al servizio fotografico del calendario Pirelli in Botswana. Ispirata dai nuovi ambienti, ha deciso di tornare nella città natale di suo padre a Saint-Louis in Senegal, per iniziare una nuova ricerca della sua visione. Si immerge nel regno dell’antropologia, della mitologia, della religione, della scienza e delle arti marziali per emancipare la sua mente. Combina l’arte con l’attivismo, spingendo sulle molte possibilità di responsabilizzare le donne, i giovani e le minoranze culturali attraverso la provocazione visiva.
BETTY COLOMBO
La Riparazione
2019/2020
Betty Colombo è una fotoreporter che lavora per diverse testate italiane ed estere. Ha all’attivo diverse mostre fotografiche nel mondo, 5 libri e 2 premi alla carriera. Immagini sue sono state acquistate dal Centre Pompidou, dal Guggenheim e dal Museo d’arte moderna di Stoccolma. Il suo lavoro è viaggiare: sceglie una destinazione, studia i percorsi, parte, incontra gente, scatta circa 18.000 foto in 10 giorni. Molte delle foto sono utilizzate per pubblicazioni, altre da Save the planet per raccontare storie del mondo. Il rapporto tra uomo e natura è qualcosa di controverso e stupefacente. La Terra cambia, un po’ per sé stessa e molto a causa nostra. Ma il pianeta sa muoversi per autoripararsi e così cerca di fare l’uomo. L’uomo distrugge il pianeta e poi lo cura, entrambi si feriscono a vicenda per poi aggiustarsi.
Questo lavoro parla di riparazione; riparare il guasto per conservare al posto di cambiare.
Quattro finestre su altrettanti momenti in cui l’uomo e la natura cercano un dialogo per la salvezza comune. La prima serie racconta un territorio colpito da un incendio. Immagini della sua rinascita, con l’aiuto dell’uomo: un bosco che torna a respirare e a farci respirare. La seconda serie tratta di un trapianto: un uomo muore e lascia a un altro l’ultimo respiro dei suoi polmoni, permettendogli di continuare a vivere. La terza serie narra del salvataggio di un animale da parte di un veterinario, rappresentando l’aspetto controverso dell’uomo che distrugge gli abitanti della natura ma poi si commuove, al punto da dedicar loro energie e sentimenti. La quarta e ultima serie mostra un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva in seguito a un’ustione: come il bosco incendiato cambia parte di sé, allo stesso modo l’uomo cambia la propria pelle.
LUMINA COLLECTIVE
Fondato nel 2017, Lumina è un collettivo composto da individui che si identificano come donna o non binari che aprono la strada alla narrazione visiva e alla sua diffusione. Impegnata a rivelare storie e narrazioni diverse all’interno del paesaggio australiano e non solo, l’obiettivo principale di Lumina è costruire capacità attraverso la collaborazione e la comunità. Ogni artista porta al collettivo una voce e una visione unica. I membri fondatori sono: Donna Bailey, Chloe Bartram, Jessie Boylan, Aletheia Casey, Anna Maria Antoinette D’Addario, Lyndal Irons, Morganna Magee e Sarah Rhodes. Gli artisti di Lumina Collective lavorano in tutta l’Australia in diverse aree regionali e nelle principali città.
Alla BFF presenteranno Echoes, una mostra che vuole porre domande sull’idea di identità attraverso esplorazioni nella storia delle famiglie, nel trauma e la perdita, la migrazione, nozioni di casa e la formazione di identità australiane in contesti sociali e culturali.
PREMIO MUSA PER DONNE FOTOGRAFE
Il Premio Musa, giunto quest’anno alla terza edizione, è dedicato alla produzione di portfolio e lavori progettuali di fotografe italiane, con l’intento di agevolare la fotografia femminile sul territorio italiano. Le vincitrici di quest’anno sono Noemi Como col progetto Homo Saurus, una riflessione ironica e critica a partire dalla teoria cospirativa sui rettiliani; Chiara Cunzolo con Free Down Syndrome, un progetto sulla diagnostica dell’ingegneria genetica per rilevare malformazioni della sindrome Down e su come la Danimarca punti a essere il primo paese “Down syndrome free” entro il 2030; Fiorella Baldisserri con Il cinemaio, la storia della resilienza di Morris Donini che, costretto a chiudere il suo cinema nell’anno della pandemia, continua a proiettare film a cui assiste lui solo in sala.
PARLANDO CON VOI
Trenta fotografe italiane si raccontano e vengono raccontate ognuna in una video intervista esclusiva, attraverso un percorso espositivo innovativo, che si distacca dal classico approccio della mostra fotografica per coinvolgere lo spettatore non solo visivamente ma anche emotivamente. Le fotografe coinvolte sono: Paola Agosti, Silvia Amodio, Martina Bacigalupo, Maria Vittoria Backhaus, Isabella Balena, Marirosa Ballo, Giovanna Borgese, Francesca Brambilla e Serena Serrani, Monika Bulaj, Silvia Camporesi, Marianna Cappelli, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Isabella Colonnello, Patrizia Della Porta, Paola Di Bello, Cristina Ghergo, Bruna Ginammi, Silvia Lelli, Antonella Monzoni, Francesca Moscheni, Giulia Niccolai, Cristina Omenetto, Donata Pizzi, Susanna Pozzoli, Leonilda Prato, Giada Ripa, Paola Salvioni, Lori Sammartino, Daniela Tartaglia.
La mostra, ideata da Giovanni Gastel, è una iniziativa promossa da AFIP International e CNA Profession, percorre oltre un secolo di storia della fotografia italiana vista con gli occhi delle donne, prendendo come spunto il libro scritto da Giovanna Chiti e Lucia Covi, edito da Danilo Montanari.
CIRCUITO OFF
Il risultato della Open Call, alla quale hanno risposto più di 110 artiste da 15 Paesi in 4 continenti, compone il circuito off che comprende gli 8 progetti selezionati a cui si aggiunge quello selezionato durante le letture portfolio di Non c’è Limite al Limite. Le artiste presenti sono Maria Grazia Carriero con Minimal, Chiara Cunzolo con Free Down Syndrome (anche finalista premio Musa), Giulia Hrvatin con Bitch please, Chiara Innocenti con RI.CORDA Richiamare in cuore, Luiza Kons con In the name of the mother and the father, Sarah Mei Herman con Julian & Jonathan, Barbara Pau con Infractures, Anita Pouchard Serra con Conversations between Paris and Oran e Francesca Tilion con Link.
TALK E CONFERENZE
Angelica Pesarini
Docente universitaria con un curriculum di studi e ricerca negli ambiti di studi di genere, sociologia, Sessualità, Razza e Imperialismo, Analisi Dati, Ricerca Qualitativa e Design Research. Insegna in università americane e inglesi. Nei suoi saggi parla di colonialismo e post-colonialismo, lo sfruttamento di corpi neri, il tema della cittadinanza delle seconde generazioni in Italia. Insegna anche a Firenze presso New York University. Alla BFF parlerà dell’intersezione dei suoi studi in ambito di rappresentanza di minoranze.
Marilena Delli
Regista, fotografa e autrice italo-ruandese. Il suo lavoro è stato pubblicato su BBC, CNN, NPR, Rolling Stone, e si focalizza su artisti di nazioni sottorappresentate come Rwanda, Malawi, Sudan del Sud, Pakistan, Cambogia e Romania. Marilena cura un programma radio in Italia dedicato ai discendenti di africani. Ha anche un podcast che ospita italiani di origine straniera che parlano di razzismo, musica e temi contemporanei. Nel 2020 La Repubblica ha scelto Marilena Delli come una delle “50 donne dell’anno”. Alla BFF parlerà delle seconde generazioni, collegandosi alla presentazione di Angelica Pesarini.
Filippo Venturi e Grazia Dell’Oro
All’inizio della pandemia Venturi ha seguito un gruppo di donne in un percorso fotografico, inserito all’interno del Progetto europeo Shaping Fair Cities, rivolto a venti donne di nove nazionalità diverse che vi sono in Romagna e coinvolte dall’Associazione Between. Alla fine del percorso le foto sono state pubblicate in un libro intitolato “My Dear”, stampato da Emuse, gestita da Grazia Dell’Oro. Alla BFF, Venturi e Dell’Oro presenteranno il libro e parleranno dell’importanza della fotografia come mezzo espressivo e dell’importanza della documentazione.
Marco Brioni e Grazia Dell’Oro
Marco Brioni gestisce da anni l’associazione Frammenti di Fotografia a Mantova, dedicata alla divulgazione della cultura fotografica attraverso conferenze, seminari, interventi, workshop.
Grazia Dell’Oro ha aperto la casa editrice Emuse nel 2014, ha studiato all’Università Ca’ Foscari frequentando il Master sull’Immigrazione e collabora con enti pubblici e privati nell’elaborazione di programmi di innovazione sociale in ambito nazionale ed europeo. Da anni ricerca e scrive sui temi legati all’immigrazione e ai cambiamenti sociali. Insieme presenteranno una serie di libri pubblicati da fotografe, parlando della loro importanza storica.
Valeria Palumbo
Giornalista, storica delle donne, autrice teatrale e organizzatrice di eventi culturali, Valeria Palumbo è caporedattrice del settimanale Oggi (Rcs MediaGroup) e collabora con il Corriere della Sera e la Radio della Svizzera italiana. È stata caporedattrice centrale de L’Europeo e di Global Foreign Policy, ha lavorato per la Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera, Amica e Capital. È stata docente a contratto della Statale di Milano e dell’Università Carlo Bo di Urbino (2006-2021). Scrive saggi di storia delle donne dal 2003 (Prestami il volto, Selene, Premio Città delle donne). Tra gli ultimi: Piuttosto m’affogherei. Storia vertiginosa delle zitelle (Enciclopedia delle donne, 2018) e L’Epopea delle lunatiche. Storie di astronome ribelli (Hoepli, 2018). Del 2020, Non per me sola (Laterza). Del 2021, per Neri Pozza, La donna che osò amare sé stessa. Indagine sulla Contessa di Castiglione.
Artiste
Daniella Zalcman, Tami Aftab, Ilvy Njiokiktjien, Flavia Rossi, Betty Colombo, Myriam Meloni saranno presenti al festival con le loro mostre, un talk a testa e visite guidate.
WORKSHOP
Letizia Battaglia
Fotografa affermata a livello internazionale per il suo lavoro di documentazione della vita in Sicilia con un focus sulla mafia. Dal 2017 promuove Il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo. Alla BFF guiderà un workshop per sole donne sulla fotografia di nudo.
Filippo Venturi
Venturi è un fotografo documentarista che ha pubblicato su varie testate nazionali e internazionali. Realizza progetti su problematiche riguardanti l’identità e la condizione umana, e alla BFF terrà un workshop sullo sviluppo teorico e pratico di un progetto.
Simona Ghizzoni
Simona Ghizzoni è un’artista visiva e attivista dei diritti delle donne. Conosciuta principalmente per i suoi lavori autobiografici e gli autoritratti, si concentra sulla relazione tra persone e natura e temi sociali. Ha ricevuto numerosi premi internazionali e i suoi lavori sono stati esposti in tutta Europa. Alla BFF guiderà un workshop sull’autoritratto.
Betty Colombo
Betty Colombo è una fotoreporter che lavora con le principali testate italiane occupandosi prevalentemente di reportage di viaggio e attualità. Ha realizzato immagini pluripremiate e il Centro Pompidou di Parigi e il Museo d’Arte Moderna di Stoccolma hanno acquisito sue installazioni fotografiche. Ha ripreso le realizzazioni aerospaziali nel progetto dedicato a Marte. Da 10 anni collabora per realizzare immagini che raccontino la ricostruzione dei corpi umani in sala operatoria. È Ambassador italiana di Save The Planet e dell’Associazione Interplast Italy. Alla BFF terrà un workshop di fotogiornalismo, in giro per le strade di Mantova.
Daniella Zalcman
Daniella Zalcman è una fotografa documentarista vietno-americana, fondatrice di Women Photograph, e focalizzata sull’eredità della colonizzazione occidentale. Alla BFF guiderà un workshop teorico sulla progettazione fotografica a lungo termine a partire dal suo concepimento, fino alla pubblicazione e promozione.
Myriam Meloni
Myriam Meloni è una fotogiornalista italiana, laureata in giurisprudenza e specializzata in criminologia. I suoi studi e l’esperienza sul campo l’hanno spinta ad avvicinarsi maggiormente alle cause di suo interesse attraverso l’approccio fotografico. Alla BFF condurrà un workshop in cui esplorerà l’uso della ritrattistica nella fotografia documentaria.
Lomography Walk
Lomography Italia donerà macchine a pellicola usa e getta di sua produzione a un gruppo di partecipanti che sarà guidato dallo staff della BFF in una camminata fotografica nelle vie del centro storico di Mantova.
PROIEZIONI
In collaborazione con Sky Arte la serie di otto puntate intitolato Le Fotografe: otto fotografe italiane e il loro lavoro. Le puntate saranno proiettate nei fine settimana della BFF e dopo ciascuna proiezione seguirà un talk.
Ariam Tekle
Regista italiana nata da genitori etiopi, Ariam ha studiato Relazioni Internazionali all’Università di Milano e ha sviluppato un forte interesse per temi come l’immigrazione, la diaspora, il transnazionalismo l’integrazione e l’inclusione sociale. Alla BFF, presso il Cinema Mignon, presenterà il suo Docufilm “Appuntamento ai Marinai”.
LETTURE PORTFOLIO
Le letture portfolio sono aperte a tutte e a tutti; la giuria composta da Daria Bonera, Denis Curti, Francesca Marani, Cecilia Pratizzoli e Daniella Zalcman selezionerà due portfolio (under e over 35) che parteciperanno alla finale dell’Italy Photo Award a dicembre 2022.
PRESENTAZIONI
Stefania Prandi
Giornalista, scrittrice, fotografa, producer, membro di Women Photograph. Lavora su temi legati al genere, la società, l’ambiente. I suoi lavori sono stati pubblicati su numerosissime testate italiane e straniere. Alla BFF presenterà il suo ultimo libro “Le conseguenze” che parla del femminicidio in Italia.
Il Sublimista
ll Sublimista è una rivista letteraria e di cultura nonché media partner della BFF. Contribuirà con interviste alle artiste e durante i giorni di apertura del festival presenterà il proprio format.
Barbara Bachman, Franziska Gilli coordina Lucia Miolini
Bachman, giornalista, e Gilli, fotografa, hanno lavorato insieme per pubblicare il libro “Santa o Sgualdrina”, che parla del ruolo della donna nel nostro Paese. Evidenziano le contraddizioni dell’immagine femminile in Italia, sospesa tra la concezione tradizionale dei ruoli di genere e la nascita di un nuovo movimento femminista. Al momento stanno girando l’Europa con la mostra fotografica e alla BFF presenteranno il libro e la loro ricerca. Lucia Miolini, moderatrice dell’incontro, è responsabile della Sezione Media e Moda del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, dove è delegata per la didattica e la Public History. Insegna Storia della Fotografia all’Università ISIA di Urbino. Fa parte di alcuni comitati scientifici relativi alla fotografia, del Consiglio Direttivo della Società Italiana per lo Studio della Fotografia e del Consiglio Direttivo dell’AIPH, coordina il Gruppo di lavoro Gender e Public History. Il suo nominativo è stato inserito nel database delle 100 esperte nel settore Storia e Filosofia.
Patrizia Pulga
Fotografa, docente e autrice di “Le donne fotografe dalla nascita della fotografia ad oggi: uno sguardo di genere”. Ha recentemente pubblicato un nuovo libro che si concentra sulle fotografe del nord America ed Europa, dove è menzionata anche la BFF. Presenterà uno slide show dal titolo “Le donne fotografe, dalla nascita della fotografia a oggi: uno sguardo di genere.”x
Elisa Cuter
Elisa Cuter è critica cinematografica e autrice del saggio Ripartire dal desiderio (2020, minimum fax) che presenterà alla BFF. Editor della sezione Società della rivista il Tascabile, edita dall’Istituto Treccani, è dottoranda e ricercatrice alla Filmuniversität Konrad Wolf di Babelsberg. Negli anni ha collaborato con il Museo del Cinema di Torino, il Lovers Film Festival Turin LGBTQ Visions e la Berlin Feminist Film Week, ed è stata assistente alla direzione del Carbonia Film Festival – Cinema Lavoro e Migrazioni. Si è occupata di cinema e questioni di genere per varie testate come Doppiozero, Not, Filmidee e Cineforum, e suoi contributi sugli stessi temi sono apparsi in numerose riviste scientifiche.
Mulieris Magazine
Mulieris è un progetto costituito da giovani fotografe che mirano a promuovere progetti artistici su tematiche contemporanee e del mondo femminile. Oltre a conferire uno dei premi della “Open Call” presenteranno il loro progetto nel fine settimana di apertura.
Arianna Todisco
Arianna Todisco presenta il suo progetto e libro fotografico Ephemeral Freedom.
Il progetto parla dei Camminanti, i discendenti di nomadi sbarcati in Sicilia alla fine del Trecento.
EVENTI
Ritratti walk in
Con il supporto di Diego dalla Palma Milano, la fotografa Roselena Ramistella sarà presente durante un’intera giornata per ritrarre gratuitamente tutte le donne che desiderano raccontarsi attraverso un’immagine, con l’hashtag #seibellacomesei.
INFO
Biennale della Fotografia Femminile
LEGACY
3 (solo su invito) 4 -27 marzo 2022, Mantova
info@bffmantova.com
www.bffmantova.com